Il viaggio ha inizio- Capitolo 9


"Cammini per strada, mastichi la gomma

E fai la maleducata, degli altri non ti importa
Con la borsetta Prada e con la minigonna
Sistemi il mascara.

Artie Five & Niky Savange- Bambola.




Lucca 3 luglio 2024



Beatrice

Ho sempre saputo quello che volevo dalla vita e me lo sono preso. Sin da adolescente avevo le idee chiare ed ero senza mezze misure, forgiata da un carattere forte e sicuro di sé, di chi non è abituato a chiedere.

Sono cresciuta a Palermo in un contesto agiato: mio padre è un direttore di banca, mentre mia madre lavora in un'azienda dove gestisce le pubbliche relazioni.

I soldi non sono mai mancati e già a quattordici anni vantavo l'ultimo modello di cellulare messo in commercio dal brand Apple. Ho sempre vestito marche importanti come Gucci, D&G e Prada, per citarne alcune.

Conto poche amiche in Sicilia e anche loro fanno parte di un élite di prima classe, scelte da me e non dalla famiglia, come qualcuno potrebbe pensare.

I miei genitori non mi hanno mai imposto niente, ho sempre avuto la possibilità di scegliere cosa fare nella vita e quali persone frequentare.

Ho preso il diploma all'Istituto Tecnico- Professionale nel ambito della grafica pubblicitaria, in seguito mi sono iscritta alla scuola di fotografia. Mi ero già approcciata a quel ramo, anche se a livello base. Grazie a quella scuola ho potuto far diventare la mia passione un lavoro, che svolgo da due anni a questa parte.

Solo da poco ho deciso di lasciare Palermo alla volta di Milano, per cercare nuove opportunità e stimoli. Mai mi sarei aspettata in vent'otto anni di vita di essere nominata fotografa ufficiale di qualche artista.

                                                              *

Trascino la valigia nella Hall dell'albergo dove alloggeremo. I miei piedi affondano nella moquette che ricompre il pavimento, sopra la mia testa è appeso un lampadario in cristallo. Tutto in torno ci sono poltrone in pelle e tavolini bassi in legno.

Facciamo il Ceck. In e seguo Cris in fondo al corridoio, che porta all'ascensore. Mario è di poche parole, ma penso che sia perché è concentrato sullo spettacolo che ci sarà stasera.

Ci infiliamo dentro l'ascensore che ha una grande specchiera alle nostre spalle, schiaccio il tasto per il piano e le porte si chiudono.

Alloggiamo al secondo piano di un Hotel a tre stelle, non molto distante dal centro di Lucca. Percorro il corridoio fino alla stanza 123 e la apro con la tessera magnetica.

Ad accogliermi c'è una camera con letto matrimoniale, un comodino affiancato con sopra una piccola abatjour di colore nero. Contro il muro vicino all'ingresso si trova l'armadio a tre ante. Tutti i mobili sono di colore beige.

Delle spesse tende in raso ornano una porta-finestra che dà sul balcone e all'angolo opposto è sita la porta del bagno.

La apro per curiosare: dentro ci sono delle piastrelle in tinta pastello, una doccia, i sanitari e una piccola finestrella posta in alto.

Torno della camera e appendo lo zaino che ho sulle spalle all'attaccapanni, dove dentro c'è tutto il mio materiale per lavorare. Tiro la zip per aprirlo e afferro il portatile, rigorosamente della Apple, che poggio su un tavolino poco distante.

Ho già caricato le foto che ho scattato a Mario delle due date all'Ippodromo di Milano, le scorro velocemente dopo aver acceso il PC, ritenendomi soddisfatta del lavoro finora svolto.

Cris mi ha fatto i complimenti per gli scatti, sottolineando che ho saputo catturare l'essenza dei vari momenti.

Carico la macchina fotografica, che appoggio accanto al portatile, poi mi butto sul letto. Resto a fissare il muro, dove è attaccato il condizionatore. Mi massaggio le tempie per rilassarmi, godendomi il confort del materasso. Mi sembra quasi di essere in una puntata del programma 4 Hotel.

Squilla il telefono, che ho lasciato sul comodino. Lo prendo e rispondo alla chiamata: mia madre vuole essere informata su come sta andando il lavoro, poi parliamo un po' in generale. Le somiglio molto fisicamente, invece da mio padre ho preso la determinazione.

La telefonata dura all'incirca dieci minuti, mi viene in mente l'idea di volermi fare un giro verso il centro. Raccatto la mia borsetta nera di Prada da dentro la valigia, ci infilo poche cose ed esco dalla camera.

Esco dall'albergo e seguendo le indicazioni della receptionist raggiungo la mia meta: passeggio lungo il corso pieno di negozi di ogni tipo. Mi perdo ad ammirare le vetrine con le loro esposizioni, fino ad arrivare a Piazza San Michele, dove svetta una chiesa. Tutta l'architettura risale ai tempi dell'antica Roma.

