22. Chi non ha fiducia, non ottiene fiducia
*Melissa*
Venerdì sera giunge velocemente e, come previsto, mi preparo per uscire con Samuele. Quando esco dal portone di casa lo vedo appoggiato alla sua auto che mi aspetta con le mani in tasca. Sul suo viso si dipinge un'espressione delusa quando incrocia con lo sguardo la mia figura. Probabilmente si aspettava che mi presentassi con uno degli abiti di Keiko, invece ho preferito calzare jeans ed un semplice maglione celeste. Non mi sono nemmeno disturbata a truccarmi come si deve od ad acconciarmi i capelli visto che stasera voglio mettere le cose in chiaro una volta per tutte e vestita così evito si faccia strane idee.
Lo raggiungo e ci salutiamo velocemente con tre baci sulla guancia. Aggira la macchina e sale sul lato del guidatore, mentre io mi accomodo su quello del passeggero. Nell'abitacolo regna il silenzio, così ne approfitto per ripassare mentalmente il discorso che voglio fargli faccia a faccia una volta a cena.
Dopo la conversazione con Keiko ho avuto modo di pensare alla situazione. Conosco la mia amica e so che spesso può essere sospettosa e scettica, ma molto spesso il tempo mi ha dimostrato che le sue intuizioni si rivelano esatte. Per quanto mi lusinghino le attenzioni di un ragazzo carino come Sam, tra noi non potrà mai esserci niente di più che di un'amicizia. Non c'è un motivo in particolare, semplicemente, per quanto mi riguarda almeno, non è scattata la scintilla. E senza quella, non può esserci niente di più.
Parcheggia l'auto davanti al ristorante giapponese e scendiamo entrambi. Non sono mai stata in questo locale, ma da fuori sembra carino. Ovviamente è stato arredato in stile orientale e la musica di sottofondo ne da maggior conferma. Ci fanno accomodare in un tavolo per due un po' appartato. Il posto non è molto frequentato, spero solo che si mangi bene
Samuele ordina per entrambi e, visto che ha tenuto a precisare che pagherà lui all'uscita, l'ho lasciato fare. Iniziamo a conversare del più e del meno, e lo vedo spesso allungare la mano sul tavolo alla ricerca di un contatto con me. Riesco prontamente ad evitarlo con degli escamotage poco eleganti, ma mi rendo conto di non poter più tergiversare. Lascio che finisca di cenare, dopodiché faccio un bel respiro e comincio a parlare.
«Keiko mi ha detto che avete litigato.» Dichiaro improvvisamente. Tutto il discorso che avevo preparato nella mia testa è magicamente svanito. «Già.» Ribatte a denti stretti. Brutto segno, significa che non ne vuole parlare. La mia amica ci deve essere andata giù pesante, il che non mi sorprende affatto. «Tu la pensi come lei?» Aggiunge fissandomi di sottecchi rimanendo con la testa china. Gli sorrido rassicurante. «Ti conosco da qualche anno ormai e so che sei un bravo ragazzo. Quindi lo voglio chiedere a te, Sam.» Affermo convinta. Lui alza la testa sostenendo il mio sguardo. «Ci stai provando con me perché vuoi far ingelosire Silvia?» Domando a bruciapelo. Lui resta con le sue iridi scure incatenate alle mie ancora per qualche istante, poi serra le palpebre e scuote lentamente la testa. «No.» Pronuncia sicuro. Poi riapre gli occhi e mi fissa intensamente. «Io ci sto provando con te perché tu mi piaci.» Conclude porgendosi verso di me. «No, Sam, io...» Farfuglio pronta smontare ogni suo tipo di approccio. Il fatto che mi abbia confermato di non essere una persona subdola mi fa già sentire meglio, ma il dover spiegargli che tra noi non ci potrà mai essere niente mi crea ancora difficoltà.
«Lo so, Mel.» Mi interrompe lui. «Ho capito che da parte tua non c'è interesse, ma questo non significa che io non possa farti cambiare idea.» Asserisce lasciandomi senza parole. Cosa devo dirgli per farlo demordere? «Sam, non voglio rovinare la nostra amicizia, davvero!» Lo supplico, ma lui non sembra voler darmi retta. «Non rovineremo un bel niente vedrai. Un uomo ha tutto il diritto di corteggiare una donna che trova interessante.» Continua con un sorriso sghembo sul volto.
