Capitolo Cinquantuno
Lei
Mi girai e rigirai nel sonno dando per sbaglio una manata a qualcosa di morbido. Sentii subito Leam borbottare sottovoce, aprii gli occhi trovandomi davanti il mio compagno che mi fissava con la mano che sorreggeva il capo.
«Quando hai finito di darmi le sberle e i calci dimmelo.»
Mi stiracchiai sul letto e con l'indice gli toccai la guancia «Scusa, sai che sono agitata quando dormo.»
«Ma non è una scusa per menarmi. Lo so che persino nei tuoi sogni più erotici sono presente ma contieniti Angelica» fece un sorriso malizioso.
Roteai gli occhi «Demone sei troppo sfacciato.»
«Lo so» disse tutto contento con una certa fierezza.
«Che ore sono?» domandai.
Lui si girò verso il comodino «Le 9:30, perché cos'hai in mente di fare?» il suo sorrisetto si allargò.
«Colazione» saltai giù dal letto.
«Ah» la sua espressione si tramutò in una smorfia.
Il demone si alzò andando in direzione dell'armadio, aprì l'anta e prese alcuni indumenti per la casa per poi appoggiarmeli sul piumone matrimoniale.
«Mettiti questo, almeno sarai comoda e non prenderai freddo.»
Indossai entrambi i vestiti puliti, la felpa nera mi arrivava quasi al ginocchio e i pantaloni... lasciamo stare dovevo fare 15 risvolti per non pestarli.
Leam scoppiò a ridere «Ti stanno a pennello.»
Gli diedi un'occhiataccia e andai in cucina ingnorandolo. Mi legai i capelli e lavai le mani.
«Hai qualcosa di dolce in casa?» domandai.
«Sai che non amo il dolce. Preferisco il salato.》
«Lo so ma tutte le volte che me lo dici mi viene una fitta al cuore.»
«Povera piccola» disse sarcastico toccandomi con la mano sotto il mento.
Aprii il frigo e nei vari scompartimenti trovai prettamente carne e salumi. Erano presenti anche le uova, il burro e il latte (sperando che l'abbia aperto l'altro giorno).
«Mi dicono che hai una dieta varia.»
«Lo so sono un salutista» il demone continuò sarcastico accasciandosi come un gatto sul bancone intanto che esploravo la sua cucina.
Per arrivare alle mensole posizionate in alto alla parete della stanza, presi una sedia e ci andai sopra, dietro le spezie trovai quel poco di zucchero che mi serviva. Andavo alla cieca ma reperii tutto l'occorrente per inventarmi qualcosa.
«Non oso immaginare come cucini» gli dissi.
Lucifero continuava ad essere tutto scomposto vicino superficie in legno.
«Ti stupirò, mi metto io a cucinare e tu mi aiuti» affermò sicuro di sé.
«Ok» commentai.
«Allora mio angelo che cos'hai in mente di farmi fare?» il Dio degli inferi mi guardò con aria di sfida.
«Pancakes o sono troppo difficili?» risposi.
«Pff bazzecole mia cara.»
Presi il cellulare e gli feci vedere la ricetta. Pesammo gli ingredienti, Leam preparò la miscela e io l'aiutavo ad aggiungere i componenti solidi e liquidi.
«Visto non era così difficile» si montò la testa.
«Perché ho scelto una ricetta molto facile. Adesso accendi il fornello e voglio vedere se li fai attaccare» non gliela darò mai vinta.
Aprì il gas e con il suo alito mirò la cellula del forno che si accese immediatamente.
Prese una padella e la unse. Poi formò dei piccoli dischetti rotondi.
Mi misi davanti al forno e abbassai la fiamma al minimo «Guarda che rischi di bruciarli» girai con una paletta i pancakes.
«Angelica.»
Mi voltai per guardarlo e il demone mi buttò la farina in faccia.
Lo fissai con sorpresa.
«Perché cavolo l'hai fatto?» dissi rimproverandolo ma lui non mi ascoltò buttandomi ancora la farina sul viso, questa volta riuscii a schivarla. Il demone ne prese altra in mano ma io fui più svelta e gli lanciai tutta la pastella sul volto.
