57. L'aquilone si alza con il vento contrario, mai con quello a favore
Melissa
«Allora?»
«Allora niente. Sono sana come un pesce!»
Esco dall'ambulatorio esasperata: lo avevo detto sin dall'inizio di non essermi fatta nulla, ma nessuno ha voluto ascoltarmi.
«Beh, almeno adesso ne abbiamo la certezza.»
Keiko, da brava amica, non ci ha lasciato soli nemmeno un secondo, se non per andare a recuperare la mia tessera sanitaria che avevo lasciato a casa.
«Sai qualcosa di Davide?» Le domando guardandomi intorno.
Sono certa, conoscendola, che ha minacciato tutto lo staff medico per avere notizie di lui, infischiandosene delle leggi sulla privacy.
«Gli stanno facendo una radiografia, probabilmente le vertigini sono dovute al colpo di frusta che ha avuto.» Mi spiega infastidita.
La fisso perplessa del suo nervosismo, di solito ha questo atteggiamento quando in giro c'è...
«E' arrivata Ashley, vero?»
Annuisce in risposta e sbuffa sonoramente.
«Ma chi le ha detto di venire, scusa? Ce la stavamo cavando benissimo noi tre senza di lei.»
«Davide le avrà mandato un messaggio, mentre venivamo qui.»
«A proposito, mi spieghi che diavolo avete combinato?»
«Un semplice tamponamento: quello dietro di noi si è dimenticato di frenare.» Espongo, in realtà mi sento in parte responsabile di quanto accaduto dato che, il motivo per il quale Davide ha frenato bruscamente, è perché distratto da una discussione con me.
«Adesso voglio che mi spieghi per quale motivo c'era mio fratello in camera tua.» Mi domanda Davide irritato, mentre mette in moto la sua auto.
«Stavamo lavorando al computer ieri sera, poi io mi sono addormentata e lui è rimasto lì.» Spiego sinceramente.
Non stavamo facendo niente di male, non capisco perché arrabbiarsi tanto. E' vero che, se siamo in ritardo, è soprattutto per colpa mia, ma anche lui è dotato di una sveglia, quindi se imparasse a svegliarsi da solo come tutti i ragazzi della sua età, ora non ci troveremo in questo situazione.
«Da quando voi lavorate insieme al computer?»
«E' per il bar, stavamo provando a fare un volantino.» Comincio a infastidirmi, non dovrei dover dare tutte queste spiegazioni.
«Senti Meli, non so cosa diavolo tu stia combinando e non capisco il motivo per cui stai perdendo tanto tempo con uno come mio fratello, ma ti consiglio di smetterla prima che rovini anche la tua di vita.»
Ma che cavolo sta dicendo? Adesso basta, sono stufa di sentire queste stupidaggini. Non so cosa abbia combinato di tanto grave Alex nei confronti del fratello, ma sicuramente da quando è arrivato a Milano non ha rovinato la vita a nessuno, tanto meno a me.
«Cosa sto combinando io? Cosa stai combinando tu!» Ringhio, fuori di me. «Quando è arrivato qui, il tuo unico obiettivo era quello di aiutarlo, ora invece non fai altro che ignorarlo e spingerlo ad andarsene.»
«Lui rovina tutto quello che tocca, non l'hai ancora capito?» Sputa con cattiveria.
Questo non è Davide, non può essere lo stesso amico dolce e premuroso che ho conosciuto il primo giorno di università.
«Si può sapere cosa ti è successo? Tu non sei questo! Chi ti ha fatto il lavaggio del cervello?»
La mia domanda non riceve nessuna risposta, ma nella mia testa la voce di Keiko pronuncia un nome femminile con stizza. Riflettendo, il suo atteggiamento è cambiato dalla sera in cui ha litigato con Ashley e il suo astio contro il fratello è aumentato giorno dopo giorno da quando si sono riappacificati. Non vorrei pensare queste cose così maligne su quella povera ragazza, tuttavia non posso nemmeno ignorare i fatti.
