34) Il Passato

Sono passati tre mesi. La notizia della mia vittoria aveva scombussolato l'ordine caotico del nuovo Impero e questo incrementò delle rivolte contro mia sorella e a mio favore. La strada verso la fortezza dove lei tiene Damon e gli altri è libera. Le città si uniscono a me al solo guardare il mio Esercito che aumenta di volume sempre di più grazie ai volontari del villaggi. I capi dei popoli firmano un contratto di pace e ormai le firme raccolte sono una cinquantina.
Mia sorella ha già perso, adesso c'è bisogno che anche lei se ne renda conto, estirparla da quel trono fatto dalle ossa e dal sangue di innocenti e giustiziarla, mettendo poi suo marito a posto negli Inferi.

«Non sembra anche a te tutto un po' troppo semplice?»

Cassius ed io ci troviamo in cima alla più alta torre della fortezza della grande città che stiamo occupando in questo momento. Sono qui da ore, a dir la verità. Ieri, trovandomi davanti alle doppie mura, alte, spesse e ben difese ho creduto che ci sarebbe stato uno scontro, che almeno questa città, una delle più grandi, che si estende per cento chilometri quadrati e ha una grande fortezza a mille metri di altitudine avrebbe tentato di difendersi. E invece ci hanno spalancato le porte e ci hanno accolti come eroi. Senza neppure sapere chi fossimo. Non posso che essere felice di questo. Non sto versando sangue innocente, ma pian piano mi sto rendendo conto che questa guerra non ha senso. Proprio perchè non c'è nessuna battaglia. È come una vittoria a tavolino questa.

«Da quello che mi hai raccontato in questi giorni, capisco che hai passato di tutto, la tua vita è stato un intreccio di complicazioni su complicazioni a partire dai due principi quasi identici e con lo stesso nome fino alle varie resurrezioni e al viaggio all'Inferno! Ma il fatto che questa volta sarà più semplice non significa che... insomma che ad ogni angolo ci sia una trappola. Le complicazioni si presenteranno quando saremo al castello di Hailey. A quel punto potrai agitarti e stare più allerta, ma adesso siamo circondati da persone che ti amano e che vogliono farti salire al trono. Il nostro esercito si espande sempre di più e i miei vampiri, gli elfi e gli umani non vedono l'ora di battersi per la libertà delle loro famiglie e della loro terra. E questa possibilità gliel'hai data tu.»

«Non posso semplicemente rilassarmi. Ormai non dormo più la notte, ho così tanti pensieri per la testa che sto per scoppiare!»

Cassius annuisce e si appoggia alla balconata, imitandomi.

«Pensi ad Alex?»

«Ogni secondo che passa.» abbasso la testa e sospiro, cercando di calmarmi e rimandare giù le lacrime. «Dato che Cedrick ha riacquistato i poteri mi ha avvertita che Alex era in Russia, esattamente dove ero io prima di attraversare il portale. Era dietro di me...» dopo poco riprendo «Ho provato a creare un portale, ma mia sorella ha bloccato ogni cosa, non so come. Credo sia opera di Lucifero, non so. Non riesco a comunicare nè con Alex nè con Luna che a quanto pare si trova al suo fianco. Mi sento così impotente!»

«Prima volta?»

Il suo commento mi fa sorridere e gli sono davvero grata per questo.

«Purtroppo no. Mi accade spesso in realtà, ed è orribile»

«Lo so»

Come ho già detto sono passati tre mesi da quando sono in Europa. Io e Cassius ci siamo avvicinati molto, più di quanto mi sarei mai aspettata. All'inizio volevo solo che mi concedesse i suoi uomini e che poi sparisse, ma adesso si è rivelato un buon amico, un inconsueto ma fantastico ascoltatore. C'è stata una conversazione in particolare che mi ricordo sempre quando lo vedo, è stata all'inizio del nostro viaggio, una decina di giorni dopo la conquista della prima città, la notte prima della partenza per la tappa che seguiva. Siamo rimasti fino a tardi nel salotto della fortezza, accanto ad un grande fuoco, su due comode poltrone e con una bottiglia di vino ciascuno. Non abbiamo fatto altro che parlare. E io, non più abituata all'alcol dopo i miei cinque anni in Paradiso, mi sono completamente lasciata andare. Non ero affatto ubriaca, semplicemente perchè non posso ubriacarmi così come Cassius, ma gli ho raccontato tutto. L'Accademia, il mio lungo viaggio con Alex, il Kraken, la mia disavventura con... era un grizzly? e poi il regno dei Demoni Bianchi, il matrimonio mancato e la guerra e poi la mia permanenza con gli angeli, insomma tutto. E lui ha ascoltato con estremo interesse, senza distrarsi un secondo.

