33. Welcome Back
EMBER
"A volte la realtà ha un modo tutto suo assolutamente inaspettato di presentarsi, e quando la diga cede la sola cosa che si può fare è nuotare."
(Dalla serie tv Grey's Anatomy)
«Ma che cavolo...?» esclamai, parlando da sola nell'abitacolo della mia macchina, sicura del fatto che Ian stesse dicendo più o meno lo stesso, in versione probabilmente più colorita, all'interno della sua auto.
Avevo imparato che poteva essere freddo e glaciale in pubblico, così come caldo e impulsivo quando si trattava di sesso tra noi due.
Perciò immaginai che dopo una settimana lontani, non sarebbe stato così felice di vedere tutte quelle macchine parcheggiate nel viale e la casa dei suoi completamente illuminata e gremita di gente per quello che doveva essere una festa di "ben tornato a casa". A sorpresa.
Alcune auto erano parcheggiate nel vialetto delle villette, bloccando l'accesso al garage, così io e Ian dovemmo posteggiare un centinaio di metri lontano da casa. Una volta scesi dall'auto, il suo sguardo mi confermò che la sorpresa non era stata così gradita.
Guardò verso il caseggiato sospirando e poi mi rivolse uno sguardo perplesso.
«Cristo, non so nemmeno cosa dire. Tu lo sapevi?»
Scossi la testa. «Ero convinta che saresti tornato domani.»
«Ma io non ho detto a nessuno che sarei tornato prima, nemmeno ai miei....»
Si passò una mano tra i capelli nervosamente. «Forse non ci hanno visti, potremmo ritardare un pochino e prenderci del tempo per noi.»
Inclinai la testa. «Ian, è la tua festa. Queste persone sono venute qui per te. Sei il loro campione!»
«Mmmh...» brontolò avvicinandosi al mio collo. «E non sono anche il tuo campione? Sai, ogni volta che stringevo tra le mani quella medaglia per le foto, cosa mi immaginavo?»
«Non sono molto sicura di volerlo sapere in questo preciso momento, prima di...»
Ian mi zittì con un bacio così tremendamente umido e languido che le gambe quasi mi cedettero.
«La medaglia tra i tuoi seni...» disse intrufolandosi nella giacca per afferrarmi una coppa e stringerla attraverso il tessuto della felpa. «Che si muovevano su e giù sopra di me...» mi sussurrò nell'orecchio mentre la sua mano si intrufolava nei miei jeans. «Mentre io affondavo dentro di te.» concluse, raggiungendo con un dito le mie grandi labbra.
«Cazzo, Ember sei ancora così bagnata...» la sua voce resa rauca dal desiderio, mi fece tremare e io ricominciai ad ansimare. Ian si stava spingendo sempre più in profondità, quando una luce forte ci abbagliò costringendolo a ritrarsi.
Una jeep renegade gialla si parcheggiò di fronte all'auto di Ian e poco dopo Kev sbucò dalla portiera del guidatore.
«Ehi ragazzi, scusate, non volevo interrompervi. Katy mi ha chiamato poco fa dicendomi della festa. Pensavo foste già dentro...»
«No, non siamo ancora entrati.»
«Quindi voi... voi due, ecco...»
«Stiamo insieme, sì.» Lo interruppe Ian, fissandolo torvo, tanto che dovetti intervenire per stemperare quella situazione assurda.
«Ciao Kev! Non ti preoccupare, stavamo per entrare.» lo rassicurai lanciando un'occhiataccia a Ian, prima di abbracciare il suo cameraman. «Ben tornato anche a te! Hai fatto un lavoro eccezionale ad Aspen!»
«Beh... io ho solo ripreso. I numeri li ha fatti qualcun altro» disse stringendo la mano di Ice, il quale ricambiò leggermente più rilassato, per poi lanciarmi un'occhiata da "non è finita qui, riprendiamo con gli interessi".
«Forza! Entriamo ora!» mi prese infine per mano e mi trascinò verso le villette.
Solo una volta varcata la soglia mi resi conto dell'entità dell'evento che Himari e Tak avevano organizzato per Ian. Contrariamente a quanto mi aspettavo, non era una semplice bicchierata tra amici. Circa cinquanta invitati erano sparsi qui e là nei loro abiti da cocktail, mentre un musicista suonava il pianoforte a coda di Himari, creando un'atmosfera sofisticata ed elegante.
Infine, alcuni camerieri camminavano velocemente da una parte all'altra del grande salone con vassoi di finger food e flûte di champagne.
