Capitolo nove

Lei

Il dì seguente andai a lavoro. Ieri era stata una giornata molto pesante, tra lo scontro con l'essere che mi aveva affaticata e l'incontro indesiderato con Leam, il mio corpo e la mia mente erano a pezzi.

Salii sui tre gradini di cemento ed entrai nella grande palazzina color crema dove lavoravo. Una moltitudine di finestre saliscendi tappezzavano la struttura, rendendola ancora più sgraziata e squadrata di quanto già non lo fosse. Tra le numerose finestre dagli infissi bianchi, spuntavano saltuariamente su alcuni davanzali di marmo dei vasi di cactus o di piante grasse.
Il nome dell'azienda era stato dipinto di nero sulla facciata della struttura.

La palazzina era situata in una delle vie alberate presenti nella zona, attaccati alla struttura erano situate altre diverse filiali, dove i vari lavoratori di ufficio sgomitavano già di prima mattina nel cercare di non far sostare la macchina nei parcheggi a pagamento.
Piccoli negozi aprivano e chiudevano con altrettanta facilità, mi ricordo che un bar biologico che si dedicava prettamente alle centrifughe non era durato neanche un anno.

Gli affitti in questa zona erano molto alti e questo ne era il risultato. Solo i vari ristoranti storici riuscivano a sopravvivere grazie all'abitudinaria clientela.

Sorpassai la reception e mi diressi agli ascensori, appena ne trovai uno libero mi ci fiondai dentro premendo il pulsante del mio piano.

Il mio ruolo in questa casa editrice era molto importante di natura prettamente gestionale. Era anche grazie alla mia precedente assegnazione in un'altra casa editrice che riuscii a conquistare questo posto in così poco tempo.

Mi recai in ufficio e incominciai a lavorare. La stanza era di discrete dimensioni. La mia scrivania nera era sempre ordinata, adagiate sulla sinistra avevo la lampada del medesimo colore del mobile, l'appuntatrice e un barattolo con all'interno le penne e un bianchetto che utilizzavo saltuariamente.
Al centro era adagiato il mio prezioso portatile da lavoro.
Sulla destra invece avevo il telefono fisso.

Di lì accanto avevo un armadietto portadocumenti con all'interno tutte le mie scartoffie.
Alle mie spalle avevo una libreria da parete verniciata di bianco, i vari fermalibri tenevano a loro posto i tomi più pesanti.
Ad arredarla un minimo per renderla un pochino più intima, ci misi qualche vaso di viola del pensiero.

Non dovevo abituarmici troppo a questo posto, appena risolto il tutto me ne sarei andata.
Una chiamata dalla mia segretaria mi distrasse da quello che stavo facendo.

Il capo mi chiese di venire nel suo ufficio. Ivan il fondatore di questa azienda era un uomo brillante e affascinante, era partito da niente ed era riuscito a creare una grande società famosa in tutto il nostro paese, con l'obiettivo di espandersi anche all'estero.

Qualche giorno fa era stata indetta una riunione generale con i vari azionisti, oltre a discutere del miglioramento dell'azienda, si parlò anche dei nuovi investitori, uno di questi era colui che divenne uno dei soci più importanti, era un pezzo grosso da non farsi scappare.

Alla riunione questo maggiore investitore non si presentò, incredibile, ma mandò un suo collaboratore che era molto silenzioso e riservato.

Come si fa a mettere dei soldi e non presentarsi a una delle riunioni più importanti? Io proprio non lo capivo. Entrai nell'ufficio del mio capo, un ambiente già molto più raffinato rispetto al mio e questo già si vedeva dall'enorme scrivania in mogano che sovrastava l'intero spazio. Sotto di essa era presente un tappeto di tinte blu dall'aria molto costosa.
Il mio superiore si alzò prontamente e mi strinse la mano.

«Buongiorno Angelica. Adesso arriverà il nostro nuovo socio vorrei presentartelo, sei una persona importante qui dentro e ci tengo che tu conosca tutti gli investitori con maggiore influenza nell'azienda. Accomodati pure.»

Ivan era ancora più tirato a lucido del solito, la sua giacca grigia non aveva neanche una grinza e i suoi capelli castani erano tirati indietro con del gel. Mi accomodai sulla poltrona e aspettai. La sua segretaria bussò alla porta.