«Adesso però tocca a te» gli ho detto. E lui ha scosso la testa sorridendo.

«È una storia molto triste e molto lunga la mia, non so se hai voglia di ascoltarla»

«Ho voglia eccome! Se no non te l'avrei chiesto, giusto?»

Lui mi ha guardata tentennando per qualche secondo, poi si è alzato e mi ha detto che me l'avrebbe raccontato, prima o poi. Credo che oggi e adesso sia il momento adatto.

«C'è stato un tempo (del quale, a dire il vero, non ricordo molto) nel quale ero un semplice umano. Ero felice, questo lo ricordo, avevo una moglie e due splendidi figli. Vivevo in una villa poco lontana da un piccolo villaggio di contadini e pescatori. Io ero nobile e sciocco e a causa della mia ricchezza pensavo di essere intoccabile. Non ricordo bene come successe, tutto fu veloce e inaspettato, ignorai tutti i segni, adesso non riesco neppure a ricordarli. Sta di fatto che un vampiro, un originale, iniziò a uccidere i paesani. I maschi adulti li trasformava e il resto li uccideva, finchè arrivò alla mia villa. Le suppliche del popolo verso di me non mi avevano toccato. Pensavo che fossero solo per avere qualche sterlina e questo costò la vita di mia moglie e dei miei figli, mentre io venni trasformato. L'originale se ne andò lasciandomi indifeso, con una fame insaziabile e tormentato dai sensi di colpa. Dopo qualche mese iniziai a cercarlo reclamando vendetta e nel giro di un centinaio d'anni, ce la feci. Divenni così una sorta di leggenda. Avevo ucciso un originale, insomma. Ma il senso di colpa restò, era come una voragine che risucchiava ogni bel ricordo che avevo con la mia famiglia. La verità è che ero uno stronzo in tutto e per tutto. È terribile ricordare, ma inevitabile.》 Non mi ha guardata neppure per un attimo durante il racconto, ha fissato il fuoco come se stesse parlando con esso e adesso si è abbandonato sulla poltrona continuando a osservare le spire rosse, arancioni e gialle. Io invece non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi lineamenti, dalle sue cicatrici appartenute a una vita passata, una vita piena di rimorso.

《Hai lottato?》 Non so perchè l'ho chiesto, ma questa domanda desta la sua attenzione e per questo si gira verso di me, confuso.

《Cosa?》

《Quando è arrivato, il vampiro, hai lottato per la tua famiglia?》

Lui mi fissò per qualche istante, scrutando nei miei occhi per cercare il motivo di questa domanda.

《Fino all'ultimo》

Mi mostrò uno squarcio sul suo petto e poi due buchi sul collo, il segno della trasformazione.

《Beh, allora hai fatto più di molti altri, più di me》

Il suo sguardo era carico di compassione nei miei confronti, non sapeva cosa dire.

《Tu sei subito andato a cercare quell'originale e gli hai dato la caccia per cento anni. Scommetto che gliene hai dato di filo da torcere... mentre io》Mi scappa una debole risata derisoria 《Io me ne sono stata nascosta in Paradiso per cinque anni, guardandomi film e disperandomi come una ragazzina... una stupida ragazzina.》 Mi fermo, per prendere fiato e il coraggio di continuare 《Ti ammiro, Cassius. Certi uomini e certe donne non avranno mai nemmeno la metà del coraggio che hai avuto tu.》

《Sei troppo arrabbiata con te stessa per dare un giudizio lucido. Tu sei stata coraggiosa ogni attimo della tua vita, fin da ragazzina. Non dimenticartelo mai. Non dobbiamo dimenticare le nostre origini... certo, il tempo che scorre inesorabile non è d'aiuto, ma dobbiamo provare a ricordarci chi eravamo per non sbagliare più》

Non parliamo più. Restiamo in silenzio per un'altra mezz'ora, poi Adam ci raggiunge e dopo una breve conversazione sullo stato d'animo di Li-Fen, mi congedo, prendendomi un paio d'ore di sonno.

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