63. Ero così vicino a te, che ho freddo vicino agli altri.
Già un altro capitolo! Wow, sono stupita di me stessa :)
Spero siate contenti anche voi, fatemi sapere cosa ne pensate... ora si scoprono gli altarini! Vediamo quante di voi lo avevano già capito ;)
Alex
Devo aver sbattuto la testa da qualche parte, senza essermene accorto, se così non fosse non riuscirei a spiegare la mia totale assenza di soddisfazione. Ho vinto, dovrei essere contento, invece mi sento terribilmente in colpa per non essere riuscito a evitare che le cose finissero in questo modo. Mi ripeto che non c'era altra soluzione, lui doveva lasciarla, non poteva continuare a prenderla in giro, ho cercato anche di indorare la pillola, tuttavia, come ho constato con i miei stessi occhi, non è servito a granché. Per quale motivo mi sento una merda? L'unico che dovrebbe sentirsi così è quel damerino da quattro soldi, non di certo io: ho solo fatto quello che andava fatto.
Vedere gli occhi di Melissa spenti, confusi e privi di tutto l'entusiasmo che li hanno sempre caratterizzati, ha smosso sensazioni che non sono ancora riuscito a identificare, è come se avessi un incudine che preme contro il petto e mi rende difficile respirare. Non sono stato io a farle questo, eppure la mia coscienza non fa altro che gridarmi addosso tutto il suo disprezzo: "Sarai contento, era quello che volevi, no?" No, non volevo questo. Cercavo di fare la cosa giusta. "La cosa giusta per te o per lei?" Per entrambi: lui non la meritava e io ero arrabbiato.
E' notte fonda quanto l'amica cinese di Melissa esce dalla sua stanza e mi raggiunge in sala con aria stanca.
«Sta dormendo, vado a casa ora. Domani la porto via tutto il giorno.» Comunica calma.
«Grazie.»
Mi guarda stranita, sorpresa della mia gratitudine tanto quanto lo sono io, fortunatamente decide di non stuzzicarmi con una delle sue solite battute pungenti e, dopo un veloce saluto, esce dall'appartamento lasciandomi da solo con i miei pensieri.
Sprofondo ancora di più sul divano, sospirando frustrato: avrei voluto essere in grado di consolarla, lo volevo davvero, ma la paura di non dire la cosa giusta, di arrabbiarmi con lei per aver lasciato che quel pinguino avesse tutto questa influenza sul suo umore e, soprattutto, il timore che scoprisse il mio coinvolgimento, mi hanno spinto a rimanere in disparte. L'unica cosa buona che sono riuscito a fare è quella di far venire qui la sua amica, che non ha esitato un attimo a presentarsi al suo capezzale.
Mi sono davvero preoccupato quando ho visto Melissa porgere un piatto di carne al sangue proprio alla fidanzatina di mio fratello che, come ormai è risaputo anche da me considerando le sue continue critiche alla nostra alimentazione, è una vegana convinta. Comportamento alquanto strano, visto che per far contenta quell'arpia, Melissa ha persino acquistato un ricettario di cucina apposito e ha cominciato a comprare ingredienti che non avevo mai sentito nominare, così ogni volta che Davide invita qui quell'inglesina con la puzza sotto il naso, siamo tutti costretti a cenare con quegli alimenti senza sapore. Solitamente, una volta finito di cenare i due piccioncini si chiudono in camera, probabilmente per dedicarsi alla risoluzione di qualche cruciverba, così che io possa finalmente riempire il mio stomaco con del cibo vero.
Spengo la televisione, chiudo le palpebre e mi massaggio le tempie nella speranza di svuotare la mia testa da ogni preoccupazione e di riuscire a riposare un po'. Queste ultime settimane sono stata davvero dure, sia dal punto di vista fisico che psicologico, non avrei mai immaginato che venire a vivere con mio fratello mi avrebbe dato tutti questi grattacapi.
Dopo la discussione con Melissa, ho deciso che era il momento di muovermi e di scoprire tutti gli scheletri nell'armadio di quel damerino senza palle, ho quindi passato la maggior parte del mio tempo appostato sotto casa sua di cui avevo scoperto l'ubicazione proponendo appositamente a Melissa una corsa insieme, sapevo che mi sarebbe stato utile. Mi recavo lo stesso al lavoro, era l'unico momento in cui potevo stare con lei, anche se a malapena mi rivolgeva la parola, dentro di me sapevo che prima o poi avrei dimostrato di aver ragione. Per tutta la settimana non ho fatto altro che osservarlo andare al lavoro con il suo completino impeccabile, prendere Melissa e portarla a casa sua. Li ho visti baciarsi, sfiorarsi con malizia mentre credevano che nessuno li stesse osservando; ho visto Melissa uscire con le gote rosse, i capelli leggermente più arruffati di qualche ora prima e un sorriso soddisfatto stampato sulle labbra...una vera tortura. La sua routine di quell'uomo era sempre la stessa: dopo averla riaccompagnata a casa, tornava nel suo appartamento, spegneva la luce e non si muoveva più fino al giorno dopo. Quando mi rendevo conto che ormai non ci fosse più nulla da vedere, andavo al bar di Barbie ad annegare la mia frustrazione nell'alcool. Dopo qualche bicchiere, non avendo cenato, vuotavo il sacco con la barista, raccontandogli ogni cosa e lamentandomi di quanto Melissa fosse stata ingiusta con me solo aver buttato dei semplici fiori. Quando diventavo troppo loquace, smetteva di servirmi da bere e mi offriva un pasto caldo finché, stremato, non crollavo sul bancone e la mattina dopo mi risvegliavo nel suo appartamento, proprio sopra al bar, in uno stato pietoso.