«Entra pure» disse il mio capo con tono cordiale.
«Il signor Saveri è appena arrivato lo faccio accomodare?» chiese in modo educato la segretaria.
«Certo! Non farlo aspettare» affermò con un tono brusco e facendo un gesto con la mano. Si accarezzò i capelli ingellati con fare nervoso per poi ricomporsi il più velocemente possibile.
La Segretaria riaprii la porta.

«Signor Saveri è una piacere conoscerla» il mio capo si alzò e gli tese la mano da dietro la scrivania, per poi dipingere sul suo volto un sorriso caldo e cordiale.
«Il piacere è tutto mio.»
Quelle cinque parole mi fecero raggelare il sangue. Mi voltai lentamente per guardarlo, era Leam tutto vestito di nero, già molto elegante di prima mattina.

Il demone intanto che tese il braccio per stringere la mano al mio capo, mi diede per qualche secondo un rapido sguardo comparendo sul suo viso candido un sorriso beffardo. Questo scambio di occhiate durarono poco, Leam spostò la sua attenzione su Ivan.
No! no! no! Angelica stai diventando pazza, sbatti per due volte le palpebre e lui scomparirà questo sta succedendo tutto nella tua testa, ormai lo vedi ovunque.

«Signor Saveri, le presento Angelica Fiore una mia fedele collaboratrice. Per ogni problema lei riuscirà sicuramente a risolverlo» affermò Ivan rafforzando il suo sorriso a trentadue denti.
Mi alzai a malincuore e gli strinsi la mano, una scossa familiare percosse il mio corpo.
«È un piacere conoscerla signor Saveri spero di esserle utile» sfoderai il sorriso più falso al mondo, il solo pensiero di averlo vicino mi faceva vomitare.
«Ne sono entusiasta che una splendida creatura come lei, possa aiutarmi per ogni mio dubbio» mi rispose.

Ci fissammo per qualche minuto, finché il mio capo non fece finta di avere un colpo di tosse.
«Accomodatevi pure tutti e due» parlò Ivan.

Il suo aspetto sembrava nascondere molto bene la bestia che era. I suoi capelli erano ancora rasati da una parte, ma il ciuffo sulla sinistra era molto più corto, sembrava quasi un taglio moderno.

I suoi occhi gialli che rubavano l'anima alle persone, erano sostituiti da iridi castano scuro. Le sue zanne che fuoriuscivano dal labbro superiore erano entrambe scomparse. Si era mimetizzato bene per non farsi scoprire nel mondo degli umani.

Se Leam fosse stato uno strumento musicale l'avrei associato all'oboe, alla vista è ipnotico e dal suono penetrante. Dalla colorazione scura racchiusa da una gabbia scintillante di chiavi senza alcuna fessura per il suo accesso.
Melodico e melanconico come la colonna sonora di Mission.
In generale tutti i demoni li ho sempre accumunati a strumenti a fiato, a differenza degli angeli che li avrei più visti come strumenti a corde.

Rimasi in quella stanza per un'ora, una fottutissima ora non ne potevo più di sorridere e di far finta che me ne importasse qualcosa dei loro affari. Quando finirono di parlare cercai una scusa per assentarmi e per tornare al mio ufficio.

Quel bastardo quanto voleva rendermi l'esistenza difficile? non gli bastava avermi già rovinato la cosa più bella che avessi? Dopo aver ripreso in mano le scartoffie sulla porta del mio ufficio comparve Arasio furibondo. Un angelo molto antico creato dalla suddetta in secoli passati. Ecco un'altra persona che non volevo vedere, questa giornata era proprio iniziata con il piede giusto.

Era cambiato leggermente, i suoi capelli leggermente mossi color miele erano molto più corti. Gli occhi blu dell'immortale diventavano maggiormente espressivi quando era alterato.

«Perché non ci hai contattato? sai che siamo in una situazione critica e in paradiso se ne sbattono altamente» sbatté il pugno sul tavolo furibondo.
«Chi ti fa fatto entrare? E soprattutto dove sono le due persone che ti tenevano d'occhio?» dissi con sgarbo.
Poco dopo sbucarono i miei due amici, stavano boccheggiando.
«Angelica, mettiti in guardia sta arrivan... arrivando un angelo... ah ehm è già qui» disse Mauro, il mio amico d'infanzia.

