Anestetizzata dal dolore- Capitolo 12

"Sono gocce di memoria, queste lacrime nuove. Siamo anime in una storia incancellabile"

Giorgia- Gocce di memoria-

 

                                                                                                                                                             Quattro anni prima


Nina


Posteggiata la moto scendo con l'aiuto di Aaron e mi sfilo il casco, che gli porgo. Ci dirigiamo verso l'ingresso del bowling dove ci aspettano i cugini Solari. Tony sta fumando una sigaretta e come ci vede fa un cenno di saluto con la mano libera, Marco invece abbozza un sorriso. Entrambi indossano una felpa blu della Nike con il cappuccio, comprata lo scorso anno.

Tony getta la sigaretta e lancia uno sguardo al cielo: grosse nuvole cariche di pioggia minacciano di aprirsi, ma io incrocio le dita e spero che il tempo regga per le prossime tre ore.

<< Gli altri sono arrivati?>> Chiede Marco, alludendo agli amici del mio ragazzo. Lui annuisce, così ci incamminiamo all'ingresso, facendo lo slalom tra le persone. La scala mobile ci porta al primo piano, dove un grande corridoio prende due diramazioni: a sinistra c'è la sala giochi, mentre a destra si trova il cinema, dove un gruppo di ragazzini si sta dirigendo, dandosi qualche spintone scherzoso.

Entriamo nella sala giochi gremita di persone e ci facciamo largo fino a raggiungere un tavolo accanto ad una vetrata, dove ci aspettano gli amici di Aaron.

In questo luogo vi è il servizio Bar, ordiamo dei panini e iniziamo a chiacchierare del più e del meno. Il mio ragazzo racconta che a breve inizierà un corso professionale di pasticceria, il suo sogno da alcuni anni. È riuscito a diplomarsi all'alberghiera, la stessa scuola che ho frequentato io, con il massimo dei voti.

Già da qualche mese si diverte con i vari impasti: prepara spesso i cannoncini, di cui mia sorella va matta, rigorosamente con il cioccolato.

Ogni volta che parla di pasticceria gli si illuminano gli occhi, mostra l'amore che ha.

Una cameriera porta le nostre ordinazioni, addento il mio panino con mozzarella filante e pomodori, quando il boato di un tuono fa vibrare la vetrata. In pochissimi secondi comincia a piovere forte, con alcuni lampi che squarciano il cielo. Pazienza. Spero solo che duri poco.

Vengo assorbita dalla conversazione, mentre mi godo la mia cena. Prendo un sorso di Coca-cola dal bicchiere in vetro, godendomi la sensazione delle bollicine sulla lingua.

<< Se abbiamo finito la consumazione, direi che possiamo andare a giocare>> Tony struscia la sedia sul pavimento e si alza in piedi, in tutto il suo metro e ottanta di statura. Passa una mano tra i capelli per renderli più sbarazzini, poi si avvia verso la pista da Bowling.

Lo seguiamo e, dopo esserci registrati e aver preso le apposite scarpe, abbiamo la fortuna di trovare una pista libera. Lui afferra una boccia e con gran stile lancia la palla, che scivola sul legno fino a colpire tutti i birilli.

<< Strike al primo colpo>> esulta felice, mentre suo cugino gli batte il cinque.

Tocca a Marco giocare e anche lui atterra tutti i birilli. Guardo gli amici di Aaron durante i loro turni, ma non sono impeccabili. Mi concentro sul gioco, dimenticandomi del mal tempo.

Per ultima tocca a me, prendo una boccia con Aaron che mi dà qualche consiglio: purtroppo sono negata per questo gioco, ma ciò non mi impedisce di partecipare lo stesso e divertirmi.

La mia palla finisce quasi subito fuori pista e la vedo attraversare il laterale, fino a sparire nel fondale.

Il secondo tiro va leggermente meglio, anche se colpisco solo due birilli. Mi stringo nelle spalle, non potendo fare di meglio.

I punteggi più alti se li contendono i Solari: quando guardo il tabellone sono vicinissimi. Tony ogni volta che lancia lo fa con aria solenne, come se stesse partecipando ad n torneo.

