53. Sei come ossigeno sott'acqua

Melissa

Quando Davide esce di casa saltellando felice, mi fiondo in doccia per darmi una svegliata e, dopo essermi lavata e aver indossato una tuta comoda, mi sento come rinata. Il sonnellino, nonostante il brusco risveglio, è stato ristoratore e, grazie anche all'acqua calda che ha rilassato ogni parte del mio corpo, il mal di testa e il senso di nausea sono spariti. Con rinnovata energia, esco dalla mia camera pronta ad addentare qualsiasi cosa mi capiti sottomano, ma vengo assalita da una forte puzza di bruciato. Colta dal panico, seguo l'odore che mi conduce dritta in cucina dove ci ritrovo Alex, in versione chef, che tenta di staccare qualcosa di carbonizzato da una padella.

«Cosa sta succedendo?» Domando, avvicinandomi con cautela.

Il ragazzo si volta furtivo verso di me e cerca di nascondere l'arma del delitto dietro la schiena.

«Sto preparando la cena.» Asserisce, tentando di mantenere un tono convincente.

«E quella cosa nera sarebbe la cena?» Chiedo, indicando la padella, mentre cerco di non scoppiargli a ridere in faccia.

Lui mi fissa con aria colpevole facendomi tenerezza, devo ammettere che, a prescindere dal disastro, il suo è stato un gesto carino.

«Doveva essere una frittata.» Si giustifica impettito, mostrandomi il risultato.

Le mie labbra si distendono in un sorriso comprensivo, lo vedo rilassarsi leggermente e ne approfitto per posare le mie mani sulla sua e sfilargli il manico. Me lo lascia fare e sposto la padella nel lavandino, anche se sono quasi sicura che più tardi finirà dritta nella pattumiera. Riprendo il possesso della cucina, mentre lui resta a controllare ogni mio movimento; preparo la cena in un batter d'occhio usando anche gli avanzi del pranzo e porto tutto in tavola sempre sotto il suo sguardo attento.

«Buon appetito!» Affermo, sedendomi al mio solito posto.

Dopo qualche istante di titubanza e, dopo essersi assicurato della mia ritrovata fame, si accomoda davanti a me e finalmente iniziamo a mangiare. Comincio a straparlare di tutto quello che mi passa per la testa, non voglio che si crei ulteriore imbarazzo dopo la sua confessione e soprattutto non voglio cenare in silenzio. Alex, ovviamente, risponde a monosillabi, ma con il passare dei minuti si rilassa sempre di più, fino a lasciarsi andare persino a qualche sorriso. Finito il nostro pasto, prendiamo entrambi posto sul divano pronti per gustarci qualche film in prima serata. Siedo proprio accanto a lui, senza lasciare come le altre volte un posto vuoto tra di noi, voglio che sappia che nonostante ora sia a conoscenza di cosa lo tormenta, il nostro rapporto non è variato e voglio che percepisca, anche fisicamente, la mia vicinanza. Lui sembra sorpreso del mio gesto, ma non obietta, anzi credo che nel profondo un po' lo apprezzi, dato che non lo sento nemmeno lamentarsi dei miei continui commenti durante il film d'azione, comportamento che la dice lunga sul suo umore.

A circa metà pellicola sento il suo respiro farsi più pesante e con la coda dell'occhio noto la sua testa ondeggiare in modo incontrollato. Mi volto verso di lui e lo scruto con attenzione: è seduto a pochi centimetri da me, i piedi scalzi appoggiati sul tavolino dinanzi, il busto completamente sprofondato sullo schienale del divano, gli occhi semichiusi e il viso stranamente sereno. Lo vedo addormentarsi chinando la testa in avanti, poi subito dopo rialzarla nel tentativo di rimanere sveglio e ripetere nuovamente queste due azioni cambiando direzione, finché la sua tempia non si appoggia sulla mia spalla. Sospira e si adagia rinunciando finalmente a combattere la stanchezza.

Rimango completamente immobile, timorosa persino di respirare e causarne il risveglio. Da dove mi trovo, non riesco più a vederlo in faccia, ma sento le punte dei suoi capelli solleticarmi il collo e le sue spalle alzarsi e abbassarsi a un ritmo regolare. Resto lì, come una statua, anche oltre i titoli di coda, mentre lui di tanto in tanto mugugna qualcosa, si avvicina sempre di più e, quando non sembra abbastanza soddisfatto, mi cinge la vita con un braccio e mi tira verso di sé. Istintivamente mi irrigidisco, eppure lo lascio fare, mentre ringrazio mentalmente che non ci sia nessuno nei paraggi ad assistere a questa situazione imbarazzante. Lentamente mi rilasso anche io, beandomi del calore che emana il suo corpo a contatto con il mio.

Sto quasi per assopirmi davanti a una replica di una commedia italiana degli anni ottanta, quando Alex comincia a muoversi alla ricerca di una posizione più comoda, si allontana da me e si lascia cadere dalla parte opposta fino ad appoggiare la testa sul bracciolo alla sua destra. Decido che è giunto il momento di andare a letto, anche se il suo scatto improvviso mi ha lasciato uno strano senso di amarezza in fondo alla gola, ma non ha senso trattenersi oltre accanto a lui, dato che ora non ho più motivo di rimanere immobile per non rischiare di svegliarlo. Controvoglia mi alzo e, prima di andare in camera mia, sposto le sue gambe sul divano e lo copro con una coperta, lo rimbocco come si deve e resto a osservare il suo viso rilassato. Senza il suo consueto cipiglio sembra molto più giovane e nonostante i suoi lineamenti duri e il naso leggermente storto, si può considerare un bel ragazzo.
Se solo la smettesse di respingere tutti e cominciasse a lasciarsi un po' andare rinunciando definitivamente a quella corazza dura che si è creato in questi anni. Potrebbe essere più felice se si mostrasse per quel che è e non per quello che pensa di dover essere...

