39. Prima o poi farò l'errore giusto
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Ciao, forse dovrei aspettare a pubblicare, ma non vedevo l'ora di farvi leggere questo capitolo :)
Al diavolo l'aggiornamento settimanale, quando un capitolo è pronto è pronto!
Buona lettura e non scordatevi di farmi sapere la vostra opinione, per me è molto importante e mi stimola a continuare a scrivere XD
Rey
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Alex
Mai in vita mia mi sono ricoperto così tanto di ridicolo. Mi domando ancora chi me lo abbia fatto fare. Devo essere improvvisamente impazzito, perché nessuna persona sana di mente asseconderebbe la mente malsana dell'amica cinese di Melissa.
Prima di uscire di casa, mi ha fatto vestire da nerd sfigato, giustificandosi che era necessario per non essere riconosciuti durante la "missione", ma secondo me si è divertita a trattarmi come un bambolotto. Ha rubato dall'armadio di Davide gli indumenti più orribili che abbia mai visto e mi ha costretto ad indossarli. Se mi fossi rifiutato mi avrebbe lasciato a casa a bocca asciutta senza dirmi il luogo dove era diretta Melissa e lasciar fare solo a lei la guardia del corpo.
Onestamente non mi sembrava una grande idea, posso confermare che la cinesina quando si arrabbia sembra un piccolo tornando, ma stiamo pur sempre parlando di una ragazza alta un metro e un tappo, cosa crede di poter fare contro un uomo?
«Non lo sai? Nella botte piccola c'è il vino buono.» Ribatte sicura la diretta interessata, dopo il mio tentativo di spiegarle che era lei quella che aveva bisogno di me e che quindi, il suo travestimento, poteva infilarselo in quel posto.
«Si, ma tu sei una lattina.» Ho risposto.
In quel preciso istante mi sono giocato per sempre ogni possibilità di spuntarla da vincitore, anzi è riuscita pure a farmi indossare degli occhiali con delle lenti finte e mi ha riempito i capelli di gelatina tirandomeli tutti indietro come farebbe quell'idiota di mio fratello. Pensavo di aver toccato il fondo, ma non sapevo che aveva in serbo altro per me.
Ho acconsentito di uscire in quello stato solo perché non volevo perdere altro tempo e lasciare Melissa da sola con quello sconosciuto che, per quanto ne sapevo, poteva tranquillamente essere un maniaco in giacca e cravatta.
La cinese mi fa salire sulla sua auto nera con i vetri oscurati, deve aver lasciato in garage quell'orribile 500 rosa per l'occasione. A quanto pare ha preso sul serio il suo ruolo da agente segreto in incognito, tanto che non appena prendiamo posto sul mezzo, tira fuori, da sotto il sedile, una parrucca bionda ed un paio di occhiali da sole scuri.
Restiamo in silenzio, mentre lei controlla per l'ennesima volta lo schermo del cellulare.
«Qual è il piano ora, Veronica Mars?» La prendo in giro.
Lei non mi da soddisfazione e rimane impassibile.
«Aspettiamo notizie dal nostro obiettivo.»
«E perché il nostro obiettivo dovrebbe darti notizie?» Chiedo marcando di proposito sulla parola "nostro".
Lei si leva gli occhiali e mi guarda con aria di sufficienza, come se avessi fatto la domanda più stupida del mondo.
«Fa parte degli accordi.» Asserisce saccente.
La fisso perplesso, non capendo di che razza di accordi possa parlare. Lei in risposta sbuffa davanti alla mia ignoranza e finalmente si degna di darmi delucidazioni.
«Da quanto conosco Melissa, ogni volta che una delle due ha un appuntamento con un uomo che conosce poco, deve sempre avvisare l'altra di dove si trova e di come vanno le cose durante l'appuntamento. In modo che, se si trattasse di un assassino seriale, almeno entrambe sapremo dove ritrovare il corpo dell'altra.» Istruisce tornando a guardare il telefono.
E' ufficiale: sono in compagnia di una pazza.
«Siccome non ho nessuna voglia di organizzare un funerale e, come si suol dire, prevenire è meglio che curare, ho deciso di seguirli questa sera, in modo da poter far intervenire te in caso di bisogno.» Aggiunge, guardando la mia reazione con la coda dell'occhio.
«E c'era bisogno di vestirmi in questo modo?» Sbotto brusco.
Una parte di me, desidera fortemente che il pinguino faccia un passo falso con Melissa così da darmi la possibilità di intervenire e farlo sparire per sempre, ma allo stesso tempo mi rendo conto che lui potrebbe essere quello giusto con la capacità di darle quello di cui ha bisogno.