«Nessuno mi ha fatto il lavaggio del cervello, ho realizzato finalmente che ogni mio tentativo è completamente inutile, che ogni mio sforzo non è mai stato apprezzato. Non c'è più speranza. Io non ho più un fratello.» Conclude, quando ormai siamo quasi arrivati.
«No, tu ce l'hai eccome!» Quasi grido, delusa dal suo pensiero. «Se passassi più tempo con lui, capiresti che non è poi così male. Tuo fratello è proprio lì davanti a te, sei tu che non vuoi vederlo solo perché non è come vorresti.» Aggiungo tentando di riprendere la calma.
E' assurdo che abbia detto di non avere un fratello. Come può anche solo pensarlo? I fratelli non possono essere semplici amici, bensì sono rami dello stesso albero, che possono divergere con gli anni, possono litigare, smettere di sentirsi, dichiarare di non volersi più bene, ma questo non può accadere perché il loro legame durerà in eterno, non saranno mai soli.
«Ti ho detto che non...»
In quell'esatto istante, l'auto davanti alla nostra si è arrestata bruscamente, costringendo anche noi alla stessa manovra, tuttavia quella dietro non è stata dello stesso avviso e avendoci visto frenare troppo tardi, o per lo meno è quello che ha dichiarato il conducente, ci ha tamponato. Io fortunatamente non mi sono fatta niente, ma Davide dopo un po' ha cominciato ad accusare dei forti dolori al collo che poi si sono trasformate in vertigini. Così, dopo aver fatto la constatazione amichevole, mi sono messa alla guida della sua auto, che per fortuna aveva subito solo qualche ammaccatura sul baule, e l'ho portato al pronto soccorso dell'Ospedale più vicino. Una volta arrivati ho dovuto chiamare Keiko e ora eccoci qui.
«Levatemi le mani di dosso.»
Sia io che la mia amica ci voltiamo nella direzione da cui proviene la voce, ancora prima di vederlo spuntare nel corridoio, già so che si tratta di Alex. Il ragazzo entra nel mio campo visivo subito dopo, insieme a due infermieri che tentano di arrestare la sua avanzata tenendolo per le braccia, ma lui prosegue tentando in ogni modo di toglierseli di torno. Senza accorgermene mi ritrovo a muovere alcuni passi verso di lui che, non appena mi vede, riesce a liberarsi e mi corre incontro.
«Alex, ma cosa...»
Non mi fa finire la frase, che mi stringe in un abbraccio da togliere il fiato. Rimango di stucco, presa completamente allo sprovvista dal suo gesto, le braccia lungo i fianchi, il viso sepolto nel suo petto, mentre sento il suo cuore battere all'impazzata e le mie costole scricchiolare sotto la pressione della sua morsa.
«Non farlo mai più.» Lo sento sussurrare, prima di lasciarmi andare.
I due infermieri ci osservano perplessi, gli sorrido rassicurante e prendo Alex sottobraccio.
«E' un parente.» Dichiaro, trascinandolo vicino a Keiko che nel frattempo è rimasta seduta a gustarsi la scena.
Sento il braccio di Alex vibrare leggermente e mi accorgo che in realtà, anche se tenta di nasconderlo, sta tremando tutto. Mi volto per osservarlo meglio e, solo in quel momento, mi rendo conto del suo pessimo stato: il viso pallido, gli occhi fuori dalle orbite e la fronte imperlata di sudore.
«Cosa è successo uomo delle caverne? Hai un aspetto di merda, hai per caso perso la clava?» Lo schernisce Keiko, una volta che l'abbiamo raggiunta.
Alex si volta lentamente verso di lei e la sua espressione cambia trasformandosi in una maschera di rabbia.
«Tu!» Ringhia, puntando il dito contro la mia amica. «Cosa ti è saltato in mente! Ti presenti a casa mia, dicendomi che hanno avuto un incidente e poi te ne vai senza darmi nemmeno una spiegazione?»
