29. Secrets and distraction

EMBER

"Per alcuni custodire un segreto è come trattenere il respiro."
(Roberto Gervaso)

Cavolo, non volevo fare sesso di nuovo con Ian! O meglio, a dirla tutta, certo che volevo farlo ancora, ma non in quel momento, sapendo che i suoi sarebbero arrivati a casa sua nel giro di un paio d'ore. Ma quando avevo visto Tyrone uscire da casa degli Egawa proprio mentre Ian si stava voltando verso la vetrata, non mi venne in mente niente d'altro che prendergli il volto e continuare a baciarlo.
Avevo fatto però male i conti con il mio corpo traditore. Perché quando Ice si accorse che mi ero già bagnata, non perse un solo secondo e mi riempì in un solo colpo facendomi perdere ogni raziocinio.
Fortunatamente, Ian era sulla mia stessa lunghezza d'onda e poco dopo avermi fatto venire una seconda volta, sempre in tempi record, esplose anche lui dentro il profilattico che aveva appena recuperato da un cassetto della cucina. Ma chi cavolo tiene i profilattici in cucina?
«Cazzo, Ember, mi sento peggio di un adolescente, di nuovo. È mortificante. Non riesco a contenermi con te.»
«Io mi vergognerei di più per il fatto di avere una scorta di profilattici al posto delle posate. A quanto pare, non era poi così immacolata questa cucina...»
Mi prese il volto con una mano e mi guardò dritto negli occhi. «Era vergine fino a poco fa, te lo posso giurare.»
«Beh, a quanto pare avrà un sacco di prime volte questa sera...» dissi indicando al di là della vetrata dell'ingresso la figura di Katy, con una grossa cesta in mano, che si aggirava intorno all'albero schiantato.
Saltai giù dal ripiano della cucina e corsi in camera a vestirmi, seguita a ruota da Ian.
Il fatto che Katy dovette scendere in giardino per poi risalire dall'altra scala anziché tagliare dritto dal terrazzo condiviso, ci fece guadagnare tempo.
Arrivammo in salotto perfettamente vestiti, anche se palesemente spettinati e piacevolmente sconvolti.

