26) I soldatini
Spazio Autrice:
Beh, che dire se non "mi dispiace per questa lunga assenza?". Ma state tranquilli. Godetevi questo capitolo e non perdete la speranza, perché tra pochi minuti ne vedrete un altro, e forse un altro ancora!
Buona lettura😉❤
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Adoro non dovermi svegliare di soprassalto, con un pugnale puntato alla schiena o una sveglia insistente. Mi sento in pace.
Perciò oggi sono pronta per affrontare una nuova giornata piena di sfide impegnative.
Tra cui la Mission Impossible di convincere Cassius a prestarmi il suo esercito.
Non pensare a queste cose!
Senso di pace, ricorda il senso di pace!
Sì, sì, devo ricordare il senso di pace. Ora mi vestirò e uscirò fuori per osservare un po' il regno.
Con questi buoni propositi, perciò mi alzo ( non con poca fatica ) e mi dirigo verso l'armadio. Devo scegliere qualcosa di comodo e agevole da indossare.
Oltre ai più stravaganti ed eleganti vestiti presenti in quel buco nero, fortunatamente, ho trovato dei pantaloni neri attillati, di uno strano materiale... comodo. Davvero molto comodo. Diciamo che ne ruberò un paio. Dopodiché prendo una maglietta bordeaux, sempre attillata, con uno scollo all'americana incredibilmente della mia precisa misura e degli stivali neri alti fino alla caviglia, con le suole spesse e un tacco di qualche centimetro.
Dopo una veloce sciacquata con l'acqua fredda, mi vesto e mi dirigo verso la scrivania dove ho appoggiato tutte le mie armi. Sicuramente non potrò esporle al completo, oggi.
Prendo solo la frusta elettrica, che attorciglio a mo' di braccialetto e la mia spada che trasformo in una stella ninja da nascondere semplicemente nella tasca della grande felpa nera che indosso sopra la maglietta.
Perfetto. Mascara, eyeliner!
In men che non si dica sono già fuori dalla mia stanza, pimpante, pronta per... cercare di uscire da quel posto.
Sapendo già di non avere tante speranze di trovare un'uscita da sola, cerco una guardia.
I corridoi sono deserti questa mattina? Ma che cavolo!
Poi, improvvisamente, scorgo un uniforme.
«Hey! Hey, per favore!» si ferma, proprio quando sta per voltare l'angolo. Si volta verso di me e... rimane un attimo sconcertato. Si mette sugli attenti, mentre io mi avvicino. «Riposo, soldato...» borbotto, anche se sapevo che non era teso in quel modo per rispetto ma per paura. «Volevo chiederti se potevi indicarmi come uscire di qui... la regina mi aveva detto che potevo fare un giro in paese...» dico distrattamente, ancora aggrovigliata ai pensieri precedenti.
«Subito, la posso scortare io, signora » dice sicuro. Detto questo gira i tacchi e inizia a camminare in direzione delle scale. Vorrei ribattere sul come mi ha chiamata, ma chiudo subito la bocca perchè è inutile continuare a dirlo ad ogni persona in questo mondo.
Scendiamo cinque piani, poi il soldato apre una grande porta che mostra un portico e subito dopo un grande e vasto giardino.
«Per arrivare in paese?» chiedo.
«In realtà ci sono molti villaggi, non un paese unico. Per raggiungere il villaggio più vicino deve solo andare dritto giù per la collina, vedrà il villaggio in lontananza.» dice il ragazzo. Si sta per congedare, ma lo fermo voltandomi verso di lui.
«Ti prego, puoi riferire alla regina di questa mia visita al villaggio? Non vorrei che si preoccupasse per nulla» il soldato annuisce e con un "Sì signora", gira nuovamente i tacchi ed entrambi ci dividiamo per le nostre strade.
È davvero una bellissima giornata, i raggi del sole che attraversano lo spesso strato di stoffa che divide il mondo esterno dalla mia pelle maledetta, sono tiepidi. Qui tutto sembra coperto da uno strato di serenità, di certo non come nel mio regno. Lì è guerra perenne.
Cammino con il mio solito passo veloce, con le mani guantate ficcate nelle grandi tasche della mia giacca, giocherellando con la stella ninja.
Mi sento quasi una profana a portare delle armi in quel posto tanto pacifico.
Ma non si sa mai, io sono sempre pronta al peggio.
Ed eccolo lì! Il villaggio! È davvero una dolce visione... è un insieme di piccole casette colorate, sulla sinistra, mentre sulla destra vedo una grande piazza e quasi sento già l'urlare dei mercanti e le risate dei bambini. Sì, ne vedo un paio giocare con spade di legno. Sembrano piccoli.
Distanziato dalla piazza, invece ci sono dei campi di sabbia, dove vedo bambini e ragazzi... esercitarsi. A combattere.
Adesso sono curiosa.
Aumento il passo, dato che forse, volare farebbe fare qualche domanda agli abitanti e forse non sarei la benvenuta. Devo assolutamente farmi accettare.
Quando arrivo la prima cosa che faccio è andare nella piazza. Non ho nemmeno fatto colazione! Le donne e i mercanti iniziano a guardarmi con diffidenza, ma non dicono niente.
Fatti accettare! Sorridi!
