55. Impara l'arte e mettila da parte

Melissa

Il piano "scopriamo le abilità nascoste di Alex" è stato messo in atto, peccato che, per il momento almeno, non stia riscuotendo il successo che speravo. La prima attitudine che ho voluto constatare è stata la lettura, così gli ho prestato dei libri di vario genere, nella speranza che immergendosi in quelle pagine cosparse d'inchiostro trovasse una qualsiasi tipo di ispirazione. Ovviamente, questo non è avvenuto, anzi, ho dovuto assistere a un vero e proprio scempio: i volumi sono stati posizionati sopra il tavolino con una nuova funzione; il diretto interessato, infatti,  seduto sul divano, guardava ciò che veniva trasmesso in televisione con le scarpe comodamente posate su di essi. Inutile dire che mi sono molto arrabbiata per la sua mancanza di rispetto, se non li voleva leggere bastava dirlo, non c'era bisogno di usarli come appoggio. Lui non è sembrato molto dispiaciuto, giustificandosi di aver provato ad aprirne qualcuno, ma che dopo qualche riga, si era già stufato di quel che leggeva e, nel caso gli fosse tornata voglia, li teneva a portata di mano per riprendere.

Scartata la lettura, ho puntato sul cinema d'autore, credevo che considerando le ore passate davanti a quello schermo, questa potesse essere la strada giusta. Altro buco nell'acqua. Sono andata al noleggio film più vicino e ne ho portati a casa di vario tipo, sia famose pellicole italiane che straniere, ho messo il primo DVD nel lettore e, mentre già credevo di aver fatto centro, ho sentito Alex russare al mio fianco. Ho perso il conto delle volte in cui l'ho svegliato, sempre in malo modo, per costringerlo a seguire la trama, tuttavia non è servito a molto e, in conclusione, non sono riuscita nemmeno io a far attenzione a quello che veniva trasmesso.

Accantonata anche quest'ultima ipotesi, ho puntato sulle materie scientifiche. Dopo aver testato durante l'orario di lavoro, le sue inesistenti capacità di calcolo alla cassa, ho provato a fargli anche dei test logici-matematici trovati su internet. Tra tutti i miei esperimenti, questo è stato sicuramente il più divertente: vederlo in difficoltà, mentre tentava di risolvere i miei indovinelli, scrivendo, contando con le mani e massaggiandosi la fronte per lo sforzo, è stato esilarante. Era la prima volta che lo vedevo fissarsi così tanto con qualcosa, senza lasciar perdere alla prima difficoltà e, devo ammetterlo, è stato appagante. Peccato che il momento idilliaco sia durato ben poco, conoscendolo avrei dovuto immaginarlo che la sua pazienza si sarebbe esaurita facilmente e, oltre a non aver trovato nemmeno una soluzione, si è pure incupito per tutto il giorno, ferito nell'orgoglio per aver fatto la figura dello stupido.

Colta da un'illuminazione improvvisa ho organizzato, con un itinerario studiato minuto per minuto, intere giornate a visitare musei, da quelli naturali a quelli storici, sono persino riuscita a farmi dare qualche biglietto di alcune fiere dell'elettronica, ma niente di tutto ciò sembrava affascinarlo, anzi dovevo trascinarlo come un sacco di patate dato che non faceva altro che lamentarsi di aver camminato troppo.

Altra idea, altro fallimento. Escludendo la cucina, avendo già avuto modo di assistere alle sue discutibili doti, ho iscritto entrambi a una degustazione di vini organizzata da un sommelier. E' stata una serata molto intrigante, da quel poco che ricordo almeno. Lui non si è dimostrato essere un gran amante della bevanda, ma in compenso io ho apprezzato molto, tanto che non mi andava di sputarlo una volta assaporato. Alex non ha fatto altro che prendere in giro l'esperto, imitando le sue frasi sul gusto, l'intensità e inventandosi odori improbabili e facendomi ridere per tutto il tempo, finché, al termine della degustazione, non siamo tornati a casa, anzi per essere precisi, è stato lui ad aver portato a casa me e non ho ricordi di come questo sia avvenuto, so solo che la mattina dopo ero nel mio letto con un gran mal di testa.

