35. A pizza c'a pummarola 'ncoppa
Melissa
La domenica è quel giorno della settimana in cui alla mattina hai sonno, il pomeriggio mal di testa e la sera la paranoia del lunedì. Un trucco per renderla quantomeno piacevole è quello di fondersi in perfetta armonia con il divano, peccato che quello di questo appartamento sia perennemente occupato da lui.
Sorseggio la mia tazza di caffellatte seduta al tavolo della cucina; entrambi i ragazzi, che abitano con me, stanno ancora dormendo profondamente. Davide è crollato in un coma profondo subito dopo che l'adrenalina della discussione con il fratello ha lasciato il suo corpo, così, dopo avergli portato una bottiglia d'acqua sul comodino nell'evenienza che si svegliasse assettato, sono uscita all'inseguimento di Alex.
Nonostante il mio desiderio di protezione nei confronti del mio coinquilino mi urlasse di rimanere insieme a lui nel caso si fosse sentito male, ho deciso di seguire l'istinto ed uscire di casa: non potevo permettere che Alex credesse a quelle cose. La sua espressione mentre il fratello gli riversava quella maligna mezza verità addosso mi tormenta ancora, facendomi sentire una pessima persona.
Fortunatamente sono riuscita a convincerlo a tornare a casa, non so ancora bene come risolveranno la situazione i due fratelli tra loro, dubito anche che Davide quando tornerà in sé si ricorderà quanto accaduto, ma per il momento averli entrambi qui mi fa tirare un sospiro di sollievo. Non ho mai visto il mio amico così arrabbiato con qualcuno, lo conosco da ormai tre anni ed è sempre stata una persona riflessiva e pacifica. Probabilmente quel risentimento lo tormentava da anni e forse è stato un bene che se ne sia liberato senza grosse conseguenze, almeno lo spero.
La disastrosa serata di ieri ha però avuto anche degli aspetti positivi. Oltre ad aver incontrato l'uomo perfetto, Elia, sento anche che l'amicizia tra me ed Alex ha preso una nuova piega. Per la prima volta da quando è arrivato mi sono sentita vicina a lui... e non solo fisicamente.
Questo porterà solo giovamento alla nostra convivenza forzata, se prima mi infastidiva anche solo sentirlo nominare, ora mi sono talmente tanto abituata alla sua presenza che non voglio più farne a meno. Strano detto da una che voleva colpirlo in testa con una mazza da baseball.
Inoltre credo di aver finalmente capito cosa assilla i sogni di Alex quasi tutte le notti. L'espressione dolorante del suo visto, quando il fratello ha nominato un certo Diego, era la stessa che gli vedo fare ad ogni risveglio dai suoi incubi. La morte del suo amico deve averlo sconvolto molto profondamente. Per esperienza personale, conosco il senso di perdita che si prova quando qualcuno a cui vuoi bene ti lascia per sempre, ma guardandolo negli occhi ho avuto l'impressione che oltre a questo dolore, ci fosse qualcosa di più. Che sia senso di colpa?
Durante il tragitto da quello squallido bar a casa volevo tempestarlo di domande, ma dopo che mi ha stretto a lui per riscaldarmi, non ho avuto il coraggio di rovinare quel momento ed ho preferito godermelo in silenzio. E' stato davvero carino con me, anche dopo che sono andata a letto avevo l'impressione di sentire la sua mano calda sul mio braccio ed il suo respiro lento sui capelli.
La mia curiosità mi spingerebbe a chiedere tutte le informazioni a Davide, ma ho paura che il fratello non gradirebbe e visto che al momento il loro rapporto non è idilliaco, non voglio certo peggiorare le cose. Prima o poi tutti i nodi verranno al pettine, ne sono convinta.
***
La giornata passa lentamente, verso le quattro del pomeriggio si alzano entrambi per mangiare qualcosa e una volta terminato, senza rivolgersi nemmeno una parola e senza guardarsi in faccia per tutto il tempo, ritornano alle loro postazioni: uno in camera propria e l'altro sul divano. Direi che è andata bene, nessuno ha ancora cacciato l'altro di casa.
Approfitto di questa calma apparente per svolgere tutte le faccende di casa, fare qualche telefonata sia a mia nonna che agli amici di Portici, mandare una mail di aggiornamento a Filippo, il mio ex collega, e il tempo rimanente resto sui libri immergendomi completamente nello studio.
Sono talmente concentrata che, quando il campanello di casa comincia a suonare impazzito, rischio quasi di avere un infarto. Mi alzo e vado verso l'ingresso, mentre guardo l'orologio. Sono quasi le otto, chi può essere?
Arrivo in sala e noto Alex sonnecchiare pacifico sul divano con la televisione ancora accesa, ovviamente nemmeno un campanello può destarlo. Rispondo al citofono e la voce di Keiko mi perfora le orecchie.
«Russo, aprimi subito prima che butti giù questa porta!» Urla agitata.
Preoccupata le apro sia il portone che la porta di casa. Cosa può essere successo? La sento fare le scale rumorosamente e in men che non si dica me la trovo davanti tutta trafelata.
