Capitolo Tredici

Lui

Angelica dopo il blackout si era diretta verso le grandi scalinate di marmo, poste per arrivare all'ultimo piano del palazzo.

La seguii e alle mie spalle mi ritrovai quella piattola di Claudio. La mia compagna arrivò per prima al piano superiore, muovendo la bionda testolina per mettere a fuoco il nemico.

Accelerai il passo per raggiungerla, svuotando e riempiendo i miei polmoni di ossigeno fino ad avere il battito del cuore irregolare.
I vestiti mi si appiccicarono al corpo e il mio ciuffo si attaccò alla mia fronte impregnata di sudore.

Ero preoccupato per la sua incolumità non avevo visto nessuno dei suoi alleati con lei. Quell'angelo era proprio incosciente, aveva solo una piccola parte dei suoi poteri originali non poteva andare in giro scoperta.

La raggiunsi torreggiando proprio dietro di lei, tentando di riprendere fiato.

La stanza era avvolta nel buio, solo fioche lampade appese alla parete e accese in maniera alternata salvavano il salone dalla completa oscurità.

Nella seconda metà dell'enorme camera erano posizionate delle sedie che sarebbero servite per l'asta. Erano divise in due grossi blocchi uno a sinistra e l'altra sulla destra, allineate in precise file da cinque per lato.
Per un totale di cento sedie per i facoltosi acquirenti.

Le prime sedie erano ribaltate e alcune erano rimase evidenti manate di sangue.

Davanti a esse era presente un piccolo soppalco con posizionato una lucida scrivania di legno pregiatissimo.
Dietro al lucido mobile si trovavano diversi quadri e vasi di notevole valore.

Alcune di quelle tavole avevano la tela lacerata da profondi artigli, le anfore che dovevano essere messe in vendita avevano profonde incrinature o ne erano rimaste solo i cocci, alcune erano talmente vecchie che dovevano essere state create nel periodo in cui l'inferno e il paradiso non erano ancora stati plasmati.

Le pesanti tende color cobalto coprivano le enormi porte finestre che davano alla terrazza. La timida luce lunare traspariva dallo spesso tessuto rendendo più evidente l'atroce pasto che stava avvenendo.

Le luride bestiole erano poste a cerchio sul soppalco gustandosi le interiora dei poveri malcapitati, in base ai brandelli di vestiti che i cadaveri avevano ancora indosso dovevano essere i magazzinieri della merce. Non troppo lontano dai cinque corpi, era presente uno dei cappelli beige dei dipendenti con al centro il logo della ditta di cui ne facevano parte.

Uno di essi indossava abiti eleganti rispetto agli altri, sicuramente il giudice dell'asta che era venuto a controllare la merce.

Uno degli esseri passò a un altro il braccio del giudice, nella mano del mortale era ancora salda sulla cartellina.
L'altra creatura prese il braccio tra i denti e scosse il capo violentemente, il dossier scivolò via dall'arto smembrato.
L'essere prese tra i suoi artigli il gustoso bocconcino di carne cruda, si mise a strappare con le sue fauci in piccoli pezzi i tessuti epiteliali come se fossero succulente fette di prosciutto crudo.

Valutai la situazione e mi accorsi che non c'era solo esseri di medio livello. Dietro di loro ad aspettare di racimolare qualche lembo di carne e a sgranocchiare qualche osso, erano presenti creature più piccole e con un rango più infimo.

Le bestiole smisero di mangiare, alzarono lo squamoso testone in alto annusando l'aria per poi puntare l'attenzione nella nostra direzione.

Uno di loro si staccò dal cerchio pronto nell'avventarsi nei confronti di Angelica. Prontamente gli altri seguirono l'esempio.

Repentinamente la presi in braccio e diedi un calcio a quell'essere schifoso, l'animale ruzzolò in fondo alla sala.
«Lasciami stare» affermò Angelica intanto che cercava di divincolarsi dalla mia presa.
La guardai serio, rimproverandola con lo sguardo.
«Vuoi forse farti ferire in modo grave? Sei venuta senza scorta adesso ti tocca farti coprire da me. La prossima volta vedi di portarti uno dei tuoi amichetti» la rimproverai con tono glaciale.