Quando ormai credevo di aver perso ogni speranza, finalmente qualcosa è accaduto e tutte le mie riserve nei confronti di quell'uomo hanno preso forma: una forma di donna per essere più precisi. Quando sabato mattina l'ho visto scendere di casa, vestito di tutto punto, credevo stesse per andare a Genova a trovare i suoi genitori, o per lo meno questo era quello che raccontava sempre a Melissa per giustificare il fatto che si vedessero solo durante la settimana, tuttavia stava attendendo qualcuno. E' stato solo quando una BMW nera ha accostato vicino a lui e una donna dal caschetto biondo è scesa, ho capito di aver fatto Bingo. Si sono scambiati velocemente un bacio sulle labbra, niente a che vedere con quelli passionali che riservava a Melissa, si sono presi a braccetto e hanno cominciato a camminare chiacchierando amabilmente, come una coppia felice.
Con il cappuccio della felpa sulla testa e le mani affondate nelle tasche dei jeans, ho cominciato a pedinarli e più osservato la donna, più capivo perché quel verme fosse andato in cerca di una come Melissa. Le due infatti non avevano niente in comune, se non il fatto di essere prese in giro dallo stesso stronzo. La bionda era la donna perfetta per un damerino come lui, indossava un tailleur grigio perla che aveva l'aria di essere molto costoso, un collier d'oro interno al collo secco come tutto il resto della sua corporatura, i suoi movimenti erano lenti e controllati, la voce bassa e il suo sorriso mi ricordava tanto quello di mia madre quando accoglieva in casa degli ospiti indesiderati, ma utili per il buon andamento degli affari di mio padre.
Erano entrati in una pasticceria e, dopo avergli lasciato un po' di vantaggio, li avevo seguiti. Ero rimasto di spalle fingendomi interessato ai dolci esposti nelle teche di vetro, finché non avevo sentito la ragazza rivolgersi al banconista: "Siamo venuti a fare l'assaggio della torta per il matrimonio del quindici giugno" e il mio mondo aveva finalmente cominciato a girare nel verso giusto. Ero uscito immediatamente dal negozio, senza riuscire a togliermi dalla faccia un sorriso soddisfatto, ero tornato sotto casa di quel verme ponderando bene la mia prossima mossa e in quel momento ho cominciato a domandarmi che reazione avrebbe causato a Melissa venire a sapere che il suo principe azzurro si sarebbe sposato tra meno di un mese un'altra donna. Non potevo permettere che venisse a sapere la verità, anche se avessi lasciato le cose come stavamo, prima o poi quell'idiota avrebbe dovuto giustificare alla sua nuova moglie tutto quel tempo che passava con l'amante. No, dovevo intervenire, non potevo rischiare che trovasse il modo di portare avanti la sua relazione ufficiale con la ragazza di buona famiglia, ricca e apatica e quella segreta con la studentessa esuberante e piena di vita.
Avevo aspettato che tornasse a casa dopo aver pranzato con quella che ormai avevo capito fosse la sua fidanzata ufficiale e prima di lasciarlo salire in macchina insieme a lei, avevo attirato la sua attenzione "Ehi, stronzo." . Era sbiancato improvvisamente, mentre la bionda ci osservava dall'interno dell'auto e il mio ego cresceva a dismisura. Si era congedato dalla sua donna e mi aveva trascinato lontano: "Dimmi quanto vuoi per tenere chiusa la bocca." Mi ero goduto per qualche istante il suo viso deformato dalla paura, avrebbe perso entrambe, la sua reputazione e probabilmente questo avrebbe incasinato tutti i suoi piani. Gli avevo detto le mie condizioni: aveva una settimana di tempo per trovare un modo di lasciare Melissa prendendosi tutta la colpa, non mi interessava cosa le avrebbe detto, l'importante era che non venisse mai a sapere del matrimonio e, cosa importantissima, doveva sparire dalle nostre vite.
Ero rimasto in attesa per giorni, cercando di capire quando il pinguino avrebbe fatto la sua mossa, l'attesa era stata snervante, non sapevo cosa aspettarmi, né avevo pensato a cosa dire o fare, ma di una cosa ero più che certo: quando sarebbe successo io dovevo essere lì per lei.
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