L'esatto opposto è accaduto quando invece la degustazione è stata di birre da tutto il mondo. Purtroppo nemmeno questa lo ha interessato, dato non si è concentrato ad assaporare il liquido, ma esclusivamente a scolarselo come fosse acqua fresca. Quella sera, sono stata io a portare lui a casa, barcollante e stranamente logorroico, non ha fatto altro che straparlare mettendomi in guardia e sostenendo che il "pinguino", sue testuali parole, non è una brava persona e che devo stare in guardia perché uno che "non conosce la comodità dei jeans" non può che nascondere qualcosa di losco. L'ho lasciato parlare senza ribattere, consapevole che, come lui non provi simpatia per Elia, il rapporto è reciproco.

Da quando ho iniziato a passare molto più tempo con Alex, Elia non è stato per niente contento; durante i nostri incontri è capitato che gli raccontassi la mia giornata e che questa comprendesse una delle mie fallimentari iniziative, alle mie parole lui si innervosiva e la serata veniva rovinata. Ho così smesso di parlargliene, cercando di interessarmi di più su ciò che lo riguarda, tuttavia è sempre molto ermetico e, non volendo invadere la sua privacy eccessivamente, le nostre conversazioni finisco sempre per riguardare argomenti futili come il tempo e le notizie del giorno, finché non ci fermiamo in qualche zona isolata e diamo libero sfogo alla passione. Su quest'ultimo punto, devo ammettere che tra me e lui c'è sempre stata molta affinità sessuale e ogni volta sembra meglio della precedente; non so la motivazione possa collegarsi al rischio che corriamo nel farci scoprire, non frequentando più il comodo letto di casa sua, o ad altro. Quando gli ho detto di non voler dormire più nel suo appartamento si è un po' arrabbiato, per usare un eufemismo, ma alla fine ha accetto la mia richiesta senza nemmeno chiedermi tante spiegazioni, di questo gliene sono grata, anche perché dubito avrei trovato le parole giuste e qualsiasi cosa avessi detto menzionando Alex si sarebbe comunque irritato ulteriormente.

Keiko dice che il suo comportamento è un po' ambiguo, che tante cose non tornano, tuttavia io gli ho assicurato che Elia è un brav'uomo e che se lo vedesse come si comporta con me capirebbe che mi vuole bene, tanto quanto io ne voglio a lui, sentimento che si sta lentamente trasformando in qualcosa di più e la voglia di costruire qualcosa di duraturo e importante aumenta a ogni incontro, almeno da parte mia. Dopo essermi confidata, la mia amica ha deciso che è giunto il momento di conoscere quest'uomo "perfetto" che tanto mi piace, così ho sottoposto la sua richiesta a Elia e, nonostante la titubanza iniziale, ha accettato di uscire una sera insieme ai miei amici, ma non ha mai accennato al fatto di farmi conoscere i suoi.

Per quanto riguarda Alex invece, Keiko dice che non dovrei infierire su di lui, sostenendo che la mia stramba idea di aiutarlo, sia solo un modo per occupare il vuoto che ha lasciato in me la partenza di Filippo. In realtà mi sto davvero affezionando, senza secondi fini, nonostante il suo carattere scostante e burbero, ormai non lo vedo più solo come il fratello di Davide, ma lo considero a tutti gli effetti il terzo coinquilino, nonché un mio caro amico. Credo che anche per lui avere un'alleata come me, in questa città sconosciuta, possa solo che fargli bene e, anche se i miei sforzi non hanno ancora prodotto nessun frutto, almeno posso dire di avergli fatto passare del tempo al di fuori delle solite quattro mura.

Osservo Alex maneggiare lo shaker con destrezza, mentre prepara gli aperitivi che gli ho ordinato. Devo riconoscere che dietro al bancone è un vero mago, se solo fosse più socievole potrebbe diventare un ottimo barista, peccato che durante il nostro turno nessuno dei clienti abbia più voluto avvicinarsi a lui per provare a scambiare due parole, esaurendo al bancone la propria consumazione. Per compensare la sua chiusura verso gli altri, cercando così di mantenere il posto di lavoro di entrambi, penso io a salutare calorosamente le persone che entrano o a chiacchierare con i clienti abituali.

«Ciao Melissa!»

Qualcuno mi saluta, un attimo dopo che il campanello della porta suoni per annunciarne l'ingresso. Un uomo sulla cinquantina, in sovrappeso e con un viso simpatico mi sorride allegramente.

«Buongiorno Sergio!»

Saluto il marito della signora Carola che finalmente è venuto a darci il cambio. Mi fa cenno di seguirlo su retro così, dopo aver servito le ultime persone, mi accingo a seguirlo. Chiudo la porta alle mie spalle e lo raggiungo, lui tira fuori dalla tasca un volantino e me lo mostra con aria cospiratoria.

