75. Bull

ICE

"Trattenersi è credere che esista solo un passato; lasciare andare è sapere che c'è un futuro."
(Daphne Rose Kingma)

«Eccoti qui, razza di imbecille!»
Le mani di Ty, mi afferrarono per le ciocche di capelli della nuca e mi sollevarono la testa riversa sul bancone del pub.

Erano due settimane che trascorrevo i miei pomeriggi ad ubriacarmi finché il proprietario del pub mi chiamava un taxi o, come in questo caso, telefonava Ty e mia sorella, i quali mi venivano a prendere tra un insulto e l'altro.
Sapevo di stare toccando il fondo di nuovo, ma era l'unico modo per evitare di passare le mie giornate su Instagram ad analizzare ogni fottutissima pubblicazione di Ember che confermasse solo la sua decisione di rimanere a Bali.
Inoltre avevo bisogno di dimenticare il fatto che non avesse mai risposto ai miei commenti.

«Che cazzo pensavi di fare? Domani è la vigilia di Natale, Dannazione! Pensi di poterti presentare in pieno hangover davanti ai tuoi e rovinare la giornata tutti?»

«Non rompermi le palle, Ty!» Ringhiai allontanandolo con una spinta che mi fece traballare sullo sgabello.

«E se Amber avesse accettato davvero l'invito di mamma e papà? Come pensi reagirebbe a vederti di nuovo in queste condizioni?» rincarò la dose mia sorella.

«Lei non verrà!» Sbiascicai a denti stretti e le puntai il dito contro per intimarle di non continuare quel discorso.»

«Amber o no, non ti permetteremo di conciarti così per le feste e magari finire in ospedale come hai già fatto. Ora andiamo tutti a casa tua e ci rimarremo fino alla cena di domani.» Mi intimò Katy, prima che Ty pagasse il conto stratosferico che avevo accumulato e mi trascinasse sul suo suv per portarmi a casa.

Una volta varcata la soglia, mia sorella diede ancora di più in escandescenza. «Ian! Ma non è possibile! Sei ancora senza divano, maledizione! Non puoi lasciarti andare così!»

«Non mi serve il divano!»

«Beh a noi si! Visto che dobbiamo passare la giornata qui, a farti da cani da guardia.» Sbuffò mentre apriva, ad uno a uno, tutti gli sportelli della cucina per verificare che non ci fossero bottiglie di alcolici.

E non c'erano davvero. Quel briciolo di istinto di sopravvivenza che mi era rimasto mi aveva imposto di bere solo al bar, perché sapeva che tenere alcol in casa equivalesse a passare dallo stato di alcolizzato a quello di aspirante suicida.

Katy aprì infine lo sportello dove c'erano i bicchieri, ne riempì uno d'acqua e ci sciolse dentro una bustina.

Ty invece mi afferrò per il cappuccio della felpa e mi trascinò in bagno.

«O ti infili due dita in gola tu da solo o lo faccio io, decidi. Ti voglio bene anche se sei un grandissimo stronzo, ma certi gesti intimi vorrei comunque evitarli.»

Tentennai e il mio amico mi minacciò mostrandomi due dita, così mi piegai sul water e cercai di rimettere tutto l'alcol ingurgitato.
Quando ebbi finito mi sentivo uno straccio, senza forze e con un a nausea che sembrava volermi finire.

Mi sorella ci raggiunse in bagno con una pastiglia e il bicchiere di prima.
«Avanti, paracetamolo e plasil, e poi subito a letto!»

Obbedii remissivo, più per non rovinare il Natale a tutti, che per l'autorità di Katy. Già quello precedente non era stato idilliaco.

Poco dopo, stavo svenendo a letto, quando le trecce di mia sorella fecero capolino dalla porta.
«Ehi, fratellone, posso entrare?»
«Perché se ti dicessi di no, non entreresti lo stesso?»

Non rispose, ma chiuse la porta dietro di sé e mi raggiunse a letto. Gattonò sul materasso e si fece cadere affianco a me. Io mi girai dall'altra parte sbuffando perché sapevo che sarebbe arrivata una ramanzina con i fiocchi. Katy era insopportabile quando mi urlava dietro, ma quando mi parlava con il cuore in mano, sapeva essere ancora più letale.

Capii di essere veramente fottuto quando mi abbracciò.

«Ian, mi dispiace davvero tanto per quello che stai passando, ma non puoi andare avanti così a distruggerti. Non è da te. Non ti riconosco più. In un modo o nell'altro hai sempre reagito.» Fece una pausa aspettando qualche risposta che ovviamente non ricevette. «Se pensi che la vostra storia sia finita per sempre, devi andare oltre. Gettati in un nuovo progetto, negli allenamenti, ti prego! Se invece pensi di non aver fatto tutto il possibile per riconquistarla, alza quel culo e fallo! Riprenditela, dannazione!»

Attese ancora una mia risposta, ma io non volevo raccontarle come erano andate le cose tra di noi,  quando l'avevo accompagnata all'aeroporto. Mi ero illuso già abbastanza da solo. Se avessi raccontato a Katy che Ember era tornata a Bali per questioni lavorative e che avrebbe preso in considerazione la mia proposta di matrimonio; se le avessi detto dell'anello e del bacio, sarebbe sicuramente andata su di giri e mi avrebbe riversato addosso altre false speranze.

 
La verità è che avevo già fatto tutto il possibile e aveva ragione, maledizione. Dovevo accettarlo e andare avanti, ma quell'inutile attesa mi stava distruggendo.
«Va bene, Katy. Prenderò questo stramaledettissimo toro per le corna, ora però voglio dormire.»
Mi strinse forte. «Lo sapevo che dovevo solo ricordati chi sei.»

Un coglione, ecco chi sono! Un emerito coglione che ha buttato nel cesso la cosa più bella della sua vita rendendo tutto il resto, fama, ricchezza e successi, più grigi e insignificanti.
Mi addormentai con quella consapevolezza e con la promessa che l'indomani avrei tirato fuori le palle, l'avrei chiamata per farle le auguri di Natale e le avrei chiesto una volta per tutte di essere chiara riguardo la decisione, anche se sapevo quale avesse già preso.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top