20. Fra l'Anima e Nessuno

XX

Fra l'Anima e Nessuno

La Battaglia combattuta fra l'Anima
e Nessuno – è Quella
Prevalente su tutte le Battaglie –
Di gran lunga la più Grande –

Non se ne ha Notizia all'esterno –
La sua Incorporea Campagna
Si sviluppa, e termina –
Invisibile – Sconosciuta. [...]

(E. Dickinson)

I corridoi della scuola erano gremiti di studenti appena rientrati, tutti intenti a scambiarsi saluti e a organizzare programmi per l'ultimo pomeriggio libero prima delle lezioni.

James aveva lasciato la Torre di Grifondoro con il preciso obiettivo di raggiungere la Sala Grande, dove Rose gli aveva detto di aver incontrato Albus. Tuttavia, Luke, che era molto più cordiale e socievole di lui, continuava a fermarsi per scambiare convenevoli con chiunque conoscesse.

Prese in considerazione l'idea di piantarlo lì e andarsene, ma non fece in tempo a decidere in tal senso che il professor Corner gli si avvicinò abbastanza da impedirgli la fuga.

«Potter!», lo salutò con entusiasmo. «Bentornato.»

«Salve, professore. Spero abbia trascorso buone feste», replicò, celando sotto l'educazione l'insofferenza dovuta all'ennesima perdita di tempo.

«Meravigliose, grazie. Sei pronto per ricominciare? Ti aspettano mesi importanti.» Gli batté una mano sulla spalla. «I risultati che avrai ai M.A.G.O. determineranno la possibilità di accedere all'addestramento per Auror e... be', sappiamo tutti che buon sangue non mente», disse facendogli l'occhiolino. «Ma dovrai comunque impegnarti.»

James nascose una smorfia dietro a un finto sorriso. «Senz'altro.»

«Se dovessi avere bisogno di aiuto, la porta del mio ufficio è sempre aperta», lo rassicurò il professore.

Lui represse l'impulso di alzare gli occhi al cielo. Non si capacitava delle ragioni per cui a tutti sembrava importare della sua carriera. Non era soltanto affar suo che ottenesse i voti necessari a diventare Auror? Perché il suo futuro doveva essere una questione di stato? «Me ne ricorderò», ribatté senza riuscire a fingersi grato. «Con permesso.»

Lo lasciò lì, senza preoccuparsi di essere stato brusco, e si avviò verso la Sala Grande. Luke lo raggiunse di corsa, affiancandolo mentre procedeva a passo svelto. «Che è successo?», gli domandò, cogliendo il suo stato d'animo. «Che ti ha detto Corner?»

«Che la sua porta è sempre aperta», sintetizzò James, senza guardare l'amico. «Perché sia mai che James Sirius Potter possa avere difficoltà nel seguire la strada che tutti si aspettano che percorra.»

Luke si accigliò. «E allora? Tu hai sempre fatto tutto da solo. Ti preoccupi che non ti siano riconosciuti i tuoi meriti?»

Non ci pensava più da anni, al fatto che la gente desse per scontato che i suoi successi prescindessero dalle sue abilità. James aveva imparato presto che agli occhi degli altri sarebbe stato sempre il figlio di Harry Potter e che ogni traguardo sarebbe stato ritenuto scontato – se non addirittura agevolato.

Non gli importava di vedersi riconosciuti i propri meriti. Voleva solo tornare ad avere la certezza che ciò che faceva era il frutto di un desiderio personale e non delle aspettative altrui.

«No», replicò. «Non lo so. Non mi interessa.»

Luke parve confuso, ma non insisté.

Voleva trovare Albus e assicurarsi che stesse bene, poi magari avrebbe trascorso il resto del pomeriggio in sella a una scopa con il vento tra i capelli, scacciando i dubbi che continuavano ad affollargli la mente.

***

«E tu, Capitano? Come stai?»

Scorpius si impose di non innervosirsi: Darlene gli voleva bene e non era colpa sua se era l'ennesima persona che gli poneva quella stessa domanda. «Sto bene, grazie.»

In un altro momento non glielo avrebbe chiesto nessuno. Dov'erano finiti gli scambi di battute e le prese in giro tra compagni al rientro dalle feste? Quando erano diventati tutti così adulti da preoccuparsi che stesse bene, da guardarlo negli occhi e aspettarsi una risposta seria? E, soprattutto, che avrebbero fatto se avesse detto la verità?

«Mi fa piacere! Oliver mi ha raccontato che eravate un bel gruppetto qui a scuola, almeno avete trascorso insieme le fes...»

«Scusa, Darlene», la interruppe Albus, afferrandolo per un polso e trascinandolo via di colpo. «C'è mia sorella, devo assolutamente salutarla.»

Non attese nemmeno la sua replica e si allontanò dalla ragazza, portandoselo dietro. Scorpius aspettò di non essere più a portata d'orecchio prima di parlare. «Ma non l'hai già salutata?»

«Non avresti tollerato cinque minuti in più di attenzioni», si giustificò lui, dirigendosi comunque verso il tavolo dei Grifondoro. «E neanche io.»

La Sala Grande era affollata come lo era durante i pasti, ma i tavoli spogli suggerivano con chiarezza la particolarità dell'occasione. Era diventata lo spontaneo luogo di ritrovo degli studenti che, rientrati dalle vacanze, volevano incontrare e salutare i propri amici, soprattutto quelli con cui non condividevano la Sala Comune: divise di colori diversi si mescolavano in calorosi abbracci di bentornato e un continuo viavai di persone attraversava gli ampi battenti in cerca di qualcuno o con il proposito di sfruttare le ultime ore di libertà.

