Nebbia

Animare morti,
danzanti in musica
silenziosa e pudica.
Lagrimare volti,
strazianti e tersi
appannati e persi,
tra le pare e i colpi.

Animare i morti,
suonando il vuoto
che vibrando
da vuoto si svuota di nulla,
assemblando un nodo
che librando
da nodo si annoda in un'urna.

Un'Upupa canta,
una musica ludica,
e l'ultima nota
scritta su carta,
si marchia sull'unica
ala che ancora non vola.
Cade la piuma più lucida.

Voglio librare nel cosmo,
nuotare nel aria,
affogare nel vuoto.
Diventare quel suono
che canta per te,
quando un giorno sarai
cosmo che fugge da un corpo.

Sarò un elettrone,
che danza nel vento,
che scontra un neutrone,
che sfonda il cemento.

Sarò una molecola d'acqua,
in una goccia di pioggia,
che sul mare si poggia
per poi sparire sí vacua.

E tutto ciò che in questa vita
non sono stato,
lo sarò cambiando stato.
Vapore di un respiro,
torpore d'un mattino,
dolore di un bambino,
spuntone di un fachiro.

Poi svanirò tra la nebbia,
perché nebbia diventerò.


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