34. With me




EMBER

"Il trucco migliore per una donna è la passione. Ma i cosmetici sono più facili da comprare."

(Yves Saint Lauren)

«E che cazzo, Ian! Le avevo appena messo il lucidalabbra.» Sbottò Katy al mio fianco.
«E hai fatto un ottimo lavoro, sorellina» disse, guardando però me negli occhi. Solo dopo avermi fatto bagnare le mutandine e innalzato la mia temperatura corporea con il suo sguardo incandescente, si voltò verso Katy.
«Grazie» aggiunse con tono serio e sincero. «Anche se i meriti direi proprio che non sono solo del vestito e di un po' di trucco», concluse e tornò a fissarmi in modo famelico. «Ora sarà ancora più difficile trattenermi dal levarteli...»
«Ok... io ho già sentito abbastanza! Vado a prendermi da bere.» Sentenzió Katy prima di dileguarsi verso il centro della sala. Mi accorsi solo in quel momento che avevamo addosso gli occhi di tutti gli invitati. Ian mi prese la mano e mi presentò alle persone che non conoscevo come la sua ragazza, mentre spiegava che stavamo assieme da poche settimane a quelli che già mi conoscevano di vista. Tutti questo sotto gli occhi felici e orgogliosi di Tak e Himari.
Via via che il tempo passava, mi sentivo sempre più a mio agio in mezzo a quelle persone, grazie alle attenzioni costanti di Ian e alla luce che gli vedevo negli occhi ogni volta che incrociavo il suo sguardo.
Dopo diversi flûte di champagne e dopo aver congedato il suo allenatore di quando era solo un ragazzino, prese a bisbigliarmi nell'orecchio.
«Non credo di farcela davvero più. Vieni con me, scoiattolina.»
Mi spinse per la vita verso la cucina, dove prese a baciarmi senza alcuna delicatezza. La sua mano iniziò a insinuarsi subito dentro la scollatura, ma non fece in tempo ad oltrepassare il ventre che una cameriera ci interruppe, inondandoci di scuse. Ian si limitò a sorriderle, poi mi afferrò per il polso e mi trascinò nel buio del corridoio. Aprì la porta del bagno e la richiuse alle mie spalle, appiattendomi contro di essa. Sospirò, tra il sollevato e il frustrato, e si appoggiò con un avambraccio a lato del mio capo, avvicinò le mie labbra alle sue fino a sfiorarle, mentre la sua mano stava già risalendo le mie cosce nude.
Scossi leggermente il capo, ripensando all'orgasmo che mi aveva fatto provare alla scuola poco prima e al senso di frustrazione che mi aveva lasciato il fatto di non aver potuto proseguire.
«Ti prego, Ian...» miagolai flebilmente.
«Ti prego cosa, piccola?» disse, infilandosi dentro le mie mutandine.
«Ti prego, ho bisogno di te, non delle tue mani. Ma di te
Le sue dita si bloccarono dentro di me. Con l'altra mano fece scattare la serratura e poi successe tutto talmente velocemente che il mio cuore mancò un battito.
Mi sollevò il vestito, strappò le mutandine e mi issò per la vita sul piano del lavandino. In pochi secondi, fu dentro di me ed io inarcai la schiena all'indietro per accoglierlo completamente. Fu tutto veloce, vorace, rude e tremendamente intenso. Il mio orgasmo arrivò con una violenza inaudita e Ian si fermò solo in quell'istante per bearsi del mio volto in preda al piacere, mentre sentivo che armeggiava nei pantaloni con la confezione metallica di un profilattico. Solo allora ripresi la lucidità e mi ricordai che anche io avevo una sorpresa per lui.
Avvicinai le mie labbra al suo orecchio e sussurrai quello che sapevo avrebbe scatenato ogni suo istinto più recondito.
«Ho iniziato a prendere la pillola appena sei partito...»
Ian smise di respirare per quel lungo istante che gli servì a elaborare l'informazione. Comparve un brevissimo sorriso sul suo volto, per poi tornare serio e torbido. Riprese a muoversi dentro di me e, come avevo immaginato, lasciò libere le redini dei suoi istinti. Mi prese per la vita, sprofondando in punti che pensavo fossero impossibili da raggiungere. Le sue stoccate sembrarono più vigorose del solito, con un ritmo incontrollato, dettato solo dal puro istinto. Mi portò velocemente di nuovo all'apice. Il suo corpo tremava tra le mie cosce, pur rimanendo solido e prestante. Nonostante i nostri movimenti fossero convulsi e Ian sembrasse fuori controllo, riusciva a indirizzare sempre il mio bacino in modo da stimolare il clitoride sia con una pressione dall'interno, sia con uno sfregamento dall'esterno. Dopo poche stoccata, esplosi e iniziai a contorcermi su di lui. Come un mare in tempesta, il mio orgasmo trascinò il suo, e Ian mi inondò con una marea calda e appagante. Ci fissammo negli occhi, consci del fatto di aver sradicato definitivamente ogni paletto che potesse limitare la nostra libertà. Io avevo avuto la conferma che nulla del sesso con lui potesse essere ancora associato ai traumi subiti, e Ian aveva finalmente compreso che più spontaneo era a letto con me, più mi avrebbe mandato fuori di testa.