Potter e Goldstein entrarono in Sala Grande prima che Albus potesse raggiungere la sorella e, con l'insopportabile quanto infallibile abilità che James il Perfetto aveva di attirare tutti gli sguardi su di sé, il maggiore dei Potter incrociò gli occhi del fratello e alzò un braccio per salutarlo.

Scorpius decise che se almeno lui non si fosse comportato in maniera fastidiosamente normale, gli avrebbe tirato un pugno.

«Ciao», disse James ad Albus non appena l'ebbe raggiunto, stringendolo in un abbraccio.

«Com'è andata?», fece lui, godendosi quella premura più di quanto avrebbe ammesso ad alta voce. «Teddy e Victoire?»

James alzò gli occhi al cielo. «Non si sono scollati neanche un secondo», replicò fingendo un conato di vomito. Albus scoppiò a ridere.

«Albus, Scorpius», li salutò Luke, educato.

«Ciao, Goldstein.»

«Malfoy», esordì James, come se si accorgesse per la prima volta della sua presenza. «Che spiacevole novità trovarti appiccicato a mio fratello.»

Grazie a Salazar. «Potter, quello sorpreso sono io. Credevo che la sconfitta avesse ridimensionato il tuo ego, invece sei il solito pallone gonfiato.»

«Curioso che sia tu a menzionare la partita», intervenne Luke, con un sorriso serafico, «visto che Serpeverde ha vinto grazie ad Albus che giocava al posto tuo.»

«Ma noi siamo una squadra», ribatté il diretto interessato, pronto a dare man forte a Scorpius. «Non un imbarazzante gruppetto di individualisti.»

«Qualcuno ha dato a Grifondoro degli individualisti?» Dominique si infilò tra il capitano e il Cercatore, alzandosi sulle punte per posare un braccio sulle spalle di ciascuno dei due. «Esci con me, Malfoy, così ti faccio vedere quanto sono generosa.»

James se la scrollò di dosso con uno strattone infastidito.

Fu Len a risponderle per le rime, riequilibrando una discussione che fino a prima del suo arrivo vedeva i Serpeverde in svantaggio numerico. «Si chiama dignità, Dominique», la informò. «Capisco che ti costi un certo sforzo, ma abbine un po'.»

«Non ha tutti i torti», borbottò James, guadagnandosi un'occhiata velenosa da parte della cugina.

«Siete pessimi», dichiarò lei, senza scomporsi. «E l'unico che non si lamenta delle mie avances è il diretto interessato.»

«Forse perché vorrei che non fosse necessario», si trovò costretto a rispondere Scorpius.

«Non lo è», confermò Dominique, fingendo di non capire. «Ma so che sei una persona riservata e non ti piace parlare di queste cose davanti agli altri.»

Così dicendo, gli sfiorò la guancia con un dito in un tocco talmente rapido che lui non ebbe neanche il tempo di realizzarlo.

«Perché non la smetti?», propose Albus, con un sorriso che era la quintessenza del veleno.

Sorpresa dal vederlo schierato contro di lei, Dominique si accigliò.

«Veniamo anche noi!»

Si voltarono tutti verso Lily che, tenendo i gemelli Scamander per un polso ciascuno, si avvicinava a passo di carica all'improvvisato gruppetto. «Non provate a dirci di no, veniamo anche noi», ripeté in tono più basso, quando fu in mezzo a loro.

«Dove?», chiese James.

«A Hogsmeade, ovviamente. Per una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa.»

Sei persone le rivolsero occhiate confuse. Lorcan – o Lysander – alzò gli occhi al cielo. L'altro gemello ridacchiò.

«Io passo», dichiarò Len, la più svelta a riaversi dalla sorpresa. «Nemmeno Salazar in tutta la sua grandezza avrebbe tollerato di stare in mezzo a tanti Grifondoro in una volta sola.»

«Io ci sto!», fece Dominique.

«Oh, ma potete portare qualcuno dei vostri», replicò Lily in tono innocente, rivolgendosi a Len e ignorando la cugina. «Anzi, perché non vai a chiamarli? Anche Rose e Cassidy ci raggiungeranno a momenti, poi potremo andare.»

Eleanor rimase in silenzio a fissarla per un istante come se avesse di fronte una specie di Creatura Magica non identificata. Si studiarono senza aggiungere altro e nessuno dei presenti osò rompere lo strano equilibrio di quel momento. Scorpius notò che uno dei gemelli si era liberato dalla presa di Lily e le stava stringendo la mano, come per trattenerla e impedirle di travolgere la Serpeverde con la sua esuberanza.

Len cedette con un sospiro. «Se a voi va bene...»

Si voltò verso di loro e a sua volta Albus interrogò lui con lo sguardo. Scorpius si domandò se non ci fosse qualcosa che gli sfuggiva – come sempre quando c'era di mezzo Lily Luna Potter – ma poi gli venne in mente il modo in cui l'espressione di Albus si era illuminata mentre si lasciava abbracciare dal fratello. Realizzò che c'era soltanto una risposta che avrebbe potuto dare: «Perché no.»

Albus sorrise e si voltò verso James, che sembrava non aver neanche capito di essere stato incastrato a trascorrere il pomeriggio con loro. Un'occhiata al viso carico di aspettative del fratellino e parve giungere alla sua stessa conclusione. Incrociò lo sguardo di Luke, che annuì, poi piegò in su l'angolo della bocca in una parvenza di sorriso. «E Burrobirra sia.»