Rimango a fissarlo indecisa su cosa dire. Mi lusingano le sue parole, ma so di per certo che questa storia non finirà bene. Nessuna amicizia torna mai come prima quando uno dei coinvolti rimane deluso dall'altro. Sicuramente alla fine dei giochi rimarrà deluso dal mio continuo rifiutarlo e devo anche farlo nel modo giusto per non urtare i suoi sentimenti. Che situazione imbarazzante. Volevo anche provare a recuperare il mio rapporto con Silvia, ma finché lui si comporterà così nei miei confronti in sua presenza, mi renderà la cosa impossibile.
Sospiro rassegnata, mentre passo in rassegna tutte le opzioni che ho. Lui nel frattempo mi guarda in attesa, quasi supplicandomi. Che diritto ho io di rifiutarlo a priori senza nemmeno dargli un'opportunità? Si concede a tutti, no? Nelle peggiori delle ipotesi nel giro di una settimana si stuferà di corrermi dietro se continuo ad evitarlo. «D'accordo.»
***
Finita la cena, pagata da lui come promesso, raggiungiamo gli altri che ci aspettano all'entrata del cinema. Ci avviciniamo camminando uno accanto all'altra, ma quando tutti si voltano nella nostra direzione, Sam mi afferra la mano. Istintivamente cerco di liberarmi, tuttavia la sua presa è salda e non mi smuovo nemmeno di qualche millimetro. Porto lo sguardo su di lui che mi sorride timidamente e nello stesso istante in cui sto per aprire bocca raggiungiamo il gruppo.
Li saluto tutti allegramente facendo vagare lo sguardo su ognuno di loro. Keiko mi sta fissando con aria di rimprovero alternando il suo sguardo dal mio viso alle mia mano ancora intrecciata con quella del ragazzo. Gli altri ragazzi ricambiano il saluto e nessuno sembra far particolarmente caso alla situazione, almeno finché non incontro due occhi pieni d'ira. Silvia mi lancia un'occhiataccia furiosa, prima di tornare ad avvinghiarsi ad Alex che si sta fumando lentamente una sigaretta. Come promesso infatti, essendo riuscito non solo a non farsi licenziare questa settimana, ma ad assicurarsi anche il lavoro al bar insieme a me, gli ho regalato io il pacchetto di Malboro che ora tiene in tasca. In definitiva direi che, anche se avevo una lontana speranza di chiarirmi con Silvia, ora me la sono definitivamente giocata.
Appena entrati acquistiamo i biglietti e prima di andare nella sala, Keiko mi trascina con lei in bagno per una delle sue assemblee straordinarie, liberandomi così dalla presa di Samuele.
«Cosa stai combinando?» Domanda ancor prima che la porta sia definitivamente chiusa. «Non ho fatto niente! Sta facendo tutto lui!» Mi lagno. «Non dovevi mandarlo a quel paese stasera? Perché non so se l'hai notato, ma il vostro ingresso in scena è stato da fidanzatini perfetti.» Sbuffa incredula. «Dovevo chiarire questa sera, non mandarlo a quel paese.» Preciso. «Hai ragione, a quello ho già provveduto io. Tu dovevi scaricarlo.» Ribatte incrociando le braccia la petto con aria severa. «E' quello che ho provato a fare!» Spiego come una bambina davanti alla maestra consapevole di aver fatto una marachella. «Forse non ti è chiaro il verbo "scaricare". Inoltre non hai visto la faccia di Silvia? Stai facendo il suo gioco!» Insiste con la sua teoria strampalata. Alzo gli occhi al cielo. «Ho parlato con lui anche di questo. Non mi sta usando, vuole solo provarci con me. Gli ho detto che è inutile, ma vuole che lo lasci fare.» Esclamo dandogli poi altri dettagli sulla nostra conversazione di qualche ora fa. «Ad ogni modo, dovresti chiedergli scusa!» Concludo puntando il dito verso la mia amica con aria minacciosa. «Chi? Io? E perché mai?» Alza le braccia al cielo con aria innocente. «Lo hai accusato di qualcosa che non è vero. E questa cosa è estremamente ingiusta!» La rimprovero. Ora i ruoli si sono invertiti e fortunatamente a mio favore. «Non cominciare a fare la paladina della