38) Un paio (o più) di bottiglie [pt.2]
Per i primi secondi non accade nulla, poi inizia ad urlare. Urla magnifiche.
Solo a questo punto, Cassius si riscuote dalla sua posa imperturbabile. Non appena Li-Fen inizia ad urlare, io cerco di controllare il mio flusso, il mio potere, ma è troppo forte e queste urla... sono stupende.
Posso prendermi un'altra vita, una sola, sarebbe così gratificante! Dopotutto non è nulla, solo un'altra anima. Non conosco nemmeno questa ragazza, non mi piace, non mi è mai piaciuta. La sua morte non significherebbe nulla per me, non cambierebbe nulla.
«Bella!» la voce di Cassius è come uno schiaffo in pieno viso. Riacquisto la mia umanità ed è come riempire i polmoni di aria fresca. «Bella, so che ce la puoi fare. Raccogli il tuo potere e lascia fluire solo quello positivo nel braccio di Li-Fen, hai capito? Provaci.» e così cerco di ignorare le urla e seguo la voce ammaliante di Cassius. Finalmente le urla finiscono.
«Sta guarendo?» chiede Adam e Cedrick risponde di sì, che la pelle ha smesso di bruciare e il sangue del gigante demone sembra essere sparito, anche se le bruciature che già ha non sembrano accennare a risanarsi.
Dopo qualche minuto, Li-Fen sembra stare bene e io posso staccarmi da lei. Ho un gran mal di testa.
Cassius mi guarda annuendo, come se fosse soddisfatto.
«Vedi? Ce l'hai fatta. Lo sapevo» dice velocemente. Sembra quasi che gli manchi il fiato. Stiamo per esultare, ma ci raggiunge una voce, forte e chiara, eppure sofferente.
«Voglio anche io la cura!» Cassius si immobilizza sul posto e abbassa lo sguardo; deve essere uno dei suoi. «Cassius lo so che mi hai sentito. Gli altri sono riusciti a guarirsi da soli, ma alcuni di noi hanno ferite più gravi, moriremo senza il sangue del demone!» urla ancora. Seguo la voce e mi ritrovo a qualche lettino più in là, Cassius è dietro di me.
Il vampiro che ha parlato ha il volto sfigurato, gli manca un braccio ed è quasi interamente fasciato.
«Il mio sangue potrebbe ucciderti. Hai sentito il ragazzo libro, con lei ha funzionato perché è un demone-»
«Non m'importa» risponde a denti stretti, trattenendo il dolore.
«Va bene, se hai tanta voglia di morire, allora è bene che tu lo faccia nel modo che più ti aggrada» dice Cassius. Sembra arrabbiato, o scocciato, ma credo che in realtà abbia paura.
Vorrei fermare questa assurdità, ma tutti sembrano sicuri di sé. Il vampiro non ha paura, Cassius non sa se esser speranzoso e anche Cedrick, che si è avvicinato, sembra non voler fermare questa malsana idea. Pensano davvero che potrebbe funzionare. Il ragazzo libro mi guarda incerto e io cerco di fargli capire che non sono d'accordo, ma come ho detto a Li-Fen, la scelta è del vampiro.
Il vampiro in fin di vita annuisce, e posiziona il braccio in modo tale che Cedrick possa, togliendo le bende, trovare una vena.
Dopo meno di un minuto, sono pronta per un'altra trasfusione.
«Se dovesse funzionare, basterà molto meno sangue rispetto a quello che hai donato a Li-Fen; sarà come dare un incentivo alla sua guarigione naturale.» spiega Cedrick, ma anche lui, da come cerca di non guardare né me né il vampiro, pensa che non andrà a buon fine.
Iniziamo e riesco a sentire le orecchie tese degli altri vampiri in fin di vita ascoltare sperando che questa straordinaria cura possa salvare anche loro. All'inizio tutto sembra procedere bene, ma poi il vampiro inizia a tremare.
«Che succede» cerca di dire, poi è Cassius a ripetere la domanda e sia io che Cedrick non sappiamo che fare. Il tremore si trasforma in spasmi, dalla bocca inizia a regurgitare sangue, che credo sia il mio e schiuma verde; persino dai suoi occhi scivola sangue rosso. Cerco di staccarmi dall'ago, ma il vampiro mi afferra il braccio e inizia ad urlare ancora di più, a contatto con la mia pelle maledetta.
«Staccatelo, maledizione!» urlo in preda al panico. Così Cassius accorre, ma gli viene difficile provare togliere la mano perché non può toccare me. «Staccati, o morirai!» finalmente toglie la mano e io posso staccarmi dall'ago, ma gli spasmi continuano e il sangue e quella strana schiuma iniziano ad uscire anche dal naso e dalle orecchie. Le bende si impregnano di liquido verde. Inizia a sputare come un vulcano sangue e grumi e quella strana miscela. È una scena disgustosa. Ci allontaniamo, senza sapere cosa fare, ma non può continuare così. Sta soffrendo troppo. Non riesco più a guardare senza agire, perciò, non ci penso un attimo: gli pianto un pugnale alla gola e finalmente c'è il silenzio.
Rimango in questa posizione per qualche secondo, il mio stesso sangue, mischiato al suo e quella strana miscela verde mi sommerge la mano, ancora incatenata all'elsa del pugnale. Non riesco a distogliere lo sguardo dagli occhi spalancati del vampiro. Sono iniettati di sangue, in contrasto con il verde delle sue iridi e mi fissano ormai spente ma sembra ancora che stia chiedendo una speranza, una cura. Non sono riuscita a dargliela.
«Bella, andiamo» Cassius mi prende per le spalle, stando sempre ben attento a non sfiorarmi le braccia e mi allontana dal corpo del suo uomo.
«Mi dispiace, Cassius, mi dispiace»
«Non è colpa tua» risponde.
Mentre passo tra le brande continuo a guardare il pavimento, moriranno, per la maggior parte, forse tutti.
Usciti da quel gruppo di tendoni opprimenti, Cassius mi porta in camera, mi dice di fare una doccia e che mi aspetterà al solito posto con un paio (o più) di bottiglie.
Questa è la mia seconda doccia e come tutti sanno nelle docce si riflette, è uno spazio completamente tuo anche se solo per venti minuti. Vapore caldo che rilassa la pelle e toglie via tutti i brutti momenti che ho passato. Dopo una strigliata quasi ossessiva, sul mio corpo non c'è nemmeno l'ombra di sangue o di liquido verde. Riflettere... è mai stato il mio forte? Non saprei dirlo. Più che altro mi sono sempre attribuita colpe che in realtà non ho e ci ho sempre pensato senza mai agire. Ma questa notte ho salvato una vita, anzi più di una. Ho ucciso i giganti demoni salvando tutto il mio esercito e sì, moriranno tante persone perché non sono intervenuta prima, ma siamo in guerra. I soldati muoiono, non posso salvarli tutti.
Quando arrivo nel salottino, Cassius ha finito due bottiglie di grappa lasciando per quando sarei arrivata le più buone e pregiate. Mi siedo sulla poltrona beandomi del calore del fuoco scoppiettante del camino.
«Forza, finiamo queste bottiglie» mi incoraggia il vampiro. Quando incontro il suo sguardo, capisco che ha compreso i miei sentimenti e che vorrebbe consolarmi, forse persino abbracciarmi. Prendo il mio bicchiere e dopo averli riempiti entrambi brindiamo a questa amicizia, che mi mantiene umana, brindiamo alla libertà che verrà dopo questa guerra, brindiamo perché presto otterremo giustizia.
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