***

Il gruppo era numeroso abbastanza da richiedere l'accostamento di diversi tavoli, ed eterogeneo a tal punto da suscitare le occhiate nervose degli avventori del locale. I Tre Manici di Scopa ospitava spesso gli studenti di Hogwarts e, negli anni, era stato teatro di episodi di varia natura – dalla nascita dei primi amori allo scoppio di vere e proprie risse.

Mai, tuttavia, una compagnia così male assortita si era presentata con l'intenzione di spartire un momento di pura e semplice convivialità.

Rose si guardò intorno con un misto di preoccupazione e curiosità, e considerò che la situazione, per quanto insolita, prometteva risvolti interessanti.

Eleanor Zabini aveva annunciato di avere fame, ma di non essere disposta a ingerire le calorie di un'intera fetta di crostata dopo gli eccessi delle festività. Con sua sorpresa, Cassidy si era detta d'accordo e avevano deciso di dividerne una. Venti minuti dopo, con la coerenza che le accomunava, ne avevano ordinata una seconda porzione.

James, Luke e Oliver parlavano di Quidditch come se non giocassero in squadre avversarie, perché, a quanto pareva, l'amore per i Cannons e una comune antipatia per i Magpies li univa al di là dei colori scolastici. Dominique e Karen, che inizialmente sembravano aver trovato il loro posto in quella stessa conversazione, se ne distaccarono presto per iniziare un fitto confronto sui recenti acquisti dei Falmouth Falcons.

Seduta a capotavola tra Lorcan e Lysander, Lily Luna osservava soddisfatta il miracolo che era riuscita a realizzare, scambiandosi sussurri con i gemelli.

«Mi sembra incredibile», dichiarò Rose, quasi parlando tra sé. «Di solito non riusciamo a stare in una stessa stanza senza litigare e oggi dividiamo cibo e chiacchiere come se fossimo tutti amici da sempre.»

«È sorprendente», convenne Scorpius, seduto accanto a lei. «Ed è anche piacevole. Forse ci sottovalutiamo quando pensiamo di non poter condividere bei momenti nonostante i nostri trascorsi.»

Rose gli sorrise. «Sono contenta che siamo qui.»

Lui dovette riconoscere in quelle parole un proposito di apertura a quell'amicizia che lui le aveva domandato senza avere il diritto di farlo, quindi si illuminò. «Anch'io.»

Nel posto accanto, Albus si sporse pericolosamente dalla sedia per sfuggire a Len, alla quale aveva rubato la forchetta e un pezzo di crostata. «Sei un criminale

Scorpius mosse il braccio d'istinto per sorreggerlo e impedirgli di sbilanciarsi. Quando lui fu tornato in equilibrio, lo lasciò subito andare.

Rose si domandò quanti di quei piccoli gesti avesse sottovalutato nel corso degli anni – e quanto a lui dovesse essere costato reprimerli o nasconderli. Aveva imparato a conoscere la sua gentilezza e il modo in cui sapeva prendersi cura degli altri, e quasi lo aveva rimproverato per essere stato sempre così perfetto nei suoi confronti, impedendole di odiarlo per una mancanza d'amore che, invero, non era neanche colpa sua.

Scorpius ci aveva provato e non era bastato, e a farne le spese era stata soprattutto lei, ma non si era mai soffermata a chiedersi se non soffrisse anche lui a non provare quel sentimento che avrebbe reso più vero il loro rapporto. Non si era domandata se anche lui lo desiderasse quanto lo desiderava lei – e se gli pesasse il non amore quanto pesava a lei.

E forse Scorpius aveva tanto da dare, ma poca facoltà di destinarlo come preferiva.

Pensi che si possa scegliere di chi innamorarsi?

Albus glielo aveva chiesto con il senso di colpa negli occhi e Rose non aveva capito niente. Poi gli aveva risposto che lei non aveva potuto – e neanche Scorpius – e allora aveva compreso che si può solo sperare di avere la fortuna che accada – e di essere ricambiati con la stessa intensità.

Non c'era niente di più giusto di due persone capaci di rendersi felici con la semplice reciprocità di un sentimento.

«Ma tu stai bene?», le sfuggì.

Scorpius la guardò perplesso, il tono strano della domanda che sottintendeva qualcosa di inspiegabile.

«Voglio dire», precisò Rose, scuotendo la testa per impedirsi di dar voce ai pensieri senza alcun filtro, «so che stai male, è un brutto momento e tutti ti chiederanno come stai, pur essendo terrorizzati dalla possibilità che tu risponda con la verità.»

Lui sorrise amaro, aspettando che proseguisse.

«Ma, ogni tanto, stai anche bene?»

Scorpius inclinò la testa, scrutandola come faceva sempre quando stavano insieme e lei apriva un discorso spinoso. «A volte sono così felice che mi sento in difetto», ammise.

Rose sorrise. «Bene. Non per il senso di colpa, ovviamente. Quello è stupido. Ma sono contenta che tu sia felice.»

Lui scoppiò a ridere. «Davvero?»

«Davvero.»

«Spero lo sia anche tu.»

Lei annuì, scoprendosi sincera.

«Vado a prendere altre Burrobirre», annunciò Luke, alzandosi dal posto di fronte a lei.

«Ti accompagno», si offrì.

