47. Press conference
ICE
Le vittime di violenza spesso vengono denudate e stuprate una seconda volta".
(Angela Romanin)
Chiamai immediatamente Thomas, buttandolo letteralmente giù dal letto, dato che a Boston era ancora notte fonda.
«Ehi ragazzo, ti avrei chiamato per complimentarmi con te domani mattina. Ma... Che diavolo! Sono le tre di notte qui.»
«Alan mi ha denunciato,» risposi secco, riportando quanto mi aveva appena detto Ty.
«Che cosa?»
«È ovunque, Tom, in rete, su Instagram, sui giornali... ovunque! Lo sto guardando ora, in questo momento.»
«Ian, calmati, non capisco.»
Gemetti dalla frustrazione. «Alan deve aver fatto uscire la notizia della denuncia a mio carico per aggressione, insieme al fatto che Ember gli ha fatto causa per salvarmi il culo. Questo proprio nel momento in cui la rete è piena di video della mia vittoria, in cui io ed Ember festeggiamo felici e contenti, balliamo, beviamo, ci baciamo e Dio solo sa cos'altro. Cazzo, ora anche l'intero processo è sotto i riflettori.»
Gettai lo sguardo verso Ember, intenta anche lei a guardare le notizie in rete. Aveva le lacrime agli occhi ed era chiusa in un doloroso silenzio. Stava accadendo proprio tutto ciò che aveva sempre voluto evitare. Forse in maniera anche peggiore, considerata la nostra visibilità di quel preciso momento. Quando appoggiò la sua mano inerme sul divano gliela strinsi. I nostri occhi si incontrarono per un attimo e io, per la prima volta, non seppi come tranquillizzarla.
«Aspetta un attimo, ma Alan non ti ha denunciato.» La voce di Thomas proveniente dal cellulare mi strappò da quel momento così disorientante.
«Ne sei sicuro?»
«Certo, nessun procuratore accetterebbe di avviare un processo senza uno straccio di prove. È la sua parola contro la tua. Ian, è tutta una farsa messa in piedi proprio nel momento di massima visibilità tua e di Ember. Il mondo intero vi ha visti felici e spensierati ieri, giuria compresa. Serve a manipolare la percezione della situazione. Tu hai vinto un mondiale e stai festeggiando con la presunta vittima, mentre lui non ha potuto nemmeno partecipare, alludendo al fatto che sia a causa vostra.»
«Cazzo!»
«Già, è un colpo basso e strategicamente non fa una piega. Mi dispiace, ragazzi. Datemi un'ora per vedere cosa circola in rete e rendermi meglio conto della situazione. Ci sentiamo più tardi. Hai qualche intervento pubblico oggi in programma?»
«Ho la conferenza tra un paio d'ore.»
«Va bene, cerco di sbrigarmi. Sento Mary e vi richiamiamo con un piano di controattacco.»
Fu l'ora più lunga di tutta la mia vita. Io ed Ember avevamo scandagliato ogni notizia in rete. Alan aveva fatto circolare una foto di quando era all'ospedale con il volto tumefatto. Foto che, inevitabilmente, tutti i giornali e i profili a caccia di visualizzazioni avevano contrapposto alle immagini di me che esultavo, che spruzzavo champagne sul podio, che baciavo Ember, che mi strusciavo su di lei in mezzo alla pista, con tanto di bottiglia di champagne in mano.
Nel silenzio più tombale io e Ember ci vestimmo per la conferenza stampa e poi raggiungemmo Ty in cucina, il quale nel frattempo ci aveva preparato il caffè.
Ci sedemmo tutti e tre intorno all'isola in attesa che il telefono squillasse. Come aveva promesso, Thomas chiamò in meno di un'ora.
«Bene, ragazzi, allora la situazione non è delle migliori. Fino ad oggi eravamo riusciti a tenere riservato il processo in modo da garantire una certa privacy a Ember, grazie anche al fatto che anche ad Alan convenisse che questa storia non circolasse. Sapevamo però che sarebbe potuto succedere, lo avevamo messo in conto. Probabilmente si sono sentiti messi all'angolo durante la scorsa udienza e, non avendo prove da fornire per la prossima sessione, hanno giocato questa ultima carta disperata, sperando che l'opinione pubblica influisca in qualche modo sulla giuria.»
«Questo ci è chiaro, Lee. Hanno aspettato il momento perfetto per passare da vittime. Ma cosa dobbiamo fare ora?» chiese Ember, recuperando una forza e un atteggiamento pragmatico che mi riempì il cuore di tenerezza e allo stesso tempo di orgoglio.
«Niente.»
«Niente?» rispondemmo tutti e tre all'unisono.