«Mi avete preso per una postina? Oppure per un piccione viaggiatore? Ti sembro forse un pennuto?» Ringhia arrabbiata, entrando velocemente nell'appartamento.
«Shhh!» La zittisco, indicando con il capo il ragazzo addormentato.
«Shhh, un corno!» Borbotta facendo avanti ed indietro nel soggiorno.
«Vieni!»
La prendo per un braccio e la trascino in camera mia, cerco anche di farla sedere sul letto accanto a me, ma dopo qualche secondo si rialza in piedi e comincia a misurare la stanza a suon di passi.
«Che ti prende?» Domando confusa.
Ho sempre saputo che la mia amica fosse strana, ma cosa c'entrano i piccioni?
«Il tuo caro amico Samuele-sono-figo-solo-io ha pensato bene di mandarmi qui a riferire un messaggio a Davide-bevo-per-dimenticare ed a suo fratello Barbone-spacco-bottiglia-ammazzo-famiglia!» Blatera nervosa.
«Un messaggio?»
«E tu, che dovresti essere mia amica, mi abbandoni nel momento del bisogno? Potevi almeno mettermi al corrente!» Continua indicandomi arrabbiata.
Ma cosa ho fatto? Di che sta parlando?
«Cosa avrei dovuto dirti? E devi ancora dirmi il messaggio!» Sono sempre più perplessa.
Lei finalmente si ferma e sospira, poi chiude gli occhi qualche secondo pizzicandosi con il pollice e l'indice il dorso del naso frustrata.
«Potevi dirmi che non saresti venuta al solito aperitivo stasera.» Dice incrociando le braccia al petto e tornando a guardarmi in cagnesco.
«Hai ragione, scusami!» Mi batto con il palmo della mano la fronte. «Mi sono completamente dimenticata!» Mi giustifico sincera.
«Potevi anche dirmi che il fratello di Davide e Sam si sono azzuffati.» Continua.
Cosa? Mi ero quasi dimenticata di come si era presentato a casa la sera prima. Avevo capito che si trattava di una rissa, ma non credevo che c'entrasse anche Samuele.
«Perché?» Do voce ai miei pensieri.
L'ultima volta che avevo visto Alex, prima di lasciare il locale, era insieme ad una bionda vestita di rosso, come è finito a far a pugni con Sam?
«Ha fatto lo stronzo con Silvia e l'amico friz si è messo a fare l'eroe senza macchia e senza paura.» Mi spiega Keiko, sorpresa della mia ignoranza.
E pensare che per un attimo avevo sperato lo avesse fatto per me...
«Perchè ci sei rimasta male?» Chiede la mia amica a pochi centimetri dal mio viso.
Non mi ero resa conto si fosse avvicinata, evidentemente la mia delusione non è passata inosservata. Scuoto la testa sperando di lasciar cadere la sua domanda, ma lei si acciglia e mi fissa con insistenza.
«Dimmelo.» Ordina seria.
Conosco perfettamente quel tono, non ci sarà modo di farla demordere, sarà meglio raccontarle tutto così da evitare un estenuante interrogatorio degno dei migliori film, peccato che lei sia solo il poliziotto cattivo, di quello buono non c'è traccia.
Decido di raccontarle tutto, dal bacio con Samuele a quando sono uscita ed ho trovato Alex, alle sue parole fino ad arrivare alla nostra fuga con Davide. Lei rimane in ascolto senza dire una parole, il viso impassibile nasconde una calma apparente, ma dietro le sue iridi posso vedere il fuoco ardere.
«Questo è tutto.» Concludo titubante.
Nella stanza regna il silenzio, mentre ci continuiamo a fissare io seduta sul letto e lei in piedi chinata verso di me.
«Ok.» Ribatte raddrizzandosi composta.
«Ok?»
Non può essere tutto qui.
«Ok.» Ripete.
Di nuovo silenzio.
All'improvviso si gira e scatta in direzione della porta. Esce dalla mia stanza e corre verso l'uscita borbottando "Io lo ammazzo".
«Keiko, fermati!!!» Urlo correndole dietro.
Riesco a bloccarla poco prima che apra la porta di casa.
«Io lo ammazzo quell'idiota! Lasciami andare, vado a spiegargli un paio di cosette!!!» Ringhia cercando di liberarsi dalla mia presa.
«Che succede?» Sbadiglia Alex mettendosi a sedere sul divano.
Ci voltiamo entrambe a guardarlo, mentre con poca grazia si stiracchia e si gratta la nuca con una mano.
«Tu!» Ringhia Keiko, mentre si avvicina puntandogli il dito.
Alex la guarda accigliato, senza esserne minimamente in soggezione. Io fossi in lui mi preoccuperei.
«Ti rendi conto di quello che hai fatto? Hai preso a pugni Samuele!!! Ti sembra una cosa normale?» Domanda a raffica.
Lui si alza in piedi, ma Keiko, per niente scoraggiata si ferma proprio davanti a lui ed alza la testa per guardarlo dritto negli occhi, anche se i centimetri che li separano sono parecchi.
