71. La famiglia è la patria del cuore
Ciao a tutti!
Sì, lo so. Sono imperdonabile. Ho aspettato veramente troppo per questo aggiornamento e per questo chiedo venia :(
Come leggerete di seguito ho deciso di cambiare tipologia di narratore, non più in prima persona alternandomi tra Melissa e Alex. Ci ho pensato a lungo, ma credo che in questo modo la storia possa rendere meglio e sia più vicina a quello che realmente ho in testa. Ovviamente ho intenzione di modificare anche i capitoli precedenti per uniformare il tutto, ma solo in fa di revisione dopo averla conclusa.
Mai come ora ho quindi bisogno della vostra opinione, anche di quei lettori che visualizzano senza mettere mai una stellina o un commento: il vostro aiuto è più importante di quel che pensate. Vi chiedo di quindi di farmi sapere se secondo voi questo cambiamento può giovare o meno alla storia (lo so che magari un capitolo è poco per farsi un'idea precisa, ma sono già al lavoro per il prossimo) o se invece era meglio lasciare tutto com'era.
Bene, non mi dilungo oltre... vi ho fatto attendere fin troppo!
Buona lettura! :*
***
Alex spalancò gli occhi di colpo. Sentiva il cuore martellare forte nel petto. Impiegò più di qualche minuto prima di capire dove si trovasse, poi ricordò di essere salito quella stessa mattina, sul treno ad alta velocità in direzione Napoli, la città natale di Melissa per trascorrere insieme le vacanze estive.
«Mmh...» Mugugnò infastidita la ragazza accanto a lui, rimettendosi comoda con la guancia appoggiata alla sua spalla.
Alex fece dei respiri profondi nella speranza allontanare le immagini che ancora gli balenavano davanti agli occhi. Maledì la propria stupidità, aveva appena avuto nuovamente conferma di quanto fosse stato avventato accettare questo viaggio. Avrebbe dovuto ascoltare di più il proprio cervello e mettere maggiore distanza tra loro due; tuttavia l'organo in questione sembrava non riuscire più a inviare i suoi input al resto del corpo che quindi si lasciava guidare dalle sensazione facendogli fare pessime scelte. Ed era la sua scarsa capacità di tenere a bada queste ultime che gli dava maggiori preoccupazioni. Situazione verificatasi anche davanti alla richiesta di Melissa di partire insieme alla quale non era stato in grado di sottrarsi, anzi in quel momento era pervaso da un unico e solo desiderio: seguirla in capo al mondo.
Più si avvicinava la data della partenza, più il suo buon senso lo spronava a cercare di inventare qualche scusa per declinare l'invito, eppure il pensiero di lasciarla andare da sola lo tormentava più di ogni altra cosa.
E se avesse incontrato qualcun'altro?
Sapeva di non poter tollerare la presenza di un altro damerino al suo fianco, così alla fine aveva deciso il male minore: sopportare l'effetto che la sua vicinanza gli provocava, ripromettendosi di non valicare mai e poi mai quella sottile linea che delimitava l'amicizia. Limite che era stato difficile da rispettare quando lei, senza alcun preavviso, aveva provato a baciarlo. Erano stati pochi attimi di esitazione, il tocco delle sue mani sul proprio corpo aveva risvegliato sensazioni che non ricordava di aver mai provato così violentemente e, quando le sue labbra si erano avvicinate, il desiderio di assaggiarle era stato talmente forte da essere quasi doloroso. Raccogliendo in soccorso tutta la sua forza di volontà era riuscito a impedire la catastrofe per un soffio. D'altronde era perfettamente consapevole che la reazione della ragazza era dovuta esclusivamente a quello che era accaduto poco prima e che stesse cercando una sorta di consolazione da lui, un po' come era avvenuto il giorno in cui aveva tentando di saltargli addosso dopo la rottura con il pinguino. Che fosse spinta da altro, non lo riteneva possibile e, nel profondo, aveva persino paura di anelarlo.
Da quel giorno però, ogni volta che chiudeva gli occhi, sognava Melissa nuda sopra di lui e, per quanto dovesse lavorare di fantasia, quell'immagine stupenda lo accompagnava per tutta la giornata, tornandogli prepotentemente in mente ogni volta che vedeva di sfuggita la sua figura. Occasione che, come di consueto accade tra coinquilini e colleghi, non faceva altro che presentarsi più volte al giorno, costringendolo a ripetute e lunghe docce gelate. Tutto questo lo aveva portato a essere indeciso tra l'essere diventato estremamente stupido oppure alquanto masochista per aver scelto di sopportare una simile tortura.
La voce gracchiante dell'altoparlante annunciò l'arrivo imminente alla stazione di Napoli centrale destando Melissa dal suo sonno ristoratore. Dopo un lungo sbadiglio e dopo essersi stropicciata gli occhi, si voltò verso il proprio compagno di viaggio regalandogli uno dei suoi migliori sorrisi. Ancora non era scesa dal mezzo, ma già percepiva quell'emozione che le faceva brillare gli occhi...