Respirammo a lungo l'uno nella bocca dell'altro, fissandoci intensamente, consci che il nostro legame era passato a un livello successivo.
Dopo qualche istante, si leccò le labbra e prese a parlare.
«Ti amo, Ember Sullivan, e non ho intenzione di passare una sola altra settimana senza di te.»Sorrisi. «Temo che sarà un po' improbabile...» dissi, scendendo dal piano del lavandino. Ian si apprestò a prendere un piccolo asciugamano per gli ospiti e me lo fece scorrere tra le cosce, appiattendosi poi su di me e riprendendo a parlare sulla mia bocca.«No, non lo è. Domani parleremo di come potremo fare. Ma ti voglio sempre con me da oggi in poi.» Concluse, prima di iniziare un lunghissimo bacio, nell'attesa che i nostri umori scivolassero sul pezzo di stoffa tra le mie gambe.
Dopo diversi minuti, mi sentii in dovere di riportare Ian alla sua festa, anche se avrei tanto voluto sparire con lui nel suo appartamento, lontano da tutti.
«Andiamo, campione, credo di essere a posto laggiù. Certo, se mi avessi lasciato intatto il mio perizoma...»
«Mi porto avanti per la seconda run...»
«Niente seconda run! Almeno non in questa casa. Dai, andiamo, gli invitati ti aspettano.»
«Guarda che è colpa tua se non possiamo sgattaiolare a casa senza che gli invitati se ne accorgano, con questo vestito si noterebbe subito la tua assenza.»
«Certo! Come no...» presi a ridacchiare mentre uscivamo incauti nel corridoio. Talmente incauti che non appena fuori mi trovai praticamente faccia a faccia con Amanda Miller, la quale si stava lamentando con Katy del fatto che il bagno fosse occupato da più di venti minuti.
«Oh noooo! Me l'hai spettinata tutta!» grugnì sua sorella, riferendosi alla mia coda di cavallo ormai non più perfettamente composta.
Mi prese per un polso e, per la seconda volta in quella serata, un Egawa mi trascinò in bagno. Estrasse dal cassetto un pettine e cercò di ripristinare ciò che rimaneva della mia acconciatura, mentre fuori dalla porta Mandy fu sul punto di andare in escandescenza. Il suo volto era diventato completamente paonazzo e i suoi occhi erano ormai fuori dalle orbite.
«Tu... Eravate voi... chiusi lì dentro... a... fare...»
«Ehi, fratello... c'è da dire che la tua ex non manca di perspicacia!» disse Katy sarcastica, sotto uno sguardo denso di rimprovero di Ian.
«Ti sei scopato la tua troietta in bagno? Durante una festa? Sei serio...?»
«Mandy, Ember non è la mia troietta... per favore cerca di...»
«Certo che è la tua troietta! Con me non lo hai mai fatto... non mi baciavi nemmeno in pubblico, figuriamoci se ti appartavi durante una festa a copulare come due animali selvatici!»
Ian sospirò, tradendo uno sforzo notevole per non essere indelicato. Katy invece decise di risparmiare al fratello l'incombenza, in modo davvero poco diplomatico. Lanciò il pettine sul lavandino e iniziò a sbraitare contro la sua mancata cognata.
«Adesso basta, dolcezza. Se la tua testolina vuota non ci arriva, te lo spiegherò io. Se mio fratello non ti ha mai piegato a novanta su un lavandino nel pieno di un party, non è perché Ember sia una poco di buono e tu una santa da sposare. Piuttosto è perché tra te e mio fratello non c'era nulla all'infuori di qualche copertina di riviste, che peraltro non legge più nessuno, oltre a qualche storia sul tuo profilo Instagram! Se non lo ha fatto, è solo perché non ha mai provato niente per te che assomigliasse a un trasporto dirompente e incontenibile. Uno di quegli amori che ti fa smettere di ragionare e che ti fa rischiare tutto. Una passione che ti mette in situazioni pericolose perché un solo bacio, un solo abbraccio, valgono la pena. Non eravate nulla di tutto ciò voi due e la fine della vostra storia è stata inevitabile. Quindi cerca di accettarla e di smettere di rompere le palle a tutti se loro due si amano e hanno il sacrosanto diritto di farlo sotto la luce del sole o nel bagno durante un party.»