«Ci sei andato troppo piano! Dovevi spezzargli ogni singolo osso che compone quell'uomo di merda. Dovevi cambiargli tutti i connotati. E' stato troppo poco spaccargli il naso.» Aggiunge la mia amica fuori di sé. «Ma non preoccuparti, ci penserò io a finire quello che hai iniziato.» Conclude tornando sui suoi passi e venendo verso di me che sono rimasta vicino alla porta.
Alex nasconde una risata con un finto colpo di tosse, ma un adorabile sorriso si forma sul suo viso ispido. Cosa ci troverà di tanto divertente? Perché non mi aiuta a calmare gli animi invece di ridere?
«Keiko, non ne vale la pena, davvero!» La blocco mettendole le mani sulle spalle e lei mi riserva uno sguardo di fuoco.
Devo trovare un diversivo, altrimenti la mia migliore amica prima ucciderà me, poi farà morire di una morte lenta e dolorosa anche il ragazzo che mi ha baciato.
«Ciao Keiko.» Il mio diversivo fa il suo ingresso in sala.
«D-Davide...» La mia amica si gira verso di lui sorpresa.
Un sorriso appena accennato del mio coinquilino e la mia migliore amica va completamente in palla.
«Alex, hai rotto il naso a Samuele?» Domanda Davide cupo guardando appena il fratello.
Il ragazzo si lascia cadere sul divano e come risposta sbuffa annoiato.
«Si, gli ha fratturato il setto nasale, probabilmente dovrà operarsi.» Si intromette Keiko, poi sembra ricordarsi improvvisamente di qualcosa. «Samuele mi ha chiesto di venire qui a dirti che ha deciso di non denunciare tuo fratello per aggressione solo in nome della vostra amicizia. Ai medici del pronto soccorso ha detto di essere caduto.» Conclude.
Ora si capisce la storia della postina e del piccione viaggiatore.
«Capisco.» Sussurra avvilito Davide fissandosi le scarpe. «Ringrazialo, da parte nostra.»
«Da parte tua forse, io di sicuro non ringrazio quello stronzo.» Alex fulmina con lo sguardo il fratello.
«Ti sta facendo un piacere. Vuoi collezionare un'altra denuncia per aggressione? Non credo che stavolta te la potrai cavare con l'aiuto di papà.» Il tono di Davide è gelido, come il clima che si respira qualche istante dopo nella sala.
Io e Keiko rimaniamo in silenzio, lasciando i due fratelli a fissarsi in cagnesco. Possibile che la sbornia di Davide non sia ancora passata? E' sempre stato così accondiscendente con suo fratello, a cos'è dovuto questo cambio di rotta? Non ce l'avrà ancora per la storia di Ashley, è assurdo come una donna possa cambiare un uomo così profondamente.
La serie di imprecazioni che Alex riserva al fratello, mi fanno intuire che non è molto contento di questo nuovo atteggiamento.
«Ehi!» Mi intrometto stupendo anche me stessa.
Entrambi mi fissano in attesa che io prosegua, mentre Keiko mi lancia un'occhiata per intimarmi a starne fuori. Non sono affari miei, dovrei starmene zitta, ma proprio non ci riesco.
«Alex ha sbagliato, è vero...»
«Non ho sbagliato un bel niente.» Mi interrompe il diretto interessato, ma non me ne curo.
«Però Davide, non dovresti attaccarlo così senza conoscere le sue ragioni.»
«Samuele si meritava di peggio.» Commenta Keiko acida.
E' diventato uno sport interrompermi?
«Ad ogni modo, è stato solo uno screzio tra ragazzi, nessuno si è fatto male.»
«Qualcuno si è spaccato il naso.» Di nuovo la mia amica.
«Per lo meno non in modo troppo grave. Le cose si sono risolte, no? Possono capitare delle incomprensioni. Alex chiederà scusa a Silvia ed a Sam e tutto sarà risolto.» Non sono nemmeno io convinta delle mie parole.
«Sam è un uomo morto, non potrà ricevere le scuse di nessuno.» Keiko sembra averci preso gusto.
«Io sono d'accordo con la tua amica cinese.» Alex indica la ragazza, che però non è per niente contenta delle parole appena udite.
«Senti uomo delle caverne, io sono italo-giapponese, ok?»
Alex alza le spalle con noncuranza e sembra vuol dire "Che differenza c'è?" infastidendo ancora di più la mia amica.
«Riformulo la mia tesi: Alex non chiederà scusa a nessuno perché lui stesso non sopravviverà ad oggi se continua a provocarmi.» Minaccia seria.
E' ufficiale, la situazione sta degenerando.
«Che ne dite se ordiniamo una pizza?» Intervengo.
Tutti si voltano a guardarmi perplessi della mia uscita senza senso. Dopo qualche istante però annuisco all'unisono con la faccia di chi non vede l'ora di pregustarsi un piatto succulento.
Sospiro sollevata di aver impedito che la situazione peggiorasse. Oggi è domenica, non si possono affrontare questo tipo di discussioni. Inoltre come dice una famosa canzone di Pino Daniele che cantava sempre mia nonna "Fatte 'na pizza c'a pummarola 'ncoppa, vedrai che il mondo poi ti sorriderà".
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