Faccio qualche scatto con il cellulare, per immortalare il momento. Entro in un negozietto di souvenir per acquistare una calamita, da attaccare quando tornerò a casa.

Continuo il mio giro, finché non mi imbatto davanti alle vetrate di una pasticceria: leggo il nome "White Backery".

Subito esce la mia vena di dolci, così entro senza pensarci due volte e mi perdo totalmente in mezzo a torte, cioccolati, semifreddi, e biscotteria varia.

Sgrano gli occhi davanti a tanta meraviglia, la mia bocca forma una O stupita, mi sembra quasi di sognare.

Un dipendete mi riporta alla realtà chiedendomi se ho bisogno di qualcosa, batto le palpebre per riprendermi dall'incanto e con un sorriso chiedo di servirmi delle praline. Il ragazzo mi riempie il sacchetto, pago il conto ed esco ancora intontita da cotanta meraviglia.

Visto il caldo che c'è non voglio che il cioccolato si sciolga, così ritorno a passo spedito verso l'albergo. Cammino lungo il corridoio e mi fermo davanti alla camera di Mario, la 121. Sono tenta di bussare, anche se non vorrei disturbarlo. Fisso la targhetta della porta, cercando di decidermi sul da farsi. Alla fine provo e busso.

Mi fisso lo smalto sulle unghie nell'attesa, quando la porta si apre me lo ritrovo davanti con un'espressione indecifrabile. Noto che ha i capelli umidi, segno che ha fatto una doccia. Studia la mia figura, così gli metto il sacchetto sotto il naso e dico

<< Sono stata a fare un giro in centro e ho comprato le praline di cioccolato. Ho pensato che magari ti andava di mangiartene qualcuna>>. Sfodero il mio miglior sorriso, mentre attendo che dica qualcosa.

<< Grazie per il pensiero>> mormora lui gentile. Il mio sguardo indugia sulla sua figura.

"Madonna quanto è bello" penso dentro di me.

"Non farti strane idee, è fidanzato" mormora una vocina interiore

"Cos'è? Non si possono più fare apprezzamenti adesso?" Accidenti alla mia coscienza, chi le ha dato il permesso di intervenire.

<< Se mi fai entrare c'è le dividiamo>> dico di getto, non aspettandomi che accetti veramente la mia proposta. Invece lui che fa? Spalanca l'uscio e mi fa accomodare dentro.

La sua stanza è simile alla mia, quindi non perdo tempo a guardarmi intorno, mi siedo al tavolino dove poso il sacchetto e senza troppi complimenti affondo la mano dentro e prendo una manciata di praline.

<< Sei una maniaca degli zuccheri?>> Chiede Mario, appoggiato con la schiena contro la porta ora chiusa.

<< In un certo senso direi di sì>> mi stringo nelle spalle e metto in bocca quella meraviglia. Sento il sapore del cioccolato esplodermi in bocca.

Vedendo che non accenna a muoversi gli indico il sacchetto

<< Guarda che non mordo mica>> dico ironica.

Ne afferra una e se la rigira tra le mani<< anche la sorella di Nina è patita per il cioccolato>> commenta, per poi assaggiare la pralina.

<< Oh ma io amo i dolci in generale, non solo il cioccolato>>. Lo sguardo mi scivola alla collana che porta, in legno con incisa la scritta "Mowgli" fino a tutta la sua figura. Indossa una mezza manica viola leggermente aderente e dei jeans scuri che gli cadono sui fianchi. Si vede che ha un fisico tonico e mi torna in mente dalle ricerche che ho fatto che lui ha dichiarato di aver praticato la boxe in passato.

Finiamo il sacchetto, anche se le ho mangiate quasi tutte io. Dovrei togliere il disturbo, non voglio approfittarmi troppo della sua ospitalità.

Appallottolo il sacchetto vuoto, mi alzo in piedi e dico

<< Forse è il caso che vada a riposarmi. Questa sera sarà impegnativa. A che ora hai le prove?>>.

<< Verso le 18>> risponde, portando la sua attenzione al telefono << Grazie del pensiero>> aggiunge.

Esco in fretta dalla stanza e quando sto per chiudere la porta sento che parla con la sua ragazza al telefono.

Ritorno nella mia camera, scalcio le scarpe e mi butto sul letto. "Quanti anni avrà Nina? L'ho conosciuta al live di Milano, era presente ad entrambe le date. Sembra piccola, forse una ragazzina. Ma a me poi che mi importa?"

Scuoto la testa e mi sistemo meglio il cuscino, cerco di fare un piccolo sonnellino lasciandomi cullare dalle immagini di questa meravigliosa città.



Angolo Autrice: 

Eccoci con il primo POV di Beatrice, per cominciare a conoscerla meglio. In futuro ne avremmo altri.

Lei, a differenza di Nina, è cresciuta in un ambiente agiato ed ha un carattere forte e sicuro di sé.

Secondo voi darà dei problemi in futuro? O farà la brava?

Vi lascio qui sotto la canzone che accompagna questo capitolo. 

https://youtu.be/cn8L1fjQ57Y

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