65. Non si cambia per 1 persona, ma 1 persona è la ragione per cui uno cambia

Melissa

Riemergo lentamente dal mondo dei sogni e, senza aver ancora aperto gli occhi, percepisco la presenza di Alex accanto a me, mentre mano a mano riaffiorano i ricordi della sera precedente e, insieme a essi, un imbarazzo crescente. Non ho la più pallida idea di come giustificare il mio comportamento, non mi era mai capitato di saltare addosso a qualcuno in quel modo. Non capisco cosa mi sia preso... probabilmente sarà stata colpa di quel disperato bisogno di sentirmi apprezzata che mi tormenta da giorni. Non avevo mai pensato ad Alex in quel senso, ma devo ammettere che quando mi sono avvicinata a lui il suo profumo era così.... così... e anche ora, sapere che il suo corpo è vicino al mio, rimasto mezzo nudo dal mio spogliarello da quattro soldi, mi fa arrossire.

Ovviamente, se avessi saputo che sarei rimasta in mutande e reggiseno davanti a qualcuno, avrei indossato qualcosa di più carino o perlomeno di abbinato... chissà se lui lo ha notato...

Incuriosita, apro leggermente una palpebra e spio il ragazzo disteso accanto a me che ha assunto una posa simile a quella di una mummia: è rimasto completamente vestito sopra le coperte con le dita intrecciate sulla pancia e gli occhi spalancati puntati al soffitto. Non sembra per niente riposato, anzi credo abbia passato l'intera notte in bianco, al contrario di me che ho dormito beatamente come non mi accadeva da un po'.

Chissà su cosa avrà rimuginato per tutto il tempo... forse aveva altri programmi e io l'ho costretto a rimanere qui. Magari è arrabbiato per il modo in cui l'ho trattato oppure sta ponderando di prendere le distanze.

Non mi aspettavo fosse lusingato dalle mie attenzioni, seppur improvvise, tuttavia non mi aspettavo nemmeno un rifiuto così categorico: in fondo è pur sempre un uomo e io una donna, possibile che non abbia vacillato nemmeno per un secondo? Sono così pessima come seduttrice? Decido di accantonare, almeno per il momento, quest'ultime considerazioni e di concentrarmi sulla situazione di stallo che si è creata, cercando di capire cosa passi per la testa bacata del ragazzo vicino a me.

«Buongiorno....» Farfuglio, nascondendo metà del viso sotto le lenzuola.

Lui sobbalza sorpreso e, senza voltare la testa, mi lancia un'occhiata indagatrice.

«Sei sveglia...» Con uno scatto repentino, punta i piedi sul pavimento mettendosi seduto sul materasso e stropicciandosi il viso con le mani. «Davide ha detto che starà tutto il giorno fuori con la sua fidanzatina.» Conclude alzandosi.

Sbianco, all'idea di quello che potrebbe pensare di me dopo avermi visto a letto con suo fratello maggiore.

«Non preoccuparti, non ha aperto la porta, si è limitato a urlare dal corridoio, ma tu hai continuato a russare.» Aggiunge, stranamente irritato.

Non capisco se lo abbia infastidito la mia reazione all'idea che il fratello ci abbia visto insieme o al fatto che quest'ultimo abbia urlato dal corridoio.

«Io non russo.»

E' l'unica cosa che riesco a ribattere, prima di vederlo sparire dietro la porta della stanza. Lo ringrazio mentalmente per essere uscito e avermi evitato l'imbarazzo di doverglielo chiedere per potermi vestire. Mi preparo velocemente, ho intenzione di parlargli a quattrocchi e mettere bene in chiaro la situazione in modo da non creare malintesi, così lo raggiungo in cucina dove stranamente è lui a servire del caffè appena fatto. Ci sediamo l'uno davanti all'altra, io cerco di creare un contatto visivo prima di iniziare il discorso, tuttavia lui evita il mio sguardo rimanendo pensieroso.

«Per quanto riguarda ieri sera...»

«Lo so, avevi bevuto. Farò finta che non sia successo niente, ok?» Mi interrompe, concentrandosi su qualcosa di indefinito al di là della portafinestra.

«Non è questo...» Balbetto, arrossendo al pensiero di me avvinghiata a lui come una cozza.

Le mie parole attirano improvvisamente la sua curiosità e porta il suo sguardo smeraldino su di me invitandomi a proseguire.

«Volevo ringraziarti, per tutto...» Soprattutto per non aver ceduto alle mie ridicole avance, considerando che ora le circostanze potrebbero essere molto più imbarazzanti.

