✘ Lo Schianto
"Alzati!" Ti diranno.
"Lo farò." Risponderai nel bilico nelle tue percezioni.
Nel lento e assordante silenzio della tua immortale convulsione interiore.
Schiudo gli occhi e immagini sbiadite mi strappano i bulbi oculari con violenza inaudita e ferocia incomprensibile ad ogni sopportazione umana.
<<Oddio!>>
Urla confuse mi arrivano nei timpani e tuonano sbattendo fra le pareti vuote del mio cranio compresso.
"Ma, cosa..." Nessun ragionamento logico, nessuna rimembranza. Sembra essere solo un incubo nel quale sono stata scaraventata senza pietà.
Poi di colpo quel dolore lancinante alla gamba. Il ventre esplode sopra piccoli frammenti di vetro luminescente di raggi di luce.
Rido disperata nelle grida di voci che turbano e molestano il mio riposo eterno.
<<Che hai fatto!>>
"Nulla" mi dico avvilita e affranta; "Sono un miserabile fallimento".
La bocca si allarga di nuovo sotto la potenza di Dio e dei suoi sudditi alati.
M'invade l'atroce verità che io sia stata prescelta per il lento declino terreno, e il Padre Eterno mi abbia scartata ancora una volta dalla sua clemenza.
Ricompongo i fotogrammi d'argento nel nero della mia mente vacante.
Luce auspicata e bramata nell'azione rivelatasi falsa testimonianza della mia desiderata libertà.
Lenta, trascino instabile i miei piedi sul freddo pavimento.
Non c'è via d'uscita al dolore e al degrado emozionale e fisico.
Nessuna cura, nessun rimedio.
Tentativi di porre fine a tutto viaggiano vani, lasciando il risultato di essi stessi nel mio corpo semicosciente e apparentemente solido.
Liquefatto nell'acido che continuano a spurgare le mie viscere putrefatte; groviglio di amara e inconsistente natura.
Dieci metri e tutto potrebbe finire.
Quanto distano quei dieci metri?
Pochi passi, quelli che percorro per raggiungere l'enorme spicchio di sole che entra dal vetro battente, ermetico, chiuso, come il mio circolo dolente e masticatore.
Sfioro quel luccichio di vita. Oltre esso, spiccano gli alberi decennali fieri e vigorosi nel loro ondeggiare possente.
Dolce richiamo ai miei occhi.
Distesa immensa di fiori immortali s'allarga, e libero fluttua in me il desiderio di essere accolta fra le loro corolle profumate, di farne parte nella mia naturale bellezza eterea.
Un lampo svuota mente e corpo, insensibile ghiaccio apatico e imperturbabile scorre furente per esplodere liberandomi da ogni peso.
Venti passi indietro.
Fiacchi, indolenti; li conto.
Uno... due... tre... quattro...
Fino a sbattere le spalle al muro che mi arresta.
Venti, non uno di più, non uno di meno; come gli anni ormai trascorsi.
Carico di forza le mie gambe e i miei piedi; in modo inversamente proporzionale alla debolezza assunta prima.
Serro gli occhi, stringo i pugni, respiro profondamente, e lo scatto si innesca come nelle migliori atlete.
Pochi secondi.
Boom!
L'impatto!
Il selvaggio e rampante rapace spicca il volo.
Fluttuazione instabile del corpo e danzante delirio dell'anima appagata.
Finalmente quel bianco tinto dei miei colori appare sulla tavolozza adempita al suo lavoro; dipingere il mio nuovo quadro, quello atteso e desiderato.
Un eterno nella mente, ma un istante nel tempo che corre inesauribile.
Paradiso per l'essenza, ma inferno per la sostanza.
Boom!
Lo schianto!
Il manto nero è quello che mi accoglie... duro, potente, ed efferato.
Nessuna luce; nessun campo di fiori immortali.
Altre tracce indelebili dei miei fallimenti, altri segni su un corpo già deturpato e avvizzito.
Altra dolente realtà.
"Non mi vuoi tu, mio Dio. Come posso volermi io", il buio mi ingerisce mentre io mi rigetto.
Tornerò materia liquida nella notte, proprio quando essa stessa verrà di nuovo inclemente e perpetua a torturarmi.
15 Settembre 1997
Angeli e demoni
Al mio cospetto.
Provo,
Lo Schianto.
***
Thank you dear friend, for your sweet embrace.
You lift me up...
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