Passò qualche minuto Leam rimase impassibile, capii che io avevo fin troppo esagerato. Scappai verso l'entrata ma lui mi bloccò da dietro.
«Dove pensi di andare? Hai osato offendermi adesso ne pagherai le conseguenze» mi morse l'orecchio delicatamente.
«Sbandiero bandiera bianca ma la prego signor Saveri mi lasci andare.»
«Mi dispiace signorina Fiore la mia vendetta sarà tremenda.»
Il moro mi diede una pacca sul sedere, mi girai verso di lui e gli leccai l'impasto che gli colava sul viso. I suoi occhi si accesero tramutandosi in un giallo brillante e si dipinse sul volto un sorriso malizioso.
«Siamo sulla strada giusta del perdono» affermò.
Mi girai completamente verso di lui e lo baciai, avvolsi le gambe intorno alla vita, lui mi sorresse e mi portò sul ripiano della cucina vicino al forno. Continuammo a baciarci, Leam mi tolse i lunghi pantaloni e l'ingombrante felpa per poi passare al reggiseno. Si staccò da me e mi osservò per un attimo, il suo sguardo era malandrino. L'immortale aprì un cassetto e tirò fuori un asciugapiatto.
«Che hai in mente di fare?» chiesi confusa.
«Presto lo capirai» il suo sorriso si allargò.
Mi prese i polsi e me li legò dietro alla schiena con lo straccio da cucina.
«Ehi! Se non mi sleghi subito ti do un calcio nelle palle» protestai muovendomi.
Il demone tentatore in tutta risposta mi mise due dita sotto il mento.
«So quanto ci tieni a conficcarmi le unghie nella carne ma questa volta non lo potrai fare. Guarda come mi hai conciato, io il signore del male ti punirò» mi diede un bacio sulle labbra.
«Oddio dov'è finito Leam?» lo presi in giro.
Entrambi ridemmo per la mia uscita.
Sentivo il suo respiro sulla pelle, i nostri visi erano vicinissimi.
Rimanemmo a fissarci per qualche istante, il celeste che annegava completamente in quelle pozze dorate, poi il demone si avvicinò dandomi un bacio con la lingua.
Leam mi tolse le mutandine si chinò toccandomi con la sua ruvida lingua la mia intimità iniziai ad ansimare in maniera regolare facendomi star bene con il suo tocco, le mie gambe tremarono quando arrivai al culmine aggrottai le sopracciglia per il piacere appena ricevuto.
Leam mi diede dei baci al mio interno coscia per poi alzarsi rimettendosi alla mia altezza. Il demone mi diede un bacio sulla fronte per poi spostarsi con il viso sulla mia tempia intanto a tentoni si sbottonò la cintura per poi abbassarsi i pantaloni e i boxer, si infilò il profilattico ed entrò in me. Prima con spinte lente per poi essere sempre più veloce e rude. Io ero completamente nuda al contrario di lui che era quasi vestito. Arrossii per l'imbarazzo e distolsi lo sguardo da suoi occhi.
Con la mano destra mi spostò delicatamente il viso per fissarlo.
«Sei uno spettacolo non hai niente di cui vergognarti» parlò con filo di voce tentando di strutturare una frase di senso compiuto. Arrivai all'orgasmo e lui mi seguì subito dopo. Il moro mi slegò il polsi e mi diede un bacio sulla fronte.
Presi fiato e mi rivestii, la mia attenzione andò alla padella, il composto si era completamente bruciato. Spensi il fornello e buttai la pentola nel lavandino.
«Lo sapevo che eri una frana ai fornelli, proprio come mi ricordavo» scherzai.
Leam mi diede un'occhiataccia arcuando le scure sopracciglia.
«È colpa tua che mi hai distratto. È meglio andare a mangiare fuori» affermò.
«Vado a lavarmi e anche tu dovresti farti una doccia non possiamo andare in giro così.»
«Ti faccio subito compagnia in bagno» mi seguì scodinzolando.
«Non riusciremo mai ad uscire da questa casa» lo fissai.