«Non dovevate tenerli d'occhio? Neanche questo riuscite a fare?» domandai inacidita.
«Beh c'era l'offerta della birra e della margherita a metà prezzo da Gianni il pizzaiolo in centro a Monacre. Intanto che stavamo ordinando l'abbiamo perso di vista» si difese Matteo.
«Alle dieci del mattino?» chiesi diffidente.
«Beh allo stomaco non si comanda» disse Mauro.
Scossi la testa rassegnata.

«Allora perché non ci hai chiesto di darti una mano con gli esseri?» insisté di nuovo Arasio.
«Perché ce la posso fare benissimo senza voi angeli, me la caverò sicuramente senza alcun intoppo» lo liquidai velocemente, ma lui non si arrese.

«Non ci trattare come se fossimo noi la causa del tuo dolore, noi ti siamo sempre stati fedeli. Anche noi angeli siamo delle vittime, degli orfani per ciò che è successo. Mia Dea tu e Lucifero, ci avete isolati tra noi esseri immortali, come se non ve ne importasse niente» continuò innervosito ma riprendendo le buone maniere sapendo chi avesse davanti.

Stavo per dibattere ma venni interrotta.
«Z-u-c-c-h-e-r-i-n-o» Yag soffiò da dietro l'orecchio di Arasio, il quale gli venne la pelle d'oca.
«Guarda il tizio che stava inseguendo l'altro tizio che anche noi stavamo seguendo» stavano parlottando tra di loro i miei amici, puntando il dito nella loro direzione.
«Che cavolo vuoi ancora da me! Sei diventato uno stalker per caso?» Arasio cercò di prendere le distanze.

«Ma che ti prende My love, mio zuccherino ti sono venute le mestruazioni? Ti sembra il caso di trattarmi così dopo molto tempo che non ci potevamo vedere? sono il tuo compagno» affermò Yag ammiccando con un dolce sorriso.
«Tu non sei un bel niente. Lasciami in pace!» rispose l'angelo con tono fermo.
«Ah sì? come sei diventato acido, aspetta che ti addolcisco io» ribatté il demone.
Yag saltò addosso ad Arasio abbracciandolo, l'angelo tentò di levarselo di dosso ma senza successo.

Nel mentre me la filai, i miei amici mi fecero da palo e io mi diressi in bagno per avere un attimo di pace, sarei rimasta molto volentieri a vedere quella scena così buffa.
Certo che anche Yag era cambiato anche camuffato da umano stava proprio bene, era diventato ancora più affascinante.
L'immortale  si era allungato e i suoi capelli neri erano ancora più ribelli, con un taglio più alla moda rispetto all'ultima volta che lo vidi prima della fine di tutto.

L'unica cosa che era rimasta invariata era il piccolo neo vicino all'occhio. Vedendo la sua determinazione e il suo fascino, non credo che Arasio riuscirà a tenerlo alla larga così facilmente. In passato dopo la catastrofe, i demoni e gli angeli vennero confinati all'Inferno oppure in Paradiso, pochi a quel tempo erano quelli che scendevano o salivano sulla terra.

Alcuni secoli dopo quando ci fu la comparsa degli esseri, un maggior numero di immortali da entrambi gli schieramenti scesero oppure salirono sulla terra per combatterli, ma non potevano mai incontrarsi a causa della barriera, la più potente preghiera mai creata dalla sottoscritta.

L'unico caso in cui un demone e un angelo si incontrarono fu un paio di anni fa, però lei era morta nella grande catastrofe e si era reicarnata in umana. Lui come altri compagni di una coppia mista, era impazzito e la storia non era stata risolta nel migliore dei modi.

Speriamo che con la caduta della barriera i demoni o gli angeli non impazziscano com'è successo in quel caso. Essendo stati lontani molti secoli poteva capitare, la loro anima rischiava di essere corrosa ed essere intaccata dalla pura follia. Confido che le coppie miste si ricongiungessero senza problemi, in fondo anche se cercavo di essere indifferente nei confronti degli angeli, mi stavano molto a cuore d'altronde erano le mie creature.

