4. Eravamo quattro amici al bar

Melissa

Oggi Davide ha deciso dirovinare la serata a tutti: quando mi ha confessato di voler far venire il fratello con noi per l'usuale aperitivo in centro, ho dovuto trattenermi per non cedere alla tentazione di strozzarlo in quell'esatto istante. Ho cercato di persuaderlo elencandogli una motivazione dietro l'altra: "Non puoi portare in giro con quegli abiti da barbone" oppure "Il suo odore potrebbe costarci una denuncia per oscenità in luogo pubblico" o ancora "Sei sicuro che sappia conversare?", eppure non c'è stato verso di fargli cambiare minimamente idea. Anziché farlo demordere, l'ho reso ancora più deciso e intraprendente, cosicché si è messo a rovistare nel proprio armadio alla ricerca di qualcosa che potesse andar bene ad Alex. Ho fatto presente al mio coinquilino che le sue camicette, i pantaloni e i maglioncini a scacchi, non sarebbero mai entrati al tizio addormentato sul divano, in quanto, oltre ad avere le spalle molto più larghe, superava di svariati centimetri di altezza il fratello. Pessima idea! Come sempre la mia lingua si è messa in moto senza che il mio cervello iniziasse a elaborare. Folgorato dalla mia precisazione, Davide mi ha letteralmente trascinato insieme a lui a fare shopping per le vie di Milano, ingaggiandomi a titolo gratuito come consulente avendo dimostrato di "avere occhio" per le misure.

Mannaggia a me! Se fossi stata più furba e lo avessi lasciato fare, a quest'ora, invece di ritrovarmi quel troglodita in mezzo ai piedi per tutta la durata della serata, potrei farmi quattro risate vedendolo agghindato in stile "geek".

Appena sento il rumore della porta del bagno chiudersi a chiave, mi precipito in corridoio davanti all'armadio a muro che utilizziamo come ripostiglio, mi armo di tutto ciò che mi occorre per fare una profonda pulizia del soggiorno e poter finalmente eliminare ogni microbo che quell'individuo è riuscito a portare in casa nel corso della sua breve permanenza. Quando finalmente la stanza sembra essere tornata presentabile e aver spalanca tutte le finestre per far arieggiare, mi rendo conto che Alex non è ancora uscito dal bagno. Ne approfitto così per ripulire anche il resto della casa, compito che rientra nei miei accordi di coinquilina: Davide, infatti, mi ha dimezzato l'affitto con la condizione che sia io a occuparmi delle faccende di casa. Ciò non mi disturba affatto, anzi, essendo abbastanza schizzinosa, probabilmente lo avrei fatto comunque, quindi tanto vale approfittare della situazione.

Dopo quasi due ore, nelle quali il bagno è rimasto ininterrottamente occupato, inizio a spazientirmi sul serio.

La casa oramai è pulita e profumata, i segni della presenza del Dalmasso maggiore sono spariti e, se non avessi bisogno del bagno per prepararmi, lo lascerei volentieri lì per sempre, ma purtroppo abbiamo appuntamento fra mezz'ora e, volente o nolente, deve uscire.

Infastidita, comincio a bussare insistentemente alla porta del bagno. Capisco che la sua puzza raggiungesse anche la signora del piano superiore, ma dovrebbe lasciare la possibilità anche agli altri di usare i servizi, soprattutto se hanno dei capelli da domare e un viso da ristrutturare.

«Hai intenzione di uscire prima o poi da lì dentro?» Urlo, martellando ripetutamente.

Dall'interno, sento l'acqua spegnersi, dei passi e dopo qualche minuto di assoluto silenzio me lo ritrovo davanti. In realtà, per essere pignoli, quello che scorgo dinanzi è un torace, che mi costringe ad alzare la testa.

Giuro che ci metto tutto l'impegno possibile, per mantenere un'espressione di rimprovero convincente, ma la sorpresa di ciò che mi compare di fronte è tale da farmi spalancare occhi e bocca contemporaneamente.

Il ragazzo che, qualche ora fa era entrato nel bagno vestito di stracci, ha lasciato il posto a un'altra persona che gli assomiglia solo vagamente nei lineamenti.

Alex mi fissa, in attesa che mi sposti, tuttavia sono troppo impegnata a contemplare il risultato del cambiamente: deve essersi tagliato i capelli da solo, più corti ai lati e leggermente più lunghi e scompigliati al centro; la barba, nonostante sia stata rasata, ha lasciato un'ombra scura sulla sua mascella squadrata e senza tutto quel pelo il suo naso appare anche meno storto. Continua a scrutarmi e aggrotta le sopracciglia in una maschera che ormai ho cominciato a conoscere bene, dato che l'ha mantenuta perennemente da quando si è introdotto in questa casa. Rimango folgorata però dall'intensità delle sue iridi verdi, messe ancor di più in risalto grazie alla maglietta grigia che ho personalmente scelto per lui, azzeccando perfettamente la sua taglia. Devo complimentarmi con me stessa per la mia inaspettata bravura: anche le sue spalle larghe vengono evidenziate dell'indumento; non pensavo di essere in grado di azzeccare così bene le misure di una persona che conosco da così poco tempo, evidentemente l'ho osservato meglio di quel che credevo.