«Non serve.» Il tono brusco di quella replica e la velocità con cui le diede le spalle e si allontanò la lasciarono di stucco.

«Si è innervosito per colpa mia», dichiarò Scorpius, spingendola a voltarsi in cerca di ulteriori spiegazioni. «Perché parlavi con me», precisò.

«Lo confondi con James», replicò Rose, fingendo un divertimento che in realtà non provava. La turbava che Luke le avesse risposto con tanta freddezza, vista la premura con cui era solito rivolgersi a lei.

«Potter ce l'ha con me sempre. Goldstein solo quando sono troppo amichevole con te.»

«Non ti seguo.»

«Ma dai!», fece lui con l'aria di chi la sa lunga. «Non lo vedi come ti guarda?»

Rose avvampò. Un imbarazzo improvviso le fece desiderare di potersi mimetizzare con il muro alle proprie spalle e di riuscire a cancellare dalla mente quelle parole che le accendevano dentro speranze inopportune. «Non dire sciocchezze.»

«Fai sul serio?», insisté Scorpius, guardandola come se le sfuggisse un'ovvietà. «L'unico a non capirlo è Potter, che è chiaramente troppo tardo per trarre conclusioni intelligenti. E a quanto pare tu.»

«Che vuoi che gli importi di me?», si schermì lei. «Luke è...»

«Bello? Intelligente? Sensibile?», suggerì lui. «Come te.»

Rose si coprì la faccia con le mani. «Mi stai mettendo in imbarazzo.»

Lui rise. «Facciamo così: domandalo a tua cugina.»

Lei lo scrutò attraverso le dita allargate. «Dominique?»

«Lily. Lei sa sempre tutto.»

«Davvero?»

Scorpius le rivolse un sorriso furbo. «Chi credi sia stato a metterci tutti intorno a questo tavolo?»

***

«A me sembra un'idea molto divertente», stava dicendo Dominique, in merito al progetto interdisciplinare menzionato da Albus. Len gli dava gomitate fin troppo decise ogni volta che lui si avvicinava a dare dettagli su ciò che il loro gruppo stava preparando. «Sono sicura che l'obiettivo sia farvi cooperare, non credo che questo genere di attività possa avere impatti negativi sui voti», spiegò la più grande.

«Sentito, Lily? È una buona notizia anche per te, visto che è probabile che ripropongano il progetto anche per i prossimi anni», la informò il fratello.

«Prenderò in prestito la tua idea, tanto per allora l'avranno già dimenticata tutti», replicò lei, che invero li stava ascoltando solo distrattamente. La sua attenzione era tutta rivolta a Karen e Oliver, che si stavano scambiando un'occhiata intensa.

«Stanno insieme», disse Lysander a voce bassa, in modo che potesse udirlo soltanto lei.

Da quando?

«Dopo Capodanno. Si sono avvicinati durante le vacanze.»

Avevano affinato nel tempo quel modo di comunicare che richiedeva soltanto poche parole. Loro sussurravano, lei si limitava a pensare, puntando sulla certezza che fossero sempre in ascolto.

Non sapeva della nuova coppia formatasi tra le fila dei Serpeverde, ma era contenta di sapere che i giorni di festa avevano fatto bene anche a loro. Dopo la storia con Kirke, Cassidy aveva avuto modo di sfogare la propria rabbia con una vendetta ai suoi danni, ma Lily non si era soffermata a chiedersi come avesse reagito l'altra ragazza che il Portiere di Grifondoro aveva ferito nel portare avanti due relazioni parallele.

Il sorriso che Karen rivolse a Oliver in quel momento le suggerì che a Jordan Kirke, ormai, non ci pensava più nessuno.

«Ci pensa James», la corresse Lysander, sporgendosi verso di lei per sussurrarle all'orecchio. «Crede che Luke potrebbe trovare un Portiere migliore.»

Lily ridacchiò e incrociò lo sguardo di Scorpius Malfoy, che esitò un istante prima di riportare gli occhi su Albus.

«Pensa che tu e Lys abbiate una relazione», la avvisò Lorcan senza guardarla, per rispondere alla sua muta curiosità. «Vi vede bisbigliare e ridere e... be', con tutto l'amore che c'è nell'aria mi sembra una conclusione sensata.»

«Davvero?»

«Già.»

Certe volte, come in quel caso, Lily rinunciava a mantenere silenziosa la loro conversazione perché credeva nell'importanza di dare voce ad alcuni pensieri. «Allora che ne diresti di baciarmi per confonderlo?»

Lorcan si accigliò e si voltò a fronteggiarla con lo sguardo. Un mezzo sorriso gli curvava le labbra. «Non ci penso proprio.»

E invece ci pensava eccome, Lily non era in grado di leggergli la mente, ma Lorcan poteva farlo con lei ed entrambi conoscevano bene la visione che aveva avuto su loro due – un bacio dapprima casto, poi più profondo, in un cortile di Hogwarts, un'immagine solida, che non aveva mai vacillato di fronte ai finti rifiuti di Lorcan.

«Potrebbe essere mio fratello», sussurrò lui, in risposta a ciò che lei aveva richiamato alla mente.

«Neo sotto l'orecchio», dichiarò Lily, come faceva ogni volta che lui provava ad attribuire quel futuro al gemello. «Sei tu.»

Accanto a loro, Lysander sbuffò. Lorcan gli lanciò un'occhiata divertita.

«Secondo me è ora di piantarla.»