Prendo posto su una panchina e Aaron mi imita, passando un braccio dietro le mie spalle.

Indossa una felpa degli Slipknot, gruppo Heavy Metal, e un paio di pantaloni con le borchie. Ai piedi calza degli anfibi, immancabili nel suo look. Lui potrebbe rinunciare a tutto, tranne che a quelle scarpe.

I capelli rossi gli ricadono sulla fronte, donandogli un'aria sexy e scanzonata al tempo stesso.

<< Mi piace un sacco stare in tua compagnia Nina>> dice a bassa voce, con i suoi occhi castani che mi scrutano curiosi.

<< Anche a me>> gli sorrido dolce, perdendomi nel suo sguardo.

Marco si schiarisce la voce, riportando la nostra attenzione al gioco. È il mio turno di lanciare.

*

Poco prima di uscire abbiamo notato che ha smesso di piovere, grazie al cielo! Tony si sta pavoneggiando di aver vinto, manco gli dovessero dare la medaglia d'oro. Marco si arrampica sulle sue spalle e procedono così, mentre cantano come dei matti We Are The Champions, facendo ridere tutti.

Raggiungiamo il parcheggio, poi Marco scende a terra e insieme al cugino, improvvisano un inchino.

<< Che esibizione tremenda! Menomale che Luna non vi ha sentiti>> cinguetto.

Tony contrae la sua mascella squadrata in una smorfia, un velo di barba gli incornicia il mento.

<< Bene, vista l'ora possiamo rompere le righe>> sentenzia, dando una pacca sulla spalla di Marco. Ci scambiamo i saluti, poi ognuno si dirige al proprio mezzo.

Dopo essere montata in moto e aver indossato il casco, Aaron avvia il motore e procediamo piano per le vie di Milano, in direzione Calvairate.

La strada è bagnata, ma lui è molto prudente e dovrei sentirmi sicura, ma una strana sensazione comincia a farsi strada nel mio petto. Non so cosa genera questa leggera ansia che sento invadere il mio corpo né a cosa sia dovuta. Vorrei godermi il contatto con il mio ragazzo, ma sono troppo rigida. Per tutto il tragitto mi sento scossa, come se temessi che qualcosa debba accadere da un momento all'altro, anche il cuore sembra quasi voler accelerare. Cerco di calmarmi e respirare "Non sta succedendo niente" mi dico mentalmente, anche se non serve a quietarmi.

Arrivati al mio quartiere, Aaron accosta il mezzo e mi accompagna dentro il palazzo dove vivo, fin davanti al mio appartamento: Calvairate di notte non è un quartiere bello, in giro potresti trovare di tutto, tra spacciatori o gente con brutte intenzioni.

<< Hai ascoltato "Fabbricante di Chiavi"?>> Chiede alludendo alla canzone che mi aveva inviato il giorno prima.

Annuisco. Aaron di solito ascolta musica Rock o Heavy Metal, difficilmente apprezza altri generi. Ma ultimamente ha scoperto un ragazzo che fa musica Rap che gli piace, incredibile.

<< Ti ci porto ad un suo concerto, chissà magari ti diverti>> continua lui e sorride. Dio quanto è bello.

Unisce la sua bocca con la mia, in un bacio lento, dove assapora piano la mia lingua. Tra le sue braccia mi sciolgo totalmente, come burro fuso. Siamo indivisibili, un'unica identità che abita due corpi.

Ma quando si stacca da me vorrei dirgli di rimanere a dormire qui stanotte, anche se le parole mi muoiono in gola.

<< Ti mando un messaggio della buonanotte appena arrivo>>. Mi saluta con un cenno e imbocca nuovamente le scale, così non mi resta altro da fare che afferrare le chiavi ed entrare in casa, stando attenta a non fare rumore: mio padre e mia sorella saranno già a letto.

Chiudo piano la porta d'ingresso, facendomi luce con la torcia del telefono mi incammino verso la mia camera. Accendo poi la lampada da comodino. Afferro il pigiama, ripiegato sotto il cuscino e poi in punta di piedi, esco dalla stanza per dirigermi in bagno e lavarmi i denti.