Smise di resistermi annuendo con il capo. Quell'angelo aveva la testa dura, infatti con lei bisognava sempre parlare in modo diretto senza giri di parole, Lei era molto brava a travisare le cose.

Entrambi eravamo immortali di polso e se avessi usato un approccio più diretto, senza essere troppo remissivo su certe sue idee, forse non si sarebbe svolta la grande catastrofe.

Riportai la mia mente alla seria situazione di pericolo, altri esseri infimi tentarono di attaccarci, ma riuscii prontamente a bloccarli tutti. La mia difficoltà era che potevo solo respingerli senza partire al contrattacco, perché avevo le braccia occupate sorreggendo la mia compagna.

Inoltre non volevo perdere l'unico contatto che avevo con lei dopo tanto tempo.

Da quando era ritornata a Monacre gli esseri continuavano ad avventarsi soprattutto contro di lei, come se fosse una sirena e loro dei marinai, infatti Claudio veniva ignorato dalle creature come se non esistesse.

Sapevano anche loro che la sua carne era indigesta.
C'era qualcosa che mi sfuggiva perché mirare soprattutto a Lei? Avrei fatto indagare Corvus per quello che stava succedendo. Altri animali disgustosi stavano per aggredirci con tutta la foga possibile, il gessato mi rendeva più difficile utilizzare movimenti più fulminei, se avessi avuto un attimo di respiro me lo sarei tolto.

I piedi mi dolevano a causa delle nuove calzature di cuoio, avrei tanto voluto i miei vecchi e logori sandali che utilizzavo al tempio.

Delle frecce dorate colpirono i petti del nemico, facendoli stramazzare sul lucido pavimento.
Gli esseri iniziarono a sanguinare e ad avere spasmi, pronunciavano assordanti e gutturali versi fino a rimanere rigidi come pietra sul freddo pavimento.
«Finalmente ce ne avete messo di tempo» mi lamentai.

Arasio il capitano delle schiere angeliche fu il primo a comparire seguito da un altro angelo.
Sapevo che c'erano anche loro alla festa stavano curando il territorio.
«Mi scuso per il mio ritardo sua maestà infernale» commentò Arasio sarcastico, guardandomi con i suoi occhi blu in maniera schifata. Fece un leggero inchino beffeggiandomi ulteriormente.

L'angelo riportò l'attenzione sul suo collega.
«Tab io attacco sulla destra, tu coprimi sulla sinistra» spiegò il capitano.
Con una velocità disarmante, incominciarono a sterminare gli esseri presenti nel salone.

Dovevo ammettere che tutti e due gli angeli erano migliorati in combattimento, inoltre confesso che dal punto di vista militare gli immortali dalle ali bianche erano nettamente superiori rispetto a noi demoni.

Arrivarono anche i due morti viventi, alleati di Angelica e iniziarono a parlare animatamente con Claudio. Guardarono Angelica la quale li ignorò prontamente, forse ero all'oscuro di qualcosa?

Dovrò farmi aggiornare da quel gattaccio di Feles. Poco dopo i due morti viventi si buttarono nella mischia. Angelica da quello che avevo capito aveva alterato il loro DNA, facendoli diventare delle armi umane.

La pelle dell'omone mortale divenne più spessa e rigida, la struttura ossea mutò completamente. Il radio e l'ulna si spaccarono, facendo assumere all'avambraccio la forma di un'ascia fatta di carne. Infine la cute assunse un colorito dalle tonalità grigie.

Alla donna bruttina con il naso storto avvenne una metamorfosi diversa, le sue braccia si afflosciarono divenendo piccoli proiettili dalla punta acuminata, variando la colorazione dal bronzo a una più dorata.
Dalla bocca della mortale uscì una lunga e fine canna color pece.
Si mise a sparare dalla bocca muovendo solo mezzo il busto per prendere ad ampio raggio più esseri possibili, proprio come una mitragliatrice umana.