All'improvviso mi sentii fuori posto e di impulso staccai la mano da quella di Ian, il quale si voltò per guardarmi con aria interrogativa.
Non fece però in tempo a chiedermi il perché di quella reazione, che un piccolo gruppo di invitati tra cui il sindaco di Skyville, il signor Miller e il presidente dell'associazione alberghiera si avventò su di lui per ricoprirlo di complimenti e congratulazioni.
Io arretrai verso la cucina per nascondermi, con il cuore che batteva a mille e il respiro ansante. Improvvisamente mi sentii come se quello non fosse il mio posto. Tutta quella gente non sapeva nulla di me e di Ian. Forse il padre di Amanda sì, considerando tutto quello che era successo, ma non avevamo ancora avuto modo di rendere ufficiale la nostra relazione e io non ero pronta a farlo in quel momento, nella mia felpa della scuola, struccata, spettinata e sconvolta dopo una lunghissima giornata di lavoro.
Stavo cercando di riprendere a respirare normalmente quando una voce mi fece sobbalzare.
«Lo sapevo che ti avrei trovato nascosta qui dentro!»
«Katy, mio Dio! Per poco mi facevi venire un infarto.»
Anche la mia amica era splendida, con pantaloni eleganti a palazzo, tacchi vertiginosi e una top in seta senza maniche che si annodava in un grosso fiocco sul collo. I suoi occhi erano truccati più elegantemente rispetto ai colori vivaci, per non dire fluo, che usava di solito.
Rimasi ammaliata da quello spettacolo per un lungo istante, sentendomi sempre più goffa e trasandata. Poi lei ridacchiò come a leggermi nel pensiero e mi afferrò per un polso.
«Vieni con me!» esclamò con decisione e mi trascinò verso la sua camera da letto. Quando entrai, la prima cosa che vidi fu un abito mini, nero e glitterato appeso all'anta del suo armadio. La lunghezza era troppo audace, ma la sua accollatura e le maniche lunghe preservavano una certa eleganza.
«Ti piace? L'ho preso per te nel negozio vintage della signora Peterson, non appena i miei mi hanno detto cosa stavano organizzando. Mi spiace non averti detto nulla, ma Ty mi aveva detto che sarebbero tornati prima perché Ian voleva farti una sorpresa. Solo che poi mi sono tradita davanti ai miei genitori riguardo al suo ritorno e mia madre si è fatta sfuggire la situazione di mano nell'organizzare la festa, come suo solito. Mi spiace. So che volevate rimanere da soli. Era quello che speravo di fare anche io con Ty, ma lui non mi ha nemmeno salutato...»
«Non ti preoccupare Katy, è stato un pensiero carino. Riguardo a Ty sono sicura che ti stia evitando perché non sarebbe in grado di controllarsi se solo si avvicinasse a te. Sei davvero uno schianto questa sera.»
La mia amica sospirò rassegnata, poi si voltò a fissare il vestito appeso.
«Beh, ora tocca a te. Devi trasformarti in una bomba sexy.»
«Non credi che sia un po' troppo corto per me?»
«Naaaaaa... È perfetto! Il festeggiato sarà pure mio fratello, ma sei tu che devi lasciare tutti a bocca aperta questa sera.»
«Ma guardami! Neanche dodici ore in una Spa mi renderebbero presentabile.
«E' vero non abbiamo tutto quel tempo. Perciò tanto per cominciare raccoglieremo i tuoi capelli in una bella coda di cavallo. Per gli occhi una bello smoky eyes potrebbe essere un buon conpromesso per fare qualcosa di effetto in poco tempo. Fidati di me, forza inzia a spogliarti! Sei depilata, voglio sperare?»
«Si...» Sibilai esasperata. «Sono andata a fare la ceretta in pausa pranzo.»
«Avanti via quei jeans. Anzi, giù tutto! Devi rimanere solo in mutande.»
«Perché in mutande? Quel coso è tutto accollato. Posso tenermi il reggiseno.»
«Oh, no tesoro. Questo è il dietro.» prese l'appendino e fece roteare il vestito. «Questo invece è il davanti!» disse tutta soddisfatta.
«Oh mio Dio!» mi sedetti sul letto e lasciai cadere la testa tra le mani. Lo scollo di quell'abito era talmente profondo che doveva arrivare fino al ventre. La lunghezza ad occhio e croce invece sarebbe arrivata sopra la coscia. Considerai quindi che fosse ben oltre la mia portata.
