Fotografie ad un'Anima (3/6)
Di sicuro, la soddisfazione provata da Luna mentre guardava le sue Calle era simile a quella del Creatore quando decise di mettere su due alberi, un po' di acqua, distese di terra, colline, cime aguzze.
"Dio vide che tutto era perfetto"... In realtà, a Dio forse sfuggì qualcosa. Non allora, ma a distanza di milioni di anni sì.
Ma ormai era tutto fatto e non poté che restare a guardarne le conseguenze.
Perché se il pesce grande avrebbe divorato quello piccolo, avrebbe trovato la giustificazione del nutrimento.
Perché se il predatore avrebbe ucciso la preda, avrebbe trovato la giustificazione della sopravvivenza.
Perché se l'acqua avrebbe ingoiato vaste porzioni del globo avrebbe detto..."È stato il terremoto".
E il terremoto?
Avrebbe accusato lo spostamento della crosta terrestre.
Il quadro di Iddio Padre, forse non era così perfetto... o forse sì.
"Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria".
Quando si spara un colpo di pistola, la forza del gas prodotto dalla combustione della polvere da sparo spinge in fuori il proiettile.
Per la legge di Newton, la pistola rincula all'indietro.
Lo stronzo di Newton e la sua dinamica...
A Luna, la reazione contraria, non c'era modo sfuggisse.
Sarebbe rimasta a guardarne le conseguenze, un po' come il Padre Eterno, ma lei le giustificazioni non le trovò mai.
Ma cosa importava!
Il libro della vita non si poteva riscrivere o cancellare, ma per qualcosa c'era ancora speranza se tutto il resto non fosse stato abbastanza...
Non è abbastanza.
<<Blah...>>
Guardo l'orologio. Forse è ora di tornare a casa.
Poi ci ripenso, non mi importa, tanto gli schiaffi arriveranno comunque, un motivo lo troverà, inesistente, ma rintracciabile per mio padre.
<<Lo rifarò da capo.>>
<<È bello invece...>>
Mentre parlo sola, continuo a muovere la testa al ritmo della mia musica nelle orecchie.
<<Forse basta solo qualche modifica!>> Mi dico.
<<È bello invece!>>
Cerco la gomma nel mio astuccio dedicato agli strumenti da disegno.
Un gesto imbarazzato mi sfila l'auricolare dall'orecchio.
Trasalisco più perché ero intenta su altro che per il gesto.
<<È bello invece.>>
Volto lo sguardo dietro di me.
L'agitazione non attarda le sfumature rosse sulle gote.
<<Sei brava.>>
L'uomo fa qualche passo indietro e porta quella distanza necessaria per farmi tornare il respiro adeguato.
È qui. Col suo berretto nero.
La maglia ormai intrisa di sudore accompagna il lento sussultare del petto.
Devo rispondere, ma qualcosa mi paralizza la bocca.
Solo un lento imbarazzo che sale dal ventre.
<<Oh, e... e scusa per l'auricolare.>>
La musica si propaga ovattata sulla mia spalla, come le parole che mi arrivano all'orecchio.
La testa confusa, avvolta da formicolio ottenebrante.
<<Sono tuoi disegni?>>
Mi ridesto dal torpore e d'istinto chiudo il mio album.
<<Ah... sì. Beh. Insomma. Non li chiamerei proprio disegni.>>
<<Posso vederli?>>
L'uomo s'accosta a me accovacciandosi.
Nessun contatto, ma posso sentire il calore trasudare dal suo corpo.
Pienezza esaustiva dell'animo.
Istinto...
Predisposizione connaturata, l'istinto.
Perché Luna avrebbe vissuto di questo suo impulso naturalmente spiccato. O solamente accentuato.
Perché quando l'anima è in continua lotta tra il bene e Lucifero, una forza la spinge a tentare di conservare lo stesso individuo nel quale sta facendo razzia.
Assalto spietato tra carboni ardenti e cenere residuante.
Istinto.
Sopravvivenza.
Perché quando il tormento l'ha violentata senza pietà, ripetute volte, non l'avrebbe mai più colta impreparata.
La pelle sarebbe divenuta forte armatura.
Il torace forte scudo.
La bocca l'arma.
I sensi l'elmetto.
Avrebbe distinto Lucifero dal bene, l'anima.
Forse avrebbe errato qualche colpo.
Ma cosa importava!
Una altro schizzo nell'enorme immutabile quadro della vita.
Eterna bozza...
<<Ah... in realtà sono solo bozze. Non sono molto brava>> dico senza distogliere lo sguardo nemmeno un attimo dai lineamenti di quel volto.
Se dovessi descrivere il momento, direi che il cuore mi sta smontando la cassa toracica.
Incolore.
Capelli, labbra, volto.
Nulla.
Solo un concentrato di luce fra le iridi verdi.
Solo le sue mani.
Le stesse che sfilano lentamente l'album da sopra le mie cosce.
Resto immobile. Senza dir nulla. Non ho parola da proferire.
L'uomo prende a sfogliare il mio album.
I pochi scarabocchi collezionati nella mia raccolta vengono scrutati da tutte le angolazioni.
Non dice nulla.
Guarda.
E ancora guarda.
Si ferma di colpo.
Fa una pausa.
Resta ad osservare attentamente.
Con le dita comincia a tracciare linee immaginarie sul disegno.
Movimenti lenti, decisi, soavi, violenti.
Ondeggio di vita.
Solfeggio di note d'amore.
Pienezza intrinseca dell'ardore.
Silenzio.
Resto bloccata nel paradiso.
Mi accorgo che qualche lacrima mi ha rigato il volto.
Mi accorgo solo quando l'uomo con le dita, le stesse dita, asciuga la mia guancia.
Ingoio il groppo alla gola e lo guardo negli occhi per poi portare lo sguardo fisso sulla sua mano, ancora sulla sua carne infuocata.
<<Sei brava.>>
Nessuna risposta.
Comprende. L'uomo comprende il mio tormento al primo colpo...
"Anima dannata e folle", avrebbe detto.
Ma questo Luna non lo sapeva.
"Tripudio assoluto delle fiamme del Paradiso."
Ma nemmeno questo Luna ancora sapeva.
Avrebbe pianto, tanto...
Mi ritrovo a piangere come una disperata.
Manifestazione irrefrenabile di una condizione eclissata.
<<Anch'io disegno>> mi dice senza dar peso a ciò che sta vedendo di me, la mia anima triste, buia, sola.
Prende fra le sue mani le mie.
Le volta, le osserva.
<<Comunque mi chiamo Ezequiel. Tu?>>
Esito, e senza guardarlo negli occhi rispondo: <<Luna>>.
<<Hai delle belle mani Luna.>>
Le abbandona lentamente.
D'improvviso torno al freddo.
Morte, le lascio cadere sulle gambe ancora incrociate sul terreno.
Ezequiel prende la matita e scrive sulla copertina del mio album.
<<Chiamami se magari ti viene voglia di vedere i miei disegni.>>
Balbetto qualcosa di molto confuso e sconnesso.
<<A presto Luna.>>
Si leva e svanisce dietro le mie spalle.
Chiudo gli occhi.
Vorticosamente la testa mi porta in un'altra dimensione.
Come un corpo in assenza di gravità, resto a fluttuare nell'immenso cosmo chimerico.
Continua...
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