La mia attenzione si focalizzò nuovamente su uno degli esseri squamosi, la bestiola comparve dietro alle spalle di Arasio con questo buio riuscivano a mimetizzarsi perfettamente.

Aprii la bocca per avvisarlo ma qualcun'altro accorse in suo soccorso, delle api nere punsero la bestia squamosa fino a farlo ingrossare per poi esplodere poco dopo. Lasciando dietro di sé solo viscere e un'enorme macchia nera.

«My love ti copro io le spalle» comparve dal nulla Yag, il mio suddito, anche lui si era fatto decisamente attendere.
«Pff non ha bisogno di te inutile demone» rispose Tab.
«Fatti gli affari tuoi, poi dovrebbe essere protetto da quella spadina da un euro? Meglio che tu stia zitto mini dotato» affermò Yag guardandolo in cagnesco, tentando di farlo irritare.
«Tu lurido bastardo ti faccio a fette con questa spada» affermò Tab alterato.

«Sì, sì certo, usa il tuo potere enchantix» lo prese in giro nuovamente. Il demone si mise a sghignazzare sonoramente.
«Basta voi due! Siamo in mezzo a una battaglia e tu se vuoi essere utile, fai il tuo lavoro demone e tieni a freno la lingua per l'amor del cielo» cercò Arasio di mantenere calmi gli animi.
«Come vuoi tu mio zuccherino» fece l'occhiolino leccandosi poco dopo le labbra.

Yag non contento si mise a punzecchiare l'angelo, posizionò due dita sotto il mento di Arasio e gli diede un bacio fugace fregandosene completamente dello scontro.

Intanto un essere cercò di aggredirli ma Yag con un gesto della mano, fece saltare addosso i suoi insetti che l'ammazzarono all'istante.
Yag era uno dei pochi demoni che poteva manipolare degli animali infernali, lui era riuscito a controllare molti insetti infernali grandi quanto dei piccioni, cosa che altri della sua specie non riuscirono neanche ad avvicinarsi minimamente a quel traguardo.

Arasio si spostò schiaffeggiando la mano del demone, per poi mettersi a borbottare qualche imprecazione sotto voce.
Dopo pochi minuti gli esseri più infimi vennero tutti sterminati.

La sala era piena di sangue nero, dell'essere con il livello più alto che avevo percepito quando eravamo al piano inferiore non ce n'era traccia.

Raffiche di vento arrivarono nella stanza facendo svolazzare le pesanti tende.
Le porte finestre si aprirono sbattendo così violentemente che i vetri di cui erano rivestite si ruppero.

La pallida luna illuminò la stanza, dal tetto si sentirono dei passi pesanti che fecero vibrare il pavimento sottostante. Improvvisamente dalla terrazza si videro le sue mani ossute toccare il pavimento esterno, successivamente spuntò anche  la testa. La creatura mostruosa emise un verso gutturale che perforava le orecchie.

«Quello è un essere di un livello molto alto, capitano servono dei rinforzi. I mostri di questa entità li abbiamo sempre abbattuti con numerosi angeli» disse Tab spaventato.
«Povero angioletto di rango inferiore, basta un solo demone come me per farlo fuori» disse Yag spavaldo, emettendo una breve risata.
Il demone scrocchiò le dita, per poi aprire le sue ali nere  lanciandosi nel combattimento.

«Wow guarda quanto è grande io voglio la testa» disse l'omone, mettendosi la mano orizzontalmente sulle folte sopracciglia.
«Non ti preoccupare Tab ce l'ha possiamo fare, abbi fiducia» commentò Arasio dando una pacca sulla spalla di Tab. L'immortale spiegò le sue ali bianche e andò a combattere, anche l'altro angelo lo seguì.

L'essere si alzò in tutta la sua maestosità sulla terrazza. Cercò di prendere Yag che era ancora in volo ma riuscì a scansarlo, il demone diede l'ordine ai suoi insetti di attaccargli le mani.

Gli animaletti dalle ali trasparenti iniziarono a pungergli le mani, le quali prima si gonfiarono e poi esplosero in mille pezzi. La figura squamosa si incazzò e sputò bava nera in direzione di Yag, il quale riuscì a evitarla.

