Capitolo 9
Destiny
<Che ne pensi se stasera usciamo tra ragazze?> propone Trixy mentre continua a mettermi lo smalto.
<Non ti è bastato la giornata di ieri?>
<Ieri c'era pure Owen quindi non vale>
<Ma se ti sei divertita lo stesso>
<La giornata di ieri è stata tipo una serata in famiglia. Certo, con nuove conoscenze ma pur sempre in famiglia> risponde, facendo riferimento a Eleanor che ieri ha mangiato qui e mi sarebbe piaciuto farli conoscere Clarita o perlomeno mio padre ma lui se n'è andato senza neanche farsi vedere. Lui è preso così tanto con i suoi affari che certe volte si dimentica di avere una famiglia, proprio come ha fatto mia madre che ci ha abbandonati dopo quello che è successo con Roxane.
<Vuoi ubriacarti per caso?> domando ridacchiando. Per Trixy far serata vuol dire uscire, andare a ballare e bere come se non ci fosse un domani, svegliandosi in strani posti. Ad esempio nel letto di uno sconosciuto che poi diventa il tuo ragazzo, più o meno. Lei ha perso la testa per Marcus ma lui non vuole una relazione seria e non capisco per quale motivo Trixy si faccia andare bene questo loro strano rapporto. Non si tratta solo di stare insieme ma non mi garba molto come lei si fa trasportare quasi solo dal volere di Marcus.
<Può darsi> risponde ridacchiando.
<Aspetti qualcuno?> domanda l'attimo dopo appena sentiamo entrambe il campanello di casa suonare.
<No> rispondo sincera ma al contempo curiosa di sapere chi possa essere. Per questo scendo subito dal divano per poi dirigermi verso l'ingresso e aprire la porta, trovando davanti a me Stephen.
<Cosa ci fai qui?> domando confusa ma soprattutto sorpresa. Insomma, come fa a sapere dove abito?
<Eleanor ha dimenticato la sua borsa ieri sera e sono stato incaricato a recuperarla> risponde mentre si appoggia leggermente alla porta, incrociando le braccia, mettendo in mostra i suoi bicipiti ben definiti, ed è lì che i miei occhi ricadono.
<La borsa> sento la voce di Stephen mormorare ma la mia bocca non è in grado di rispondere.
<Desy>
<Mh> mugolo solamente quando mi sento chiamare.
<Stai bene?> domanda Stepehn mentre fa un passo in avanti, avvicinandosi a me.
<Certo> mi affretto a rispondere mentre sposto lo sguardo, rendendomi conto di averlo fissato troppo a lungo.
<Dove è sparita Trixy?> domando a bassa voce mentre mi guardo intorno.
<È andata via poco fa> risponde Stephen sorprendendomi. Ero talmente concentrata su di lui che non mi sono resa conto di questo piccolo dettaglio.
<Come va con la mano?>
<Un po' meglio> rispondo, restando sul vago mentre mi giro per andare a recuperare la borsa di Eleanor per poi porgerla a lui.
<Quando potrai togliere quella fascia?> domanda curioso.
<La devo tenere un paio di giorni ma sinceramente mi sta stancando. Insomma, il dito non è neanche rotto quindi non capisco perché la devo tenere così a lungo>
<Sicuramente per impedire che tu lo muova più del dovuto dato che hai una contusione. Comunque, quando la tua mano ritornerà come nuova inizierai a prendere lezioni di difesa, ma sul serio questa volta> si affretta a puntualizzare al che io nel sentire le sue parole sbuffo sonoramente. Sembra proprio mio padre.
<Non mi piace andare in palestra Stephen ma dato che non ho scelta almeno posso scegliere di non coinvolgermi realmente>
<Scusa, allora per quale motivo continui a venire?>
<Te l'ho detto, mio padre praticamente mi sta obbligando ma a me non è mai piaciuto questo tipo di cose> rispondo sbuffando mentre mi siedo sul divano.
<Perché non ti sei iscritta a nuoto?> domanda curioso, sorprendendomi decisamente con la sua domanda.
<Cosa c'entra il nuoto?> chiedo confusa.
<Ti è sempre piaciuto nuotare>
<Sempre? E tu che ne sai?>
<Lo sai che Owen parla troppo e poi l'altra volta a mare ti ho osservata. Si vedeva chiaramente quanto eri felice mentre nuotavi>
<Adoro nuotare ma in mare aperto e non lo faccio come sport ma per passione, così come ho deciso di studiare per diventare un avvocato penalista>
<Sempre perché tuo padre ti ha obbligato?>
<Seguire questo tipo di studio è stata una mia scelta dato che mio padre non lo sa neanche>
<Perché?> chiede nuovamente in modo curioso mentre si siede accanto a me.
