52. Ciò che conta è incamminarsi, la meta ci verrà incontro

  Melissa 

Ho perso il controllo.

La confessione di Alex ha innescato una reazione che mai mi sarei aspettata e che, al solo pensiero, mi fa desiderare di scavarmi una fossa e nascondermici al suo interno per la vergogna. Dopo aver realizzato di essermi comportata come una pazza, non sono più riuscita né a guardarlo negli occhi, né a rivolgergli la parola. Siamo tornati a casa in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, camminando uno accanto all'altro, a dividerci solo un atmosfera tesa.

Chissà cosa penserà ora di me...

Sono consapevole di aver esagerato; esistevano almeno altri mille modi per consolarlo, migliori della crisi di pianto che ho avuto, tuttavia in quel momento mi sono lasciata guidare dalle emozioni, spegnendo completamente il cervello.

Ma cos'altro potevo fare? Ho tentato di andarmene prima di fare il danno, ma me lo ha impedito. Se avessi avuto a che fare con una persona normale, l'avrei abbracciata e lasciata sfogare sulla mia spalla, ma con Alex non c'è niente di ordinario e sono sicura non avrebbe apprezzato il mio gesto, anzi. Questo non toglie il fatto che avrei dovuto essere più gentile, ma oramai è inutile piangere sul latte versato, modo di dire azzeccato considerando che di lacrime ne ho versate fin troppe, spero solo che abbia compreso il senso delle mie parole e che in qualche modo lo abbiano scosso a reagire.

Gli ho promesso di aiutarlo e stavolta non voglio tradirlo dopo nemmeno ventiquattro ore!!! Anche se a dirla tutta, non ho la più pallida idea di come fare. Sono stata troppo precipitosa come al solito, ma voglio davvero che Alex prenda in mano la sua vita una volta per tutte.

Ho sentito il suo dolore bruciarmi la pelle, forse perché, nonostante il tempo che è passato, una volta è stato anche il mio. Quando ero persa, è stato l'aiuto di mia nonna a farmi ritrovare la via. I suoi consigli, la sua pazienza e il suo affetto incondizionato sono stati fondamentali in quel periodo della mia vita. Purtroppo non sono saggia nemmeno la metà di lei, quindi non so quanto possano essere utili i miei suggerimenti, ma di sicuro ho ereditato l'insistenza, caratteristica sulla quale ho sempre fatto affidamento e che, finora almeno, non mi ha mai deluso.

Mi limiterò a stargli vicino, tenterò di non arrabbiarmi quando si comporterà da maleducato e lo spingerò, anche fisicamente se necessario, a mettersi in gioco scoprendo quali possano essere le sue attitudini. Al momento le sue uniche doti sono fare zapping, svaligiare il frigo e gironzolare senza meta per la città. Un ottimo punto di partenza direi, in fondo peggio di così non potrebbe andare, quindi si può solo che migliorare. Dovrà pur avere altre qualità, giusto?

Oggi però non sono in grado di ragionare troppo. Il vino di ieri, passata l'adrenalina, ha lasciato in ricordo un cerchio alla testa e una sensazione di scombussolamento alla stomaco, senza contare che, dopo tutte quelle lacrime, mi sento completamente spossata. Domani penserò a che altro fare, magari a mente lucida potrò elaborare un ulteriore piano d'azione più efficace del solo pressing.

Il cellulare comincia a vibrare, destandomi dal mio stato catatonico. Seduta sulla scrivania, nell'assurdo tentativo di studiare qualcosa, lo afferro e noto sul display il nome di "Keiko" lampeggiare.

«Ehi.» Rispondo, tentando di darmi un tono vivace.

«Stavi dormendo, Russo?» Domanda la mia amica preoccupata.

«No, tranquilla, cercavo di studiare.» Peccato che non ricordi nemmeno una riga di ciò che ho letto poco fa.

«E allora cos'è questa voce da funerale? Ha fatto cilecca l'uomo del Mojito ieri sera?» Chiede maliziosa.

