Capitolo Quaranta (Passato)

Lei

Passarono mesi da quando arrivarono i miei amici in questa reggia, Matteo e Mauro si stavano abituando ai ritmi presenti in questo luogo.
Licerio per punirmi perché doveva badare ad altre due persone assunse un insegnante per poter far sì che io potessi imparare a suonare il violino, come se la nostra scuola privata non fosse abbastanza pesante. Pure i miei due amici furono obbligati a frequentare quelle lezioni riservate. Matteo si dilettò nel canto la sua voce era la più leggiadra del gruppo, nel mentre Mauro venne istruito a suonare con il piano. La nostra professoressa privata di musica ci provava disperatamente con tutti i maggiordomi della villa.

Allora mi venne in mente come vendicarmi per quello che dovevo subire a causa di Licerio. Vi confesso che mi piaceva da matti suonare il violino, ma non sopportavo che qualcuno mi imponesse delle regole. Così giorno dopo giorno raccontai in maniera confidenziale alla mia insegnante privata che Licerio l'ammirava molto ed era accecato dal turbine della passione.
Quella donna si bevve tutte le mie scemenze, così un dì dissi a Licerio di recarsi nella camera in cui tutti pomeriggi ci trovavamo con l'insegnante (era una delle poche stanze comuni nel nostro dormitorio, adibite per la musica e la cultura). Appena entrò nello studio chiusi la porta a chiave, non so cosa successe ma sentii delle urla di rabbia invocare il mio nome.

Il ricordo è ancora vivo nella mia mente di ciò che successe seguentemente . Il maggiordomo buttò giù la porta per uscire, era pieno di graffi e con gli occhiali storti per non parlare della sua camicia strappata (sembrava avesse lottato contro una tigre). Licerio per prima cosa fece piangere professoressa privata, la quale venne umiliata affibiandole dei termini poco graditi per poi essere licenziata davanti a tutto il personale. Il giorno successivo venne assunta un'altra insegnante un tipetto severo e squadrato, la quale non vedeva l'ora di riprendermi ogni qualvolta.

Naturalmente Licerio non me la fece passare assolutamente liscia, il maggiordomo intanto che mi osservava con il suo sguardo truce e sadico, mi legò a un albero vicino al dormitorio e mi tenne lì per tre giorni.
Diocle rideva come un matto dalla finestra, invece i due gemelli erano preoccupati, mi portavano da mangiare e mi imboccavano quando il bastardo non era nelle vicinanze, cercando di non farsi sbranare dai canidi che sorvegliavano il giardino. Faceva molto freddo di notte ma il lupo più grosso e dal manto grigio (il quale aveva una simpatia nei miei confronti), tutte le notti si sdraiava vicino alle mie gambe cercando di scaldarmi.

Licerio mi liberò al terzo giorno ma non finì qui, mi fece indossare abiti leggeri e mi ordinò di distribuire dei volantini riguardante un negozio biologico che aveva appena aperto, mi ricordo ancora adesso il peggior raffreddore che presi il giorno successivo. Giurai di vendicarmi per tutto quello che mi stava facendo passare, sfortunatamente dovetti far slittare la mia ripicca nei confronti di Licerio. Il mio tempo era anche occupato da alcune sere al mese dove dovevamo servire durante le feste che facevano i padroni di questa casa.

Vidi finalmente la famiglia Lùf al completo, il nonno, un anziano gobbo ma ancora molto scaltro per la sua età. La moglie del capofamiglia era una donna con una pelle chiara e con i capelli scuri molto lunghi, il marito e boss di tutta la malavita era un uomo alto e massiccio con i capelli molto chiari. In infine dietro ai padroni di questa villa erano presenti i suoi due figli, quello più grande si chiamava Guglielmo (colui il quale rischiai di arrivare alle mani durante il mio turno di pulizie in questa casa) e il più piccolo di cui mi sono completamente scordata il nome aveva i capelli chiari, entrambi vestiti in maniera molto elegante.