«Cosa?» Squittisco, alternando lo sguardo tra uno e l'altra.
Ora capisco la pessima cera di Alex, chissà cosa deve aver pensato una volta saputo dell'incidente, conoscendolo lo avrà riportato a rivivere la dipartita del suo amico. Spero solo che, come al solito, non abbia attribuito tutta la colpa a sé stesso, tormentandosi con paranoie assurde e fissandosi che ogni fatto negativo che accade nel mondo dipenda da lui.
«Senti coso, se volevi avere una spiegazione, potevi anche chiedermela, ma non ero nemmeno sicura fossi sveglio e avessi capito quel che dicevo.» Replica Keiko stizzita. «Inoltre sei stupido o cosa? Secondo te, se fosse successo qualcosa ai miei migliori amici, io me ne sarai stata così tranquilla e pacifica?» Conclude.
Alex non risponde, continua a guardarla in cagnesco, ma sembra non trovare le parole per ribattere, oppure non ne trova di abbastanza educate.
«Potevi anche sprecare una parola in più.» Borbotta tra i denti.
Keiko è pronta a reagire, contenta di poter finalmente sfogare la sua frustrazione per la presenza di Ashley su qualcuno, fortunatamente per me, viene interrotta da un paramedico che ci raggiunge.
«Siete insieme a Davide Dalmasso?» Domanda, facendo andare nuovamente nel panico il fratello maggiore.
«Si, dov'è?» Chiede ansioso.
L'uomo ci fa cenno di seguirlo, il primo a farlo è proprio Alex, che cerca di rallentare il passo per non rischiare di superarlo. Dopo un po' raggiungiamo una stanza e dentro ci troviamo Davide seduto su un lettino, accanto a lui Ashley gli tiene dolcemente la mano, davanti a entrambi un dottore li saluta prima di allontanarsi, dopo aver terminato la visita e avergli dato le prescrizioni necessarie.
Alex con poche falcate si mette davanti al fratello, sul viso un'espressione indecifrabile, le mani lungo i fianchi sono chiuse a pugno e tremano leggermente. Nella stanza cala un assordante silenzio, come se tutti ci stessimo preparando al peggio; la foga con la quale si è mosso Alex e il suo sguardo truce non presagiscono niente di buono. Davide deglutisce rumorosamente, se non fosse seduto su quel lettino, probabilmente indietreggerebbe spaventato. Il fratello maggiore alza un braccio e poggia una mano sulla spalla del minore, stringe leggermente senza perdere il contatto visivo, fa un sospiro di sollievo, gira i tacchi e se ne va uscendo dalla stanza e lasciando tutti noi interdetti.
Davide mi guarda allibito in attesa che sia io a dargli una risposta che spieghi il comportamento del fratello, eppure non credo sia necessario: Alex non è mai stato bravo con le parole, ma era palese il suo conforto nel vedere che stesse bene.
«Era molto preoccupato per te, dovevi vedere che faccia.» Interviene Keiko al mio posto.
Sono contenta sia stata lei a parlare, visto che io potrei sembrare un po' di parte agli occhi di Davide.
«Okay...» Farfuglia confuso.
«Davide rimarrà qui in osservazione per qualche ora, voi se volete potete andare a casa. Melissa, tu non devi andare a lavorare questo pomeriggio?» Intima Ashley, con il suo solito accento inglese.
Conclude le sue parole con il sorriso, ma è chiaro che ci sta cacciando per poter stare da sola con il proprio ragazzo. Senza nemmeno guardarla, percepisco l'ira di Keiko al mio fianco e, per evitare che si scateni la terza guerra mondiale, l'afferro per un braccio, pronta per trascinarla via con me.
«Va bene, ci vediamo a casa.»
«Melissa.» La voce di Davide, mi blocca sulla porta, giro appena la testa e attendo che concluda.
«Avevi ragione su di lui.»
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