«Non ho fatto niente di che...» Ribatte con un'alzata di spalle e tornando a evitarmi.

«Invece sì, ultimamente mi sono sentita un po'.... persa, ma nonostante le nostre discussioni sono felice di sapere di poter contare su di te.» Asserisco sincera.

A parte Keiko, in questo momento è Alex la persona che sento più vicina, anche se spesso si comporta come un idiota. Lo vedo sorridere leggermente, tuttavia non mi sembra l'espressione di una persona felice, piuttosto di qualcuno che si rassegna davanti all'evidenza.

Cala il silenzio, lui perso nei suoi pensieri e io che cerco di interpretarli dalle espressioni del suo viso, purtroppo però rimane come sempre impenetrabile.

«Melissa,» mi chiama all'improvviso «ricordi quello che mi hai detto ieri sera?»

«Esattamente a cosa ti riferisci?» Chiedo impacciata, di cose ne ho dette fin troppe purtroppo.

«Al fatto che passo il mio tempo a guardare la televisione senza nessuna aspirazione futura.» Spiega atono.

«Si, beh... ti domando scusa per averti offeso...» Mi sento una persona orribile per avergli detto quelle cose, mentre lui cercava solo di aiutarmi.

«Non è questo il punto. Non voglio fare il barista in quello stupido bar per tutta la vita e non voglio nemmeno dormire su un divano.» Continua e sembra davvero infastidito all'idea.

«Posso cederti la mia stanza e trovare un'altro posto dove trasferirmi, in fondo questa è anche casa tua..»

«No!» Scatta, voltandosi verso di me contrariato.

«Va bene, allora l'altra opzione è quella di trovarti un posto tutto tuo.» Lo tranquillizzo, anche se l'idea di non averlo più intorno mi rattrista più di quando vorrei ammettere. «Il problema è che con il tuo stipendio attuale sarà molto difficile trovare qualcosa, dovresti trovare un altro lavoro tanto per cominciare.»

«Non credo che mi vorranno assumere in molti. Non so fare molto altro se non bere e preparare cocktail.» Sospira, grattandosi la barba a disagio.

Rifletto qualche minuto per capire come poterlo aiutare, in realtà, prima che Elia scombussolasse tutto il mio mondo mi ero presa l'impegno di aiutare Alex a trovare la sua strada, ora però, che è lui stesso a coinvolgermi, sono ancora più motivata.

«Questo non è vero!» Esordisco, alzandomi dalla sedia. «Aspettami qui.»

Esco dalla stanza di corsa e mi precipito nella mia, prendo quello che cercavo e torno da Alex che è rimasto con un'espressione confusa.

«Ecco!» Gli porgo il pezzo di carta con il disegno che aveva fatto quando cercavamo un'immagine per il volantino del bar.

Lo osserva stupito, probabilmente non se ne ricordava nemmeno.

«Non credevo l'avessi tenuto...»

«Certo che l'ho tenuto, è molto bello. Secondo me dovresti puntare sulla tua creatività. Bisogna solo capire come sfruttarla al meglio.»

Comincio un monologo di incoraggiamento, illustrando tutte le possibilità professionali che potrebbero fare al caso suo. Vado a prendere anche il computer e insieme cerchiamo su internet tutti i corsi post diploma o percorsi accademici che lo favorirebbero a trovare una nuova occupazione più adatta alle sue attitudini. Lui mi lascia fare, ascolta tutto e sembra anche interessato, non so esattamente come sia stato possibile che le mie parole, pronunciate a causa di qualche bicchiere di troppo, abbiano potuto scatenare questa sua improvvisa voglia di mettersi in gioco.

Nonostante ciò, sono felice che la mia pessima figura abbia portato a due cambiamenti positivi: il primo è che Alex si è finalmente deciso a riprendere in mano la propria vita e il secondo è che io non sto più pensando a Elia.

***

L'avvicinarsi degli esami e la ricerca di un percorso formativo per Alex mi hanno tenuto talmente occupata che durante il giorno non ho più pensato alla mia rottura con Elia. Diversamente, quando mi ritrovavo da sola di notte nella mia cameretta, dovevo combattere la tentazione di provare a chiamarlo, fissavo per ore quello schermo nero, consapevole che se avessi premuto un pulsante avrei ascoltato per l'ennesima volta la voce automatica dell'operatore che mi diceva che il numero era inesistente.

