14. Can I kiss you?
EMBER
"Non è che bisogna sempre per forza essere capiti, a volte basta anche essere abbracciati."
(Paola Felice)
Stavo scrivendo una mail dal computer della Peak Warm Ski Academy quando, ad un certo punto, sentii in lontananza le voci di Alan e Deamon. Pronunciavano il mio nome in modo viscido e si avvicinavano sempre più. Le luci della scuola si spensero improvvisamente e io corsi verso gli spogliatoi per nascondermi.
Trovai riparo nelle docce e mi rannicchiai a terra. Sentivo il freddo delle piastrelle penetrarmi fino alle ossa, mentre sentivo dei passi cadenzati e inquietanti che mi stavano raggiungendo. Nascosi la testa tra le ginocchia e urlai quando una mano mi afferrò l'avambraccio.
In quel momento mi svegliai urlando, seduta sul letto, ancora in preda a quel terribile incubo.
«Ember... stai bene?» la voce assonnata di Ian mi avvolse inaspettatamente come una coperta calda e rassicurante. Si mise seduto sul letto e mi accarezzò la schiena.
«Ice...Tu... Tu sei rimasto?»
«Mi devo essere addormentato, scusami. Vuoi che me ne vada?» Si mosse come per uscire da quel groviglio informe del piumone e io scossi la testa, incapace di confessargli quanto mi facesse sentire al sicuro averlo lì. Gli appoggiai una mano sui pettorali e alzai gli occhi verso i suoi.
«No, rimani. Ti prego.» piagnucolai.
A quel tocco, iniziai a sentire il suo cuore battere all'impazzata, nonostante fossi io quella che aveva appena avuto un incubo. Poi emise un sospiro profondo e mi avvolse le braccia intorno al collo, spingendomi il volto vicino al suo cuore, nel posto che avevo appena scoperto essere il più bello al mondo.
Rimanemmo abbracciati per un tempo lunghissimo, che sperai non terminasse mai, ma fu lui a rompere quel silenzio.
«Ember...?»
«Mmh...»
«Posso baciarti?»
Alzai la testa di scatto e arretrai per cercare di scorgere la sua espressione nella penombra della stanza. Volevo assicurarmi che fosse vero, che mi avesse davvero chiesto quello che mi era parso di sentire.
Avrebbe potuto prendermi il volto e baciarmi in qualsiasi momento, e io glielo avrei lasciato fare, ma lui mi stava chiedendo il permesso, perché voleva essere sicuro che lo volessi anche io, prima ancora di sfiorarmi.
Ian non era un uomo insicuro, incapace di decifrare il desiderio di una donna. Lo avevo visto flirtare con tantissime ragazze ai party dopo le varie gare. Con loro si era sempre preso tutto, baci e probabilmente molto altro, senza mai chiedere nulla. Non ce ne era stato bisogno. Sicuro di sé, del suo fascino irresistibile e del fatto che fossero tutte ai suoi piedi. Per le acrobazie che sfoggiava sull'halfpipe, per il suo carisma enigmatico e per la sua bellezza orientale unita a una prestanza fisica oltre ogni immaginazione.
Mentre io probabilmente gli suscitavo pena, o forse aveva intuito semplicemente che un contatto di quel genere poteva smuovere in me sensazioni decisamente complicate.
Mi persi nell'autocommiserazione per qualche istante, ma i suoi occhi languidi erano sempre lì davanti a me, in attesa di una risposta.
Così annuii debolmente, in preda alla vergogna, ma Ian mi prese il volto con una mano e riportò i miei occhi nei suoi. Mi accarezzò la guancia lentamente, sfiorandomi con il pollice l'angolo della bocca, e solo allora il suo sguardo cadde sulle mie labbra. Avvicinò il volto al mio, ma poi si fermò ancora e i nostri sguardi si riagganciarono. Proseguì, cauto e lento, come a voler controllare che nelle mie iridi non si accendesse nessuna scintilla di paura.
Sentivo ormai il suo respiro caldo e ansante sulle labbra, le schiusi preparandomi a qualcosa che sapevo mi avrebbe sconvolta. Anche se non sapevo ancora come.
Le nostre bocche finalmente si sfiorarono, producendo un milione di scariche elettriche che continuarono a formicolare da qualche parte lì dentro, nel profondo del petto.