L'irritazione nella voce di Albus, che strideva con il suo usuale modo di fare, attirò l'attenzione di Lily su Dominique, che aveva lasciato il proprio posto per sedersi in braccio a un altrettanto infastidito Scorpius. «Davvero, Domi, non è il caso.»

«Oh, non essere timido!», replicò lei, allacciandogli le braccia intorno al collo. «Non devi preoccuparti per Rose, lei sta benissimo.»

Sentendosi nominata e trovandosi gli occhi di tutti puntati addosso, la diretta interessata sollevò le mani. «Se è la mia benedizione che volete, prego

Scorpius le rivolse un'espressione tradita; Albus spalancò la bocca e poi la richiuse, incredulo.

Lily rivide le immagini che avevano affollato la sua mente quando un paio d'ore prima, in Sala Grande, quello stesso tema aveva innescato una serie di reazioni e una concatenazione di eventi che era sua intenzione favorire – il fastidio di Albus, la rabbia di James, la stanchezza di Scorpius, il sollievo di Rose, e la competizione e l'orgoglio e il delinearsi di nuove decisioni.

Lily voleva solo posare il dito sulla crepa che percorreva il vetro colorato del quadro che rappresentava tutti loro, e spingere. Voleva vederlo andare in frantumi sotto i loro occhi per lasciare spazio a un futuro diverso, fatto da altre dinamiche – un'immagine nuova, con gli stessi colori, ma con forme mai viste prima.

Lorcan le strinse la mano sotto il tavolo, come faceva sempre quando la invitava a esercitare cautela. Ma l'innesco, ormai, c'era stato. E lei non aveva intenzione di soffocare quella scintilla – no, lei voleva alimentare la fiamma.

«Ti prego, Rosie, non dire così», commentò James in tono velenoso. «A te starà anche bene, ma sono già sufficienti le volte in cui è Albus a portarci a casa Malfoy. Non serve che a qualcuno venga in mente di farcelo tollerare ancora più spesso.»

«James!», lo richiamò Albus, scocciato dall'aperta maleducazione del fratello.

La replica di Scorpius non si fece attendere: «Ma che problemi hai, Potter?»

«Tu sei il mio problema.»

«James», fece Dominique, alzandosi e facendosi improvvisamente seria. «Adesso basta.»

«Ti sta illudendo, Domi», ribatté lui. «O pensi davvero che alla fine cederà alle tue insistenze? Guarda che non le rifiuta apertamente solo perché fanno bene al suo ego.»

«Quand'è che imparerai a farti gli affari tuoi?», sbottò Scorpius. «Sei tu quello egocentrico se ritieni di doverti intromettere in un qualsiasi rapporto tra me e uno dei tuoi parenti.»

«Non vuole ferirla, né rendere evidenti i suoi sentimenti per Albus», sussurrò Lysander all'orecchio di Lily, per rispondere alle osservazioni del fratello. «Tiene a lei come amica e soprattutto non vuole forzare lui a...»

«Lo so», tagliò corto Lily, riportando l'attenzione sulla discussione. Non voleva rischiare di perdere l'occasione giusta di intervenire.

«Egocentrico, dici tu.» James strinse i pugni sul tavolo. «Dal mio punto di vista invece sto cercando di prevenire uno dei disastri che sei solito lasciarti alle spalle.»

«Ma di che parli?»

«Di chi resta dopo, a guardare soffrire quelli che tu ferisci!»

Luke fece per intervenire e calmare James, ma Lily vide le sue intenzioni e scosse la testa con decisione. Per fortuna, il Caposcuola si accorse del suo gesto e si fidò di lei abbastanza da desistere.

«Lo hai fatto con Rose», proseguì lui implacabile, «e inevitabilmente lo farai con Albus, che ancora non si rende conto che a te non importa di lui quanto a lui di te.»

Chiamati in causa e carichi di sdegno, entrambi i ragazzi tentarono di replicare, ma James proseguì con risolutezza: «Vuoi aggiungere Dominique alla lista, così puoi spuntare un'altra persona dall'elenco della nostra famiglia?»

Scorpius si alzò in piedi ed estrasse la bacchetta, subito imitato dall'altro. Se la puntarono contro, separati solo dallo spazio del tavolo.

«Dammi una scusa», lo pregò James, che sembrava sul punto di cedere all'ira.

«Basta così», fece Luke, strattonandogli il gomito e costringendolo ad abbassare l'arma. «Ci stanno guardando tutti.»

Albus si mise a sua volta davanti a Scorpius, posandogli una mano sul braccio che stringeva la bacchetta. «Per favore.»

Lui obbedì subito, ma gli occhi rimasero puntati in quelli di James.

«Andiamo fuori», suggerì Rose, allertata dall'attenzione del resto della clientela.

«Potreste risolverla in maniera più discreta», intervenne Lily, cogliendo quella che le parve essere un'opportunità. «Usciamo e duellate dove nessuno possa interrompervi.»

Tutti si voltarono a guardarla, sconvolti. James parve considerare l'idea. Scorpius, che normalmente era più incline a disinnescare quel genere di conflitti per amore di Albus, pure. Lorcan le stritolò la mano.

«No», s'intromise subito Rose.

«È una pessima idea», si accodò Eleanor, che fino a quel momento era rimasta in silenzio.

«James», lo richiamò Luke, «non ci pensare nemmeno.»

Albus rimase in silenzio, turbato.