Completata la mia routine, mi stendo a letto, ma di Aaron non c'è nessun messaggio. Strano. Forse gli si è scaricato il cellulare, per questo non mi ha ancora scritto. Mi infilo sotto le coperte, dicendomi che tanto domattina si scuserà per questo piccolo inconveniente.

Spengo la lampa, pronta per dormire, eppure mi giro e rigiro, senza trovare pace. La mia testa si affolla di pensieri, che corrono veloci come razzi. In più quella fastidiosa sensazione che qualcosa non vada continua a martellarmi dentro. In questo silenzio si sente solo il ticchettio della sveglia, cerco di concentrarmi su quel suono, allontanando i pensieri.

Alla fine stremata cado in un sonno profondo senza sogni.

*

Mi sveglio di soprassalto: dal salotto sento provenire la voce di mio padre. A tentoni accendo la lampa sul comodino e guardo l'ora che riporta la sveglia: le 6.30.

Capisco che non prenderò più sonno, controvoglia esco dal letto e infilo le pantofole. Apro la finestra per cambiare l'aria, spengo la lampada e apro la porta per dirigermi in bagno.

Papà continua a parlottare, anche se a voce non proprio alta, così non capisco cosa stia dicendo. Mi stiracchio e lavo la faccia.

Quando raggiungo il salotto indosso ancora il pigiama, c'è anche Lara, seduta sul divano. Come si accorgono della mia presenza noto che hanno un'espressione seria. È strano che siano così mattinieri la domenica, soprattutto papà visto che è un giorno di riposo per lui.

<< Ciao Nina>> mi saluta. Noto che ha la voce roca.

Mia sorella si muove come un automa portandomi il caffè al tavolo, la sua espressione è indecifrabile. Zucchero la bevanda e mangio un paio di biscotti secchi, con lei che prende posto al mio fianco, ma nessuno dice una parola.

C'è un tale silenzio che si potrebbe sentire uno spillo cadere, mentre consumo la mia colazione.

<< Cosa sta succedendo?>> Chiedo alla fine preoccupata.

Lara e papà si scambiano un'occhiata fugace, come se condividessero un segreto. Lui mi fa cenno di raggiungerlo in divano, così lo accontento.

Noto che ha gli occhi lucidi, non lo vedevo in quello stato da quando mamma se ne andò di casa. E una parte del mio cervello si chiede se abbia deciso di farsi viva. Mi carezza dolcemente i capelli, cercando di trovare le parole giuste da dirmi. Questa attesa per me sta risultando snervante e mi ritrovo a mordere l'interno guancia, pronta ad incassare qualsiasi cosa.

<< Sai Nina, a volte la vita può giocarci brutti scherzi. Sembra che le cose vadano bene, sei felice perché sai che tutto va bene. Eppure capita che anche le cose belle possano prendere una brutta piega e non puoi farci niente; la vita ti scombina le carte e non puoi fermare il corso degli eventi, per quanto a volte non ci piacciano.

Devi solo imparare ad accettare quel nuovo disegno che lei ha per te>>. Mormora, dopo essersi schiarito la voce un paio di volte.

<< Papà così mi preoccupi, che succede?>> Sento l'angoscia salirmi, temendo il peggio. A quel punto Lara mi viene accanto e afferra saldamente la mia mano sinistra.

<<Non vorrei dirti certe cose, dentro di me sei ancora la mia bimba che va protetta da tutti i mali. Mi sento una merda, lo giuro, perché anziché darti un dolore simile, preferirei farmi amputare un arto>>. Guarda mia sorella, con una tale sofferenza che mi strazia dentro.

<< A che ora sei tornata a casa stanotte?>> Stavolta è Lara che mi rivolge la domanda.

<< Verso l'una, Aaron mi ha accompagnato come sempre fino al nostro pianerottolo, sa che di notte a Calvairate non è un bel posto per girare da soli. Aveva detto che mi avrebbe scritto appena arrivato a casa, mandandomi la buonanotte, ma il messaggio non l'ho ricevuto>> rispondo, poi comincio a tremare, mentre realizzo possibili scenari. Qualcuno lo ha minacciato? Gli hanno fatto del male? Solo al pensiero il mio stomaco finisce sottosopra e rischio di non tenere quello che ho appena mangiato.