In una di quelle serate io e i miei amici ci esibimmo nel suonare con l'orchestra e fummo molto apprezzati. Licerio vedendo il grande successo, ci ordinò di suonare da lì in avanti ad ogni festa organizzata in questa villa.
Finalmente giunsero le vacanze Pasquali e la famiglia Lùf prese una pausa. Pure i miei amici tornarono a casa, mi scongiurarono di andare con loro ma io rifiutai, che senso avesse per me tornare in un posto del genere?  Nel dormitorio eravamo rimasti solo io e Licerio. Scesi le scale principali della struttura, c'era un silenzio tombale solo i mei passi echeggiavano sui gradini. Il maggiordomo entrò nel dormitorio era appena tornato per un controllo alla villa dei Lùf.
«Come mai sei ancora qua? Se parti adesso per tornare a casa sarai tuttora in tempo per trascorrere Pasqua con la tua famiglia» affermò l'uomo chiudendo la porta e scrutandomi con il suo solito fare serioso.
«Non ne ho voglia di tornare a casa. Cosa vuoi per pranzo?» chiesi tentando di cambiare discorso.
«Tua madre non ne sarà contenta» affermò rimanendo su uno degli argomenti pungenti nel nostro rapporto.
«Non mi interessa. Allora cosa vuoi da mangiare?» domandai di nuovo, ignorando la sua affermazione.
«Fai quello che vuoi, tanto siamo solo noi due» e se ne andò sbattendo la porta irritato.

Sbuffai, perché doveva essere così scontroso. Preparai un risotto con i frutti di mare, sbucciai le patate e le misi a cuoce con l'arrosto che avevo preso ieri al supermercato e per ultimo farcii con crema pasticciera la colomba che avevo anch'essa comprata. Dopo avrei portato delle porzioni ai tre disgraziati che avevo di sopra (se non ci fosse stato Licerio, li avrei fatti mangiare in cucina con me).
Apparecchiai la tavola e lo chiamai, mangiammo tutto e finendo pure il dolce. Il mio stomaco stava scoppiando per quanto mi fossi rimpinzata.

«Per quale motivo sei rimasto nel dormitorio?» domandai mangiando l'ultima fetta di colomba.
«Deve sempre rimanere qualcuno nel controllare la villa. Inoltre non ho nessuno per cui vale la pena tornare, un luogo che io possa definire casa» affermò.
«Come mai?» chiesi incuriosita.
«Sono orfano»
Rimasi sorpresa.
«Per la prima volta da quando sei qui ti ho zittita. Non fare quella faccia dispiaciuta. Da piccolo vivevo nel quartiere Giazzi, lì regna la droga e la prostituzione. Mia madre era una squallida battona, non mi ricordo neanche più il suo volto. Mio padre non l'ho mai conosciuto, sarà stato un suo cliente. Quella donna morì di Aids quando io ero ancora molto piccolo, per mantenermi incominciai a rubare e a spacciare. Finché un giorno un maggiordomo di questa famiglia mi notò e mi prese con sé. Poco tempo dopo conobbi tuo zio e tua madre, i quali erano venuti per fare un'esperienza, la vita al villaggio era monotona per loro. Sai cosa sto cercando di farti capire?» mi fissò.
«Che la vita al villaggio è una noia?» mentii sulla risposta.
«No, che io sono stato costretto a crescere da solo senza affetti, tu invece hai una famiglia. Per quanto odiassi il fatto che mia madre era una puttana, le volevo bene lo stesso. Rimpiango ancora oggi, il poco tempo passato insieme. Torna almeno per poco da tua madre, non sopporto sentirla soffrire così».