<Se mi chiedi del perché lui non è a conoscenza l'unica cosa che ti posso dire è perché lui non vuole che io studi ma se mi chiedi del perché ho scelto questo percorso posso dirti solo perché mi piace, perché mi appassiona come lavoro. Sai, sono sempre stata del parere che non tutti quelli che sono in carcere sono realmente colpevole> rispondo a bassa voce mentre abbasso lo sguardo su Margot che è salita sopra le mie gambe.
<Tu invece?>
<Io cosa?> domanda mentre stende leggermente la mano per poi accarezzare Margot.
<Perché dai lezioni di difesa se non ti piace realmente?> domando sicura di me al che lui sussulta leggermente.
<Se non partecipo realmente alle lezioni non vuol dire che sono anche orba, mi piace osservare> ammetto sincera mentre punto lo sguardo su di lui.
<E come sei arrivata alla conclusione che non mi piace quello che faccio?>
<Sei bravo a spiegare le varie tecniche ma tu lo fai per sfogarti e la domanda è sfogarti da cosa?> chiedo curiosa.
<Non ho bisogno di usare lo sport per sfogarmi dato che lo faccio abbastanza a letto>
<Oddio, tieni certe informazioni per te> dico schifata mentre mi corpo le orecchie ma sembra che la mia reazione diverta molto Stephen dato che scoppia a ridere.
<Perché, vuoi dirmi che non sei d'accordo con me? Insomma, uno a letto si sfoga abbastanza>
<Sei vomitevole> dico schifata mentre storco il naso per poi alzarmi dal divano e dirigermi verso la cucina pensando a cosa potrei preparare a pranzo da mangiare visto che oggi Clarita non c'è.
<Io vado> la voce di Stephen arriva alle mie orecchie in modo forte e quando mi giro, guardando verso la porta della cucina vedo il ragazzo che fino a prima rideva di me guardarmi in modo freddo e non capisco perché ha cambiato umore così all'improvviso.
<Stavo per preparare il pranzo, vuoi restare?> domando stupidamente senza capirne il motivo.
<No, io vado> dice in modo freddo e senza darmi il tempo di dire o fare altro lui sparisce dalla mia vista per poi sentire l'attimo dopo la porta di casa mia chiudersi in modo forte.
<Barbaro> borbotto infastidita.
<Ma che cavolo gli chiedo a fare se vuole restare> mormoro a bassa voce mentre rimetto nel frigo il petto di pollo che prima avevo preso. Con il suo malumore persino la fame mi è passata.
******
<E tu che ci fai qui?> domanda mio padre appena mi vede seduta vicino al bancone del bar.
<Mi annoiavo a casa> risponde mentre scendo dallo sgabello, andando ad abbracciarlo ma come sempre lui mi respinge, mettendo una certa distanza tra noi due.
<Quante volte ti ho detto che questo non è un posto adatto per te?> chiede in modo duro, attirando su di lui l'attenzione di qualche passante.
<Nel mio ufficio, adesso> mormora piano mentre mi indica con lo sguardo di seguirlo ma per una volta mi impunto davanti a lui e rifiuto.
<Non è urlando che risolverai il problema> dico seria mentre lo guardo attentamente. Non passo mai di qua ma non perché è lui a proibirmelo ma semplicemente perché non mi piace l'ambiente ma quelle poche volte che costringo me stessa e vengo qui è perché ho bisogno, sento la necessità di un suo abbraccio. Un abbraccio che non ricevo più da tempo da parte sua ma che cerco ugualmente quando sto male e questo lui non l'ha mai capito e quando mi vede qui non fa altro che sgridarmi.
<Va a casa Des oppure chiama la tua amica ma qui non ti voglio vedere> dice in modo duro mentre fa segno al suo stupidissimo buttafuori di raggiungerlo.
<Vuoi buttarmi fuori per caso?>
<Luis si assicurerà che tu salga in macchina> dice l'attimo dopo per poi sorpassarmi senza neanche guardarmi.
<Non ti avvicinare neanche> dico in modo aspro per poi afferrare la mia piccolo borsetta da sopra il bancone e dirigermi fuori ma imbranata come sono vado a sbattere contro qualcuno che non guardo neanche in faccia.
<È così preso da se stesso che non ha neanche notato che ho la mano fasciata> borbotto piano mentre cerco di trattenere le lacrime. Come può essere così menefreghista, mi domando mentalmente mentre a piccoli passi mi incammino là dove mi porta il cuore. Nell'unico posto che mi fa sentire vicino a lei, a Roxane.
