68. Speech

AMBER

"Non puoi tornare indietro e cambiare l'inizio, ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale."

(C.S. Lewis)

«Amber, spero di non averti turbato troppo con questa confessione. L'ho fatto solo per dirti che non serve che tu ti nasconda. Lo so che sei stanca di farlo. Non sarò invadente o pressante; volevo solo farti sapere che non ti devi preoccupare. Se è quello che desideri, viviti la commemorazione di tuo fratello allo scoperto, senza che io influenzi la cosa, e lo stesso vale per i miei, per Katy e per tutta Skyville. So che ci tieni tanto a salutarli.»
Feci un cenno con il capo, denso di assenso e gratitudine. Non riuscii a fare altro, perché il vuoto nel petto mi impediva di compiere qualsiasi altra azione. Ian mi stava lasciando libera. Da un lato mi sentivo sollevata; dall'altro, sapevo che quel dolore nel petto era dovuto in parte anche al fatto che il suo atteggiamento così rispettoso e distaccato significava che tra noi non c'era davvero più nulla. Mi stava offrendo l'opportunità di avere una relazione distesa e civile con lui, come semplici ex, senza più alcuna questione irrisolta, e la cosa mi stava facendo un male cane.
Ian attese per un istante infinito una mia reazione; poi strinse le labbra e sospirò, capendo che non avrebbe ricevuto più di quel tacito grazie in risposta. Il ronzio di una vibrazione spezzò quel silenzio carico di miei non detti. Scostò leggermente il guanto per verificare sul suo orologio il messaggio ricevuto e si chinò per allacciare gli attacchi.
«Devo andare ora. Devo essere tra i primi a scendere; mi aspettano giù per il discorso.»
Attese ancora qualche attimo e mi guardò con la fronte corrucciata, lo sguardo colmo di preoccupazione e tristezza. Poi deglutì e fece scivolare la tavola verso il banchetto che consegnava le fiaccole. Mi allacciai velocemente l'attacco e lo seguii. Ruotò la testa, come a registrare la mia direzione, e poi inclinò la tavola verso monte per rallentare e farmi capire che mi avrebbe aspettato.
Al banchetto prese due fiaccole e me ne consegnò una. Al momento di partire, come da tradizione, un addetto accese la sua in quanto apripista, e si girò verso di me per accendere a sua volta la mia. Fu solo allora che mi tirai la maschera sulla fronte e gli concessi il mio sguardo.
Non appena i nostri occhi si incrociarono, lo vidi trattenere il respiro. Sollecitato da ragazzo dell'organizzazione che non mi aveva riconosciuta, si destò, avvicinò la sua fiaccola e accennò un sorriso rassicurante, che mi ricordò tanto quelli di suo padre Takashi.
Io feci lo stesso e ci guardammo mentre le due fiaccole unite divamparono.
Fu un attimo denso di intimità e quel vuoto nel petto si riempì di rammarico. Quando ero partita da Bali per Skyville, non mi sarei mai immaginata di fare la discesa di commemorazione affianco a Ian, come se fosse la cosa più normale del mondo. Fu inevitabile chiedermi come sarebbero andate le cose se gli avessi parlato subito di Chris. Invece, non ce n'era stato nemmeno bisogno e, al posto di avercela con me, Ian stava facendo sembrare tutto più semplice e spontaneo.
D'altra parte, lui era così. Aveva sempre spazzato via le mie nuvole, uragani compresi. Aveva sempre preso i miei problemi, li aveva sgrovigliati e me li aveva fatti vedere da un punto di vista diverso. Un punto più facile, semplice, per poi supportarmi nell'affrontarli. Stava sbagliando di grosso a pensare che non era stato capace di rendermi felice. Ero io che non ero stara ancora pronta a esserlo davvero. Lui avrebbe potuto smuovere anche le montagne, ma il mio cuore aveva celato ancora troppe questioni irrisolte.
Fu così che scendemmo insieme quella fiaccolata, come se essere di nuovo fianco a fianco fosse la cosa più giusta da fare.
Piansi per tutta la lunghezza della pista, per noi, per come ci eravamo persi e per mio fratello, rimpiangendo di essermi nascosta così a lungo, persino dalla sua memoria.
Non prendere mai parte alla sua commemorazione era stato come non accettare la sua morte e, di conseguenza, non superare mai il suo lutto. Lungo quella discesa affrontai entrambe quelle perdite così diverse tra loro, ma allo stesso tempo così devastanti.
Accettai tutto quel dolore in modo quasi catartico. Quando arrivammo in fondo e Ian si voltò verso di me, gli sorrisi, nonostante il mio volto fosse rigato dalle lacrime di commozione. Ero davvero felice di aver preso parte alla fiaccolata, tanto da provare un senso di libertà. Aver lasciato andare tutta quella sofferenza mi aveva fatto sentire più leggera, grazie anche a Ian, che, per l'ennesima volta, mi aveva spianato una pista davvero difficile da percorrere.