Dopo questo discorso e quello di prima mi sentii in colpa di avergli messo il lassativo nel suo cibo, beh pazienza.
Sospirai, mio padre mi odiava e mia madre era indifferente, come poteva dirmi certe cose, non immaginava nemmeno che la famiglia del mulino bianco in realtà era un covo di vipere.
«Ci sono cose che non vengono a galla quando uno guarda all'esterno di un nucleo familiare. Ti assicuro che mi trovo meglio vivere in questo posto» affermai senza guardarlo.
Licerio incaricò il sopracciglio sinistro con espressione perplessa «Angelica, c'è qualcosa che vuoi dirmi? Potremmo risolverla insieme. Ma non dire certe fandonie che hai dichiarato su tua madre, mi irritano molto certe tue uscite»
Non potevo dirgli che mio padre mi stava ricattando, poteva fare del male a Zacinto o a Marica meglio evitare. Mi bastava diventare ancora un po' più forte per ucciderlo. Inoltre, perché difendeva così mia madre? Che avesse un debole per lei o solo una profonda amicizia? Aprii la bocca per parlare, ma fui interrotta da dei rumori provenienti dal piano di sopra.

Licerio estrasse la pistola, era diventato serio e stava sudando freddo. Andò al piano di superiore e io lo seguii, il baccano provenivano nella zona della mia stanza. Non potevo lasciarli da soli un secondo che già facevano casino.
«Sarà entrato un gatto oppure mi è caduto un libro dalla scrivania» cercai una scusa. Se li avessi scoperti non avrebbe reagito positivamente.
Si arrestò davanti alla mia porta, mi si mozzò il respiro. Si percepivano dei brusii da dietro la porta. Licerio l'aprì e iniziò a sparare alla cieca.
Sario, afferrò il suo polso cercando di disarmarlo, Diocle gli diede un destro e Diana lo tenne fermo a pancia in giù.

«Lasciatelo andare» gli ordinai.
«Sei matta bambinetta, ha cercato di farci fuori. Ho solo preso dentro nei tuoi libri e questo ci spara come un pazzo. Non avevi detto che eravamo soli in questa casa» affermò Diocle.
«Pensava che foste degli estranei. È il mio superiore, non è una cattiva persona. Lasciatelo!» ordinai nuovamente.
«Angelica che storia è questa? Chi sono queste persone» il maggiordomo urlò dimenandosi.
«Non sono delle cattive persone, non sono dei nemici» mi giustificai.
Licerio si calmò, Diana mi guardò e io feci un cenno per liberarlo. Licerio si rialzò in piedi e si mise di fronte a me, stava per parlare ma lo vidi piegarsi in due dal dolore, stava diventando bianco come un cadavere e posò la mano sulla pancia. Corse verso il bagno più rapidamente possibile.

«Angelica! Questa me la paghi disgraziata!» urlò disperato.  Non saprei dire se per lo sforzo di evacuare oppure per il lassativo che ci avevo messo nelle sue pietanze.
Mi voltai verso i miei compagni bianca come un cadavere «Siamo ancora in tempo per ammazzarlo e darlo in pasto ai lupi.»
Arrivò sera e ci trovavamo tutti in salotto seduti sui diversi divani, Licerio si era collocato proprio davanti a me, in questo momento aveva preso più colorito e non era più così bianco. Il maggiordomo continuava a fulminarmi con lo sguardo e a battere ripetutamente il piede destro.

«Angelica dimmi la verità» affermò con un tono serio, come se fosse un ordine.
«È gente venuta dal mio villaggio per cercare lavoro» mentii.
«Angelica la verità!» scandì a denti stretti l'ultima parola. Era furibondo.
«Non mi crederesti neanche se te la dicessi» risposi.
«Muoviti a dirmela» la sua vena sulla tempia sembrava che stesse per scoppiare dal nervoso o forse perché doveva ancora andare in bagno, non saprei.
«Sono dei morti, li ho resuscitati in qualche modo. Volevo richiamare in vita mio zio, invece è solo uscita della roba difettata da quel cerchio. Tranne i gemelli loro li volevo davvero» affermai, tutto di un fiato.
«Ehi!» disse Diocle offeso.
Licerio spalancò gli occhi «Non dire fesserie. La tua mente da bambina è molto macabra e fantasiosa. Se non dici la verità ti punirò.»
«Ma è la verità! Adesso ti faccio vedere come ho fatto» andai di sopra e presi il libro che avevo sotto il letto.
Quando tornai giù con il libro, Licerio sbiancò. Glielo misi davanti e lui lo prese.
« È un libro maledetto, l'avevo nascosto per bene, come l'hai trovato?» domandò.
«Beh insomma era proprio su uno dei scaffali, non era proprio così nascosto.»