«Niente.» Confermò Thomas con un tono estremamente tranquillizzante. «Non mettetevi sulle difensive, non contrattaccate, non accusate direttamente. Siate voi stessi e non dimenticate mai chi è il vero carnefice e chi la vittima. Ricordatevi sempre che se si sono comportati così è perché sanno che le prove a loro carico sono schiaccianti. Ogni parola riguardo la loro colpevolezza è solo una vostra opinione, un punto di vista. La vostra parola contro la loro, mentre fra meno di quindici giorni ci sarà il verdetto a parlare per voi.»
«Quindi non dovremmo rispondere a tutto questo scempio? Dovremmo ripararci dietro un silenzio stampa?» chiesi sconcertato.
«Non ho detto che dovete rimanere in silenzio. Ho detto solo di non rispondere al fuoco. Comportatevi come se tutto quello che hanno messo in giro non influenzasse minimamente il vostro comportamento. So che non è così, ma sforzatevi. Siete innocenti, lo sapete e avete il pieno diritto di essere felici in questi giorni.»
Aprii la bocca ancora scettico, ma Ty mi interruppe.
«Dobbiamo andare, è tardi,» disse facendo un cenno verso la vetrata che dava sul parcheggio.
Mi accorsi solo in quel momento che Kev era rimasto fuori in macchina per tutto quel tempo ad aspettarci.
«Trasparenti, ragazzi! Siate completamente trasparenti!» si apprestò a concludere Thomas.
Lo ringraziammo frettolosamente e ci infilammo le giacche.
Durante il tragitto verso l'area meeting del Rocket Resort, non ci fu il tempo di buttare giù un discorso vero e proprio. Mi limitai quindi a stringere la mano di Ember e a lasciare che le parole di Thomas sedimentassero inconsciamente dentro di me. Non ero assolutamente il tipo da improvvisate. Non lasciavo mai niente al caso, ma quella mattina dovetti accontentarmi di avere a malapena solo un paio di linee guida per affrontare quella carneficina che prometteva la conferenza stampa. Ma dovevo riuscirci. Dovevo farlo per Ember.
Quando entrammo mano nella mano nella sala, percepii immediatamente un atmosfera carica di tensione e quella prevedibile elettricità che serpeggiava tra i giornalisti.
Sentii Ember irrigidirsi al mio fianco, perciò la presi tra le braccia, la strinsi forte e le baciai la fronte.
«Andrà tutto bene, piccola. Te lo prometto.»
Si strinse ancora più forte a me, mentre Ty le posò una mano sulla schiena, come a dirle che non sarebbe rimasta sola mentre io ero al tavolo della conferenza.
Ci salutammo con uno sguardo intenso, poi Ember e Ty presero posto accanto a Kev, il quale aveva già posizionato la telecamera sul cavalletto.
Salii sulla pedana e mi sedetti ai posti indicati da una hostess. Dopo una breve introduzione del sindaco di Laax e un intervento del presidente dell'evento, il conduttore diede via libera alle domande verso il sottoscritto.
La maggior parte dei giornalisti presenti in sala scattò in piedi e alzò la mano agitandola nervosamente, manco fossero scolaretti della scuola primaria. Era evidente che non aspettassero altro ed ero certo che nessuno di loro fosse intenzionato a chiedermi qualcosa riguardo al mio record del giorno precedente.
Mi dissi pertanto che uno valeva l'altro e quindi feci cenno verso un tipetto anonimo in terza fila. Un'altra hostess si precipitò prontamente a porgergli il microfono.
«È vero che Alan Ross non ha potuto partecipare alla gara perché è stato picchiato da lei il mese scorso? E che la sua compagna l'ha denunciato di violenza sessuale per tappargli la bocca e proteggere la sua carriera?»
Sospirai e sorrisi amaramente per la prevedibilità di quella domanda. Fissai per un attimo la bottiglietta d'acqua davanti a me e ricordai le parole di Thomas riguardo l'essere trasparenti. Buttai fuori l'aria in un soffio cercando di mantenere il più possibile l'autocontrollo e feci calare un silenzio denso di attesa in tutta la sala.
Sentendo un brusio tra i giornalisti, con un gesto controllato, avvicinai alle labbra il microfono, come a rimarcare il fatto che avevo tutta l'intenzione di rispondere e che non ero affatto intimorito dalla domanda. Attesi ancora qualche istante per essere sicuro di tenere a bada la rabbia e poi presi a parlare.
«La ringrazio della domanda. Sapevo che sarebbe stato inevitabile che questo argomento gettasse un'ombra sulla gioia e sulla bellezza di un evento come i Laax Open. D'altra parte, non è stata una coincidenza che il silenzio sul processo in corso sia stato interrotto proprio ora, con il fine di mettere me e la mia compagna in cattiva luce.»