«Non è meglio fare le cose per bene?», osservò Lily in tono ragionevole. «Con tutti noi presenti, fuori dalla scuola. Li lasciamo sfogare questa insofferenza da maschi alfa che provano uno nei confronti dell'altro ed evitiamo che si azzuffino in un corridoio di Hogwarts o improvvisino uno scontro notturno in un contesto in cui nessuno di noi potrà impedire loro di fare sciocchezze.»

«Non ha tutti i torti», mormorò Oliver, che nel silenzio generale fu udito da tutti.

«Scorpius», tentò di dissuaderlo Eleanor. «È una stronzata. Albus, diglielo.»

Lui parve riaversi. «Ha ragione lei», gli fece notare.

Scorpius, però, non stava guardando i propri amici. Studiava invece Lily, che sostenne il suo esame con un'espressione neutra stampata sul volto. Avrebbe voluto sapere cosa stava pensando Malfoy, ma l'attenzione di tutti puntata su di lei impediva a Lysander di soddisfare quella curiosità senza dare nell'occhio.

«Che vuoi fare?», lo interrogò James, che sembrava aver preso la propria decisione. Lei li vide sulla neve a dieci passi di distanza, le bacchette puntate e tutti loro ad assistere al duello. «Vuoi tirarti indietro?»

Dominique alzò gli occhi al cielo; Rose si strinse le braccia intorno al corpo, preoccupata. Lily sorrise.

«Scorpius», mormorò ancora Albus, suggerendogli una risposta nel tono implorante con cui gli si rivolse.

Lui lo ignorò. «Non ci penso proprio.»

***

Quando trovarono una zona abbastanza isolata da non dare nell'occhio, Karen e Len si scambiarono uno sguardo.

«Hanno improvvisato una battaglia di palle di neve proprio qui», spiegò Lorcan, sistemandole il cappello sulla testa. Lily lo guardò mentre le sfiorava il viso con le mani. «Sei sicura?»

Lei annuì.

Scorpius e James presero posizione uno di fronte all'altro. Nel mezzo, Oliver iniziò a scandire le regole dell'incontro.

«Si attacca al mio tre e non prima. Non è ammesso l'uso della magia oscura né l'intervento di altri, con l'eccezione del sottoscritto, che farà da arbitro.»

«Non mi piace», dichiarò Albus.

Luke sospirò. «Sei mai riuscito a dissuadere tuo fratello quando si mette in testa qualcosa?»

«No, ma di solito ci riesco con Scorpius.»

«Qualora dovessi intromettermi, il duello sarà da ritenersi concluso. Chi dei due risulterà disarmato o incosciente perderà, e il duello sarà da ritenersi concluso.»

Rose si avvicinò a Lily, ignorando i gemelli. «Ma che ti è saltato in mente?»

«Rosie...»

«Ti sembra un suggerimento da dare? Era già tanto che non ci avessero pensato da soli, a un duello!»

«Fidati di me», replicò Lily, cercando di trasmetterle con lo sguardo la sicurezza che provava. «Servirà a entrambi.»

Alcuni futuri che fino a quel momento erano sembrati molto probabili sembravano del tutto svaniti. Chiarissimo, nella sua mente, era l'incontro che stava per svolgersi sotto i loro occhi, che avrebbe avuto una serie di conseguenze a lungo termine in cui lei sperava.

«Se uno di voi lascerà cadere la bacchetta, il gesto sarà interpretato come una resa e il duello sarà da ritenersi concluso

Rose non parve convinta. «Spero proprio che tu abbia ragione.»

«Uno

«Ce l'ho», dichiarò lei.

«Due

Albus intercettò l'ultimo brandello di conversazione e rivolse uno sguardo indecifrabile alla sorella. Lily gli rispose con un cenno.

«Tre!»

***

Lo Schiantesimo di James si abbatté contro il suo scudo con una potenza maggiore di quella che si era aspettato. Scorpius vacillò, ma registrò con un angolo della mente che non una sola parola era uscita dalla bocca del suo avversario.

Non aveva considerato di doversi misurare con incantesimi non verbali. Sapeva di essere in svantaggio e che le possibilità di vincere quel duello erano estremamente scarse, ma aveva sempre amato le sfide in cui partiva sfavorito, e a quella in particolare non si sarebbe mai sottratto.

Anche Scorpius era in grado di lanciare alcuni semplici incantesimi senza pronunciarne la formula, ma la potenza e la precisione di James restavano un'abilità che per il momento lui poteva soltanto invidiare.

Si vide arrivare addosso una rapida successione di colpi. Riuscì a pararne la maggior parte concentrando tutte le proprie energie nell'erigere Incantesimi Scudo, ma fu costretto a schivarne fisicamente altri per avere il tempo di contrattaccare.

«Stupeficium!»

L'incantesimo, che James bloccò con un semplice movimento del polso, gli costò qualche istante di troppo: il contrattacco del suo avversario lo sfiorò a una coscia, lasciando uno strappo sui pantaloni e spegnendosi nella neve mista a fango che copriva il terreno di scontro.

Era una battaglia dall'esito così scontato da essere priva di senso. Scorpius sapeva di essere bravo, ma il modo in cui combatteva James lo poneva su tutt'altro livello. Realizzò che sarebbe stato in grado di sconfiggere maghi adulti di grande esperienza e per la prima volta comprese perché tutti sostenevano che sarebbe stato un ottimo Auror – e perché Albus soffrisse tanto il paragone con il fratello.