«Quest'anno il locale compirà venticinque anni. Voglio organizzare una serata a tema e sto cercando qualcuno che mi aiuti a pubblicizzarla.» Espone.

Afferro il volantino: raffigura un bicchiere con un liquido arancione che suona un sax e sopra di esso una scritta "25" in argento. Non riesco a nascondere la mia espressione perplessa.

«Lo so, fa schifo.» Asserisce lui rassegnato. «Per questo volevo chiederti se conoscevi qualcuno pratico di computer che potesse darci una mano o se tu ne fossi in grado, voi giovani siete tutti così tecnologici.»

Rigiro la carta tra le mani, pensando a come posso rendermi utile, ma di grafica non ne capisco niente e nemmeno di marketing.

«Vedo cosa posso fare.»

Gli sorrido e lui annuisce grato.

«Inoltre, se non ti dispiace, vorrei passassi dalla tipografia che ha stampato questa schifezza e ti facessi consegnare le altre bozze che ho fatto preparare, così magari te le guardi con calma e domani le porti qui al lavoro, se poi nel frattempo ti viene qualche idea meglio ancora!» Conclude speranzoso.

Solo lusingata dalla fiducia che ha nei miei confronti, tanto da sentirmi quasi in dovere di aiutarlo. Forse su internet trovo qualche tutorial che mi potrebbe essere utile....

«Grazie. Ora potete andare, ci penso io qui.»

Torno in sala e quando riapro la porta per poco non colpisco Alex, che si sposta velocemente fingendo che non sia successo niente.

«Ti sei messo a origliare?» Lo provoco, avvicinandomi così che Sergio non mi senta.

«Mmh...»

Non risponde subito e si accanisce di più con lo straccio sul bicchiere che ha in mano.

«Non te la farai con il capo, vero?» Sputa in un sussurro.

«C-Cosa?» Farfuglio, colta di sorpresa.

Ma con chi crede di avere a che fare? Gli sembro forse il tipo che va con gli uomini sposati? E inoltre non tradirei mai il mio Elia alias "il pinguino"!

Gli assesto un pugno sulla spalla con tutta la forza che ho e lo trafiggo con uno sguardo di fuoco pieno di risentimento.

«Come ti permetti!» Ringhio sottovoce.

Lui alza le spalle con indifferenze, non credo che il mio colpo abbia avuto l'effetto sperato.

«Era per sapere, magari potevi farmi avere un aumento.» Esordisce e mi sembra stranamente sollevato.

«Non dovresti nemmeno pensarle queste cose di me.» Borbotto, mentre mi spoglio del grembiule. «Ciao, il mio turno è finito. Me ne vado.» Concludo lasciandolo di sasso.

Lui ci mette un po' a imitarmi e, quando mi raggiunge sono già fuori in strada, con poche falcate mi affianca e sembra divertito dalla mia reazione. Non apre bocca per fortuna, almeno finché non mi vede allungare la strada per entrare nella tipografia e stupito me ne chiede il motivo. Non gli rispondo nemmeno e vado dritta da il primo dipendente che mi capita a tiro, spiegandogli il motivo per cui sono lì e mostrandogli quell'orribile volantino che mi ha dato il mio datore di lavoro.

Ci mettono un po' a consegnarmi le bozze sia stampate su carta che salvate su una chiavetta. Mentre scambio ancora due parole con il tipografo, noto Alex guardasi intorno incuriosito, si avvicina di soppiatto a varie postazioni di lavoro, dove alcuni dipendenti stanno lavorando e li osserva affascinato. Spulcia una a una tutte le immagini appese alle parete, sempre frutto del lavoro dei presenti, finché non si accorge del mio interesse e finge di essere annoiato.

Quando finalmente mi consegnano tutto usciamo e riprendiamo il cammino verso il nostro appartamento, mentre il mio cervello comincia a mettersi in moto su come testare sulla mia "cavia" le sue doti creative: era la prima volta che lo vedevo così attirato da qualcosa che non fosse una bottiglia di birra o un sacchetto di patatine al formaggio. I miei pensieri però vengono interrotti dal diretto interessato che sembra voler riprendere il discorso che volutamente avevo lasciato cadere.

«Non te la sarai presa per quello che ti ho detto, vero? In fondo non c'era niente di male, molte donne si costruiscono una carriera così.»

Mi blocco di scatto e lui si ferma qualche passo più avanti osservandomi di sottecchi.

«Ma sei scemo? Ti sembro una così io? Ma per chi mi hai preso?»

