32) Sono tutti uguali

[Cortino, ma sono stata più veloce del solito ahah]

«Sveglia principessa!»

Se fossi in Harry, a quest'ora mi sarei messa a sbraitare come un'ossessa: insomma gli ho appena scaricato un barile d'acqua gelata in testa!
Invece lui si sveglia di soprassalto e inizia a respirare affannosamente, guardandosi intorno confuso. Non dice una parola.
Lo guardo sconcertata e alqunto infastidita, poi lancio un'occhiatina a Cassius, spettatore nell'ombra, che non accenna a rispondermi nè a intervenire.

«Come va?» chiedo. Faccio qualche passo verso di lui e mi abbasso, cercando un contatto visivo per avere un vantaggio. Ecco che non appena i suoi occhi ambrati incontrano i miei, l'ho catturato. Ripeto la mia domanda, scandendo bene le parole, avvicinandomi sempre di più. Ha paura. Paura del mio tocco e man mano le mie labbra si fanno più vicine più lui si allontana e il suo respiro si fa grosso.

«Sono stato meglio» 
Era da molto che non si curava capelli e barba, l'ho subito notato. I ricci scuri gli pendono dalla testa sugli occhi, gocciolando e impedendogli una buona vista, la barba ispida lo fa sembrare un uomo e, credo, che ora, dopo la guerra, dopo tutta questa miseria, queste atrocità, lo sia finalmente diventato.

Annuisco alla sua risposta e mi allontano per prendermi una sedia. Dopo essermi accomodata, accompagnata dal silenzio più totale e da due paia di occhi, mi tolgo i guanti, mi lego i capelli in uno chignon disordinato e nel mentre inizio a parlare. «Quando ho estorto a uno dei tuoi trafficanti il tuo nome sono rimasta sorpresa. In effetti avrei dovuto immaginarlo che al potere fossero tornate le vecchie famiglie... tanta fatica per ammazzarli e poi il Diavolo li fa tornare su questa terra in uno schiocco di lingua!» la mia esclamazione lo fa sorridere, ma non riesco a decifrare questo suo ghigno, che per un attimo mi fa provare inquietudine e un leggero brivido su per la spina d'orsale.
«Come sta Ethan?» chiedo nuovamente. Questa domanda non era calcolata. È uscita e basta. Pura curiosità, pur preoccupazione. Una cosa stupida, un cliché. Ci conosciamo da quando siamo bambini, ci siamo sempre trattati da nemici e gli altri ci hanno sempre trattati da nemici. Che senso avrebbe la mia vita senza il mio nemico primordiale?
Harry mi guarda di sbieco, arriccia le labbra e poi risponde, preoccupato delle mie mani scoperte.

«Bene. Come al solito la nostra famiglia è al fianco dei Von Klemnitz ed Ethan, in quanto a primogenito purosangue ha ricevuto molte terre, soldi, schiavi e potere amministrativo, soprattutto.» sospira pesantemente e continua « Ma proprio come te è ancorato al passato. Ti pensa. È apolitico in questa guerra, anche se penso che, i fondo preferisca te» rifletto sulle sue parole e cerco di capire quali siano vere e quali solo parole buttate lì per impressionarmi.

«Perchè Harry sei diventato una marionetta? Ti credevo migliore...» sibilai con risentimento. Non riuscii a trattenere il commento.

Harry mi guarda, finalmente con sincerità e inarca le sopracciglia come se stesse per scoppiare a piangere.

«Che cosa avrei dovuto fare secondo te? Hailey aveva tutti in pugno, tutti. Se io mi fossi rifiutato di obbedire—» lo bloccai, mettendogli una mano a pochi centimetri dalla bocca, abbastanza da fargli sentire il potere della mia maledizione.

«Non è solo per questo, lo so. Sei un demone nero e io sarei una stupida a credere che tu l'abbia fatto solo per obbligo.» mi fermo e sospiro, esasperata. «Tu l'hai fatto per il potere e solo per questo. Sei un bastardo, non avresti dovuto ereditare nulla ma... mia sorella è così buona che ti ha concesso il traffico di creature nelle Americhe!» dico con ironia. Guardo Harry, attendendo che ceda e così avviene. Abbassa lo sguardo e le mie paure sono fondate. Non è altro che l'ennesimo traditore.

Segue un attimo di silenzio, poi decido di continuare con l'interrogatorio.

«I De Villers?» chiedo a bruciapelo. Harry contrae la mascella. Non riesco a capire cosa intenda con questo gesto, ma lo esorto comunque a rispondere.

«Morti. Sono tutti morti—»

«Mente! Il ragazzino ti sta mentendo, Bella. » la voce arrabbiata di Cassius mi raggiunge con violenza e il groppo che si è formato nella mia gola si scioglie tutto d'un tratto. Per un attimo ci ho creduto.
Cassius si avvicina, minaccioso, con le sopracciglia aggrottate in un'espressione furiosa.
«Spero per te, ragazzino, che tu non inizi a dire altre cazzate a Bella, o non la fermerò quando deciderà di bruciarti vivo » sibila con cattiveria. Harry però non si muove nè dice niente, anche se scommetto vorrebbe.
Quando il vampiro torna nel suo piccolo angolo, gli occhi di Harry si incatenano subito ai miei.

«Adesso ti metti a fare squadra con i vampiri e le ninfe? Sei proprio disperata, Bella...» commenta con disgusto nella voce. Non rispondo alla sua frecciatina e faccio a Cassius segno di non fare diversamente.

«I De Villers? Attento a come rispondi, amico mio» lo canzono. Mi sistemo sulla sedia e aspetto. Il suo respiro è accellerato. Ha paura di dirmi qualcosa.
Gli afferro il volto con due dita scoperte e lui inizia ad urlare.
«Dimmi dove sono» dico scandendo bene le parole.

«Il re è morto!» urla. La notizia non mi sconvolge e quasi mi sento meglio.

«Damon e Alex?» chiedo continuando a stringerlo ignorando le sue convulsioni.

«Damon è al servizio di tua sorella, è prigioniero! Alex è riuscito a scappare con un gruppo di uomini! Sta bene, dannazone lasciami stare!» urla dalla disperazione. Lo lascio, soddisfatta, più o meno. Sono entrambi vivi, non so se il più a rischio è Damon, nelle grinfie di mia sorella e del Diavolo, o Alex, solo nel Mondo Sconosciuto chissà dove, rincorso da altri demoni neri.

«Bene» sospiro. Mi alzo e faccio un cenno a Cassius. «È tutto tuo».

Me ne vado con le sue urla che mi chiamano con disperazione. Non c'è più nulla in lui del ragazzo che conoscevo io. È facile farsi ingannare dal male ed è quasi impossibile uscirne.
Harry non riuscirà mai a tornare quello di prima. Non è nella sua natura.

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