«Ehi, c'è odore di sesso qui! Finalmente avete smesso di pettinare le bambole?!» Esordì la mia amica, facendo irruzione nella casa del fratello. «L'ho saputo dal primo istante che sarebbe finita così tra voi due!»
Con mia sorpresa, Ian non negò nulla, ma si limitò a deviare la conversazione.
«Sei sicura che non sia tu a lasciare la scia, sorellina? Cosa hai fatto per tutto il giorno?» la ammonì con un tono grave andandole incontro. Si fermarono sulla soglia e si guardarono in cagnesco.
«Quello che palesemente non hai fatto tu, considerato il tuo aspetto, ovvero dormire.»
Katy lo squadrò con un'aria di sufficienza e proseguì verso di me, mentre Ian uscì sul terrazzo ad ispezionare i danni e chiamare l'impresa edile.
«Quindi... tu e mio fratello...? Ci avevo visto bene?» mi domandò maliziosa Katy indicando la scatola di profilattici che avevamo dimenticato sul bancone della cucina.
«Sì, Katy. Siamo andati a letto. Due volte. E diciamo anche che la seconda è stato l'unico modo per impedirgli di vedere Ty uscire da casa tua.»
La sua espressione mutò, il suo sorriso si spense e un velo di terrore coprì i suoi occhi.
«Ti prego, non dire niente a mio fratello o ci ucciderà!»
«Io non glielo dirò, ma tu dovrai farlo e presto!»
«Oh... no... no! Non se ne parla.»
«Da quanto va avanti?» le chiesi prendendole dalle mani la busta con dentro tutto il necessario per preparare delle pizze.
«Da pochissimo, troppo poco. Non so nemmeno a che punto siamo. Quindi ti prego! Non dire niente ad Ian! Ucciderebbe me, e ucciderebbe lui, trovandosi oltretutto senza allenatore a pochi giorni dagli X Games! Vedi... non conviene proprio a nessuno!»
«Va bene! Però promettimi che se diventerà seria, gli parlerai!»
Katy annuì timidamente vedendo suo fratello rientrare dalla terrazza.
Ci mettemmo all'opera tutti e tre, mentre Ian leggeva le istruzioni del suo forno, mai usato, io e Katy stendemmo il preparato istantaneo della pizza su una teglia rettangolare. La farcimmo con pomodori, prosciutto, asparagi, funghi e un altro formaggio locale.
Dopo circa un'ora e mezza, Tak e Himari raggiunsero finalmente le villette a schiera. Mari si soffermò per un breve istante sulla terrazza divelta dal pino. Il suo sguardo era sconvolto e vagò velocemente per una rapida stima dell'accaduto, quel tanto che bastò per comprendere che i suoi due figli avrebbero potuto essere coinvolti in un incidente fatale. Corse così dentro casa di Ice, mentre Tak, raggiunto dal figlio dopo un breve ma intenso abbraccio con la madre, si soffermò per un'analisi più approfondita dei danni.
«Oh mio Dio, ragazze! State bene? Eravate assieme quando è successo?»
«Ehm, io in realtà mi ero addormentata là a casa con le cuffie. Non mi sono accorta di nulla.»
Di fronte a quella bugia, lanciai alla mia amica uno sguardo di complicità maliziosa.
«Katy! Sei la solita... Tu e la tua musica a tutto volume. E tu, Ember? Ti sarai spaventata tantissimo!»
Deglutii rimanendo in silenzio per qualche breve istante. La mia mente ripescò gli avvenimenti  bollenti di quel pomeriggio assurdo, successi proprio in seguito a quel terribile spavento.
«Sì... direi che mi ha sconvolta parecchio.» risposi diventando completamente paonazza, mentre Katy si gustava la sua vendetta ridacchiando e alzando le sopracciglia a mo' di scherno.
«Ehi, ma che cos'è questo profumino?»
Fortunatamente, Himari fu subito distratta dall'aroma della pizza che proveniva dal forno super tecnologico di Ian, con tanto di funzione dedicata.
Io e Katy eravamo salve per il momento, mentre non avevo idea di come io e Ice avremmo potuto nascondere quello che era successo tra noi, a due persone empatiche come Tak e Mari.
Per questo motivo parlai pochissimo per tutta la durata della cena, mentre Ian invece sprigionava una strana euforia, davvero fuori dal normale per i suoi standard solitamente glaciali. Mi chiesi per qualche istante se i suoi genitori non fossero già al corrente di noi due. Dopotutto, suo padre ci aveva visto dormire abbracciati quella mattina, a quanto aveva detto Ian.
Ad ogni modo, nessuno toccò l'argomento della mia partenza e io ne fui felice. Notai però che Tak fremeva per parlare con il figlio e che spesso si scambiavano occhiate di intesa.
Solo a fine cena, dopo un breve silenzio, capii finalmente a cosa era dovuta quella sottile impazienza.
«Papà, visto che siamo tutti qui, Ember compresa, puoi dirci cosa ti ha detto il responsabile delle telecamere di sicurezza?»
Tak si incupì e la sua mascella si tese. Guardò me e poi ancora verso suo figlio.
«Io... non credo... voglio dire forse è meglio se parliamo prima noi due.»
Ian si voltò verso di me, ma rispose a suo padre.
«No... niente più questioni non dette. Parliamo tutti assieme, è una cosa che riguarda Ember dopotutto.»
Non capivo perché Tak stesse assumendo quello strano atteggiamento. Non era da lui. Mi era sembrato fin da subito una persona estremamente sincera e onesta.
«Ok, figliolo, come vuoi. Ember, scusami, non è che volessi tenerti all'oscuro. È che vedi, le telecamere hanno mostrato chiaramente chi è stato a spezzarti la tavola e, contrariamente a quanto pensavamo, non è stato Deamon Smith e nemmeno Alan Ross...»
Sospirai in preda al sollievo. «Davvero?» dissi con la voce rotta dalla commozione. Sentii sciogliersi piano piano il nodo in gola che mi si era creato già dall'inizio di quella conversazione. «Oddio, non mi sembra vero. Quindi... quindi non stanno cercando di intimidirmi?»
Iniziai a sentire le lacrime riempirmi gli occhi mentre Ice mi accarezzava la schiena.
«No.» Mi confermò Tak con un sorriso troppo tirato per poi tornare a guardare torvo il figlio. Nel medesimo istante, sentii la mano di Ian irrigidirsi e vidi la sua fronte aggrottarsi.
«Quindi chi è stato, papà? Sono stati davvero una banda di teppisti?» domandò Ian poco convinto.
«No, è una persona che conosciamo bene...» disse Tak guardando dritto negli occhi il figlio con una voce quasi tombale.
I due si guardarono a lungo e ad ogni millesimo di secondo trascorso l'aria si fece sempre più tesa.
Ian annuì, come a confermare che l'argomento potesse essere affrontato di fronte alla sottoscritta. Poi Takashi sospirò profondamente. «E va bene. È stata Amanda Miller.»


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top