27. La fortuna aiuta gli audaci

*Alex*

Non ne posso più, giuro che resto qui al massimo altri cinque minuti e poi mi defilo. La biondina non fa altro che chiacchierare amabilmente con chiunque la passi a tiro, mi considera solo tra una pausa e l'altra per regalarmi qualche bacio. Quello che non ha capito è che, se ho deciso di accontentarla ed unirmi ad i suoi noiosi amici, non è di certo per avere come ricompensa qualche bacetto. Voglio di più e se me lo vuole dare lei bene, altrimenti troverò qualcun'altra disposta a farlo.

L'unica nota positiva della serata è che ho bevuto un paio di birre mettendole sul conto di mio fratello, che tanto se ne sta imbambolato in un angolo a fissare il cellulare. Da quando è tornato, questa mattina, non mi ha ancora parlato, mi ha guardato da distante preoccupato che scoppiassi da un momento all'altro inveendo contro di lui per non aver risposto alle mie telefonate. Non so nemmeno dove sia stato in questa settimana, ma sinceramente non mi importa. Mi ero ripromesso di fargliela pagare al suo ritorno, ma ora non mi sembra più così importante e preferirei spendere il mio tempo in altro piuttosto di prendere a calci qualcuno che non sa nemmeno difendersi come si deve. Ho deciso così di ignorarlo, ormai posso fare benissimo anche senza di lui, e poi ci penserà il barista quando chiuderà il conto a fargliela letteralmente pagare.

Mi alzo di nuovo per andare a fumare l'ennesima sigaretta, se vado avanti di questo passo finirò il pacchetto prima di domani: la noia è una brutta bestia.

Mentre aspiro noto Melissa e lo spilungone che parlano appartati, non molto distante da me, ma quel tanto che basta perchè io non riesca a sentirli. Dalle smorfie che fa lui, credo la stia convincendo a far pace e, dall'espressione compassionevole che ha lei, è evidente che abbia fatto centro.

La solita stupida che si fa abbindolare da qualche lacrimuccia. Dovrebbe imparare a tirare fuori le palle anche con gli altri, non solo con me.

Butto il mozzicone per terra infastidito e la spengo con la suola della scarpa. Mi sono rotto il cazzo di starmene qui, è solo una perdita di tempo. Sento l'urgenza di andarmene, così mi tiro su il cappuccio della felpa, infilo le mani in tasca e, senza dire niente a nessuno mi allontano da quel gruppo di sfigati.

Il titolare del bar dove mi hanno assunto per caso mi ha retribuito la mia prima settimana di prova, ora posso divertirmi come si deve finalmente. Il richiamo del tavolo verde è forte, potrei solo puntare una piccola somma, quel tanto che basta per recuperare quanto ho perso l'ultima volta. Se rimango concentrato sulla conta delle carte potrei raddoppiare in poche mani. L'idea mi elettrizza e nel giro di un'ora ho in una mano una scala reale e con l'altra sorseggio un ottimo liquore. Questa notte, me lo sento, la fortuna sarà dalla mia parte.

Seduto attorno ad un tavolo da poker, fisso i miei avversari cercando di capire se è il caso di rilanciare o meno. Decido di rischiare, incoraggiato dai numerosi bicchierini di sambuca che mi sono scolato, a discapito di un malcapitato che festeggiava nello stesso bar il suo addio al celibato. Cerco di mantenere una posa sicura, mentre accarezzo con la mano libera la coscia nuda della ragazza biondo platino che ho rimorchiato, o forse è stata lei ha rimorchiare me, e che ho convinto a restare con me per farmi da portafortuna.

Gli uomini accanto a me abboccano e uno ad uno, l'unico che fa più resistenza, e mi costringe a rilanciare fino a sfiorare la bancarotta, è il tizio con il cappello da cowboy ed il sigaro che non so da dove sia uscito. Finalmente lascia anche lui, poggiando le carte sul tavolo con un gesto di stizza, sorrido beffardo e con un gesto, poco sportivo, porto vicino a me tutte le puntate. Mi guardano con odio, tirano indietro le sedie, provocando un rumore fastidioso, e si alzano borbottando parolacce e bestemmie. La ragazza mi sale a cavalcioni e mi bacia con passione strusciandosi contro di me.

«Hai visto, ti ho portato veramente fortuna. Direi che mi merito un premio.» Sussurra al mio orecchio, poi prende il lobo tra le labbra rosse e lo succhia audace. «Dammi un minuto.» Controvoglia la interrompo e la faccio spostare. Raccolgo la mia vincita e vado al banco a convertila in soldi. L'operatore mi guarda storto, mentre la ragazza continua ad avvinghiarsi ed a baciarmi il collo e so già cosa sta pensando in questo momento: "Prendetevi una stanza". E' proprio quello che ho intenzione di fare.

***

Quando rientro a casa il sole è già sorto da un bel po'. Ho la testa che mi scoppia e mi sento fisicamente a pezzi. La ragazza non è stata niente male stanotte, potrei anche pensare di richiamarla. Ci siamo divertiti ad intervalli regolari e quando lei si appisolava tra una pausa e l'altra, io mi alzavo e girovagavo per la stanza in cerca di qualcosa da fare. Da quando sono cominciati gli incubi ho sempre evitato di coricarmi insieme alle persone, potrei essere un pericolo per loro ed inoltre dovrei sicuramente dare inutili spiegazioni una volta desto. Devo ammettere però che non ho nemmeno mai avuto il desiderio di riposare insieme ad una donna, anche se in questa occasione tenere gli occhi aperti è stato difficile.

Apro la porta dell'appartamento ed un forte odore di caffè mi solletica le narici, provocandomi una nausea inaspettata. Ho sempre amato quel liquido scuro, ma al momento vorrei che sparisse dalla faccia della terra. Sbircio in cucina e trovo mio fratello e Melissa fare tranquillamente colazione. Si girano entrambi a fissarmi, mio fratello mi saluta allegro, mentre la ragazza mi squadra perplessa. Probabilmente si starà chiedendo dove ho passato la notte, immagino sarà felice di aver potuto dormire di più quest'oggi senza sentire in dovere di svegliarmi come al solito. Eppure nei suoi occhi scorgo solo la preoccupazione, evidentemente non devo aver un bell'aspetto, visto che mi sento uno straccio, sarà preoccupata che gli possa vomitare sul tappeto.

Mi butto sul divano con un tonfo e chiudo finalmente le palpebre. Il sonno mi raggiunge subito e mi lascio avvolgere dall'oscurità.

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