«Siamo a casa.»
Nell'ultimo periodo aveva avvertito costantemente la mancanza della sua amata Portici, la discussione con Davide era stata la ciliegina sulla torta di un susseguirsi di delusioni, ciò nonostante ora sentiva che tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Sono finalmente a casa.
Avrebbe rivisto sua nonna e gli amici di una vita, avrebbe trascorso intere giornate in riva al mare e nottate ad ammirare le stelle lasciare il posto al sorgere del sole. In questo modo, una volta ricaricate le batterie, sarebbe tornata a Milano ad affrontare il quarto anno di università e la precaria situazione con il suo coinquilino, con il quale ormai aveva solo conversazioni inerenti alla gestione della casa e niente di più.
Il treno cominciò a rallentare fino al suo arresto, permettendo così ai passeggeri di recuperare i propri bagagli e scendere a destinazione.
«Dai, forza, muoviamoci!» Melissa, raccolse velocemente le proprie cose dirigendosi frettolosamente verso l'uscita.
«Aspetta!» Alex, cercò di raggiungerla, ma la calca di persone rendeva difficile starle dietro.
La ragazza si girò verso di lui e, prima che una coppia di turisti giapponesi li potesse far perdere di vista, allungò una mano per afferrare la sua tirandolo vicino a sé. I loro corpi si scontrarono restando appiccicati finché non riuscirono a scendere dal mezzo; mettendo così ulteriormente alla prova l'autocontrollo del ragazzo che, nonostante la situazione, non poté fare a meno di ammettere che almeno in quel frangente la sua presenza era stata utile come scudo, evitando così che altri potessero involontariamente avvicinarsi troppo alla ragazza.
«Non c'è bisogno di spingere così, potevamo aspettare che scendessero un po' di persone.» La rimproverò lui quando il sangue tornò a defluire verso l'alto, mentre si facevano strada verso l'uscita della stazione.
Lei non lo degnò nemmeno di una risposta impegnata com'era a trascinarselo dietro.
Varcarono finalmente le porte scorrevoli e si ritrovarono all'aria aperta. Melissa ci mise solo pochi istanti a individuare tra la folla la persona più importante della sua vita. Lasciò andare la mano di Alex e il trolley per correre verso di lei.
Rosalia Russo attendeva impaziente la nipote. L'ultima volta che erano state insieme era stato durante le festività natalizie e, dalle loro ultime conversazioni telefoniche, si era resa conto che c'era qualcosa che la turbava ma nonostante le sue insistenze, la ragazza aveva sviato il discorso per non darle maggiori preoccupazioni. Eppure avrebbe dovuto saperlo che una nipote è sempre nei pensieri della propria nonna.
Melissa la raggiunse correndo, stringendo forte a sé la donna che le aveva fatto sia da madre e da padre, godendosi la sensazione di sicurezza e amore che provava ogni volta che si trovava tra quelle braccia.
«Me si mancàt, core mie.»
Melissa si lasciò cullare dalla nonna assaporando il profumo di casa, mentre il suo compagno di viaggio recuperava il trolley che aveva abbandonato e raggiungeva le due donne. Rimase a osservarle a debita distanza per timore di disturbare, tuttavia non riusciva a distogliere lo sguardo dalla scena. Nella sua famiglia non erano soliti lasciarsi andare a dimostrazioni d'affetto pubbliche, nemmeno private a dirla tutta, e infatti sin da bambini sia lui che il fratello sapevano che il massimo a cui potessero aspirare era una pacca sulla spalla. Dovevano comportarsi da adulti e come tali venivano trattati.
«Nonna, lui è Alex.»
La donna portò la sua attenzione sul ragazzo che titubante fece qualche passo in avanti indeciso sul da farsi. Normalmente si sarebbe limitato a un cenno del capo come saluto, tuttavia trattandosi della nonna di Melissa decise di rispolverare le buone maniere e porse la mano in modo formale.
Le labbra della signora si aprirono in un sorriso dolce mostrando immediatamente la somiglianza con la nipote: nonostante il loro aspetto così differente avevano entrambe la capacità di illuminare ciò che le circondava con quel semplice gesto. Al contrario di Melissa, la signora era bassa e mingherlina, i capelli del colore della neve erano tagliati corti a la garçonne, ma quello che colpì di più Alex furono i suoi splendidi occhi azzurri che ricordavano il cielo di una giornata senza nuvole.
«Brava Melissa, mi hai portato proprio un bel guaglione.»
Senza nessun preavviso allungo una mano verso il viso del ragazzo, pizzicandogli affettuosamente la guancia e costringendolo ad abbassarsi per poterlo vedere dritto negli occhi.
«Ahi!»
«Nonna!» La rimproverò bonariamente Melissa, senza però muovere un dito in soccorso dell'amico.
«Sì, sì. Proprio un bel ragazzo.»
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