L'omone compagno di Angelica, recise il polpaccio destro e la sua compagna mitragliò quello sinistro. L'essere sputò ancora quella bava vomitevole verso la loro direzione, ma Arasio e l'altro angelo si coprirono con i loro scudi dorati.

Le api si infilarono nella ferita del polpaccio e si fecero esplodere, portando via una parte dell'arto inferiore.
Stralci di tessuti penzolavano come frange nella parte inferiore destra.

L'essere era in ginocchio ed emetteva dei versi disgustosi. Arasio si inalzò in cielo e fece scoccare cinque frecce, in pochi secondi colpirono la bocca della creatura in maniera tale da obbligarlo a tenerla spalancata.

Arasio guardò Yag facendogli un cenno con il capo. Il demone in tutta risposta diede l'ordine alle sue creature. In tutta rapidità gli insetti entarono nella bocca della bestia.

L'essere respirando affannosamente sapeva cosa stava succedendo e si voltò guardando Angelica prima di esplodere. Questa cosa non mi piaceva per niente, ancora più dubbi si fecero strada nella mia mente. Il capitano delle schiere angeliche discese toccando con i piedi la pavimentazione della terrazza, per poi ritornare in sala insieme agli altri.

«Angelica mia Dea, alleati con gli angeli se non ci fossimo stati noi, non so cosa sarebbe successo» cercò l'immortale di convincerla.
Le sue iridi blu erano brillanti, nulla l'avrebbe dissuaso a farla tornare dalla parte delle sue creature alate.

Angelica si alzò e andò verso Arasio, mi sentii immediatamente vuoto per la mancanza di quel contatto.

«No, è una cosa che posso risolvere da sola» rispose lei con fermezza.
«Non tenerci fuori da questa faccenda, noi siamo sempre stati dalla tua parte, siamo le tue creature. In paradiso se ne stanno infischiando, abbiamo bisogno della nostra Dea. Se devi dare la colpa a qualcuno dalla a Lui!» mi puntò il dito in modo accusatorio e il suo sguardo divenne più tagliente e spigoloso.

«È colpa sua se questi cosi sono apparsi dopo la tua nascita. Non etichettarci come colpevoli, anche noi siamo delle vittime di questo, orfani della grande catastrofe» continuò l'angelo con il suo discorso toccandosi ripetutamente il petto.

Mi avvicinai rapidamente all'immortale, quando troppo è troppo mancarmi di rispetto era un oltraggio.
Yag si mise in mezzo mettendo le mani davanti al suo viso e piegando leggermente le gambe in segno di sottomissione.
Il demone si fece piccolo piccolo.
«La prego si trattenga, non sa quello che dice» scosse il capo corvino.

Mi fermai a dare fuoco a quell'angelo da strapazzo. Forse vedendo come Yag cercava disperatamente di difendere il suo compagno, mi ricordò gli stessi comportamenti che avevo io nei confronti della mia Angelica.

Angelica fissò Arasio negli occhi, ignorando completamente me e Yag.
«È da così tanto che combattete quei mostri?»
«Da molto tempo ormai» rispose Arasio con aria affranta.
Angelica ebbe per un attimo un'espressione afflitta, so cosa stava pensando che la colpa era anche sua.
Allungò la mano verso l'angelo e lui fece lo stesso, alleanza fu fatta.

Io mi sentii più sollevato sapevo che lei era ancora più protetta.
Intanto che scendevamo dalle scale Arasio imboccò un altro corridoio «Io vado a rimettere a posto il sistema elettrico, tu Tab vai a risvegliare tutta la gente addormentata in questo palazzo. Poi sparisci siamo pieni di sangue nero e la gente si farà delle domande. Anche voi dovreste seguire il mio consiglio.»

«Aspettami zuccherino» lo inseguì Yag.
«Stammi lontano demone pervertito» lo minacciò il biondino.
Pian piano le loro voci affievolirono intanto che vennero avvolte nel buio della struttura .
Vidi la mia compagna prendere in braccio quella che mi sembrava Ardea addormentata e se ne andò senza proferire una parola.

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