La mia passione per il nuoto è nata grazie a mia sorella che mi ha sempre portata con se al mare ed io nonostante fossi molto più piccola di lei le tenevo sempre testa, istigandola a gareggiare con me, per vedere chi delle due arrivava per prima nella boa ma lei arrivate ad una certa distanza mi faceva tornare indietro senza mai farmi arrivare a quella boa che io la vedevo solo come una sfida da superare insieme a lei.
<Non hai mantenuto la tua promessa> sussurro piano al vento, sperando che queste mie parole arrivino lassù da lei. Roxane mi amava tantissimo ed era molto protettiva con me per questo aveva paura di farmi allontanare troppo dalla riva e ricordo che un giorno mi promise che quando sarei diventata più grande mi avrebbe sfidata, solo che quella promessa è volata via insieme a lei e da quel giorno tutto è cambiato, tutto è diventato più buio intorno a me e l'unica consolazione che avevo era il cibo e per questo iniziai ad avere problemi di peso.
<Perché mi hai lasciata sola? Potevi prendermi con te> sussurro con la voce spezzata mentre mi siedo sul freddo legno del pontile. Avevo solo otto anni quando lei, quando noi abbiamo avuto un incidente con la macchina. Ricordo alla perfezione quel giorno e certe volte vorrei non farlo ma infondo è solo colpa mia se ho vissuto appieno quella tragedia dato che io non sarei dovuta essere in quella macchina quel giorno. Ricordo di essermi svegliata quel giorno dalle urla di mia sorella che litigava in modo ardente con nostro padre e quando sentii mia sorella minacciare il papà che sarebbe andata via di casa io incapace di lasciarla da sola presi in braccio Margot e mi nascosi dentro la macchina, cercando di stare buona e senza emettere alcun suono mentre litigava con il suo ragazzo ma poi qualcosa è successo e la macchina vieni tamponata forse da un'altra, facendo perdere il controllo a Roxane che era al volante e ricordo di aver sentito degli spari, la sirena della polizia e poi, poi ci siamo schiantati così forte che Roxane è volata dal parabrezza, finendo sul freddo e ghiacciato asfalto, perdendo la sua vita per via del forte impatto. Ed io ero lì, intrappolata fra le lamiere della macchina mentre la guardavo, incapace di urlare il suo nome, incapace di chiedere aiuto.
<Desy> un timbro di voce caldo arriva alle mie orecchie, facendomi girare di poco con il busto e guardare oltre le mie spalle, vedendo nel buio della notte la figura di Stephen illuminato dalla luce della luna.
<Ciao Steph> lo saluto a bassa voce per poi girarmi nuovamente e guardare il mare, o semplicemente guardo quella boa che non ho mai raggiunto.
<Cosa ci fai qui a quest'ora?> domanda, usando un tono di voce preoccupato mentre sento il rumore dei suoi passi avvicinarsi ancora di più a me.
<Potrei chiederti la stessa cosa> rispondo mentre mi alzo all'impiedi quando quel pensiero sfiora nuovamente la mia mente.
<Jogging, e tu?>
<Avevo voglia di camminare> rispondo, mentendo alla grande mentre mi tolgo questa insopportabile fascia.
<Cosa fai facendo?>
<Saltello, non vedi?> domando ironicamente e senza pensarci due volte mi tolgo le scarpe da ginnastica.
<Va bene che sei a mare ma che senso ha toglierti le scarpe di notte?>
<Per fare questo> dico solamente per poi darmi la spinta giusta e saltare, finendo a mare.
<Ma sei pazza? Esci fuori dall'acqua> dice con fare di rimprovero.
<Ho sempre avuto qualche dubbio sulla mia stabilità mentale sai?> dico ironicamente mentre prendo una boccata d'aria per poi finire con la testa sotto l'acqua, risalendo a galla solo quando sento di non essere più in grado di trattenere il respiro.
<Esci fuori immediatamente> sento nuovamente Stephen mentre borbotta ma non ho proprio intenzione di sentirlo.
<Solo dopo aver raggiunto quella boa> dico seria per poi iniziare a nuotare nella sua direzione e nonostante Stephen inizia a urlami contro in modo isterico io mi concerto su di me e su quel obbiettivo che avrei dovuto raggiunge insieme a mia sorella. Ed è in questo momento, quando sono ormai a metà strada che inizio a sentire la sua voce ronzarmi dentro l'orecchio, chiedendomi di tornare indietro e per la disperazione, per via del dolore che non ho mai esternato in tutti questi anni inizio a urlare a squarciagola, incapace di proseguire. Incapace di raggiungere quella boa, incapace di arrivare da lei.
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