Capitolo Trentadue

Lei

Leam entrò immediatamente nel bagno e si fiondò subito sulla mano dell'essere. La tagliò in tre pezzi con una spada, dalle mani dell'immortale comparvero delle fiamme nere, le quali si avventarono sul braccio dell'essere.

Il mostro iniziò a bruciare, emise dei versi animaleschi tentando di ritirarsi dalla fessura dello scarico ma tutto fu inutile le fiamme lo divorarono velocemente lasciando di quell'essere viscido solo le ceneri.

Leam si sbottonò la camicia nera restando a petto nudo, rimasi un attimo stordita e confusa dalla visione.
«Che cosa stai facendo?» domandai balbettando.
«Non vedi che sei completamente nuda, meglio che ti copri» disse con fare protettivo e preoccupato.
Diventai rossa dall'imbarazzo, non pensai minimamente che ero senza indumenti, cercai di coprirmi il più possibile con le mani.
Il demone mi mise la camicia sulle spalle e si girò intanto che l'indossavo  e l'abbottonavo, fortunatamente lui era molto più alto di me per cui l'indumento mi faceva da vestito.

Si udirono dei passi dall'altra stanza, Matteo entrò sbattendo la porta seguito da tutti gli altri.
«Che cos'è successo?» era tutto sudato.
«Un essere ha cercato di aggredirla» spiegò Leam.
«Dobbiamo andarcene subito da qui, Angelica qualcuno ti sta prendendo di mira» affermò Diocle serioso e seccato dall'accaduto.
«Sarebbe meno opportuno partire adesso per la superficie, ci sono degli animali peggiori rispetto a quelli che avete visto prima di arrivare al castello. Bestie che di notte si svegliano e non vedono l'ora di assaggiare carne fresca. Se dovessero scoprire che uno di voi non è un demone vi sbranerebbero in gruppo, strappando la vostra pelle prima ancora che ve ne possiate accorgere» spiegò Yag.
«Meglio rimanere ancora per un paio d'ore finché ci sarà un po' di luce. Non credo che possa succedere ancora una cosa del genere. Entrare in questo castello è come condannarsi a morte e finire come quel mucchio di polvere  » disse Veria.

Dopo l'accaduto tutti tornarono nelle loro stanze, percepii del nervosismo e tensione nelle loro anime. Rimasi da sola con Leam, lui era seduto sul pavimento vicino alla porta, gli ristituii la camicia dopo essermi cambiata.
Mi coricai sul letto era morbido e profumato, le lenzuola erano nere e avvolte sulla mia pelle candida facevano uno strano effetto.
Leam si stava rimettendo la camicia, sembrava così scomodo quel pavimento ma non me la sentii di chiedergli di venire sul letto.

«Leam» lo chiamai.
Mi guardò con i suoi occhi neri farlocchi «Sì?» chiese.
«Grazie per prima» risposi sorridendogli.
«Non ho fatto niente di eccezionale, tu invece come stai? Non ti sei fatta male?» domandò preoccupato.
«No, sto bene» scossi leggermente la testa.
«Meno male» tirò un sospiro di sollievo.

Incominciai a sentire le palpebre pesanti e a vedere Leam sfocato, finché non entrai nel mondo dei sogni. Improvvisamente si udirono delle grida maschili, le riconobbi subito erano quelle di Mauro.
Mi alzai agitata che cosa stava accadendo?
Mi accorsi che Leam era addormentato sul bordo del letto e aveva la sua mano sopra la mia.
Anche lui prontamente si svegliò a causa delle urla.

«Che cos'è successo?» domandai spaventata.
«Tu stai qui, io torno subito» disse il demone.
Lo presi rapidamente per il polso «No, io vengo con te» affermai.
Il mio amico era in pericolo non potevo lasciarlo da solo.
«Angelica siamo in una situazione delicata, evita di avere dei colpi di testa» mi guardò minaccioso, le pagliuzze nelle sue iridi si fecero più brillanti.