«No, non ce n'era bisogno. Soprattutto perché durante la fase di spionaggio ci metteremo nei sedili dietro dove ci sono i finestrini oscurati, quindi nessuno ci potrà vedere.»
«Cosa? E perché allora?» Ringhio.
Tutto questo mettersi in ridicolo per niente?
«Se agiti troppo una lattina, poi va a finire che quando la apri ti bagni.» Sorride sorniona la stronza. «E poi è stato divertente!» Conclude.
Incrocio le braccia al petto indispettito dalle sue parole. Mi sono lasciato fregare a causa della mia smania di andare a vedere se Melissa era al sicuro o meno. Devo tornare in me... non oggi però, da domani, adesso voglio assicurarmi che non sia uscita con un poco di buono.
«Strano, è passata più di mezz'ora da quando è uscita di casa. Possibile che non abbiamo ancora raggiunto il ristorante?» Si domanda tra sé e sé la cinese visibilmente preoccupata.
La stizza nei suoi confronti si dissolve, lasciando solo spazio all'ansia. Questo piano fa acqua da tutte le parti, non avrei dovuto affidarmi a questa ragazza.
La vedo smanettare con il cellulare e dopo pochi istanti nell'abitacolo risuona il "bip" di un messaggio.
«Bene, è viva.» Esclama da sola, mettendo in moto l'auto.
«Che succede?» Chiedo cercando di mantenere il mio tono neutro.
«Non sono ancora arrivati, però Melissa mi ha detto che hanno imboccato l'autostrada, non sa ancora dove siano diretti. Intanto avviamoci.»
Il tragitto verso il nostro "obiettivo", citando la cinese, è stato lungo. Solo dopo un'ora di strada siamo giunti a destinazione e, per quanto il ristorante esternamente avesse l'aria di uno di quei posti di lusso frequentati solo dall'èlite della società, non mi è ancora chiaro il motivo per cui fare tanta strada. Anche in centro a Milano ci saranno stati sicuramente dei posti in cui cenare sullo stesso livello, perché qui? Certo c'è la vista del lago, ma in questa stagione fa ancora freddo per godersela appieno.
Durante la guida ho sentito che anche la mia autista si faceva gli stessi quesiti, borbottando insulti sui chilometri percorsi contro "l'uomo del Mojito".
Come anticipato dalla pazza, una volta davanti al ristorante, ci siamo spostati nei sedili posteriori e siamo rimasti a osservare ciò che accadeva. La cinese ha tirato fuori, da uno dei suoi scomparti segreti, un cannocchiale e mi ha raccontato per filo e per segno tutto ciò che accadeva al tavolo di Melissa e il pinguino che fortunatamente erano ben visibili, essendo posizionati proprio davanti a un vetrata.
«Lui le sorride... Lei ricambia, mettendosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Deve essere in imbarazzo... Oh! Le ha preso la mano. Lei ci sta... bene... Oh! Si alzano.»
Durante la telecronaca non ho fatto altro che rodermi il fegato. La ragazza aveva anche portato qualcosa da sgranocchiare durante l'attesa, ma il mio stomaco si era attorcigliato su sé stesso. Non ho detto una parola, lasciando che la gelosia mi divorasse silenziosamente dall'interno.
Pensavo che, una volta visto che Melissa fosse trattata come merita, io mi sarei sentito più tranquillo e, finalmente, me la sarei tolta dalla testa. Invece non è andata così, anzi, se è possibile, mi sento anche peggio di prima.
Ancora adesso, che mi trovo nel solito bar squallido infondo alla via con Barbie, la barista, che tenta di farmi parlare di ciò che mi turba, mi sento sempre più uno schifo. L'immagine di lei, tra le braccia di lui mentre si scambiano quei languidi baci, mi si ripresenta prepotentemente davanti agli occhi. Ma cosa speravo di ottenere? Avrei dovuto sapere che sarebbe finita così.
Non sono riuscito a guardarli a lungo e sono dovuto tornare in macchina nascondendomi dallo sguardo inquisitore della cinese. Eravamo scesi dall'auto per seguirli meglio e poterli tenere sottocchio, ma è stata l'ennesima pessima idea della giornata.
Il viaggio di ritorno mi è sembrato interminabile e sono rimasto tutto il tempo voltato verso il finestrino, ma in realtà non vedevo niente. Il totale nulla. Pensavo di aver visto una luce, invece era come al solito solo un abbaglio. Un abbaglio doloroso, ma pur sempre qualcosa di inconsistente ed inafferrabile. Mi resta la consolazione che quanto il buio tornerà a ricoprire tutto, non sentirò di nuovo più niente.
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