Keiko non fa che ripetermi che prima o poi mi passerà e mi renderò conto di come sia stato meglio perdere che trovare una persona del genere, anche se in cuor mio, se lui dovesse tornare non sono sicura che gli chiuderei la porta in faccia. In compenso quando le ho raccontato cosa è accaduto una volta che mi aveva lasciata a casa dopo la discoteca, non la smetteva più di ridere, anche se è rimasta stupita che fossi stata rifiutata da Alex. Probabilmente si deve essere fatta un'idea sbagliata del rapporto che c'è me e lui, in fondo siamo solo amici, no?

«Quindi Davide non verrà?» Domanda Keiko, malcelando la delusione nella sua voce.

Finalmente, dopo un pomeriggio di studio inteso, ci stiamo prendendo una meritata pausa davanti al tavolo della dependance dei Cooper dove vive la figlia.

«No, all'ultimo lo ha chiamato Ashley ed è dovuto scappare da lei.» Spiego, mentre mi raccolgo i capelli e li fermo con una matita. L'estate ormai è alle porte e il caldo sta diventando insopportabile.

«Quell'arpia maledetta...» Commenta la mia amica a denti stretti.

La rimprovero con lo sguardo, tuttavia anche io avrei preferito avere Davide qui con noi: è sempre stata una nostra tradizione prima di ogni sessione riunirci insieme a studiare; abitudine che ha sempre portato bene finora.

«E' inutile che mi guardi così, lo pensi anche tu! E lui è un coglione che gli va dietro!» Sentenzia.

«E' innamorato...» Lo giustifico, ma la mia uscita non fa che innervosirla ancora di più.

«Non è che se uno è innamorato deve mollare tutto e tutti. Prova a pensarci: da quando si sono messi insieme non siamo più usciti noi tre, anche solo per andare in biblioteca.»

Ha ragione, il nostro terzetto prima dell'arrivo di Ashley era inseparabile: andavamo al cinema, studiavamo, provavamo posti nuovi in cui cenare, giravamo per i negozi del centro e quando c'era qualche festa in giro non mancavamo mai di raggiungerla con la Mini rosa di Keiko.

«Lo sai vero che Ashley ha organizzato un party dove ha invitato tutti a parte noi due?»

La mia amica sembra veramente soffrire di questa situazione, certo non fa piacere nemmeno a me, ma non so cosa poter fare per non passare per l'impicciona di turno.

«Certo che lo so, ma era la sua festa e aveva il diritto di invitare chi voleva.»

Ormai mi è chiara l'antipatia che la fidanzata del mio coinquilino ha nei miei confronti e, a questo punto anche verso Keiko, tuttavia non sapendo da cosa ne derivi cerco di limitarmi a non peggiorare questa condizione.

«Ti sei chiesta perché proprio noi? Quell'arpia non sopporta nemmeno Silvia, eppure lei c'era. La differenza è che io e te siamo molto amiche di Davide, tu addirittura ci vivi insieme!» Espone, come se fosse una cosa ovvia.

«Quindi secondo te è gelosa di noi?» Chiedo, non posso credere a questo teoria strampalata. «Non ne avrebbe motivo, Davide ha occhi solo per lei!»

«Ma prima o poi li aprirà quegli occhi da pesce lesso e si renderà conto del tipo di persona che ha vicino...» Farfuglia, con fare cospiratorio.

«Non dovresti gufare così!» La rimproverò scherzosamente.

«Hai ragione, dovrei agire.» Colta da un'illuminazione sbatte il pugno sul palmo della mano. «Forse dovresti parlargli e fargli capire che sta sbagliando.»

«Io? Sei tu quella che vuole agire.» Ribatto confusa: è sua l'idea perché mette in mezzo me?

«Tu sei più brava in queste cose, io finirei per accusarlo e definire Ashley con una serie di epiteti che, per quanto veritieri, non credo le farebbero piacere.» Dichiara solenne.

«Resto dell'opinione che dovremo farci i fatti nostri, se è vero che siamo sue amiche lo perdoneremo per questa assenza. Magari si tratta di una fase iniziale, poi tutto tornerà come prima.» Dico, ed è un po' quello che mi sono ripetuta a me stessa finora per giustificare l'allontanamento di Davide.

«Sei sempre troppo accondiscendente! E se fosse per sempre?» Chiede lei afflitta.

«Allora metteremo a punto un piano per intervenire!»

«I tuoi piani falliscono sempre!» Mi prende in giro lei, portando la conversazione su un tono più leggero.