<<Mi ha chiamato mezz'ora fa sua madre, preferiva che fossi io a parlare con te, con più tatto possibile...>> gli si spezza la voce, non sapendo come andare avanti.

<< Nina mi sento impotente, davvero. Un genitore non dovrebbe mai dire queste cose a un figlio>> le lacrime cominciano a rigargli le guance e così collego tutto, senza bisogno che continui. Aaron. È. Morto.

Quelle tre parole mandano in frantumi il mio cuore, che si spacca in mille pezzi. Mi sento come se una mano invisibile mi afferrasse, per poi spingermi sempre più in giù, più a fondo.

Lara cerca di dirmi qualcosa, ma non percepisco le sue parole, al contrario sento un freddo gelido dentro le ossa, un forte dolore che lacera le mie viscere. L'unica cosa che riesco a fare è cacciare un urlo disperato, mentre crollo tra le braccia di mio padre, le lacrime scendono copiose come un fiume in piena.

In questo preciso momento mi rendo conto che l'inferno non è un logo, bensì uno stato d'animo. Ed io ci sono appena caduta dentro.

Ci stringiamo in un unico abbraccio, mentre papà biascica che gli dispiace, ma lui non ha colpe. Perché proprio Aaron? Al mondo ci sono esseri orribili che fanno del male a donne e bambini, perché proprio lui che era buono d'animo? Stava costruendo i suoi sogni, perché è andato tutto a rotoli?

*

Rannicchiata sotto la trapunta, esco dalla mia camera solo per lavarmi e bere qualcosa, non tocco più cibo da allora. Se ci provo il mio stomaco si ribella e mi assale la nausea. Non parlo con nessuno, se non brevemente con mio padre o mia sorella e anche in quei casi rispondo a monosillabi. Il mio cellulare è spento, so che se lo accendessi riceverei valanghe dei messaggi da parte di Luna e dei Solari, cosa che ora non voglio.

Sono una larva anestetizzata dal dolore, mi sembra di aver finito anche le lacrime, come se le mie ghiandole avessero smesso di produrle. Ho pero il mio amore e ora nulla ha più senso, il mio cuore sanguina silenzioso.

Ieri c'è stato il funerale, papà mi aveva chiesto se volessi partecipare, ma per tutta risposta ho preso la lampada dal comodino e l'ho scagliata in terra, mandandola in mille pezzi, piena di dolore e rabbia. Lui non ha detto niente, ha ripulito i cocci e mi ha lasciata sola.

Qualcuno bussa leggermente alla porta, batto le palpebre un paio di volte<< avanti>> mi esce un suono quasi forzato dalla gola.

La maniglia si abbassa e dallo spiraglio fa capolino la mia amica, i lunghi capelli ramati sollevati in uno chignon. Mi osserva con aria triste.

<< N-Nina mi dispiace>> balbetta torturandosi le mani.

Per quanto abbia voluto escludere tutti, sento che non c'è la faccio più. Senza parlare le faccio cenno di avvicinarsi al letto.

Lei ubbidisce e si siede sul pavimento, incrociando le gambe.

<< Luna passerà mai questo dolore?>> chiedo con voce appena percettibile, fissando il viso della mia amica.

<< Oh tesoro, non posso capire quello che stai provando. Ma un giorno tutto questo dolore si cicatrizzerà, nessuno sa quando accadrà, perché devi metabolizzare il lutto e ognuno ha i suoi tempi. Ti starò accanto tutto il tempo e hai anche il supporto di Marco e Tony>> risponde dolcemente.

Allunga una mano a carezzarmi la guancia, le sue dita si muovono leggere sulla mia pelle.

Restiamo in silenzio, mi basta saperla vicina per trovare un minimo di conforto. Un terremoto si è abbattuto sulla mia vita e ora dovrò raccogliere i pezzi sparpagliati.

https://youtu.be/poUXuNQ1eQU

Angolo Autrice:

Ho voluto tornare indietro nel tempo per realizzare questo capitolo, che mi sembrava doveroso per comprendere lo stato d'animo di Nina dopo aver perso Aaron.

Dal prossimo capitolo si ritorna al presente.

Grazie di cuore per il supporto. 


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