Capitolo 12

Destiny

<Signorina Turner, le posso rubare due minuti?> domanda il mio professore, proprio prima che io metta piede fuori dall'aula.

<Mi dica professor Marshall> rispondo in modo educato mentre mi giro verso di lui.

<Oggi l'ho notata un po' assente e...>

<Non succederà più> mi affretto a rispondere, interrompendo qualsiasi cosa stava per dire. Tanto so quello che avrebbe voluto dire. Su tre ore di diritto io forse sono stata presente con la mente sola nella prima ora dopodiché la mia mente è volata a quello che è successo ieri con quel idiota. O forse l'idiota sono stata io che gli ho permesso di avvicinarsi così tanto a me.

<E volevo sapere se lei fosse d'accordo> lo sento borbottare in seguito mentre io aggrotto le sopracciglia confusa.

<Su cosa di preciso?>

<Non mi hai seguito affatto vero?> domanda ridacchiando, confondendomi ancora di più. Insomma, di solito quando qualche studente non li da ascolto lui si arrabbia e invece ora ci ride su.

<Volevo proporti una cosa ma per farlo ho bisogno della tua completa attenzione>

<Di cosa si tratta?> domando curiosa.

<Volevo offrirti un lavoro...>

<Ne ho già uno>

<No aspetta, non si tratta proprio di un vero lavoro> si affretta a specificare.

<Non la seguo professore>

<Questo perché prima quando te l'ho spiegato tu eri chissà dove con la mente. Comunque, quest'anno l'università darà la possibilità ad alcuni studenti di partecipare ad una specie di tirocinio e...>

<Accetto>

<Ma se non sai neanche di cosa si tratta> risponde nuovamente ridacchiando.

<Allora mi illumini> rispondo borbottando.

<Si tratta di una grande opportunità signorina ma per questo ho bisogno della sua completa attenzione>

<Arrivi al punto>

<Il tribunale Warrior metterà a nostra disposizione dei vecchi casi e ho bisogno dei migliori studenti per rivalutare quelle cartelle>

<Accetto> ribadisco nuovamente sicura di me.

<Questo vorrà dire che avrai la possibilità di interrogare alcuni detenuti affinché tu, voi, troviate la sentenza giusta>

<Parla di detenuti non colpevoli?>

<Questo sarà il vostro test signorina Turner. Prenda quei fascicoli come un esame e solo se lavorerà sodo arriverà alla giusta conclusione>

<La nostra valutazione sarà presa sul serio?>

<In che senso?> domanda confuso.

<Sono sicura che lei sappia già del perché quelle persone sono dietro le sbarre e io questo di sicuro non lo voglio sapere ma voglio sapere se le mie ipotesi o quelle di qualcuno allora saranno presse sul serio. Certo, sempre se arriveremo alla giusta sentenza>

<Io vi seguirò in questo percorso signorina e l'intento è proprio quello di scagionare gente innocente>

<Quindi si tratta di persone realmente condannate ingiustamente> rispondo con il sorriso sulle labbra quando capisco di averlo fregato.

<Lei, lei, ah, con lei non si può parlare> dice borbottando per poi girarsi verso la cattedra e afferrare un mucchio di fascicoli per poi metterle fra le mie mani.

<Posso chiederle una cosa avvocato?> domando seria.

<Come, lei, come fai a saperlo?>

<Che lei in realtà è un avvocato? Faccio semplicemente le mie ricerche> rispondo facendo spallucce. Ho sempre saputo che il professore Marshall in realtà è prima di tutto è un avvocato che non pratica più e non so per quale motivo ha scelto di essere semplicemente un docente in questa università.

<Perché io? Infondo sono ancora al primo anno> domando curiosa.

<Perché ho scelto lei come mia aiutante?>

<Quindi sono solo io?> domando incredula facendolo sbuffare.

<Perché lei riesce a scoprire quello che vuole sapere con una tale naturalezza che mi ricorda qualcuno>

<Non si faccia complimenti da solo professore> dico ridacchiando.