Non ero proprio sicura che tutto quel discorso riguardasse solo la situazione tra me, Ian e la sua ex, ma direi che il messaggio era arrivato forte e chiaro, tanto che Amanda aveva completamente perso la parola in preda alla rabbia. Solo dopo qualche frase sconnessa riuscì a replicare alla mia amica.
«È notte, Katy! E renditi conto che hanno scopato in modo squallido nel bagno dei tuoi genitori.» Ian inspirò profondamente, cercando di contenere il suo fastidio per l'ennesima volta e poi mi stupì. Prese a parlare mantenendo un tono calmo ai limiti dell'inespressivo.
«Va bene, ora basta. Come vuoi, Mandy, hai esposto il tuo punto di vista. Credo però che sia davvero arrivato il momento che tu vada via da una festa alla quale nessuno ti ha invitato.»
«Io ho ricevuto l'invito! Ce l'ho anche qui con me!» disse, sventolando la sua pochette a portafoglio. «L'ha lasciato tua mamma personalmente alla reception della compagnia!»
Katy alzò un sopracciglio e incrociò le braccia come a invitarla a mostrarlo.
Di tutta risposta, Mandy aprì con un movimento brusco la borsa ed estrasse il biglietto. Ci sporgemmo leggermente per notare che la calligrafia di Himari riportava solamente "Mr. Miller".
Mandy rimase pietrificata per un lungo istante con quel pezzo di carta in mano.
«Io ero convinta...Mi sembrava di aver visto...»
Deglutì vistosamente, poi si impettì e rivolse a tutti e tre uno sguardo colmo di odio.
«Credo sia meglio che tu ora vada a fare la pipì a casa tua, dolcezza, ho del lavoro da fare qui.»Concluse Katy, riprendendo a sistemarmi le ciocche sfuggite alla coda. Ancora più furente, Amanda girò sui tacchi e se ne andò. Ian tornò dentro al bagno e si piegò sulle ginocchia per allineare il suo volto al mio.
«Stai bene, piccola?»
«Sì, certo, sto bene. Non preoccuparti.»
«Mi spiace per tutta la situazione. È stata davvero spiacevole.»
«Non importa, davvero.»
E davvero non stavo dando peso all'accaduto. Era stato tutto così imbarazzante, certo. E dire che Mandy fosse stata fuori luogo era un eufemismo. Era risultata la classica ex disperata. Si era anche ricoperta di ridicolo con la storia dell'invito, sottolineando quanto le sue impressioni fossero completamente deviate.
Ian mi fissò a lungo per capire se fossi davvero a posto, poi si avvicinò alle mie labbra. Prima che potesse incontrare le mie, però, Katy iniziò a picchiarlo con il pettine sulle spalle muscolose con il fine di scacciarlo.
«Eh no! Non ci provare di nuovo...»
Ian rise e si rialzò in piedi.
«Ti aspetto di là, piccola. Dobbiamo rimanere ancora un po', ma poi credo che potrei iniziare a dire che sono stanco per via del viaggio...»
«Direi che è comprensibile, hai avuto una settimana impegnativa. È normale che tu voglia dormire un po'.»
«Sai che non andrà così, vero?»
«Ehi, basta così voi due. Mi avete stancato! Cercate di contenervi. Ember ha la mattinata libera domani. La mamma ha organizzato la settimana in modo da farvi avere mezza giornata tutta per voi, visto che vi ha precluso la serata con la festa.»
«Ma Katy! In questo modo qualcuno di voi non potrà avere nemmeno un pomeriggio libero.»
«Verrò io domani pomeriggio» esclamò Ian inaspettatamente.
«Tu? Non ti devi allenare per le gare europee?»
«Vedrò di organizzarmi... in realtà potrei fare anche più di un pomeriggio in modo da darvi più respiro, a patto che mi mettiate di turno con Ember.»
«Ne parlerò con la mamma, magari potremmo vederci giù per pranzo per parlarne.»
«Assolutamente no, fino all'apertura pomeridiana non ci vedrete nemmeno con il binocolo.»
«D'accordo, d'accordo, stallone, non ti scaldare. Ne parliamo a cena allora!»
Ian, con uno scatto, si abbassò per darmi un bacio fugace e scappò dal bagno, mentre Katy imprecava ancora, nascondendo con non poca fatica un sorriso. Presi a osservarla con un ghigno malizioso attraverso lo specchio.
«Che c'è?» mi chiese, ostentando un finto fastidio.
«Interessante questo nuovo assetto, non trovi? Pomeriggi liberi per te proprio quando Tyrone non dovrà allenare tuo fratello...»
Di tutta risposta, Katy mi strattonò una ciocca di capelli per vendicarsi della mia allusione, ma non riuscì a nascondere una risata davvero sorniona.

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