Rimanemmo così per un tempo indefinito, come se Ian mi stesse concedendo ancora una via di uscita. Mi mossi in modo impercettibile, lui sospirò ancora e mi catturò morbidamente le labbra. Si fermò per un istante per soppesare la mia reazione e, quando gli passai le mani intorno alle spalle, mi schiacciò contro il suo petto e insinuò la lingua nella mia bocca, dando il via a un groviglio dolce, umido e intenso. Il suo sapore mi stava stordendo e inaspettatamente la mia risposta fu quella di ricambiare con un'urgenza che non sapevo di avere.
Non avevo mai provato niente di simile, ma soprattutto non avrei mai pensato di essere ancora capace di farmi baciare, perdendomi sotto i fendenti della sua lingua. Avevo la netta sensazione di essere stata io a trasformare il bacio dolce e casto di Ian in qualcosa di famelico. Volevo essere divorata dalle sue labbra e forse, con qualche gemito di troppo, glielo avevo comunicato e lui mi stava solo accontentando.
Senza smettere di baciarmi mi avvolse la vita, mi fece sdraiare e mi sovrastò con l'intero corpo, bloccandomi e facendomi sentire in gabbia e protetta allo stesso tempo.
La sua figura mi sembrava così immensa e solida rispetto alla mia. Come se appartenessimo a due specie diverse. Come se fossimo fatti di materiali diversi. Nonostante tutto, però, il nostro incastro sembrava essere così armonico da far sembrare quello che stava accadendo fra noi tremendamente giusto e perfetto. La mia pelle stava reagendo alla sua possenza e alla durezza che sentivo pulsarmi sulla coscia. Fu così che le mie mutandine si inumidirono inaspettatamente. Ian incastonò meglio il suo bacino in mezzo alle mie gambe e prese a premere e strusciarsi sul mio centro, facendomi ansimare e contorcere.
Nonostante mi stesse sovrastando con tutta la sua massa, non mi ero sentita costretta o bloccata. Il suo modo di toccarmi e di baciarmi era passionale e intenso, ma al tempo stesso rispettoso e delicato. Sapevo che avrei dovuto interrompere quello che stavamo facendo, ma non ci riuscii. Il contatto con la sua pelle, le sue mani sulle cosce e sul mio volto, le sue braccia intorno alla vita, mi avevano completamente assuefatto, facendomene desiderare sempre di più.
Avevo ormai dato il via a una partita senza sapere se ero ancora capace di giocare e soprattutto se sarei stata capace di fermarlo in tempo prima di chiudere gli occhi e vedere Alan muoversi sopra di me.
Non so se quel pensiero mi fece irrigidire, trattenere il respiro o cos'altro, ma Ian percepì il mio turbamento perché si bloccò e smise di baciarmi.
Sospirò e si passò una mano tra i capelli prima di iniziare a parlare.
«Scusami Ember, sto correndo troppo, immagino...» mi sussurrò ancora molto vicino alle mie labbra.
«Io... Dio... Scusami tu, Ice...»
«Non chiamarmi Ice quando ti ho appena baciato e sono ancora sopra di te, ti prego scoiattolina. E non hai niente di cui scusarti.»
«Invece sì. Sono stata io a rovinare questo momento. Sappiamo entrambi che con una ragazza normale, sarebbe stata solo l'inizio di una notte infuocata, ma non credo di farcela, mi dispiace...»
«Ma io non voglio una ragazza normale. Io voglio te, piccola. Non c'è nessuna fretta. Mi sono solo fatto prendere troppo dal momento. Dovevo andarci più piano. Mi dispiace. Ti assicuro che non faremo mai niente che tu non voglia.»
Ian si distolse da me e scivolò sul fianco. Mi fissò per qualche istante e poi il suo volto sembrò contorcersi dalla preoccupazione.
«Vuoi che me ne vada? Se non ti senti più a tuo agio, lo capisco.»
Scossi ancora la testa e una lacrima mi solcò il volto. Ian me l'asciugò e sospirando mi riportò nel mio posto preferito.
«Ember, Dio mio... è come se mi fossi entrata sotto pelle. Non riesco a vederti piangere, stare male o agitarti nel sonno. Se e quando vorrai parlare di quello che ti è successo, io sarò qui. Ti chiedo solo nel frattempo di permettermi di aiutarti a stare bene.»
Non riuscii a rispondergli, e scoppiai invece a piangere sulla sua t-shirt. Non c'era mai stato nessuno nella mia vita che si fosse preoccupato così per me. O perlomeno non accadeva da tantissimi anni.
«Grazie, Ian.» sussurrai sulla sua maglia e lui mi strinse ancora più forte.
Lì tra le sue braccia, per la prima volta dopo tanto tempo, mi sentii come se niente di male potesse accadermi di nuovo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top