giustizia con me! So quel che dico! Non chiederò scusa proprio a nessuno.» Ribatte lei orgogliosa. Non ci avevo sperato nemmeno per un secondo che mi avrebbe dato retta, ma tentar non nuoce. «Inoltre non è ancora detto che io abbia torto. Diamo tempo al tempo.» Conclude convinta. «Mi ha guardato negli occhi mentre lo negava.» Avvaloro la mia ipotesi seria, ma lei si mette a ridere. «E allora? Può averti mentito comunque. Lo so che nel mondo dei tuoi unicorni nessuno dice le bugie, ma qui lo fanno e qualcuno può essere anche molto credibile.» Istruisce lei. Sbuffo, stufa di questa storia, è anni che mi riproverà di vivere nel mio mondo fatato. «Ok, cerchiamo di essere razionali allora. Hai delle prove per affermare ciò che dici?» Chiedo scettica. «Certo!» Afferma convinta. «Cioè?» «Beh, ho visto uno scambio di occhiate una volta...» Comincia rendendosi conto da sola di non avere molti elementi a suo favore. «Hai visto una sola volta uno scambio di sguardi...» Ripeto fingendomi pensierosa. «Non credo che un fatto verificatosi un unica volta possa definirsi come prova inconfutabile.» Concludo fiera di avere la ragione dalla mia parte. «Va bene, diciamo allora che me lo ha suggerito il mio istinto.» Si giustifica mettendo le braccia avanti. Alzo un sopracciglio con aria scettica. «Nemmeno questo è una prova.» Preciso e lei sbuffa rassegnata. «Diamo tempo al tempo, ok? Per ora mi astengo, non mi scuserò, ne attaccherò nuovamente l'imputato. Nonostante ciò, se dovesse avverarsi la mia sensazione tu mi aiuterai ad infliggergli una morte lenta e dolorosa.» Chiude l'argomento lei sentendosi alle strette. Annuisco e ci stringiamo la mano per sancire il suo strampalato patto assassino.
Quando raggiungiamo gli altri all'interno della sala sullo schermo stanno già trasmettendo i trailer dei prossimi film in uscita. «Mel!» Sento qualcuno che mi chiama e mi volto in quella direzione. Samuele si sbraccia per attirare la mia attenzione. «Qui!» Mi indica il posto a sedere affianco al proprio. Prendo posto vicino a lui, un po' dispiaciuta che Keiko sia finita così distante da me. «Ti ho preso questi.» Esclama il ragazzo porgendomi un barattolo di popcorn. «Grazie.» Farfuglio. Non che io abbia molto appetito, avendo appena finito di cenare, ma devo ammettere che è stato un gesto carino. Si accomoda meglio sul sedile e mette i popcorn tra me e lui prima di prenderne una manciata e sorridermi soddisfatto. Ricambio contenta che siano per entrambi.
Improvvisamente ho una strana sensazione alla nuca, come se qualcuno mi osservasse. Mi giro appena e mi rendo conto che dietro di noi sono seduti Alex e Silvia. Lei distoglie lo sguardo velocemente quando vede il mio movimento, ma a me non è sfuggita la sua espressione furente. Probabilmente qualsiasi ragazza che vede materializzarsi i suoi dubbi davanti agli occhi reagirebbe come lei. Possibile che con tutti i posti a sedere che ci sono in questa sala, dovevo capitare proprio davanti a lei con Samuele?
Sospiro rassegnata ed Alex mi lancia un'occhiata perplessa. Alzo le spalle in risposta e riporto la mia attenzione sul ragazzo accanto a me, che ne frattempo si è rimesso a chiacchierare amabilmente.
Il resto del film lo passo spingendomi al limite della poltroncina, nel punto più lontano da Sam, che prontamente, usando la scusa della sua stazza e dei popcorn in comunità, alza il bracciolo per stare più comodo. Passa la maggior parte del tempo a parlarmi all'orecchio commentando le scene. Per la prima volta in vita mia, vorrei silenzio durante la proiezione.
Mi sento terribilmente in colpa e, come se non bastasse, temo che da un momento all'altro i miei capelli possano prendere fuoco a causa degli sguardi truci che arrivano dalla ragazza alle mie spalle.
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