L'immortale uscii velocemente chiudendo la porta.
Ad un tratto percepii dei brividi lungo la schiena, incominciai a sudare freddo. Dentro di me si creò dell'agitazione, come se qualcosa di terribile si fosse aperto.
Mi alzai dal letto tremante, continuavo a scaldarmi le braccia. Aprii la porta, sulla sinistra nel corridoio c'erano tutti gli altri che continuavano a parlare animatamente.
Camminai barcollando e in maniera claudicante, Leam si accorse subito della mia presenza e si avvicinò.

«Angelica ti avevo detto di stare in camera... stai bene?» mi guardò preoccupato.
«Mi sento una strana, qualcosa in questo posto mi sta facendo agitare» dissi irrequieta. Leam mi fissò con occhi sbarratti e la bocca semiaperta.

All'improvviso un tonfo sordo derivante da sotto i nostri piedi fece tremare il pavimento.
I demoni diventarono tesi, Leam aveva il respiro irregolare.
«Com'è possibile che si sia aperto senza il suo permesso» parlò Lupus.
«Non lo so» disse Leam.
«È meglio andare a chiuderlo prima che sia troppo tardi» affermò Yag visibilmente preoccupato.
Nel mentre si sentirono altri versi animaleschi al piano di sopra.
«Merda!» pronunciò Veria.
C'erano degli esseri erano presenti al piano superiore, eravamo circondati.
«Lupus, Yag, Feles venite con me nei sotteranei, Corvus, Veria e Indivia andate al piano di sopra» ordinò Leam.
«Matteo e Arasio seguite Leam invece Robinia e Diocle andranno al piano superiore» affermai autoritaria.
Leam scattò verso di me «Tu dove pensi di andare? Rimani qua con tutta la tua scorta, è troppo pericoloso.»
«Tenta di essere un po' elastico Leam, pensi di non aver bisogno del mio supporto? Vuoi lasciarmi qua quando sai benissimo di aver bisogno di più alleati possibili per combatterli, saremmo circondati da tutte le parti, dobbiamo prepararci al peggio» ribattei.
«Robinia e il morto biondo possono andare di sopra a dare una mano, ma tu rimani in camera protetta, non se ne discute. Non ho tempo per litigare» tagliò corto il demone andandosene.
Serrai le mani a pugno infastidita dal suo comportamento. Mi trattava come se non sapessi difendermi, come una debole. Sbattei la porta della camera ero furente se pensava veramente che stessi calma e ferma si sbagliava di grosso.

Lui

Scendemmo nei sotterranei, la porta con il sigillo era spalancata. Scritte fatte con il sangue erano riuscite a scioglierlo, una maledizione così potente che solo io potevo spezzare. Di solito i demoni che dovevano entrare all'inferno erano obbligati a chiedere il mio aiuto (per uscire dai gironi infernali era più facile). Chi poteva essere così potente da poter sciogliere la mia maledizione?
Claudio era seduto privo di sensi sulla sinistra di una colonna, aveva delle profonde ferite sull'addome, per lui non doveva essere un problema quel tipo di lesioni. Mi avvicinai e gli diedi un paio di schiaffi per svegliarlo, quella maledetta sanguisuga aprì gli occhi frastornato.

«Chi è che ti ha rapito?» domandai sbrigativo.
Si guardò intorno disorientato.
«Dove sono?»chiese.
«Non ho tempo da perdere, sei all'inferno e adesso dimmi chi ti ha rapito» parlai spazientito.
«Non saprei, ero a casa mia quando ad un certo punto sono stato risucchiato da un buco nero. Poi ho riaperto gli occhi e sono finito qui» mi spiegò.
«Sei inutile come al solito.»
«Ti sembra il modo di parlare ad un uomo ferito» affermò offeso.
«Tu non sei più un uomo da parecchio tempo. Alzati che forse per una volta potrai essere utile» mi rimisi in piedi e sorpassai la porta del sigillo.

