3) Il piano

Sono sulla mia scrivania da ore, che continuo a farmi una mappa del Paradiso, mi interessano soprattuto i turni delle guardie, alla sala del teletrasporto. Ho idea di andare in quella che gli umani chiamano America. Probabilmente mio padre non se ne è ancora appropriato. Starà sicuramente pensando all'Europa e all'Asia, ma non appena riuscirà ad averla tutta, si concentrerà anche sull'America. Lì non vivono Demoni. Ci sono nani, gnomi, ninfe, lupi mannari e persino vampiri (so che avevo scritto che non esistevano, ma mi sono informata, i succhiasangue sono nati a causa di stregoneria nera... Mi sento ignorante). Non si sono mai spostati dall'America, ritenendo i Demoni molto pericolosi, ma sono sicura che il caro vecchio Häitchmac e Aîsha si sono trasferiti lì. Proverò a chiedere di loro. Sicuramente sapranno aiutarmi. Devo crearmi una sottospecie di esercito, devo racimolare uomini e donne in grado di combattere. Devo trasmettere fiducia ai popoli che vivono in America. Ma per farlo, prima devo raggiungere l'America, e per raggiungere l'America devo prima andare nel Mondo Parallelo e per arrivare al Mondo Parallelo devo usare i portali che sono controllati praticamente ventiquattr'ore su ventiquattro. Sarà difficile, ma non impossibile. Non sono diventata improvvisamente più buona. Ancora dopo sei anni, sono la stessa sadica di prima. Potrei andare in giro senza guanti a minacciare di morte tutti quelli che provano ad avvicinarsi, poi scappo. Potrei, ma non mi piace come idea. Preferisco sparire come un ombra. Se facessi come ho detto, oltretutto, potrebbero benissimo seguirmi, sapere dove vado e sarebbe un casino. Potrebbero riportarmi all'istante qui in Paradiso e questo non deve succedere. E soprattutto, devo esercitarmi a stare in piedi e a correre. Soprattutto a correre, mi servirà, direi.

Mi alzo. Per ora tutto bene. Faccio qualche passo, anche per ora va tutto bene. Faccio una corsetta sul posto, ma mi sbilancio troppo in avanti. Rischio di cadere, ma la scrivania mi sorregge. Grazie riflessi! Provo di nuovo. Ce la faccio, okay... ora provo a muovermi sempre correndo. Tutto a posto. Non cado più. Corro felice per la stanza, faccio una capriola sul mio letto, per poi afferrare un pugnale e lanciarlo dritto verso il muro che si buca. Bene, ma devo ancora riscaldarmi. Dovrei andare in palestra... che casino! A quest'ora ci sono le matricole di guardie che si allenano! Devo per forza andare lì di notte. Senza essere scoperta. Maledizione. Dovrei anche andare in biblioteca questa notte per scoprire di più sul nuovo mondo. Ci sono dei libri magici che raccontano ogni fatto giorno per giorno. Prenderò uno di quelli e cercherò più informazioni possibili. Forse lo ruberò anche. Mi servirà anche quando sarò in America per sapere cosa sta succedendo nel Regno di mio padre.

Devo elaborare un piano. Inizierà tutto quando tutti gli Angeli saranno a mangiare. Entrerò in biblioteca e cercherò quel libro, poi lo nasconderò in camera mia e successivamente correrò in palestra per allenarmi, cercando di non inciampare per raggiungere la grande sala. Tutto questo senza farmi notare dalle guardie. Ce n'è una ogni due corridoi. Dalla mia camera alla biblioteca ci sarà solo una guardia, mentre per arrivare in palestra ce ne sono tre. Riuscirò a evitare la guardia per arrivare in biblioteca, quando salirà per le scale, mi basterà nascondermi bene e poi passargli alle spalle, mentre per evitare le altre tre probabilmente dovrò usare la magia, ma pensiamoci a tempo debito.

-Bella! È ora di cena! Esci!- la solita frase di Bryan, che ripete ogni singola sera.

-Oggi non ceno- rispondo secca, nascondendomi in bagno, nel caso entrasse.

-Bella, ti prego, non fare capricci...- mormorò il ragazzo, distrutto.

-Ho detto che non mangio. Hai capito?!- urlo facendo la finta irata.

-Bella, ci stai preoccupando- continua, ma io non rispondo. Sospiro, toccandomi la schiena senza nessuna sporgenza, ma solo con una grossa fasciatura. -Bella, ti avverto che se non la smetti sfonderò la porta- mi minaccia. Ridacchio e probabilmente mi sente. -Giuro che lo faccio- dice. Seh, certo... No, non lo farà mai. Mai e poi mai.

-Bryan, vai a mangiare- impongo. Lo sento sbuffare, poi i suoi passi da elefante che se ne vanno. Mi sdraio sul letto, osservando il mio pugnale. Forse è il momento di togliersi questi abiti bianchi e tornare alla vecchia divisa. L'hanno lavata, cucita e... hanno detto che l'hanno modernizzata per "la mia condizione". Mi alzo e vado all'armadio. È strano camminare senza ali. Anche con l'anello, si sentiva il loro peso, perciò quando ce l'avevo non sentivo la differenza. Apro l'armadio e prendo la gruccia con appeso un copri-vestito rigorosamente bianco, ma sotto si vede che c'è un tessuto nero. Mi tolgo i guanti di camoscio e li butto sul letto poi, delicatamente apro il copri-vestito. All'interno c'era... Non lo so. Hanno stravolto la mia tuta comoda. I pantaloni sono neri, rinforzati alle ginocchia, mentre la maglia è nera e coperta di pizzo che prosegue sino alle maniche lunghe, accoppiate a un paio di guanti neri, poi ci sono degli stivali con il tacco, probabilmente con una strana magia che li silenzia. Guardo i miei vestiti bianchi e con uno sbuffo me li tolgo, osservando le mie innumerevoli cicatrici. Soprattuto il taglio del Kraken. Ricordo come fosse ieri il giorno della fuga dal castello con Alex. Ricordo che era stata Hailey a darmi quell'indizio. Ma non riesco a collegare perché. Infilo i pantaloni e poi la maglietta, mi sta davvero bene. Metto pure i guanti per poi specchiarmi. Dieci anni fa, quando osservavo la mia figura vedevo quegli occhi neri, che si fondevano con il resto del mio corpo. Mentre ora ho delle pozze di ghiaccio, che riflettono tutte le lacrime che ho versato.

-Basta pensare a cose deprimenti!- mi impongo, poi prendo la mia spada, sotto forma di pistola e la lego al fianco. Mi avvicino di nuovo al mio armadio e apro una cassaforte. All'interno ci sono tutte le mie armi, ma prima di tutti, il pugnale di Alex. Non gliel'ho mai ridato. Ogni 29 ottobre lo prendo e piango. Questa è la data del suo compleanno. Mi è rimasto inciso nella pelle. Lo prendo e, sicura, lo metto di fianco alla pistola. Prendo un elastico e lego i capelli neri in una lunga coda. Poi apro la porta ed esco. Che il piano abbia inizio.

SPAZIO AUTRICE:
Chiedo perdono, ma ieri mi sono completamente dimenticata che era sabato❤⚓

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