Si aspettò di scorgere sul suo viso la soddisfazione dovuta alla certezza che avrebbe vinto, ma James, seppur fiducioso nelle proprie capacità, non sembrava affatto godersi lo scontro. Tenendo la bacchetta ancora sollevata, infatti, s'immobilizzò. «Intendi continuare a difenderti finché ne avrai la forza o proverai ad attaccare?»

Era una chiara provocazione, ma diversamente dal solito il tono del suo avversario era stanco, quasi infastidito dalla necessità di portare avanti quell'incontro che lui stesso aveva chiesto.

Scorpius, che avrebbe potuto prolungare la sfida per il semplice gusto di irritarlo, scelse di raccogliere il suo invito e gli scagliò contro un Incarceramus, subito vanificato da un Protego.

«Siamo qui perché lo hai voluto tu, Potter», gli ricordò.

Quell'affermazione parve riaccendere l'ira nel suo sguardo e un guizzo della mascella di James accompagnò la risposta che ne seguì: «Stupeficium!»

Era il primo incantesimo che pronunciava a voce alta e la potenza del colpo, assorbita da uno scudo che non aveva speranze di neutralizzarlo completamente, si riverberò in tutto il braccio di Scorpius.

Vacillò, e per sfuggire agli attacchi successivi trovò rifugio dietro al tronco di un albero. Gettò un'occhiata a lato, ma riuscì a vedere soltanto Albus, al margine del gruppo di ragazzi che assistevano al duello. Notò la preoccupazione sul suo viso e per la prima volta si chiese che cosa stessero facendo.

«Facciamola finita, Malfoy!», sentì gridare James.

Aveva accettato di duellare per il piacere di cedere al risentimento, ma se lo era concesso anche perché gli era sembrato che Lily avesse in mente qualcosa; tuttavia in quel momento, non riuscendo a scorgerla dal proprio nascondiglio, si domandò se non avesse frainteso le sue intenzioni. Era comunque troppo tardi per preoccuparsene: se pure fosse riuscito a incrociare il suo sguardo mentre affrontava James, la sua espressione imperscrutabile non gli avrebbe dato alcuna risposta. D'altronde aveva scelto di fidarsi, e un atto di fede non comprendeva la possibilità di ricevere spiegazioni nei momenti difficili.

Impugnò la bacchetta e trasse un profondo respiro.

Uscì allo scoperto con l'incantesimo già pronto sulle labbra – lo vide attraversare lo spazio tra lui e James, incrociare il cammino di un colpo gemello che volava in direzione opposta, e infine abbattersi su uno scudo eretto con una rapidità magistrale.

Poi, il buio.

***

«Innerva.»

Lily guardò Oliver che faceva rinvenire Scorpius sotto gli sguardi preoccupati di Albus e Len. Lo Schiantesimo non avrebbe lasciato ferite che non fossero quella all'orgoglio del giovane Serpeverde, eppure tutti si stavano affannando ad accertarsi che stesse bene.

Solo Luke mostrò una preoccupazione analoga nei confronti di James, che se ne stava in piedi nel punto da cui aveva lanciato l'incantesimo della vittoria, la bacchetta abbassata e un'espressione vuota stampata sul volto.

«Che c'è?», le domandò Lorcan, ma lei non sapeva come rispondere a quella domanda.

Si stava appigliando al proprio potere come mai prima, ricercando dentro di sé la scintilla necessaria a figurarsi un nuovo futuro – scaturito dal percorso che lei stessa aveva tracciato.

Quello che vedeva era un consistente ventaglio di possibilità. C'erano ancora, e a cambiare era stato solo il grado di probabilità con cui percepiva l'avverarsi di un evento o l'altro.

Li sentiva sempre tutti, i futuri infelici dei suoi fratelli che aveva dovuto tollerare di conoscere – costellati di scelte sbagliate, di sacrifici non richiesti, di paure che avrebbero vinto sui sogni. Non ne poteva più di sapere per poi scoprire di poter intervenire solo in maniera marginale sulle scelte degli altri.

«Non puoi davvero credere di poter decidere tu», replicò Lorcan al caos dei suoi pensieri. «Non c'è nessun percorso da tracciare. Ognuno di noi segue la propria strada.»

«È andata come previsto», le fece notare Lysander. «Che ti aspettavi di più?»

«Qualche certezza», rispose lei, cedendo alla necessità di dare voce a quel desiderio.

Lorcan si accigliò. «Sul futuro? Non credo sia possibile.»

«Sarai soddisfatto, Potter», stava dicendo Scorpius, che nel frattempo si era rialzato, «di aver battuto uno che ha due anni di esperienza in meno di te.»

«Non lo provocare», lo ammonì Albus, mentre dava la schiena a James e gli posava entrambe le mani sulle spalle, come per accertarsi che fosse tutto intero.

«Mi avrebbe dato soddisfazione saperti fuori dalla vita di mio fratello, ma a giudicare da come ti sta appiccicato dubito che metterti al tappeto sia servito allo scopo.»

Albus si voltò per scoccargli un'occhiata carica di irritazione. «Fatti gli affari tuoi, James.»

Lo sguardo di Scorpius, cupo e pieno di risentimento, accese in Lily una nuova istintiva preoccupazione.

«Sta considerando di dirglielo», la informò Lysander, contrito.

Lei non capì, ma si trovò a soffermarsi sull'espressione di amaro divertimento di Lorcan. «Che si scopa il fratellino», aggiunse lui senza tatto.