«Puoi anche chiudere la bocca.» Mi prende in giro lui, mentre gli angoli delle sue labbra si spostano verso l'alto, in un sorriso da teppista.

«Miracolo!» Esclamo, riprendendomi. «Allora sai anche ridere!» Ribatto e in un istante torna alla sua solita espressione corrucciata.

Meno male, mi faceva quasi impressione vederlo sorridere.

Mi scansa, superandomi con ben poca delicatezza. Irritata, mi giro per rimproverarlo, ma vengo distratta dal suo fondoschiena.

Complimenti ancora a me, i jeans chiari e strappati che ho scelto gli stanno a pennello.

Quando sparisce dalla mia visuale, torno finalmente in me e mi volto verso l'interno del bagno, o perlomeno quel che ne rimane: asciugamani, stracci puzzolenti, capelli, barba e molto altro sono sparsi ovunque.

«Magnifico.» Borbotto tra me e me, consapevole che non arriveremo mai puntuali all'appuntamento.

Dopo aver pulito, sistemato e fatto sparire ogni minima traccia del vecchio Alex barbone, finalmente i servizi sono tornati agibili. Sia io che Davide ci prepariamo alla velocità della luce e, con ben quaranta minuti di ritardo, con la sua macchina raggiungiamo finalmente il centro della città.

Per tutto il tragitto verso il bar, sia in auto che a piedi, Davide ha continuato a parlare facendo da guida turistica al fratello, che non provava nemmeno a fingere di essere interessato. Se ne stava con le mani in tasca guardandosi in giro, le uniche parole che gli ho sentito pronunciare sono state quando ha visto un tabaccaio e ha chiesto al mio amico dei soldi per potersi comprare dei pacchetti di sigarette. Credo anche che Dade gli abbia allungato più banconote del necessario, ma ho cercato di farmi i fatti miei: non voglio immischiarmi nei loro affari di famiglia.

Quando raggiungiamo finalmente il nostro gruppo di amici, ovviamente siamo gli ultimi. Ci accolgono tutti con commenti del tipo: "Era ora!" oppure "Stavamo per darvi per dispersi" e altre battute del genere.

Il bar che frequentiamo è sempre stato uno tra i miei preferiti: la musica soft ti permette di chiacchierare senza urlare, il giardino esterno, pieno di fiori e piante, ti fa dimenticare di essere in centro e, inoltre, il buffet è ricco e sempre vario. Dopo aver salutato tutti, mi vado ad accomodare accanto a Keiko che mi guarda sconvolta e offesa contemporaneamente. Nel frattempo sento Davide fare le presentazioni al gruppo, qualcuno porge la mano educatamente ad Alex, ma lui, per non smentirsi, non considera minimamente nessuno e si siede nel primo posto libero a portata di mano, ordinando in modo arrogante una birra. Il mio coinquilino continua a parlare per distrarre gli amici dalla maleducazione del fratello, però, dalle occhiate che gli lanciano i ragazzi, è evidente che lo hanno già preso in antipatia, mentre le donne del gruppo lo stanno osservando parlottando fitte tra loro.

«Chi è quel tizio? E' sexy, perchè non me lo hai fatto conoscere prima?!» Mi rimprovera sottovoce la mia migliore amica.

Sbuffo, perché so che ha ragione, con il nuovo look devo ammettere che è molto attraente, se solo avesse un briciolo di intelligenza... Comincio a raccontarle tutto dal principio e lei non fa altro che ridere della mia performance con la mazza. Quando termino il mio resoconto, mi guarda scuotendo la testa.

«Che stronzo, mi sta già sul cazzo. Quando se ne va?» Sentenzia, lo sapevo che lei non si sarebbe fatta abbindolare dal fascino del cattivo ragazzo.

«Speriamo il prima possibile!» Commento, notando che nel frattempo si sono formati dei piccoli gruppetti di tre o quattro ragazzi dove ognuno conversa su argomenti differenti.

Il mio sguardo cade subito Davide, sta parlando con Ashley Rowling, una ragazza britannica molto carina e minuta, dai capelli rossi e gli occhi azzurri, che si trova qui a Milano per un progetto di doppia laurea e di cui il mio amico ne è perdutamente innamorato. Li vedo ridere complici e non posso fare a meno di pensare che potrebbero essere una bella coppia, se solo Dade trovasse il coraggio di chiederle di uscire.