<Perché per me fra tutti i presenti in questo corso lei è la migliore signorina Turner> dice in modo sincero, lasciandomi di stucco.

<Un ultima cosa signorina. Voglio che lei inizi a valutare i fascicoli proprio nell'ordine in cui sono messi>

<Posso sapere cosa le cambia?>

<L'ultimo fa sempre la differenza ed io le chiedo solo di guardarlo proprio all'ultimo. Di contenderli il tempo che merita>

<È così importante?>

<Forse per me dato che ho rinunciato per via di quel caso>

<Lei, insomma...>

<Quel caso merita tanto e spero davvero che tu arrivi a trovare qualcosa> risponde a bassa voce per poi uscire dall'aula e lasciarmi sola con questo mucchio di carte.

******

<Ormai per vederti dovrò prendere qualche appuntamento?> domanda Trixy irritata mentre avanza dentro casa.

<Lì c'è la mia agenda, se vuoi cercati un posto libero> rispondo ironicamente mentre continuo a guardare il primo fascicolo. Da quando il professore Marshall questa mattina mi ha incaricato queste cartelle mi sono rifugiata nell'unico posto dove posso stare tranquilla senza essere disturbata da nessuno, nessuno tranne la mia migliore amica che è l'unica a sapere dove cercarmi quando sparisco realmente.

<Non sei per niente spiritosa> borbotta infastidita mentre sprofonda nel divano accanto a me.

<Owen mi ha chiamato preoccupato>

<Owen si preoccupa troppo> dico sincera mentre prendo da sopra il tavolino il mio portatile.

<Cosa fai di così importante che ti sei rifugiata qui dentro?> domando curiosa mentre si alza e posso notare con la coda dell'occhio come si guarda intorno.

<Quando hai cambiato il colore dei muri?>

<L'ultima volta che sono stata qui> rispondo a bassa voce mentre continuo a fissare lo schermo del computer.

<E perché ci sono così tanti colori? Sembra come se un arcobaleno avesse vomitato su questi poveri muri>

<Ero indecisa su che colore fare> rispondo mentre faccio spallucce. La verità è che ero talmente arrabbiata che presi i barratoli della pittura e gli ho lanciati contro il muro.

<Certo> rispondo mormorando mentre si siede nuovamente accanto a me. Tanto lei lo sa che ho detto una grandissima cavolata.

<Perché sei qui?> domanda nuovamente mentre si avvicina di più a me, cercando di capire qualcosa.

<Il professore Marshall mi ha incaricato un lavoro da fare> rispondo vagamente.

<Chi è Gwenda Carrie?>

<Una bugiarda di prima categoria> rispondo sicura di me mentre inizio a prendere degli appunti su quello che dovrò cercare ulteriormente.

<Cosa stai facendo esattamente Destiny?>

<Analizzo dei vecchi casi e questa qui, questa ragazza dai capelli rossi ha mandato in prigione un innocente>

<Come fai a dirlo? Insomma, se si trova in prigione sicuramente avrà fatto qualcosa no?>

<Questo è quello che lei ha fatto credere a tutti> rispondo nuovamente in modo sicuro mentre mi alzo dal divano per andare a recuperare il telefono da sopra il piano della cucina.

<Mi scusi se la chiamo a quest'ora professore ma deve farmi un favore. Cioè, non proprio a me ma è una cosa che riguarda il caso di William Fergus. Sapeva che il medico che è stato incaricato a controllare Gwenda Carrie e a raccogliere le prove del suo presunto stupro in realtà era il suo ragazzo?> domando seria più che mai dopo aver visto quelle foto sul profilo della ragazza.

<Se lei scorre attentamente il profilo della ragazza troverà alcune foto e non ci vuole un genio per capire che all'epoca quando il dottore ha firmato quel referto loro stavano insieme> dico sicura di me mentre mentalmente mi domando come all'avvocato del signor Fergus le sia sfuggito una tale informazione.

<Cosa vuole che faccia signorina Turner?> domanda il professore dall'altra parte del telefono.