Feci una breve pausa. «Ad ogni modo, non dico di essere felice di rispondere, ma è un'occasione per puntualizzare la nostra posizione a riguardo. E lo farò ora, ma solo una volta, in modo da poter passare oltre e rifocalizzarci poi sul vero tema di questa conferenza. Perciò questa è l'unica domanda alla quale risponderò riguardo questo argomento.»
Mi fermai devi passare il mio sguardo su tutti i giornalisti per assicurami che avessero compreso che non avrei più risposto.
«Non penso sia la sede giusta per dichiarare colpevoli e innocenti. Sarebbe solo una guerra mediatica a cui non abbiamo intenzione di partecipare. Per quanto riguarda il processo che vede il signor Ross e il signor Smith accusati di abuso sessuale, vi faccio presente che c'è un tribunale, sono in corso delle udienze, c'è una giuria e ci sono delle prove depositate. Pertanto, le risposte le avrete nel giro di un paio di settimane. Non spetta a me emanare dei verdetti. Confido molto nella giustizia. Perciò, farò parlare l'esito del processo a tempo debito.
Per quanto riguarda invece un eventuale processo che vede il signor Ross come vittima di violenza per mano mia, penso sia inutile rispondere considerando il fatto che non mi è pervenuta nessuna notifica a riguardo. Preferirei evitare di perdere tempo e commentare notizie infondate.
Quello su cui invece vorrei investire qualche parola è il fatto che troppo spesso in queste situazioni c'è una totale mancanza di rispetto per le vittime di violenza sessuale. Sono consapevole di cosa circola in rete e questa campagna diffamatoria creata strategicamente ad arte gioca sul presupposto che una vittima di violenza sessuale debba mostrarsi distrutta, rovinata e irremediabilmente rotta. Che non possa più avere una relazione, che non possa più ridere, gioire, divertirsi, amare la vita e le persone care, pena la sua credibilità. Io e la mia compagna non abbiamo nessuna intenzione di prendere parte a questo gioco, così come non ho intenzione di mettere in piazza le difficoltà che abbiamo affrontato io e Ember e che stiamo ancora affrontando. Sono cose nostre, estremamente intime e delicate. Ma non mi vergognerò mai di trascorrere dei momenti di gioia e felicità con lei. Da quando l'ho conosciuta non ho fatto altro che cercare di spazzare via le nuvole dal suo cielo e renderla felice, e non smetterò mai di farlo, né davanti, né dietro le telecamere. Così come non smetterò di ricordarle che ha pieno diritto di tornare a vivere, a ridere e ad amare. Noi ci amiamo e siamo felici di farlo. Così come siamo felici di goderci questo momento assieme senza alcun senso di colpa, perché non abbiamo bisogno di recitare una parte per far sì che venga fatta giustizia. Il ruolo della vittima distrutta non lo trovo giusto nemmeno come messaggio per tutte le vittime di violenza. Mi piacerebbe che per una volta passassimo il messaggio che tutte le vittime di abusi possono rimettersi in piedi e che ne hanno pieno diritto.
Che possono tornare a vivere appieno con il giusto aiuto. E soprattutto non devono sentirsi in colpa o avere paura di essere meno credibili se sono riuscite a tornare a sorridere e se, solo in quel frangente, hanno avuto la forza di denunciare la violenza subita, anche se dopo diverso tempo.
Vi prego di tenere presente questo, se proprio volete cavalcare l'onda del teatrino che i Signori Alan Ross e Deamon Smith hanno messo in piedi. Perché tutti voi, quando parlate e scrivete di certe cose, avete una grossa responsabilità nei confronti di tutte quelle vittime di violenza che hanno paura a denunciare o che, avendolo fatto, si sono ritrovate a subire altre violenze tramite contro accuse, diffamazioni e articoli tendenziosi.
L'abuso viene attuato da chi viola la vittima in un luogo e in un momento preciso, ma tutti voi avete il potere di fare in modo che tale violenza si esaurisca in quel frangente invece di venir protratta nel tempo.»
Feci un altra pausa per far capire che il mio discorso era giunto alla conclusione.
«Questo è tutto quello che ho da dire sull'argomento. Mi scuso con gli organizzatori per aver speso così tanto tempo dietro a un argomento che non concerne la competizione in oggetto, ma visto il boom mediatico sulla questione, ho ritenuto che rispondere fosse l'unico modo per esaurire la questione.»
Allontanai il microfono per far capire che avevo finito con quell'argomento e, in quell'istante, tutti i presenti in sala si alzarono e applaudirono con evidente trasporto. Tutti tranne Ember, che rimase seduta, in lacrime.
Lacrime che sapevo essere un miscuglio di orgoglio per il mio intervento e di un inevitabile dolore per quello che ci stava succedendo.
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