Poco distante da loro Alex sorseggia quella che credo sia la sua terza birra consecutiva, guardandosi intorno come alla ricerca di qualcosa. Le ragazze più estroverse si sono spostate vicino a lui, cercando di coinvolgerlo nei loro discorsi, peccato non abbiano ancora capito che il soggetto in questione non è in grado di avere un dialogo normale.

«Ciao ragazze! Vi abbiamo preso qualcosa da bere.» Samuele ci raggiunge con due calici in mano, accompagnato dal suo amico Riccardo.

«Grazie!» Rispondiamo contemporaneamente io e Keiko, afferrando i bicchieri e cominciando finalmente il nostro usuale aperitivo domenicale.

Parliamo con i ragazzi del più e del meno, raccontandoci quello che ci è accaduto durante la settimana e spesso Samuele e io, frequentando entrambi economia, ci ritroviamo a ironizzare sui compagni di corso e professori eccentrici.

«Allora Sam, com'è andato l'appuntamento con la tipa che avevi conosciuto in discoteca?» Domanda Keiko curiosa.

Lui si passa una mano tra i capelli lunghi scuri e lisci fino alle spalle, sospirando rassegnato.

«Un disastro.» Commenta, prima di iniziare il resoconto della sua disavventura con la fantomatica ragazza, che alla fine si scopre una specie di stalker incallita.

Spesso provo empatia per Samuele, la sua vita amorosa è abbastanza altalenante e complicata, con le ragazze infatti ha un discreto successo, ma sembra possedere un radar e scegliere di frequentare solo quelle più strane. Non che io sia messa molto meglio di lui anzi, le mie relazioni interpersonali con l'altro sesso si limitano all'amicizia, spesso ho anche provato a uscire con qualche ragazzo, ma nessuno di loro è mai riuscito a far scattare in me qualche tipo di interesse. Sono ormai single da tre anni, ma questo non mi disturba affatto, sto benissimo anche da sola e non è la solita frase che usano le zitelle per giustificarsi: io lo penso davvero.

«Andiamo Sammy, nessuna ragazza può essere peggio della tipa punk che si era messa in testa di farti un piercing casalingo sul capezzolo.» Lo schernisce il suo amico Riccardo.

Keiko ride al ricordo evocato da quest'ultimo, tra lei e Riki c'è sempre stato uno rapporto che alterna "amicizia con benefici" a odio profondo. In questo periodo presumo siano nella prima fase, ma non so mai niente con certezza, in quanto la mia migliore amica, sapendo che non approvo la loro effimera relazione (se così si può chiamare), evita di parlarmene per non sentire i miei pareri o consigli non richiesti. Secondo lei sono una "bacchettona" quando le dico che dovrebbe troncare con lui e trovarsi qualcuno di più adatto e non fa altro che ribadire di essere abbastanza grande e vaccinata per fare le sue scelte. Nulla in contrario, eppure non posso far a meno di pensare che il ragazzo usi la mia amica solo quando ne abbia voglia, per poi dimenticarsene completamente in tutte le altre occasioni, sparendo senza nemmeno farsi sentire per giorni o settimane. Mi fido di Keiko e, anche se non appoggio le sue scelte, le rispetto, questo non toglie però che appena lui farà soffrire la mia amica e, sono certa che prima o poi accadrà, io sarò pronta a ucciderlo con le mie stesse mani.

Sono così distratta dai miei pensieri che non mi accorgo che Alex è fuggito. Mi guardo intorno, ma di lui non c'è nessuna traccia.

Poteva almeno salutare.

***

Alla fine abbiamo passato delle piacevoli ore a ridere e scherzare. Davide, quando ha notato l'assenza del fratello, è venuto a chiamarmi preoccupato, voleva che andassimo a cercarlo, ma fortunatamente sono riuscita a farlo desistere spiegandogli che Alex è abbastanza adulto da saper badare a sé stesso e, visto che se n'è andato di sua spontanea volontà, magari voleva starsene per i fatti suoi. Non sono comunque riuscita a tranquillizzarlo completamente, non faceva altro che ripetere che il fratello non conosce la città e non ha nemmeno un cellulare con sé per poterci chiamare in caso di bisogno. Non posso certo dargli torto, ma è stato l'idiota a decidere di andarsene, che si arrangi ora!

Durante tutto il tragitto verso casa, il mio coinquilino non ha fatto altro che osservare ogni singolo uomo incrociato per strada, alla ricerca di quel volto familiare, senza naturalmente ottenere risultati.

Una volta giunti al nostro appartamento, avendo entrambi lezione domani mattina, ci auguriamo la buonanotte diretti ognuno nella propria stanza. Non faccio nemmeno in tempo ad appoggiare la testa sul cuscino che la stanchezza ha il sopravvento su di me e io mi lascio cullare tra le braccia di Morfeo. Scivolo nel mondo dei sogni: un mondo meraviglioso in cui non esiste un terzo inquilino ingombrante.

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