36. Il caffè: nero come la notte, dolce come l'amore e caldo come l'inferno

Melissa

La pizza mi ha salvato da una situazione imbarazzante. Durante il pasto, sono tutti così concentrati su quello che stanno mangiando, che nessuno tira più fuori nessun argomento.
Una volta finita la pizza Alex esce di casa, Davide torna in camera sua accusando un mal di testa, mentre io e Keiko restiamo in cucina a chiacchierare e ne approfitto per raccontarle tutto di Elia.

«Quindi l'uomo del Mojito ha allontanato quel verme di Sam quanto sei rientrata.» Asserisce la mia amica gustandosi una buona tisana.

«Già, se avessi sentito il suo tono! Senza muovere un muscolo ha prevalso su Samuele.» Ribatto sognante.

«Ricapitolando quindi: è elegante, gentiluomo e bello da mozzare il fiato. L'uomo perfetto insomma!»

Annuisco in risposta, ma lei non sembra convinta delle sue stesse parole.

«Gli hai chiesto il numero di telefono, vero?» Domanda improvvisamente seria.

Non rispondo subito, troppo distratta dall'imponente figura di Elia che si è materializzata nella mia mente.

«Melissa Russo! Incontri l'uomo perfetto e non gli chiedi nemmeno il numero di telefono?» Mi rimprovera la mia amica facendomi tornare al presente.

«Beh... ecco...» Farfuglio in imbarazzo.

Forse avrei dovuto farlo, ma come al solito quando serve il mio cervello va in blackout.

«Dovevo rientrare con te, così ci avrei pensato io. Possibile che non ti posso lasciare sola un minuto che combini sempre guai?» Mi sgrida ancora lei.

«Non ho combinato niente!» Ribatto risentita. «Anzi, gli ho chiesto di passare dal bar dove lavoro così da potergli offrire qualcosa. In quell'occasione gli chiederò il numero di telefono.» Concludo fiera di me.

Lei mi guarda di sottecchi per niente soddisfatta della mia iniziativa.

«Quindi aspetterai che venga lui da te, senza avere nemmeno la possibilità di cercarlo tu?» Domanda lentamente.

«Non sono mica una stalker! E poi lui mi ha detto che verrà!» Borbotto offesa.

Keiko mi scruta indagatrice senza proferire parola. Sostengo il suo sguardo per qualche minuto, poi improvvisamente cedo.

«Ok, va bene. Ha detto che forse verrà.» Ammetto sbuffando.

«Lo sapevo.» La mia amica incrocia le braccia al petto soddisfatta di sé.

«Comunque sono sicura che alla fine deciderà di venire! Non si rifiuta mai una cosa offerta!» Ribadisco.

Lei alza un sopracciglio scettica, ma non ribatte e mi lascia nella mia vana convinzione.

***

La settimana successiva trascorre più lentamente di qualsiasi altra, soprattutto durante le ore di lavoro al bar. Passo quasi tutto il tempo a tenere sotto controllo la porta d'ingresso, nella speranza di vedere entrare Elia da un momento all'altro.

Alex capisce subito che c'è qualcosa di strano nell'aria, infatti comincia a domandarmi se sto aspettando qualcuno e del perché, improvvisamente, mi presenti al lavoro sempre super truccata e vestita decentemente. Riesco sempre a sviare il discorso con abilità, almeno credo, nonostante non ci sia niente di male in quello che sto facendo, mi imbarazza parlarne con lui.

Finalmente giovedì nel tardo pomeriggio lui fa il suo ingresso trionfale nel bar; con un completo grigio chiaro impeccabile, il passo lento e sicuro ed un'espressione risoluta sul volto. E' ancora più bello di quanto ricordassi.

Resto incantata mentre lo fisso varcare la soglia in tutta la sua eleganza, una mano nella tasca e gli occhi alla ricerca di qualcuno. Di me. Quando finalmente mi trovano, un sorriso appena accennato incurva le sue labbra ed io per poco non faccio cadere il vassoio che tengo tra le mani.
Sorrido di rimando e gli faccio cenno di aspettare un attimo, finisco di servire i clienti davanti a me, che non fanno altro che guardarmi preoccupati che possa versagli qualcosa addosso, data la mia evidente agitazione.

Quando finalmente termino il mio dovere, mi volto verso di lui e mi incammino cercando di trattenermi dal non correre. La mia faccia è completamente fuori controllo e non riesco a smettere di sorridere come un'ebete.

«Melissa.» Mi saluta chinando appena il capo.

«Elia.» Rispondo felice che si ricordi il mio nome. «Vieni, ti faccio accomodare.» Aggiungo facendogli strada.

Lo guido ad un tavolino lontano da occhi indiscreti. Lui prende posto, sbottonandosi un istante prima di sedersi il bottone della giacca, con fare sicuro.

«Sono contenta tu sia venuto.» Confesso timida.

«Speravo di riuscire a bere qualcosa insieme a te.» Dice indicando la sedia dall'altra parte del tavolo.

