19. Il tempo rivela sempre la realtà delle cose e delle persone
*Alex*
Sento parlottare Melissa e lo spilungone da ore ormai. Silvia mi ha mandato un messaggio per chiedermi di vederci, ma gli ho detto di essere impegnato. Stasera non mi andava di uscire di casa e questo gioca a mio favore quando, quasi inavvertitamente, colgo sprazzi della conversazione dei due studenti. Lui vuole uscire con lei e ha usato la vecchia scusa del "mi devo sdebitare". Lei cerca di rifiutare in modo gentile trasformando un appuntamento in un'uscita di gruppo. Ridicoli, tutti e due. Se fossi in confidenza con quel spilungone gli consiglierei di lasciar perdere Melissa. Ho come l'impressione che da lei, lui non otterrà mai niente. Dovrebbe scegliersi qualche altra preda alla sua portata.
Dopo questa ridicola scena, l'idiota se ne va con un goffo saluto alla ragazza. Il solito trucco del bacio sulla guancia un po' troppo vicino alla bocca. Ma quando è nato questo ragazzo? Nell'ottocento? Ha bisogno di rimettersi al passo con i tempi il prima possibile se non vuole passare il suo di tempo chiuso in bagno in compagnia della propria mano.
Quando Melissa richiude la porta la sento sospirare sconsolata. Appoggia la fronte alla porta e rimane lì in contemplazione di chissà cosa. «Hai ferito i sentimenti di quel ragazzo.» Intervengo all'improvviso. La vedo sobbalzare dallo spavento. Ogni tanto ho notato che le capita, si perde nei meandri della sua mente contorta e quando qualcuno le parla fa un saltello e si mette una mano sul cuore. Sarei curioso di conoscere cosa frulla in quella testolina. Devo però ammettere che preferisco quando non usa il cervello e parla senza pensare. Imbarazzandosi poi un minuto dopo per delle cavolate.
Mi osserva qualche istante, poi la sua espressione da sorpresa passa ad offesa. «Ti hanno mai detto che è da maleducati origliare!» Ribatte. «Non illuderti, non me ne frega un cazzo delle tue storielle da liceale.» La schernisco acido. «Se fosse come dici tu, non saresti così informato sui fatti.» Asserisce incrociando le braccia al petto. Affila gli occhi pronta a replicare ad ogni mia prossima parola. «Sai, quando si è coinquilini può capitare che da una stanza all'altra, quando due persone parlano, si possano ascoltare conversazioni involontariamente.» Dico usando lo stesso tono accondiscendete che le ho sentito usare spesso come me quando mi spiegava le sue assurde regole sulla convivenza. Allenta la presa sulle braccia e rimane sorpresa nel sentirmi pronunciare le sue stesse parole.
«Se volevate un po' di privacy potevate andare in camera. Avreste studiato tranquilli e magari aveste potuto fare dell'altro. Lui avrebbe apprezzato.» Aggiungo malizioso. Uno, due e tre... ed eccolo il rossore sulle guance. Vuole fare tanto la regina della foresta, ma poi basta alludere a qualcosa di sessuale che subito diventa un gattino intimorito.
Mi alzo e mi avvicino a lei con passo lento. Ho scoperto che prenderla in giro è il mio nuovo passatempo preferito. La cosa strana è che lei non si offende come le altre persone con cui di solito ho a che fare. Anzi, vuole avere sempre l'ultima parola e, raramente, la spunta, ma per la maggior parte delle volte peggiora solo la situazione. «Dimmi, ragazzina, da quanto sei qua a Milano hai portato qualcuno tra le lenzuola della tua cameretta o sono ancora vergini?» Chiedo a pochi centimetri da lei. Non riesco a trattenermi dal non sorridere, la sua espressione sconvolta mi diverte da morire. «Ma... ma come ti permetti!» Ribatte indignata. Comincia a camminare avanti ed indietro per la stanza gesticolando e farfugliando qualcosa sulla mia maleducazione e troppa confidenza, ma non le do ascolto. Cerco di trattenermi dal ridere, ma lei lo nota e da libero sfogo alla sua raccolta di insulti o per lo meno è quello che penso dovrebbero essere.
La sua faccia paonazza cattura tutta la mia attenzione e da questa sua reazione posso intuire che con la mia insinuazione ho fatto centro. Povera ragazzina, nonostante quei vestiti sexy che indossa il sabato sera, non ha ancora trovato nessuno che la scopi come si deve. Certo che se anche lei fa la preziosa, come l'ho vista fare con lo scimmione stasera, la vedo dura che la situazione possa ribaltarsi.
«Non mi stai ascoltando!» La sento accusarmi. Finalmente si è fermata e mi guarda in cagnesco. «E togliti quel sorrisetto dalla labbra!» Aggiunge impettita. "Non sai cosa potrei farti con queste labbra". Lo penso, ma decido di non infierire oltre. «Sarà meglio che ti fai una doccia fredda per calmare i tuoi bollenti spiriti.» Riprende lei e temo che il mio viso abbia espresso involontariamente i miei pensieri. «Buonanotte!» Mi saluta e scappa velocemente lontano da me.