Gli accarezzo i capelli e gli stampo un soffice bacio sulla fronte.

«Sogni d'oro, Alex Dalmasso... siamo più simili di quel che pensi.»

***

Toc. Toc.

«Meli?»

Toc. Toc. Toc.

«Meli, sei sveglia?»

Sto forse avendo un déjà vu?

«Mmmh... Davide?»

«L'ho baciata!» Sussurra euforico.

«Chi?» Ma che ora sono?

«Come chi? Ashley ora è la mia ragazza!»

Ah, già... ed era così indispensabile dirmelo proprio in questo momento?

«Bravo, Dade, domani mi racconti tutto, ok?» Ora lasciami dormire, per favore.

«Si, certo! A domani!»

Mi sveglio. Senza nessuno che bussa alla mia porta e qualcun'altro che urla spaventato. Semplicemente mi sveglio. Erano settimane che non mi capitava e mi sembra talmente strano che potrebbe persino essere un sogno. Mi metto seduta, appoggiando i piedi sul pavimento, resto in ascolto, ma la casa è immersa nel silenzio. Mi alzo e controllo i miei due uomini: uno dorme nella sua camera abbracciato al cuscino, l'altro è disteso sul divano in maniera scomposta.

La giornata comincia, Davide è il primo a svegliarsi, mi racconta per filo e per segno il suo appuntamento romantico, chiedendomi qualche consiglio sul genere femminile e infine sparisce con la sua nuova ragazza. Alex si sveglia poco prima di pranzo e sembra anche lui sorpreso di aver dormito per così tanto tempo senza aver avuto incubi. Il lato più presuntuoso di me gongola, convinto di essere in parte la causa del suo sonno tranquillo, ma quella più razionale mi fa presente che probabilmente era talmente sfinito che non poteva andare diversamente.

Lo scruto mentre si fuma la sua sigaretta post pranzo e nonostante, abbia dormito fino a tardi, le sue occhiaie non sono ancora sparite. Comincia a balenarmi un'idea per la testa, qualcosa che possa appagare la mia autostima e che allo stesso tempo mantenga fede agli impegni presi.

«Che c'è?» Domanda lui, sentendosi osservato.

Il mio viso si deforma in una smorfia diabolica, mentre lui mi guarda sempre più perplesso.

«Oggi mi porterai in un posto.» Esordisco con troppo entusiasmo.

«Non ti ci puoi portare da sola?» Ribatte infastidito. «E poi come ti ci dovrei portare? E' Davide quello con la macchina!»

"Potresti sempre guidare la moto." penso, ma decido di non dirlo evitando di infierire su di lui. Ora che so più cose, posso evitare di intavolare conversazioni che potrebbero infastidirlo.

«Ci andiamo in autobus e poi a piedi. Siamo ecologici!»

«Perché dovrei venire con te? Non puoi chiedere a uno dei tuoi amichetti nerd?» Borbotta, aspirando l'ultimo tiro della sigaretta e spegnendo quel che ne rimane nella tazzina del caffè.

Ci resto un po' male, non mi aspettavo un suo rifiuto, credevo gli facesse piacere fare qualcosa di diverso dalla sua solita routine. Pensavo anche che apprezzasse la mia compagnia, qui a Milano dubito conosca tanta altra gente con cui passare il suo tempo libero.

«Ok... solo che io ci volevo andare con te....» Farfuglio, abbassando lo sguardo.

Mi alzo di scatto e sparecchio quel che resta del pranzo, sistemando poi tutta la cucina. Alex rimane seduto a osservare i miei movimenti, non riesco a decifrare la sua espressione, finché non sospira rassegnato facendomi voltare verso di lui.

«Perché vuoi che venga con te?» Domanda e cerca di nascondere il piacere che gli provoca l'idea che lo abbia chiesto proprio a lui.

Sulle mie labbra prende forma un ampio sorriso e lui subito mette le mani avanti come a voler placare il mio entusiasmo.

«Non ho detto che verrò!» Asserisce cauto.

Cerco di tornare seria e di riflettere su una risposta che possa convincerlo definitivamente: non posso certo dirgli che ho un piano che lo riguarda.

«E che.... che per andare dove devo andare... la strada è un po' così...» Dico, senza in realtà avere la più pallida idea di cosa significhi.

Lui mi guarda perplesso e, dopo averci ragionato per qualche secondo, sembra essere giunto a una conclusione, ma dalla sua espressione capisco di non essere stata per niente convincente. Sta per scuotere la testa, quando decido di fare un ultimo disperato tentativo.

«Ti prego, ti prego , ti prego! Non lasciarmi andare da sola!» Lo supplico, sbattendo più volte le ciglia e fissandolo come il gatto con gli stivali di Shrek.

Lui sospira di nuovo combattuto e si pizzica, esasperato, il dorso del naso con il pollice e l'indice.

«Verrai con me?» Azzardo, approfittando della sua titubanza.

Mi guarda di sottecchi e sospira ancora una volta.

«Si.» Risponde rassegnato. «Basta che la smetti di fare quelle smorfie, sembra tu abbia uno di quei tic nervosi.»

***************
Buondì!
Finalmente ho pubblicato! Lo so è un po' corto, ma sempre meglio di niente 😅
Volevo chiedervi: riuscite a leggere per intero il titolo di questo capitolo?
Perché ho paura sia troppo lungo e che quindi venga tagliato. 🤔

Bye 😊

Rey

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