«Perché ne dubitavi» mi fece l'occhiolino.
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Nel pomeriggio il demone mi accompagnò nel mio appartamento e come temevo... appena varcata la soglia sentii subito puzza di alcol e di aria viziata. La gente era tutta distesa in coma, i miei compagni erano quasi tutti collassati per terra, tranne Diocle, quello non lasciava il mio divano manco morto. Accasciata sulla poltrona era presente Fulvia, la donna dai capelli chiari aveva la bocca aperta e il suo viso aveva assunto un colorito strano.
Dal corridoio comparve Sario con in braccio la piccola Margherita.
«Buongiorno Angelica, tutto bene?» mi disse con un sorriso.
Sorpassai le persone distese per terra, vidi Mauro in mezzo al casino e ci andai sopra e poi mi avvicinai a Sario.
«Che cos'è tutto questo caos che cavolo hanno combinato?» cercai di mantenere la calma.
Mi guardai di nuovo intorno, il mio tavolino basso vicino al divano era distrutto a metà. Marica e Feles erano accasciati vicini al muro, Zacinto era lì vicino con in mano ancora il bicchiere. Persino mio fratello e anche mia sorella erano stati coinvolti , Matteo e Mauro l'avrebbero pagata per questo.
Ibisco dormiva sul tavolo, Yag vicino all'entrata e Arasio poco più lontano, come se non bastasse c'era la puzza di piscio e della polverina strana era in giro sui mobili. Andai in corridoio e trovai altri immortali sparsi per casa, Robinia e Veria erano con la faccia rivolta alle mattonelle del bagno. Ritornai in corridoio perlustrai la mia stanza e quella dei bambini (che al momento era vuota), mi diressi nella camera insonorizzata dove era da tempo che non ci entravo a causa di tutto il trambusto che c'era stato in questo periodo.
Il deficiente era lì che stava dormendo in angolo. Lo scossi violentemente e lui aprì gli occhi «Buongiorno Angelica» mi sorrise Matteo.
«Buongiorno un cavolo, muoviti e vieni a pulire che sono le quattro del pomeriggio. Sveglia anche l'altro disgraziato che ti ha supportato.»
Mi girai verso i due ostaggi, Elisa e Termine erano nella stessa cella, quella di fianco era a pezzi. Termine era pieno di lividi in faccia e le sue mani erano in condizioni pietose.
«Chi gli ha fatto questo?» mi voltai verso Matteo con preoccupazione.
Lui non proferì parola anzi non mi guardava proprio in volto.
«Rispondimi» urlai alterata.
«È stato Lucifero quando tu eri sparita a causa di Serse, lo voleva far parlare» sbottò.
Mi misi le mani dei capelli sbattendo più volte le palpebre. Non ci potevo credere, non era cambiato di una virgola, mi fiondai in direzione del salotto ma del demone non ce n'era più nessuna traccia. Andai in cucina e trovai Feles che stava mangiando dei cereali con il latte e Ibisco (buttato malamente giù dal tavolo) era stirato in posizione prona sul pavimento.
«Se cerchi sua infernalità se n'è appena andato. Mi ha detto di dirti che aveva da fare» continuò Feles a mangiare muovendo la coda.
Strinsi la mano a pugno «Se l'é filata perché ha voluto evitare lo scontro. Da quando Leam è così vigliacco»
«Forse perché sa già la tua reazione» borbottò.
«Cos'hai detto?» gli domandai alterata.
«Niente... solo che Marica è bellissima quando dorme. Adesso vado a svegliarla come farebbe un principe azzurro» commentò il gattaccio.
Sbuffai ancora inviperita «Più che un principe azzurro assomigli a un cavaliere oscuro»
«Sono sottigliezze» mise la ciotola lavata ad asciugare e scomparve dalla circolazione.
Rimasi da sola in cucina, feci un lungo respiro per calmarmi. Un flash comparve nella mia mente, il volto di Leam quando stava strozzando Aletta. Scossi il capo per togliermi quel ricordo dalla testa.
"Lo sai anche tu com'è, sei una povera illusa se pensi di cambiarlo. Te l'ha detto che lui sarà sempre così"
«Taci!» urlai da sola nella stanza.