Scoppio a ridere della sua scenetta patetica per fare la dura, quando in realtà muore dall'imbarazzo per queste sciocchezze. E' proprio una ragazzina ingenua. «Basta ridere!» Urla con voce stridula dal corridoio. Solo mio fratello poteva trovarsi una coinquilina così stupida.
***
Mercoledì mattina vengo svegliato come al solito da Melissa. Vado a correre e lei arranca dietro di me. Mi è sempre piaciuto correre da solo, ma ogni tanto decido di fermarmi ad aspettarla. Non so nemmeno io per quale motivo in realtà, forse voglio solo assicurarmi che non si senta nuovamente male. Sta di fatto che finché non parla durante la corsa, la sua presenza è sopportabile.
Il resto della mattinata la passo sul divano e riposare. Non so come faccia lei a non addormentarsi a lezione. Quando rientra pranziamo e andiamo al bar fino a sera. Il tutto condito dalle sue chiacchiere inutili, ogni tanto le rispondo, ma solo per prenderla in giro. Dopo cena sono d'accordo con Silvia che mi passi a prendere per andare a casa sua.
«Esci stasera?» Mi domanda, mentre quasi ci scontriamo nel corridoio. Io esco dal bagno e lei dalla camera. Noto che anche lei è vestita di tutto punto. «Si.» Rispondo facendole una radiografia da capo a piedi. Se si vestisse più spesso con questi vestiti almeno durante il giorno potrei rifarmi gli occhi. «Con Silvia?» Domanda curiosa mentre si infila un orecchino. «Si.» Lei mi supera e si specchia in bagno ravvivandosi i capelli mossi con le mani. Indossa degli stivali alti che le arrivano appena sotto le ginocchia ed una maglia blu stretta in vita da una gonna morbida che le lascia scoperto solo un piccolo pezzo di gamba. Eppure il mio amico al piano di sotto la trova sexy da morire e mi lascia imbambolato a fissarla mentre si trucca allo specchio osservando il modo in cui porge in avanti le labbra per ricoprire con un rossetto scarlatto.
«Cerca di trattarmela bene, è mia amica.» Mi avverte schioccando le labbra. Cerco di pensare ad altro ed il sangue torna a fluirmi nel cervello rimettendolo in moto. «Tua amica? Credevo vi odiaste.» Ribatto riportando alla memoria le parole poco carine che Silvia ha speso per lei. Si volta di scatto e mi guarda con gli occhi sgranati. «Perché dici questo?» Chiede sconvolta. Faccio spallucce e cerco di andarmene, non mi va di immischiami in questioni di donne. «Aspetta!» Mi rincorre e mi si para davanti. Alzo gli occhi al cielo e cerco di superarla, ma mi sbarra la strada. «Chi ti ha detto una cosa del genere?» Domanda guardandomi fissa negli occhi. «Era meglio se stavo zitto!» Rimprovero me stesso. «Comunque sappi che non ci odiamo. Non odio nessuno, tanto meno le mie amiche. Puoi chiedere a Silvia, te lo dirà anche lei!» «E' stata proprio lei a dirmelo!» Mi lascio sfuggire. La vedo tentennare colta alla sprovvista e finalmente riesco a superarla. «C-Cosa? Ma perché?» Chiede allibita bloccandomi per un braccio. Sbuffo sonoramente. «Non lo so. So solo che non ti sopporta e si chiede come faccia io a vivere con te senza diventare matto.» Spiego velocemente. Molla la presa e finalmente posso allontanarmi. Raccolgo le mie ultime cose e sono pronto ad uscire.
Butto un occhio nel corridoio e vedo che Melissa è bloccata nella stessa posizione di prima mentre si fissa la punta degli stivali. «Non ci sarai mica rimasta male.» Chiedo perplesso. «Beh... un po' si.» Ammette sconsolata. «Oh andiamo, quando è stata qui vi siete cagate a malapena!» La schernisco io. «Questo non vuol dire che non ci sopportiamo. Anzi che lei non mi sopporti.» Dice e sembra interrogarsi su cosa possa aver scatenato il malumore di Silvia nei suoi confronti. Sinceramente me lo chiedo anche io, Melissa non mi sembra una persona cattiva. Petulante ed insistente si, ma non cattiva. Sono quasi sicuro che c'entri la gelosia per un uomo, di solito è uno dei motivi che va per le maggiori tra due ex amiche.
«Sei la solita ingenua.» La rimprovero. «Se a lei non vai a genio non è mica un problema tuo.» Aggiungo e lei alza finalmente lo sguardo. Mi infastidisce vederla così dispiaciuta per così poco. «E' anche un mio problema. Devo aver detto o fatto qualcosa di sbagliato. Devo chiarire con lei.» Riflette ad alta voce. «Non dovrebbe interessarti così tanto il giudizio degli altri.» Ribatto girandomi e avvicinandomi all'uscita. Mi blocco con la mano sulla maniglia e decido di darle un ultimo consiglio. «Se era veramente tua amica e aveva un problema con te, a quest'ora sarebbe già venuta lei a chiarire.»
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