Persi l'uno nello sguardo dell'altra; qualcuno dello staff ci tolse le torce dalle mani.
Attese ancora una volta che gli dicessi qualcosa, ma non riuscii a proferire verbo nemmeno in quella circostanza.
«Io ora dovrei andare, devo salire sul palco per fare una sorta di discorso su tuo fratello e sulla sicurezza, ma ora che ti ho qui davanti a me, mi sento davvero fuori luogo. Sarebbe più giusto che lo facessi tu, non trovi? Insomma, ormai la tua rubrica è legge sull'argomento e chi meglio della sorella di Chris Keller può fare un discorso su di lui?»
«Io... oddio...» Mi schiarii la gola, rendendomi conto che era la prima volta che gli rivolgevo di nuovo parola. «Non ho nessun discorso pronto... non so...»
«Sono sicuro che il cuore saprà trovare le parole.»
Annuii, liberandomi dal casco e dal passamontagna, diventato insopportabile per via della mia agitazione.
Ian inclinò il capo in risposta e poi, all'unisono, ci slacciammo gli attacchi. Mi prese per mano come se nulla fosse e mi trascinò verso il retro del palchetto che avevano montato a fondo pista.
Ian attese che anche gli ultimi partecipanti riconsegnassero le fiaccole e poi accese il microfono.
Dopo un breve discorso su Skyville, mi introdusse e io fui costretta a salire con il cuore in gola e con evidenti difficoltà respiratorie.
Una volta concluse la mia presentazione, non scese dal palco, ma rimase al mio fianco e, ancora una volta, riuscii a trovare il coraggio solo grazie a lui.
Mi schiarii la voce e seguì il suo consiglio. Aprii semplicemente il cuore.
«Vi chiedo innanzitutto scusa perché non mi sono preparata un discorso vero proprio, e neanche una misera traccia indicativa. Non era previsto che parlassi. Perciò perdonatemi se farò qualche strafalcione in preda all'emozioneAlla mia sinistra mi accorsi che Takashi battè le mani per due volte e quel semplice rumore innescò un applauso da parte di tutta la folla.
Mi commossi ancora di più e d'istinto cercai gli occhi di Ian in cerca di sostegno. Trovai subito il suo sguardo incoraggiante che mi permise di continuare.
«Vi ringrazio davvero tanto dell'incoraggiamento perché sono davvero emozionata. È la prima volta che partecipo a questa commemorazione. Non ne ho mai avuto il coraggio. Anzi, ho sempre odiato questo evento, perché non ne comprendevo il significato, quando invece ha trasformato qualcosa di estremamente brutto in qualcosa di molto bello, volto a sensibilizzare un tema importante. La realtà è che non avevo mai veramente accettato la sua morte. Per non farlo, mi sono nascosta per anni, addirittura cambiando nome, ma la cosa non ha funzionato, non mi faceva stare bene, e posso proprio dire che ha rovinato tutto ciò di bello che ero riuscita a costruire. Ho capito solo di recente che la vita deve andare avanti senza essere schiacciati dalla paura. Perché è proprio la paura che ti porta a fare degli sbagli, a volte davvero gravi, che ti possono costare tanto.» Feci una pausa e guardai verso Ian e la sua famiglia. «Invece bisogna continuare a vivere, godersi la vita e tutto quello che ha da offrirci, senza interferenze che minino la lucidità necessaria per garantirci la sicurezza in tutto ciò che facciamo tra le nostre amate montagne. I monti ci proteggono, ma come ben sapete, possono anche essere insidiosi.
Perciò non dimenticate mai di apportare con cura ogni singola misura di sicurezza, ma nel frattempo godetevi la vita e godetevi Skyville, una località meravigliosa. L'unico posto al mondo dove mi sia sentita davvero a casa.
Sono davvero felice di essere finalmente libera di parlare di mio fratello e ricordarlo qui con voi, tra queste montagne. Sono sicura che le avrebbe adorate anche lui. Perché il suo entusiasmo per la neve e per le persone era inarrestabile e mi piacerebbe che continuasse a esserlo attraverso tutti noi. Grazie a tutti.»

La voce mi si era incrinata più di una volta e la vista era stata constantmenre appannata dalle lacrime. Appena finito di parlare mi resi conto però che ero arrivata al limite. Sentendomi il viso paonazzo, scesi velocemente dal palco e l'intera famiglia Egawa mi abbracciò.
Ian per qualche strana ragione si era convito che il mio posto fosse Bali, ma era proprio lì, dove  ero e continuavo a sentirmi davvero a casa.

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