Quella maledetta voce era da anni che infestava la mia testa.
Svegliammo tutti gli immortali e la maggior parte uscì fuori di casa. Erano rimasti ad aiutarmi: Yag e Arasio, Robinia e Veria oltre a Marica e Zacinto. Scoprii nel parlare con gli altri che Matteo aveva inviato anche Mìtrio e Ardea ma non si erano presentati, erano ancora furiosi perché mi ero rimessa con il loro padre? Dovrò risolvere questo problema il prima possibile.
Mentre Diocle stava sistemando il tavolino in salotto gli altri ripulivano la casa. Invece ai due signorini organizzatori della festa avevo affibbiato il compito di disinfettare dove la gente avesse vomitato oppure di sanificare dove avessero trovato dei liquidi non ben identificati.
Nel mentre che tutti ubbedivano ai miei ordini di rendere decente l'appartamento, io mi misi a sistemare il ripiano in cucina, intanto che stavo buttando via le bottiglie feci cadere una busta che era lì vicino. La raccolsi e appena vidi lo stemma sulla lettera rabbrividii, era una missiva della famiglia Lùf. Era già stata aperta e la lessi senza rimorsi di coscienza nei confronti del destinatario.
Immediatamente appena la finii di leggere piombai con due falcate in salotto dove c'erano Matteo e Mauro. Sventolai la lettera davanti ai loro occhi. Ero una maschera di rabbia.
«Che cos'è questa?» gliela lanciai in faccia.
«Per quanto volevate tenermelo nascosto?» cercai di rimanere calma, battevo ripetutamente il piede sul pavimento.
«Te ne avremmo parlato in questi giorni» cercarono di giustificarsi.
Feci una risata isterica «E quando me l'avreste riferito di questo invito alla festa?»
«Da quanto avete ripreso i contatti?» aggiunsi guardinga.
«Non l'abbiamo mai interrotto il rapporto con Licerio» continuò Mauro.
«Ah continuavate a parlare con il bugiardo. Era meglio che vi lasciassi morti per sempre» sputai parole avvelenate parlando proprio come Leam.
«Stai esagerando ragazzina» s'intromise Diocle.
«Tu taci morto in decomposizione» lo fulminai.
Un dubbio si insinuò nella mia mente, non avevo ancora visto in giro Diana.
«Dov'è Diana?» mi rivolsi ai tre (comparve anche Sario nella stanza attirato sicuramente dal mio tono).
Nessuno mi guardava in faccia.
«Rispondete!» urlai alterata.
Fu Sario a parlare «È con i gemellini... e con Licerio. Torneranno tra poco.»
Girai lentamente verso Matteo e Mauro «Come avete potuto tradirmi così» ero fuori di me.
Feci comparire i segni che servivano a farli resuscitare e i miei amici d'infanzia vennero avvolti dalle fiamme. I loro corpi bruciarono urlando per il terribile dolore.
Diocle mi scosse «Fermati Angelica, stai esagerando!» gli diedi un pugno che lo fece ruzzolare a terra, feci svanire la forma concentrica, i miei due amici caddero agonizzanti. La piccola Margherita piangeva tra le braccia di Sario come una pazza.
Mi avvicinai al gemello «Non mi aspettavo questo tradimento da parte tua e di Diana. Voi.. che vi ho sempre considerato come dei genitori» gli sputai in faccia.
Mi girai verso i presenti «Andate a fare in culo» me ne andai sbattendo la porta.
Incrociai Diana fuori dal palazzo con i bambini.
La donna capì subito che sapevo qualcosa.
Scossi la testa «Mi fai schifo come gli altri.»
Presi i bambini e la lasciai lì da sola.
Spazio Autrice
Grazie per aver letto il capitolo e vi auguro di passare delle buone feste anche in questo periodo così duro.
Rileggendo il capitolo (dopo diverso tempo che l'ho scritto) mi rendo conto che Angelica ha le stesse identiche reazioni di Leam ed è questo che voglio trasmettere, un demone e un angelo non sono per niente diversi l'uno dall'altro.
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