<Usi le sue conoscenze per arrivare a quel kit e in seguito lo faremo analizzare da qualcuno altro>

<A quale conclusione è già arrivata signorina?>

<Che Gwenda Carrie sia andata a letto con William di sua spontanea volontà e quando il suo ragazzo l'ha scoperto è stato lui stesso a picchiare Gwenda e a fare quella barbarità per poi cambiare le tracce del dna nel referto e incolpare William Fergud>

<Se così fosse perché Gwenda abbia dichiarato contro il signor Fergus?>

<Sono sicura che Gwenda è stata minacciata dal suo ragazzo>

<E come...>

<Sui social si trovano un sacco di informazioni lo sa? >

<Arrivi al punto signorina Turner>

<I due hanno una figlia di tre anni e sicuramente lui abbia usato la bambina per zittire Gwenda e farla dichiarare una cosa non vera>

<Buona serata signorina Turner> dice il professore l'attimo dopo.

<È così non è vero? Ma certo, lei questo lo sapeva> dico sicura di me per poi sbuffare infastidita. Per tutto questo tempo mi ha fatto parlare a vanvera quando lui già era a conoscenza di queste informazioni.

<L'unica cosa che le posso dire è che domani mattina il procuratore avrà sopra la sua scrivania la sua valutazione signorina Turner>

<Questo vuol dire che il signor William Fergus sarà libero?> domando speranzosa.

<Buona serata signorina> dice nuovamente per poi staccare la chiamata ma questa volta sul serio.

<Cosa è appena successo?> domanda Trixy incredulo mentre mi guarda.

<Un innocente domani sarà libero> confesso felice mentre sorrido.

<E perché sei così felice?>

<Perché sono arrivata alla giusta conclusione Trixy. Quel uomo è stato incolpato ingiustamente e al più presto sarà libero>

<E io sono fiera di te ma adesso potresti chiamare il tuo stupido amico e informarlo che stai bene?>

<Da quando sei così preoccupata per la preoccupazione di Owen?> domando curiosa mentre mi abbasso di poco per sistemare a meglio le cartelle sopra il tavolino.

<Ti ricordo che quando lui non ti trova o deve farsi perdonare chiede sempre il mio aiuto>

<Un aiuto che ultimamente vi ha fatto avvicinare parecchio> dico sicura di me per poi sbuffare quando sento nuovamente il telefono squillare. Prima che arrivasse Trixy questo maledetto aggeggio non ha smesso di squillare ma dato che ero impegnata con le mie ricerche non l'ho preso neanche in considerazione.

<Cosa vuoi stress della mia vita?> domando disperata appena rispondo al telefono.

<Dove sei?>

<Stephen?> domando incredula dopo aver sentito la sua voce dall'altra parte del telefono.

<No, sono Owen ma con un'altra voce> risponde il ragazzo dall'altra parte del telefono ed io per sicurezza allontano il telefono dall'orecchio per controllare chi mi abbia chiamato ma il numero non è quello di Owen, anzi questo numero non c'è l'ho neanche registrato.

<Che spiritoso. Cosa vuoi?> domando l'attimo dopo mentre mi incammino verso la cucina per prendermi qualcosa da bere.

<Dove sei?> domanda nuovamente.

<Perché dovrebbe interessarti? Aspetta un attimo, come hai fatto ad avere il mio numero?>

<L'ho preso dal telefono di Owen. Non te lo chiederò nuovamente Desy>

<Non vedo perché io debba risponderti>

<A me non interessa niente di te ma Owen...> inizia a borbottare e con tutto che lui va avanti, parlando forse a vanvera il mio cervello si sofferma sulle prime parole, ricevendo un colpo al petto quando realizzo il vero senso di quella frase. Certo, perché mai dovrei interessarli.

<Puoi riferire a Owen che sto bene> rispondo in modo distaccato per poi chiuderli il telefono in faccia.

<Ora mi vuoi dire il reale motivo del perché sei tornata in questa casa Destiny?> domando la mia amica in modo serio mentre mi guarda forse preoccupata. Lei lo sa, è così brava a capirmi che sa quando mento.