«Per nessuno. Dico solo che sei single e quindi libera di fare quello che vuoi.» Si giustifica, ma ho l'impressione che le sue parole in realtà nascondano qualcosa di inespresso.

«Per tua informazione, non sono single!» Sputo, puntando una mano su un fianco e l'altra verso di lui stizzita.

Mi guarda stranito, mentre la consapevolezza di aver detto una cavolata si fa largo sul mio viso.

«Cioè non proprio.» Mi correggo. «Però è come se lo fossi.» Aggiungo in mia difesa.

«Sei innamorata di lui?» La serietà con la quale mi pone la domanda mi spaventa.

Sono innamorata di lui? Certo che lo sono, perché non dovrei esserlo? Mi piace, ci sto bene ed è tutto quello che ho sempre desiderato, questo penso si possa definire amore, no? Elia è sicuramente qualcosa di più rispetto a tutti gli altri ragazzi milanesi che mi è capitato di frequentare, è in assoluto stato il più duraturo e l'unico a cui mi sono concessa completamente. Anche se conosco poco della sua vita privata e lui è sempre così composto nei suoi atteggiamenti, mi basta vedere l'intensità con la quale mi guarda, la dolcezza che mi riserva a ogni suo tocco e la passione che si scatena a ogni nostro incontro per capire che abbiamo un futuro. Riesco già a vedermi fra qualche anno: lui che entra nella nostra casa stile inglese, dopo una giornata lavorativa, con addosso uno dei suoi completi eleganti, mi stampa un bacio sulle labbra mentre sono intenta a preparare la cena e un attimo dopo arrivano di corsa i nostro tre bambini tutti uguali a lui, magari due femmine e un maschio... no, forse è meglio due maschi e una....

«Già...» Interviene Alex, interrompendo la mia fantasia.

Ci fermiamo davanti al portone dell'appartamento, ma mentre io mi avvio verso l'entrata lui mi supera proseguendo.

«Non vieni a casa?» Chiedo e non riesco a nascondere la delusione nella mia voce.

«No.» Asserisce duro.

Ha le mani affondate nelle tasche della felpa e, anche se non posso vederle, da come sono rigide le spalle, le sta stringendo a pugno. Si sforza di mantenere un'espressione neutra, ma da come serra la mascella e dalle ombre che oscurano i suoi occhi occhi di solito smeraldini, capisco che è arrabbiato. Non aggiunge altro e si allontana dopo essersi calato il cappuccio sulla testa. Rimango a osservarlo basita, fino a poco fa mi prendeva in giro, ora improvvisamente è adirato per non so quale motivo. Dovrei essere io quella offesa tra i due visto le sue illazioni nei miei confronti.

Scuoto la testa rassegnata che il mondo maschile, anzi quello di Alex, è e rimarrà sempre un mistero irrisolvibile per me.

Se non fosse così improbabile, potrei quasi presumere che sia geloso... No, è impossibile, è solo lunatico... non c'è altra spiegazione.

***

Dopo cena mi sono improvvisata grafica. Ho chiesto aiuto a qualche amico e ho visionato diversi video su internet che mi hanno insegnato un po' le fondamenta del fotoritocco. Ho scaricato un programma gratuito e ho stampato le relative istruzioni, costituite da più pagine di alcuni libri scritti da grandi economisti che ho letto durante gli studi. Ho preso anche carta e penna, tentando di buttare giù uno schizzo sul quale ispirarmi, dopo aver visionato varie immagini su Google. Dopo ore, l'unica cosa che ho ottenuto è la camera cosparsa di palline di carta e la frustrazione per non riuscire in qualcosa.

Inoltre per tutto il tempo non ho fatto altro che pensare a dove si trovasse Alex, chiedendomi cosa stesse facendo e cercando di capire quale siano state le motivazioni che l'hanno fatto arrabbiare. Se riuscissi a imparare bene l'utilizzo di questo programma di grafica, potrei insegnargli tutto e verificare se, il luccichio di entusiasmo che ho visto nei suoi occhi in tipografia, non sia stata solo una mia allucinazione.

Accartoccio un altro foglio esasperata, lo lancio alla mie spalle e mi rimetto a cercare altre immagini sul portatile. Non posso arrendermi, non ora che finalmente ho una pista da seguire.  




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Ciaoooooo! Ce l'ho fatta!!!! Ho pubblicato finalmente!

Scusate il ritardo (e gli errori, ma con calma sistemo tutto), ma sono riuscita a pubblicare per miracolo! 

Colgo l'occasione per fare a tutti gli auguri di Buone Feste! 

A presto (spero).

Rey

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