Arrivata alla toilette chiusi a chiave il bagno delle femmine, fortunatamente la stanza era completamente deserta. Mi rinfrescai la faccia, era stata una giornata pesante tra Leam, Arasio e Yag non sapevo chi mi avesse più rotto le scatole. A proposito dov'era finito Leam? Pensavo che dopo aver terminato di parlare con il mio capo sarebbe venuto a cercarmi.

All'improvviso una delle porte dei bagni si spalancò sbattendo contro il muro, sussultai per la sorpresa. Leam era seduto sul gabinetto e mi fissava. Mi fiondai alla porta per uscire dal bagno, ma lui riuscì a essere più veloce e ad appoggiarsi sulla porta con tutto il suo peso.
Maledetti poteri angelici risvegliatevi! Non posso essere così lenta per sempre.

«Fammi uscire» lo minacciai scandendo con lentezza le parole.
«Altrimenti cosa?» alzò il sopracciglio in segno di sfida.
Leam incominciò a toccarmi i capelli con noncuranza. Gli schiaffeggiai la mano e indietreggiai, mi dava fastidio la sua presenza figuriamoci il suo tocco.
«Signor Saveri lei mi sta importunando, sono molestie sessuali sul lavoro, lo sa questo?» dissi con tono accusatorio prendendolo in giro.

Lui in tutta risposta scoppiò a ridere «Suvvia signorina Fiore non mi dia del lei, questo suo parlare mi invecchia terribilmente, lo sa  che siamo coetanei. Queste formalità le effettui davanti a quel cretino del suo capo che la spoglia solo con gli occhi» affermò a denti stretti come se fosse un ringhio.
Ignorai ciò che aveva appena detto, la sua gelosia cronica non mi interessava.
«Che cosa te ne frega di entrare in questa società, cosa stai mirando Leam?» domandai.

Questo dubbio si era insinuato da quando l'avevo visto entrare nell'ufficio del mio capo.
«Così per puro divertimento» fece le spallucce con indifferenza, rimanendo vago.
«È stata tua l'idea di fare tutto quel casino in ufficio per isolarmi?»

«Diciamo che Yag voleva vedere la sua dolce metà e io stavo pensando la stessa cosa. Tutto qui» dondolò il capo tutto contento nell'essere riuscito a compiere il suo obiettivo con successo.
Fin da stamattina aveva già calcolato tutto.
«Beh chi ti dice che io voglia incontrarti?» lo sfidai guardandolo negli occhi.

Leam si mise la mano sinistra sul petto «Siamo l'una la metà dell'altro, non puoi scappare da me per sempre. Siamo come due calamite, ci attiriamo a vicenda.»
Pazzesco! veramente credeva a quello che aveva appena pronunciato?
Leam si avvicinò alla mia figura in modo lento e ipnotico, le sue labbra mi sfiorarono il viso. Non riuscivo a muovermi. Dovevo fare qualcosa, questa situazione mi stava facendo esplodere e Lui era troppo vicino per i miei standard.

«Tu stai impazzendo! Non succederà mai!» lo guardai in cagnesco.
«Non mi paragonare a quel demone inferiore io sono diverso. Possiamo superare le difficoltà insieme.»
Mi mise le sue mani sulle mie braccia, avvicinando il suo viso al mio.
Stava per baciarmi sentivo il suo respiro sulle mie labbra, al solo pensiero mi veniva da vomitare.

«E pensi che io possa rimettermi con uno come te? dopo tutto quello che mi hai fatto? Mi hai ingannato, da te non me lo sarei mai aspettato una cosa simile. D'altronde tutte le persone più care mi tradiscono, sia nella mia vita passata che in questa non è cambiato nulla e tu non ne sei un'eccezione.»

Sentendo quelle parole Leam si immobilizzò, ne approfittai per scansarlo e aprirmi la porta per fuggire. Scappai il più lontano possibile da Lui.

Spazio autrice

Vi piacciono Yag e Arasio? Ho scelto Brandon Flynn l'attore di tredici ragioni perché con quel viso strafottente ce lo vedo proprio come Yag. Invece l'attore Hunter Parrish, non lo conosco molto però fisicamente mi ricorda molto Arasio.

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