<Volevo solo sfuggire un po' dalla realtà> rispondo a bassa voce per poi girarmi di spalle e dirigermi verso quella che un tempo era la mia stanza, uscendo in seguito nel balcone e sedermi a terra. Non vengo quasi mai in questa casa e quelle poche volte che lo faccio è perché voglio starmene da sola dato che nessuno  sa che la vecchia casa in cui abitavo da piccola è diventata mia. Quando la mamma se n'è andò di casa dopo la morte di Roxane papà ha deciso senza un reale motivo che sarebbe stato meglio se ci fossimo trasferiti, cosa che abbiamo anche fatto nonostante le mie innumerevoli preghiere e lui per ferirmi ancora di più mise la casa in vendita subito dopo e qualcuno la acquistò ma il destino è stato dalla mia parte e ho avuto la fortuna di comprarla appena ho compiuto diciotto anni e per non farmi scoprire da papà mi sono fatta aiutare da Clarita.

<Saresti dovuta essere qui con me e fare la sorella maggiore Roxane> sussurro piano mentre punto lo sguardo in avanti, guardando il ponte di Brooklyn che questa volta si trova molto vicino a me. Da piccola questo era il mio posto preferito, il mio rifiuto e ogni volta che volevo stare sola mi nascondevo nel balcone, passando ore e ore a guardare il panorama.

<Destiny?> un timbro di voce a me conosciuto arriva alle mie orecchie, facendomi strabuzzare gli occhi quando capisco di chi si tratta.

<Ma perché non posso avere un po' di pace?> domando a bassa voce tra me e me mentre mi metto all'impiedi e guardare in basso dove noto benissimo la figura di Stephen fuori dal mio palazzo.

<Non sono io> rispondo seria per poi risedermi, facendo finta di niente ma l'attimo dopo sento il rumore della scala antincendio e capisco benissimo cosa sta facendo quel ragazzo molestatore. Dio, è così fastidioso. Lo incontro praticamente ovunque.

<Non sei per niente spiritosa. Cosa ci fai qui?> domanda curioso appena mi raggiunge ed io maledico mentalmente l'ingegnere che ha pensato che una scala antincendio fuori dal palazzo possa servire.

<La vera domanda è cosa ci fai tu da queste parti?>

<Per caso è proibito passeggiare per di qua?>

<E guarda caso passeggiando mi hai trovata vero?>

<A dire il vero stavo andando a trovare Eleanor> risponde serio mentre si siede accanto a me.

<Abita in questo quartiere?> chiedo curiosa mentre giro di poco la testa per avere la possibilità di guardarlo. Non è la prima volta che in sua presenza cerco un contatto visivo con lui e non ho ancora capito del perché ma ogni volta che lo guardo succede qualcosa dentro di me. Qualcosa che è in grado di farmi scoppiare il cuore all'interno del petto ma al contempo la sua presenza è in grado di calmarmi e di farmi respirare.

<Mhmh> risponde mugolando mentre compie il mio stesso gesto e quando i nostri i occhi si incontrano sembra come se le nostre iride fossero due pezzi dello stesso puzzle, divisi nel tempo e ogni qualvolta che si rincontrano fanno scintille. Almeno è così che mi sento mentre mi perdo nuovamente nei suoi occhi.

<Allora vai> dico mormorando mentre inizio a torturare le mie povere labbra. Fra tante altre cose lui riesce a mettermi in soggezione e questo mi rende nervosa, soprattutto dopo il bacio di ieri.

<Mi stai mandando?>

<Mhmh> mugolo in tutta risposta, incapace di rispondere a parole. La verità è che vorrei che lui restasse ancora per un minuto ma questo io non glielo dirò. Non ho alcun diritto di farlo.

<Posso restare ancora per un minuto? La vista da qua sopra è bellissima> sussurra in seguito mentre continua a guardarmi, per pochi secondi però perché l'attimo dopo sposta lo sguardo in avanti e guardare il panorama che in questo momento invidio.

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