«No, anzi...» Farfuglio.

Mi torna in mente la notte appena passata con Elia. Sono stata talmente concentrata sulla storia di Alex che mi ero completamente dimenticata di lui, delle sue mani, dei suoi baci, del suo corpo sul mio...

«Deve saperci proprio fare allora per averti sfinito in questo modo.» Commenta lei, facendomi tornare alla realtà. «Dai racconta!»

Dopo un iniziale imbarazzo, faccio come dice e le spiego tutta la serata, la parte iniziale è più dettagliata, quella verso la fine, ofuscata da quel buonissimo vino rosso, leggermente confusa. Ovviamente evito di dirle della mia fuga mattiniera alla ricerca di Alex, non vorrei si facesse strane idee o che mi facesse domande a cui non vorrei rispondere.

«Come al solito, troppo alcool risveglia la maniaca sessuale che è in te!» Mi prende in giro la mia amica. «Ma stavolta è stato utile. Finalmente è terminato il tuo periodo da suora!»

«Guarda che non dipendeva da me, è colpa di Elia che si è presentato solo ora!»

«Già, finalmente hai trovato l'uomo perfetto.» Considera poco convinta, come se stesse parlando più con sé stessa che con me. «E dimmi, come siete rimasti?»

«In che senso?»

«E' un tipo da fidanzamento? Da frequentazione infinita? Da trombamica? Cosa siete voi due?»

Cosa siamo noi due? Un uomo e una donna che provano un'attrazione fisica e che hanno passato una magnifica serata insieme. Ma io di lui cosa so esattamente? Conosco il suo nome, la sua professione, anche se non mi ha mai detto il nome dell'agenzia per cui lavora, ho scoperto ieri che si è trasferito da poco nel suo nuovo appartamento, anche se non so se prima vivesse a Genova con i genitori o meno. Poi basta. Che passioni ha? Come passa il suo tempo libero?

«Beh... non abbiamo avuto molto tempo di parlare di questo.» Balbetto.

Lo conosco da qualche settimana e, anche se all'inizio il suo comportamento mi sembrava un po' ambiguo, dopo essere riuscita a rompere il ghiaccio, mi sono sempre trovata bene con lui. Si è sempre comportato da gentiluomo, non mi ha mai spinto a fare qualcosa che non volessi fare, anzi, tra i due sono sempre stata io a prendere in mano la situazione. Alla prima impressione mi era sembrato un uomo deciso e risoluto, ma la sua titubanza, anche solo nello sfiorarmi, ha messo in evidenza il lato timido del suo carattere, o forse si tratta solo di rispetto nei miei confronti, considerando i dieci anni anagrafici più di me magari mi vede come una ragazzina indifesa. Se solo sapesse cosa gli farei...

«Russo, Russo, Russo... frequentarmi ti sta portando sulla brutta strada. Quando sei arrivata qui a Milano tre anni fa, dopo la rottura con il tuo ragazzo storico, non contemplavi nemmeno l'idea di una scopata e via... e ora guardati! Finalmente ti lasci andare e ti godi la vita!» Scherza, quella che dovrebbe essere la mia migliore amica, con il tono di chi finge di commuoversi. Anche se non posso vederla, la immagino asciugarsi gli occhi da delle lacrime fittizie.

«Guarda che io mi sono sembra goduta la vita. E scusa se fino a ora non avevo mai incontrato nessuno che mi piacesse sul serio!» Ribatto offesa, questo discorso lo abbiamo fatto almeno un milione di volte da quando la conosco e ancora non ne siamo uscite.

«Hai mai pensato che magari il problema fossi tu? Può essere che i tuoi canoni siano troppi pretenziosi.»

«E perché avrei dovuto accontentarmi?»

«Non si tratta di accontentarsi, dico che forse dovresti renderti conto che tutti hanno dei difetti... non esiste l'uomo perfetto.» Asserisce Keiko.

«Per ora penso di averlo trovato.» Concludo convinta.

