Carne fredda.
Occhi vitrei s'aprono
spalancati gridano,
urla disumane vibrano,
corpi come foglie cadono.
Serpenti che strisciano,
cantano spenti spartiti
spariti gli spiriti appassiti
in tombe vuote languiscono.
Cadono alberi, s'apre la terra
fauci immense avanzano
divorano ogni parte umana
che mi resta.
Esplodono tuoni, tumulti
rombi di fulmini cupi,
sordi scricchiolii d'ossa
che gracchiano crudi.
Singulti tra grida,
zanne che mangiano vita.
Corpi scuoiati nudi.
Consumo ogni cosa,
divoro il mio mondo,
sono una bomba,
nel sangue sprofondo.
Miro me riflesso,
l'alma che parla,
cerca una calma,
non sono me stesso.
Volevo tacere,
invece sto urlando.
Dilaniando ogni bene
che stavo accettando.
Il senno si spegne,
mi restano artigli
per ricordarmi
carezze promesse
che hai fatto sugli altri.
Volevo il tuo cuore,
lo tengo nello stomaco,
questo dolore che vomito,
adesso ne sento l'odore.
La luna mi guarda,
spegnete la luce,
non voglio vedere
le mani insanguinate.
Il ferro mi stringe la gola,
le sbarre di questa gabbia
sanno di vuoto,
sanno di rabbia,
prendo a testate la porta.
Il freddo delle catene
lo sento, lo avverto
nelle membra, nel petto
sembra che sento le pene
dell'inferno che ho inferto
a me stesso.
Il cuore trema,
come la terra
il fegato si crema,
una guerra.
Stacco la testa a queste serpi,
strisciano sul mio cadavere.
Bevo il sangue e le lacrime
fino a vomitare le farfalle
che avevo nello stomaco
per questi vermi.
Sono tempesta,
sono eruzione,
sono erezione,
un grande uragano
nella foresta,
abbatto ogni aeroplano
per ogni pulsione.
Sordi i miei pugni,
corvi, in quei tumuli
cumuli di trucidi
pezzi di uomini sudici,
in un vuoto silenzio
di languidi strilli
strazianti e futili
grida.
Lo tsunami spazza via
ogni città, paese che sia.
É inarrestabile.
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