13

"Perché? Dimmi perché non va mai bene cosa siamo..."

I lunghi capelli rossi brillavano sotto i raggi del sole che trapelavano dalla finestra, i suoi occhi scuri erano fissi su quelli chiari di Alfio. Era il classico tipo di donna che riusciva a bruciare con lo sguardo un uomo. La sua bellezza si univa elegante alla sua presenza. I suoi vestiti, comprati quasi tutti per la piazza dei borghi, portavano il nome di Benetton, Calzedonia, Sisley e Versace. Il suo profumo inebriava l' aria della stanza, la rendeva magnetica, raffinata, elegante come lui. Tutte le volte che Alfio la vedeva finiva per soccombere innanzi alla sua bellezza letale. Le sue curve, la taglia 50 del suo petto, il sorriso dolce ma non innocente, il volto da bambola di porcellana; che aveva un non so che di bambinesco, puro. Lui la voleva; ma non come quelli che lo dicevano e la riempivano di complimenti, senza raggiungere niente. Lui la voleva davvero. La voleva portare nel suo letto, voleva sentire le sue mani sul suo corpo nudo, voleva che lei gli facesse male. Quanto voleva lei, quanto desiderava farla sua erano desideri che lo avevano sempre tormentato. "Sei bellissima" le disse "lo sei davvero..."
"Grazie" rispose lei "tu invece sei sparito, Alfio".
"Sto lavorando a un caso, un caso molto pesante...vengono uccise delle animatrici turistiche...e sospetto che sia lo stesso serial killer..."
"Questo lavoro che ti tiene lontano da ogni cosa, inclusa me..." Prese elegantemente, con due dita, un bicchiere che Alfio aveva riempito di Prosecco e ne bevve un piccolo sorso.
"Assunta" sussurrò, prendendo le sue piccole mani tra le sue "è solo colpa mia se hai sofferto...tu non c' entri niente..."
"Masochista" espresse lei, prima di alzarsi dal tavolo di incerata beije di lui. "Ti voglio, ti ho sempre voluta...e lo sai..." Supplicò lui, con gli occhi.
"Chi mi vuole, non sparisce". Alfio si strinse ai fianchi di lei e appoggiò la testa sul suo grembo "Perdonami" disse lento "puniscimi se vuoi, ma non essere fredda con me..."
"Io non sono fredda". 
"Va bene, lo sono io..." degluti' "sono stato un idiota!"
"Meno male che te ne sei reso conto..." dichiarò lei, prima di staccarsi da lui e uscire dalla porta. Era uscita nuda dalla stanza; incurante delle finestre, delle porte, degli sguardi che i vicini potevano affibbiarle. Si era concessa solo ad Alfio. In 31 anni solo Alfio aveva avuto l' onore di vederla senza vestiti; eppure era 'sparito' lo stesso.
Il giovane si passò la mano fra i capelli lucidi; rimanendo seduto, in vestaglia blu notte, sul letto. "Questi maledetti casi" ghigno' "mi tengono lontano anche dalla sola donna che posso avere...".
Un quarto d' ora dopo senti' "Me ne sto andando!" In tono solenne.
Alfio corse in salotto, con la vestaglia ancora slacciata "Perché così in fretta?"
"Come fai tu..."
"Assunta..." disse in tono supplice "sono state uccise tante ragazze...devo capire chi è il colpevole..."
"Buon lavoro, Sherlock Holmes" disse con tono tra il serioso e il divertito, prima di aprire l' uscio che dava alle scale "occhio al tuo culetto perfetto, bello!". Alfio avrebbe voluto fermarla, avrebbe voluto supplicarla di percuoterlo. Avrebbe voluto che lo costringesse a seguirla. Tuttavia sospirò soltanto, arreso "A presto Assunta".
La osservò salire sul pullman, poi si ritirò sotto la doccia. "Assunta, ti amo" disse al nulla, mentre le goccioline di pioggia cadevano sul suo corpo perfetto, elegante, muscoloso e delicato. Avrebbe potuto fare il modello, il cantante, lo scienziato. Scelse la polizia per amore della giustizia. Le goccioline d' acqua continuavano a cadere, lo ricoprivano; senza però spazzare via l' odore e il profumo di Assunta. "Sarò tuo un giorno" promise, come se fosse stata presente. Poi indossò un accappatoio, si rivestì e tornò in servizio.

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