«Esatto... per ora.»

Ovviamente è la mia amica ad avere l'ultima parola. Restiamo entrambe in silenzio per qualche secondo, poi la sento ridacchiare al telefono.

«Sai, mia mamma in questi casi avrebbe detto: non ci si innamora con la testa, ma con il cuore.» Esordisce.

«La signora Cooper è una romanticona, dovresti saperlo.» Sorrido tra me e me.

Ormai conosco a memoria la storia di come si sono conosciuti i genitori di Keiko, sua madre infatti, ogni volta che la vado a trovare me la racconta davanti a una tazza di tè. Il tutto ebbe inizio quando il signor Cooper, allora un giovane americano alle prime armi nel mondo del lavoro, venne spedito in Giappone per discutere di un affare con un'azienda del posto. Il caso volle, che la figlia del titolare di quella stessa attività, fosse la più bella ragazza che avesse mai visto. Fu amore a prima vista. Un amore ostacolato dal padre di lei, che aveva già preso accordi per un matrimonio combinato con il primogenito di un socio in affari. Anche la madre di Keiko si innamorò perdutamente dell'americano e cominciarono a vedersi di nascosto durante tutto il breve soggiorno di lui. Nel giro di qualche settimana, avevano capito che non potevano fare a meno l'uno dell'altro, così la donna scappò in America contro il volere di tutta la famiglia e sposò l'uomo che tanto amava. Dopo qualche anno si trasferirono in Italia, a Milano, e qui misero al mondo Keiko, la loro unica e fantastica figlia.

«Secondo me sono tutte cazzate.» Asserisce la diretta interessata, per non smentirsi.

Chiacchieriamo e scherziamo un altro po', finché non ci salutiamo, ma prima di riattaccare mi comunica che sarà fuori città con i genitori per tutto il weekend. Chiudo la telefonata e mi rendo conto che ormai è quasi ora di pranzo. Vado così in cucina, durante il tragitto controllo che la figura sul divano sia ancora lì e, come speravo, non si è mossa di un millimetro. Il viso stanco ha un colorito per niente sano, le sue iridi verdi sono spente e cupe, i suoi occhi gonfi e rossi sono contornati da delle evidenti ombre scure. Mi appunto mentalmente che la prima cosa da fare per aiutare Alex, sia quella di riuscire a farlo dormire per un tempo consono a un essere umano. Il suo sguardo è completamente perso nel vuoto, se il suo petto non si alzasse e abbassasse leggermente a ogni respiro, potrei scambiarlo per una statua di marmo.

Preparo il pasto per tutti, gli odori mi danno parecchio fastidio, ma tengo duro e finalmente metto tutto a tavola. Chiamo entrambi i Dalmasso, Davide rimasto in camera sua a studiare fino a quel momento, mi raggiunge saltellando mentre Alex fa il suo ingresso in modalità zombie. Pranziamo tutti insieme, il mio coinquilino, ignorando completamente il fratello maggiore, chiacchiera amabilmente parlando dell'esame che sta preparando. Lo ascolto a malapena, oggi non credo di essere molto di compagnia, inoltre il mio stomaco non sembra voler collaborare e non faccio altro che sposare il cibo da una parte all'altra del piatto in attesa che mi venga un minimo di appetito.

Quando ormai entrambi i ragazzi hanno finito di mangiare, decido di lasciar perdere e di risistemare la cucina. Conservo la mia porzione, quasi intatta, in una ciotola così da poterla assaporare magari per cena. Se c'è una cosa che non sopporto è proprio lo spreco di cibo.

«Stai male?»

La voce preoccupata di Alex interrompe il flusso di parole di Davide.

«Cosa?»

Alzo la testa e incrocio i suoi occhi indagatori. E' lui quello che sembra uno zombie e chiede a me se sto bene? Annuisce in attesa di una mia risposta.

«E' solo un po' di mal di stomaco, niente di che.» Farfuglio lusingata dalle sue attenzioni.