I miei alleati mi seguirono, pure quella nullità si alzò e cominciò a muoversi. Camminavamo nel corridoi e più ci avvicinavamo più il caldo iniziava ad aumentare.
Ritornai nella mia forma originale, se dovevo chiudere il portone la mia forma farlocca da essere umano era troppo debole per un compito del genere. Utilizzare solo le mie ali e non trasformarmi completamente nel mondo umano era impegnativo. Dovevo limitare il mio potere e certe volte era frustrante.

Pure Yag ritornò nella sua forma originale. Quando arrivammo nella stanza dove si trovava il portone infernale, davanti a noi ci si presentò una situazione molto critica.
La temperatura era incandescente, davanti all'entrata del  portone infernale, c'erano molti esseri di alto livello. Sulla sinistra era incatenato da dei gambi di spine Zacinto e sulla destra Mauro, tutti e due erano in stato di incoscienza.
Una risata femminile rimbombò nella stanza. Gli esseri gli fecero spazio e la vidi, colei che cercò di far del male ad Angelica.  Una donna non troppo alta con la pelle abbronzata e i capelli lunghi e scuri. Dal portone uscivano ventate d'aria e polvere rossa, Teli dall'altra parte stava cercando di tenere le anime nei gironi ma non so per quanto riuscisse a resistere, dovevamo muoverci il prima possibile.

«Non vi preoccupate presto questo posto verrà infestato dalle anime presenti all'inferno. È da molto che non vedono la luce terrestre è ora di dargli una vacanza, non credete?» scoppiò di nuovo in una risata fragorosa, questa era pazza.
«E pensi che te lo lasceremo fare? Povera idiota» ribatté Yag spavaldo.
La donna fece un cenno impercettibile con il capo e immediatamente gli esseri si gettarono contro Yag.
«Non fate tanto gli spavaldi siete solo in minoranza, miseri demoni. Uffi però la portata principale non la vedo all'appello?» disse la donna imbronciata.
«A chi ti riferisci?» chiese Lupus.
«Mi riferisco a quell'angelo che state difendendo con le unghie e con i denti. Non riesce neanche a proteggersi da sola quella stupida di Angelica» disse la sconosciuta.
Digrignai i denti nervoso e la rabbia prese il sopravvento« Scordatelo che la lascerò avvicinare a te.»

Mi buttai nella mischia, un gruppo di esseri si avventarono su di me, feci comparire le fiamme infernali dalla mia mano e con un gesto a semicerchio presero fuoco all'unisono. Ne arrivarono degli altri sembrava che fossero infiniti.
Yag non si trovava in una buona situazione con il braccio ancora ferito faceva fatica a controllare gli insetti, venne scaraventato contro il muro il quale si sgretolò. Lupus  e Feles erano assediati dagli esseri e Claudio non era messo tanto meglio.
Materializzai una spada nera nelle mie mani e tagliai qualche testa. Conficcai la mia arma nel petto di un essere ma non servì a molto perché la bestia tentò con la sua mano ad aggredirmi sul fianco, ma improvvisamente venne tagliata in maniera netta. Girai  la testa e mi trovai davanti Angelica, con in mano una katana deducevo che fosse uno dei suoi alleati.
«Perché non sei di sopra? È troppo pericoloso per te» gli urlai agitato.
«Sono venuta a darti una mano. Pensavi veramente che io ti lasciassi da solo. Anche per te non è così facile combattere tutti questi esseri» ribatté.

Quelle frasi mi rallegrarono, forse eravamo nella direzione giusta per riallacciare la nostra relazione.
«Va bene ma stammi dietro, non voglio saperne di colpi di testa» l'avvisai.
Nel mentre, scoccarono diverse frecce sulla sinistra, Arasio stava cercando di aiutare Yag.
Invece sulla destra Claudio e Lupus e Feles  riuscirono a guadagnare terreno. Feles andava in prima linea, Lupus gli faceva da spalla e Claudio era quello più indietro e sferrava attacchi in lontananza con la balestra che aveva con sé.
Sentii Angelica tremare e sbiancare guardai nella sua direzione, stava fissando la sconosciuta. Tutte e due non si toglievano gli occhi di dosso e Angelica pronunciò un nome in sussurro appena percettibile.

«E... Elisa.»

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