Sorrido contenta che finalmente abbia smesso di darmi del Lei. Si può consiederare un progresso, no?

«Mi piacerebbe, ma a quest'ora il bar è abbastanza affollato e non riesco nemmeno a prendermi una pausa. Fra due ore stacco però.»

La butto lì, nel caso volesse chiedermi di uscire, ma lui si limita ad annuire leggermente dispiaciuto, senza cogliere la mia allusione.

«Posso portarti qualcosa?» Chiedo nella speranza di recuperare.

«Un caffè.» Asserisce freddo.

Credo si sia offeso ed abbia preso la mia risposta al suo invito come un rifiuto. Mi congedo velocemente e torno dietro al bancone dove trovo Alex intento a squadrarmi torvo. Faccio finta che sia tutto normale e gli ordino un caffè.

«Liscio o macchiato?» Domanda, giustamente.

Ovviamente non ho chiesto ad Elia come preferisse il caffè. Il mio cervello va completamente in panne in sua presenza.

«Liscio.» Rispondo.

Sono quasi sicura che non sia tipo da latte e preciso come credo che sia, sicuramente me lo avrebbe detto se fosse stato il contrario.
Nel frattempo il telefono vicino alla cassa squilla e mi precipito a rispondere. Dall'altra parte Federico, il ragazzo delle consegne, mi comunica che arriverà tra cinque minuti a scaricare la merce.

Questa non ci voleva proprio, volevo riuscire a stare un po' con Elia, ma mi risulterà difficile visto che di solito sono io che mi occupo dei rifornimenti. Forse, per oggi qualcuno potrebbe sostituirmi...

Con passo felpato mi avvicino al mio collega, porto la braccia dietro alla schiena e comincio a dondolarmi prima su un piede e poi sull'altro. Quando sono sotto di lui abbassa la testa per guardami e cercare di capire le mie intenzioni. Sbatto più volte le ciglia e tento di fargli gli occhi dolci.

«Ti è entrato qualcosa nell'occhio?» Mi domanda perplesso.

Direi che è meglio rinunciare di cercare di fare la carina ed arrivare dritta al punto.

«Sta arrivando il ragazzo delle consegne, che ne dici di andare tu sul retro?» Chiedo addolcendo il tutto con un sorriso a trentadue denti.

Lui mi guarda scettico e so già che sta per rifiutare.

«Ti prego.» Lo supplico.

Alex sbuffa e distoglie lo sguardo da me. Che stia per cedere?

«Così tu puoi stare tutto il tempo con quel pinguino laggiù?» Sputa indicando con il capo Elia.

Mi zittisco sentendomi improvvisamente in colpa come un ladro che viene colto in flagrante, peccato che io non abbia commesso nessun reato. Non rispondo, ma chino la testa rea e sento i suoi occhi sui miei capelli.

«E va bene!» Sbuffa, porgendomi il caffè che ha appena fatto.

«Grazie!» Strillò riconoscente.

Vorrei abbracciarlo, ma lui mi supera velocemente sparendo nel retro. Ho l'impressione che non l'abbia presa bene. Afferro il caffè e lo porto al tavolo di Elia, così da pensare ad un problema alla volta.

«Grazie.» Mi dice lui quando gli metto la tazzina davanti.

Mi sorride grato, quindi credo sia tornato di buonumore. Sto per ringraziarlo nuovamente per sabato sera e riuscire così ad avere una normale conversazione con lui, ma un cliente alle mie spalle mi chiama con insistenza. Mi scuso e vado dalla persona che mi ha chiamato. Cerco di sbrigarmela il più velocemente possibile, ma quando torno al tavolo di Elia, lui è sparito.

Maledico me stessa per la mia stupidità, veramente credevo che avesse del tempo da perdere con me? Quando lo racconterò a Keiko sicuramente mi insulterà per non avergli chiesto nemmeno stavolta il numero di telefono. Il problema è che ha perfettamente ragione, inoltre non so ancora niente di lui e sarà quasi impossibile incontrarlo nuovamente.

Sconsolata raccolgo la tazzina ormai vuota e solo in quel momento mi accorgo che sopra al piattino c'è un tovagliolo con delle scritte. Lo afferro e lo scruto attentamente, una scrittura elegante ed ordinata fa accelerare il battito del mio cuore.

"Mi dispiace essere scappato via così, ma è sopraggiunta un'urgenza. Vorrei conoscerti meglio Melissa. Passerò a prenderti domani sera alle otto e mezza davanti a questo bar e vorrei portati a cena fuori. Per qualsiasi cosa ti lascio il mio numero di telefono. E."

******
N/A

Ciao!
Perdonatemi per questo capitolo così corto. Non convinceva nemmeno me, ma per ora non riesco a fare di meglio 😓
Questa settimana credevo di non riuscire nemmeno a pubblicare qualcosa, ma volevo farvi un piccolo "regalo" di Pasqua 🐰
Fatemi sapere che ne pensate.
Bye

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top