Finisco di ripulire la cucina e i piatti, sempre sotto lo sguardo attento del ragazzo, mentre il fratello minore si concentra sul proprio cellulare.

«Andrò a riposarmi un po'.» Annuncio avviandomi verso la porta della stanza. «Dovresti farlo anche tu.» Sussurro appena, ma sono sicura che lo zombie mi abbia sentito.

***

Toc. Toc.

«Meli?»

Toc. Toc. Toc.

«Meli, sei sveglia?»

Davide e il suo tamburellare sulla porta della camera, mi strappa dal mondo dei sogni e mi riporta bruscamente alla realtà.

«Che cazzo fai?»

La voce di Alex tuona rabbiosa dietro l'uscio.

«Sei un idiota! Non hai sentito che sta poco bene? Non la puoi lasciar riposare in santa pace per una volta?!»

Mi metto a sedere sul bordo del letto e poso lentamente i piedi sul pavimento.

«Devo... devo solo chiederle una cosa.» Farfuglia il mio coinquilino.

«Non puoi aspettare che si svegli da sola? E' così urgente questa cosa?» Ribatte l'altro, marcando eccessivamente sull'ultima parola.

Un tonfo mi spinge ad alzarmi completamente, ancora mezza addormentata, faccio qualche passo insicuro e apro la porta. Davanti a me vedo il braccio di Alex, alla fine del quale trovo il viso spaventato del fratello minore. Davide è immobilizzato contro il muro, leggermente sollevato sulle punte dall'altro ragazzo che lo tiene per il colletto della polo.

«Meli!» Esclama Davide, felice che sia arrivata in suo soccorso.

Anche Alex si volta verso di me e mi squadra dall'alto in basso, facendomi una radiografia completa. Dispensa un ultimo spintone al fratello, lasciando poi riluttante la presa.

«Sarai contento ora!» Sputa, prima di darci le spalle e sparire in sala.

Davide si rimette dritto e si stira la maglietta.

«Mio fratello diventa più strano ogni giorno che passa.» Borbotta sottovoce per non rischiare di farsi sentire dal diretto interessato. «Comunque, avevo bisogno di parlare con te, non volevo disturbarti.» Aggiunge concentrandosi su di me.

Vorrei rispondere che se non avesse voluto disturbarmi, bastava non bussare alla mia porta e non chiamarmi, ma decido di rimanere in silenzio e mi limito ad annuire per lasciarlo proseguire.

«Ho visto che non hai risposto a nessun messaggio per stasera, volevo capire cosa avevi intenzione di fare. Io sto andando a fare aperitivo con Ashley, poi raggiungeremo gli altri per la cena, quindi non posso darti un passaggio.» Asserisce lui arrossendo leggermente.

Ci metto un po' a registrare le sue parole e a comprenderle pienamente, ma quando finalmente il mio cervello comincia a ingranare riesco a formulare una risposta sensata.

«Non preoccuparti.» Scuoto lentamente la testa. «Non credo che uscirò stasera, non sarei molto di compagnia.» Concludo.

Lui annuisce, ma sembra in attesa di qualcosa, non soddisfatto pienamente delle mie parole. Analizzo mentalmente la sua frase e mi ci vuole qualche secondo prima di capire dove voglia andare a parare.

«Quindi le cose con Ashley stanno andando a gonfie vele?» Esordisco, mentre un sorriso si allarga sul suo viso infantile.

«Già, stasera ho intenzione di chiederle di mettersi con me.» Asserisce compiaciuto della sua decisione.

Gli sorrido orgogliosa di lui, sono davvero contenta che finalmente si sia rimboccato le maniche e abbia fatto progressi nel suo rapporto con Ashley, anche se Keiko crede che la ragazza lo stia influenzando negativamente, secondo me invece non può fargli altro che bene avere una fidanzata che si prenda cura di lui.

«Sono sicura che dirà di sì, non potrebbe trovare un ragazzo migliore di te.» 

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