Il terrore la assalì in modo imprevisto. Non seppe neanche dire se fosse il suo potere o semplice buon senso, ma si figurò con chiarezza il disastro che sarebbe seguito a quella decisione – Albus in imbarazzo, Rose a disagio, James furente. Sarebbe venuta fuori soltanto la pura e semplice verità, dietro alla quale non avrebbero dovuto esserci vergogna o dispiacere, ma i rapporti tra tutti loro sarebbero stati danneggiati in maniera irreparabile.

Poi Scorpius si voltò a guardare lei, con la precisione di chi sa esattamente cosa cercare.

Lily sentì la paura svanire e quel futuro carico di rancore – che avrebbe avuto origine dalle scelte di lei, dalle parole di lui – sbiadire fino a che non le parve che non fosse mai esistito.

Scosse comunque la testa, come per suggerirgli di non dare seguito a quell'idea che, lei lo sapeva, Scorpius aveva già abbandonato.

«Dovremmo rientrare a scuola», disse lui.

Albus smise di fissare il fratello con ostilità e tornò a guardare Scorpius. Rose si avvicinò a James e gli posò una mano sul braccio, nel tentativo di dissuaderlo dall'obiettare a quella proposta.

Lily non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo. «Andiamo.»

***

Quando entrò nella propria stanza e scoprì che Neil e Tom non c'erano, Scorpius ringraziò mentalmente Salazar e si voltò con l'intenzione di chiudere la porta e baciare Albus al sicuro da sguardi indiscreti.

Tuttavia, Len si insinuò all'interno insieme a loro e sigillò l'uscita per impedirgli la fuga. Si guardò intorno, individuò il libro che Scorpius teneva sul comodino e, cogliendolo di sorpresa, lo abbatté con decisione sulla sua testa.

«Razza di idiota», lo rimproverò, dando sfogo alla preoccupazione che aveva contenuto fino a quel momento. «Ma cosa diavolo ti salta in mente?»

Scorpius beccò almeno tre colpi prima di riuscire a immobilizzarla. Albus, indifferente alla furia di Len o forse addirittura persuaso che lui meritasse di essere picchiato, si era allontanato e non pareva affatto intenzionato a intervenire.

«James Sirius Potter!», scandì lei, dibattendosi per liberarsi dalla sua stretta. «Ti rendi conto che hai accettato di duellare con lo studente più abile che Hogwarts abbia visto da anni

«Sono finito con il culo nella neve, Len», le fece notare, mettendo al sicuro il proprio libro – e se stesso. «Ho ampiamente pagato l'errore di averlo sottovalutato.»

«Quello ti odia, Scorpius.»

Albus serrò le labbra, ma Len non parve accorgersene.

«Poteva farti male sul serio.»

«No, invece», lo difese Scorpius, nonostante gli costasse farlo. «È irascibile e arrogante, ma non è una cattiva persona.»

Len non sembrò convinta, ma parve perdere di colpo la forza di rimproverarlo. «Mi hai fatto preoccupare.»

«Mi dispiace», disse lui, accarezzandole un braccio. «Pensavo che assecondandolo avremmo raggiunto il culmine di questa inutile faida e si sarebbe stancato di attaccare briga con me. Non è stata una buona idea.»

Lanciò un'occhiata ad Albus, che si manteneva a distanza, le braccia incrociate sul petto e l'espressione indecifrabile.

«Salazar solo sa perché mi sia toccato in sorte di voler bene a un idiota come te.»

Lui le rivolse un sorriso carico di tenerezza, riconoscendo quanto dovesse esserle costata quell'esplicita dichiarazione d'affetto. «È perché non avrei saputo come cavarmela, senza di te.»

«Ci puoi giurare.»

Albus si staccò dalla parete a cui si era appoggiato, per nulla toccato dallo scambio tra i propri amici. «Len, ti dispiacerebbe lasciarci un momento? Vorrei parlare con lui.»

Indicò Scorpius senza guardarlo e lui colse per la prima volta la rabbia gelida celata sotto strati di innaturale autocontrollo.

Anche Len parve rendersene conto, perché qualunque battuta fosse sul punto di fare, se la rimangiò e si limitò ad annuire. «Vi aspetto a cena.»

Solo quando la porta fu richiusa e nella stanza fu tornato il silenzio assoluto, Albus si decise a puntare gli occhi su Scorpius e a rivolgergli la parola.

«Vuoi spiegarmi che cazzo hai combinato?»

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Note

Questo capitolo mostra in maniera più esplicita il funzionamento del potere di Lily, proprio attraverso il suo punto di vista. Come si intuisce già dai capitoli precedenti, la più giovane dei Potter possiede l'abilità di vedere il futuro, in particolare di visualizzare immagini relative al futuro più probabile delle persone a lei più vicine. Le possibilità a cui lei assiste sono molteplici e Lily le percepisce come più o meno concrete a seconda delle scelte che compiono le persone in questione. È per questo che cerca di indirizzare le decisioni dei suoi cari, perché spera che intraprendano la strada verso il futuro più felice possibile. Come dice Lorcan, però, non è possibile ottenere certezze sul futuro, perché quest'ultimo è estremamente mutevole.

Questa tipologia di Vista non è propriamente canon, ma ho scelto di credere che non tutti i Veggenti dell'universo di Harry Potter avessero lo stesso tipo di potere. Per chi la conosce, Alice Cullen di Twilight ha un'abilità molto molto simile a quella che ho immaginato per Lily.

Grazie a chi continua a seguire questa storia. ♥

Alla prossima!

Futeki

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