«C'è sempre una prima volta!» Rispondo ed entrambe scoppiamo a ridere.

«Senti... c'è un'altra cosa che ti vorrei dire...» Keiko diventa improvvisamente seria.

«Cosa succede?» Domando, preoccupata dalla sua titubanza.

«Ecco... vedi... Ricordi quando ti ho detto che quest'estate sarei venuta di nuovo con te da tua nonna...» Farfuglia in difficoltà.

«Keiko, non mi arrabbio se hai cambiato idea.» La tranquillizzo, ovviamente non posso certo obbligarla a venire con me, tuttavia non sono nemmeno entusiasta del suo cambio di rotta: già mi immaginavo di replicare la magnifica estate dell'anno scorso passata con lei e i miei amici d'infanzia.

«E' solo che Nicola mi ha pregato di passare più tempo insieme... dovrebbero dargli qualche giorno di ferie ad Agosto e magari riusciamo anche a fare una scappatina al mare. Gli ho detto che mi ero già impegnata con te quindi... »

«Quindi se vuoi passare la tua prima estate con lui, fai pure. Mi mancherà non averti intorno per quasi un mese, ma se ti rende felice a me sta bene così.» Concludo io per lei, non voglia discuta con lui per colpa mia.

«Russo, sei la solita stordita! Se ti bidonassi così non sarebbe corretto nei tuoi confronti!» Ribatte, combattuta tra il dispiacere di farmi un torto e l'euforia di passare intere giornate con il suo Nicola.

«Lo decido io cosa è corretto per me e ho deciso che voglio che passi l'estate con lui. Non ti devi preoccupare per me, io sarò in ottima compagnia giù.»

«Basta che mi prometti che non ti lancerai tra le braccia del tuo ex ragazzo come ogni volta che ritorni a casa.» Istruisce, incrociando le braccia sotto al petto e fissandomi indagatrice.

«Cosa?» Non credevo avrebbe tirato fuori questo discorso, inoltre pensavo le stesse simpatico Carmine, nonché la mia unica storia importante.

«Non fraintendermi, siete due adulti, vaccinati e single quindi potete fare quel che volete e divertirvi quanto volete, tuttavia ogni volta che rientri a Milano, nonostante lui sin dall'inizio metta in chiaro le sue intenzioni e tu le accetti, ci resti male perché speri sempre che cambi idea, invece poi ognuno prende la sua strada, fino all'estate successiva.»

«Non preoccuparti di questo... ormai l'ho capito.» Borbotto imbarazzata.

Sì, quello che dice è vero, ma purtroppo sono un'inguaribile romantica e non ci posso fare niente. «Comunque è deciso, quest'anno resterai a Milano, sono io a chiedertelo!» Concludo fingendo sicurezza.

Lei rimane a osservarmi, indecisa se darmi retta oppure no; conosco la testardaggine di Keiko e se dovesse notare un mio cenno di debolezza non mi darebbe tregua finché non otterrebbe una mia confessione.

«A ogni modo, non mi hai ancora fatto conoscere Nicola? Si tratta così la propria migliore amica?» Approfitto del suo silenzio per cambiare discorso.

«Uhm... vediamo, faccio fatica a vederlo anche io a causa dei suoi turni di lavoro.» Risponde sconsolata, controllando il telefono. «Sabato!»

«Questo sabato?»

«Si, lavorerà solo al mattino, poi alla sera è libero e anche la mattina dopo non deve andare al lavoro. Si, direi che è perfetto!»

«C'è solo un problema... questo sabato lavoro.» Farfuglio, dispiaciuta di troncare il suo entusiasmo.

«Ma non lavori mai di sabato!» Ribatte l'altra sbuffando.

«Si, ma hanno organizzato un evento al bar e siccome i titolari non possono esserci, e prevedono ci sarà pienone, hanno chiesto a me e ad Alex di sostituirli.» Illustro alla mia amica che a ogni parola associa uno sbuffo.

«Beh, in questo caso vorrà dire che passeremo io e Nicola da te durante la serata.» Esclama risoluta.

«Ottima idea! Ora però sarà meglio rimetterci a studiare.» Dico a malincuore controllando l'orologio sulla parete.

Lei annuisce d'accordo con me ed entrambe torniamo a concentrarci su libri, appunti e dispense.

«Melissa?» Mi chiama inaspettatamente.

«Uhm?»

«Magari potresti portare qualcun altro quest'anno a Portici con te.»


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