«Senti Katy, non hai un semplice tubino nero da prestami? Sei stata molto gentile a procurami quell'abito, ma io non credo di riuscire... »
«Tik Tak... L'orologio corre! Forza Sullivan! Datti una mossa!» mi incalzò strattonandomi la felpa.
«Ok, ok... va bene! Mi vestirò... o meglio... mi svestirò... visto che sarò mezza nuda...»
Katy mi riservò un occhiataccia di rimprovero mentre mi sfilavo la felpa e la maglietta. Una volta liberata di quegli indumenti, prese a pettinarmi i capelli. Me li tirò per bene in una coda alta aiutandosi con un pettine e molta lacca. Una volta infilato l'abito, mi fece sedere alla sua scrivania e mi alzò il volto spingendomi il mento verso l'alto con la coda di un pennello da make up.
«Ora chiudi gli occhi e lasciami fare.»
L'ascoltai, e pochi minuti dopo mi ritrovai davanti allo specchio senza parole, mentre Katy imprecava qualcosa riguardo a delle slingback nere, con la testa infilata nell'armadio.
Riuscivo a stento a riconoscermi e fu inevitabile chiedermi quando era stata l'ultima volta che mi ero vestita in modo così audace o che mi ero sentita bella e sensuale dentro un outfit così ricercato.
Alan non aveva mai gradito che mi mettessi troppo in tiro. Diceva che non dovevo dare nell'occhio perché il campione era lui e dovevano rimanere al centro dell'attenzione solo i suoi risultati agonistici, salvo poi vestirsi con colori sgargianti, cambiare taglio e colore di capelli tre o quattro volte l'anno e indossare vistosi anelli e catene varie.
Anche successivamente, negli ultimi mesi, il rapporto con il mio corpo era rimasto conflittuale per via dei traumi subiti. Ero finita così per smettere completamente di valorizzarmi. Solo di recente, quando ero in intimità con Ice, ero riuscita a sentirmi davvero bella e sensuale, ma erano sempre stati solo i suoi occhi a farmi da specchio e solo nell'intimità di casa sua.
«Ultimo tocco e poi andiamo a di là a farli neri, sorella!»
Katy mi strappò dalle mie riflessioni per passarmi un lucidalabbra leggermente rosato.«Ecco fatto! Andiamo!» disse trascinandomi fuori dalla stanza e facendomi barcollare sulle scarpe che mi aveva appena prestato.
Non appena fuori dal corridoio, andammo letteralmente a sbattere contro quella montagna di muscoli di Tyrone, il quale si irrigidì trovandosi proprio davanti a Katy, tanto che per un attimo sembrò smettere di respirare.
La mia amica lo guardò in cagnesco e lo scansò con un semplice e gelido «Permesso!» per poi trascinarmi verso il salone.
«Ehi, ma cos'era quello!?»
«Quello cosa?»
«Non ti sei accorta che è rimasto senza fiato?»
«Certo, perché avrà la coscienza sporca, chissà cosa avrà combinato ad Aspen...»
«Katy, senti, secondo me ti stai sbaglian...» Non riuscii a finire la frase perché non ero preparata a quello che mi trovai davanti agli occhi,
Dall'altra parte della sala, Amanda stava parlando a pochi centimetri dal volto di quello che si supponeva fosse il mio ragazzo, nonché suo ex.
«Oh, già mi stavo dimenticando di avvisarti. Si è presentata con suo padre, nonostante nessuno l'avesse invitata. Davvero sfacciata e fuori luogo, non trovi? Dopo quello che ha fatto, poi... Io sarei morta dalla vergogna a presentarmi a una festa per Ian.»
Ian aveva il suo solito sguardo glaciale che a tratti lasciava trasparire anche disprezzo. Tuttavia, avevano qualcosa di così familiare nello stare vicini l'uno all'altro che quella sensazione mi provocò un vuoto allo stomaco e un dolore al petto che mi fece mancare l'aria. D'istinto, mi portai una mano verso la scollatura, sentendomi quasi ridicola.
Quando però gli occhi di Ian si alzarono e incontrarono i miei, si illuminarono di una luce che non gli avevo mai visto. La sua bocca si incurvò in una linea quasi trattenuta e per un attimo mi sembrò che il suo impeccabile equilibrio venisse meno, portandolo quasi a barcollare e passando il peso da un piede all'altro.
Dopo aver deglutito vistosamente, sembrò ricomporsi e senza degnare di uno sguardo Mandy, prese a camminare verso la mia direzione. Salì i tre scalini che delimitavano l'area living, mi passò una mano intorno alla vita per attirarmi a sé e mi baciò, lì, davanti a tutti gli invitati.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top