Aprii il libro e lo sfogliò.
«Angelica tu riesci a leggerlo?» mi chiese.
«Sì perfettamente» risposi.
Il maggiordomo rimase a bocca aperta «Per me ci sono solo delle pagine bianche. E voi riuscite a leggerlo?» si rivolse anche ai miei compagni.
«Per noi ci sono solo parole sfocate, non riusciamo a distinguerle» disse Diocle (anche in nome dei due gemelli).
Licerio mio fissò e sorrise «Non pensavo che tu fossi quel genere di creatura.»
Non Capii di cosa stesse parlando.
«Beh è meglio che lo bruci questo libro, è troppo pericoloso» il maggiordomo si alzò.
Dentro di me si dimenò l'ansia, glielo strappai di mano e me lo strinsi al petto.
«Se lo distruggi come farò a resuscitare mio zio» affermai.
«È troppo pericoloso» continuò deciso Licerio.
Dentro di me l'agitazione aumentò, non era solo per mio zio che tenevo a tanto a questo libro. Le lacrime mi rigarono il viso in preda al panico. Arrivai ad un unica soluzione.

Fissai nei occhi il maggiordomo «Con questo riuscirei anche a trovare Leam
Era da tanto che non lo sognavo e non compariva nella mia testa da diverso tempo, mi mancava da morire. Tutti mi guardarono sorpresi, diventarono agitati.
«Scusa chi hai nominato?» mi chiese Diocle.
«Il mio amico Leam
«Non è possibile che lo conosca» affermò Sario.
«È solo una bambina, come avrà fatto a sapere della sua esistenza» continuò Diana.
Diocle si avvicinò a me tremante «Questo essere com'è?»domandò.
«Lui è buono nei miei confronti e pensa sempre a me» raccontai felicemente del mio amico.
«Non può essere lui» borbottò Sario.
«No, bambinetta, voglio sapere com'è fisicamente» mi riformulò la domanda il biondo.
Riflettei un attimo, il suo viso era ancora molto sfocato nella mia mente. Andando avanti con il tempo era sempre un pochino più nitido.
«È alto, con i capelli lunghi neri... e i suoi occhi sono di un giallo brillante» mi picchiettai il mento.
Diocle mi fissò, era agitatissimo, anzi tutti quelli nella stanza lo erano. Scossero la testa scandalizzati.
«Angelica, ti rendi conto che chi stai descrivendo è Lucifero» parlò ancora il biondino.
«Lucifero?» affermò Licerio scandalizzato.
Inclinai la testa verso sinistra dubbiosa «Leam è Leam. Non so chi sia questo Lucifero e non lo conosco.»
«Riesci a leggere un libro del genere, conosci Lucifero... chi sei veramente Angelica?» domandò Diocle, era più una domanda retorica, piuttosto che indirizzata a me.

Non seppi neppure io perché riuscivo a fare queste cose. Vedendo il mio mutismo i presenti cambiarono discorso, Licerio permise di farmi tenere Diana e gli altri a patto che facessero i mestieri nel dormitorio e non venissero pagati. C'era già fin troppa gente che girava in questa reggia. Io riuscii a tenermi il libro e a nasconderlo per bene nella stanza. La situazione finì nel migliore dei modi tranne per me naturalmente, Licerio mi ordinò di pulite il pavimento dell'entrata del dormitorio con uno spazzolino e dell'acqua gelata. La prossima volta avrei attuato una vendetta ben peggiore che un inutile lassativo.

Spazio Autrice

Ciao a tutti vi lascio tre piccoli collage dei nostri due protagonisti 🙆😇😈

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