E così mi costringo a sorridere e mi dirigo verso un banco pieno di mele gialle e rosse. Tiro fuori dalla tasca dei soldi ( fatti apparire magicamente... ) e mi rivolgo al mercante, un vecchio barbuto, scheletretrico, con addosso solo un saio bianco e dei pantaloni di cuoio marroni. Dai lunghi capelli bianchi riesco a vedere spuntare delle orecchie a punta. Ora che ci penso tutti hanno le orecchie a punta. Magari pensano che io sia un vampiro.
«Potrei avere una mela gialla?» chiedo porgendogli i soldi.
«Certo» mi fa il gesto di scegliere e prende... la metà dei soldi che ho nel palmo della mano.
«Può prendere anche il resto, signore» sorrido cordiale. Lui scuote la testa.
«Non voglio elemosina... Voi vampiri sempre così altezzoso siete?» anche se questa mi sembra quasi una frecciatina, l'uomo sta sorridendo. Rido leggera, attirando l'attenzione di alcune donne.
«Non sono un vampiro. Solo un'ospite della Regina. Volevo farmi due passi... questo è davvero un bel villaggio...» rispondo allora. Ripongo le monete nella giacca e faccio un leggero inchino.
«Abbia una buona giornata, signore» detto questo lo lascio a fissarmi a bocca aperta, mentre mi dirigo verso il campo dove si stanno allenando dei ragazzi con la mela in mano.
Avranno dodici o tredici anni, forse qualcuno è più grande.
Con loro c'è solo un uomo, ma non sembra tanto interessato e per questo, alcuni non sanno nemmeno lanciare un coltello da lancio.
Sbuffo. Odio questo incuranza per i bambini e questo poco rispetto per le armi.
Li osservo per un po', oltre il recinto, mangiando la mela (è buonissima) li studio e vedo chi ha bisogno di più insegnamenti e dritte.
Dopo un po' i ragazzi iniziano a notare la mia presenza. Sembrano imbarazzati e i loro tiri iniziano a diventare ancora più scarsi.
Meglio intervenire. Se questi diventeranno i miei soldati, non vorrei vederli tutti morti alla prima battaglia.
Entro all'interno del recinto e passo di fianco all'uomo. Sta dormendo. Alzo gli occhi al cielo, scocciata.
Inizio a camminare tra i ragazzi, alcuni si stanno esercitando a coppie con la spada, mentre altri con i coltelli da lancio, le asce e le frecce.
Nessuno eccelle.
Devo assolutamente fare qualcosa.
«Hey, ragazzi!» il mio richiamo li fa girare tutti di scatto. Magari aspettavano solo questo.
«Venite tutti qui!» subito lasciano le loro armi per terra e si avvicinano. Saranno una cinquantina, e se conto che ci sono altri villaggi, sto parlando di un migliaio o più ragazzini che non sanno combattere.
Quando tutti hanno formato un cerchio intorno a me, li osservo uno ad uno.
«Io sono Bella, sono un'ospite della regina e... lei mi ha detto di venire a darvi una mano, vi basti sapere questo» ed ecco che parto con l'improvvisazione. « Fidatevi che non mi metterò a dormire come quello lì. Non dovrete ribattere con me e dovrete ubbidire cercando di seguire i miei consigli. Sappiate che quello che vi farò fare sarà per il vostro bene, perciò non voglio sentire lamentele.» i ragazzini annuiscono e si guardano tra di loro, un misto tra spaventati ed eccitati.
Sospiro. Okay, farò da insegnante a questi bambini per un'ora. Una soltanto, poi devo cercare un modo per convincere Cassius delle mie buone intenzioni.
«Dieci giri di corsa. Non una corsetta sul posto! Voglio che corriate come se la vostra più grande paura Vi stesse rincorrendo! Forza!» subito i ragazzi scattano. Bene! Non pensavo sarebbe stato così facile.
Beh, ovviamente mi sbagliavo. Dopo uno o due giri erano già stanchi.
Sbuffo.
Corro dal primo della fila.
«Chi è la tua più grande paura?» il ragazzo deglutisce. Probabilmente non ha più fiato per parlare «Urlalo, con tutto il fiato che hai.» lo sprono.
«I cacciatori di Elfi!» urla.
«Benissimo! Ora pensa che dei cacciatori ti stiano ricorrendo! Pensa che i tuoi compagni siano dei cacciatori di Elfi. Devi scappare da loro. Se non corri loro ti prendono, capito?» annuisce. Vedo nei suoi occhi una scintilla, non so se di paura o di ammirazione. Tutti mi fissano e allora mi allontano, ma continuo a correre. Devono avere un esempio.
«Forza, ora urlate tutti di chi avete paura! Sono sicura che tutti abbiate paura di qualcosa, no?» i ragazzi si guardano tra di loro.
«Forza, ragazzi!» scoppio a ridere, perchè le loro facce sono memorabili. Rossi pomodoro fino alle punte delle orecchie.
Qualcuno rompe il ghiaccio.
«Ho paura di... MIA MADRE!»
I ragazzi si mettono a ridere. Io compresa.
«I cacciatori!»
«I licantropi!»
«La maestra!»
E continuarono così, finendo i dieci giri.
«Stop, ragazzi, avete finito!» esclamo, ancora con il sorriso stampato in faccia. Solo ora mia accorgo che la gente del villaggio ha iniziato a fissarci.
I miei nuovi allievi si fermano, sorpresi.
«Già finito?»
«Come, così presto?»
«Di già?»
«È stato veloce!»
Il loro vociare di gruppo mi fa sentire orgogliosa, anche se so che dovranno fare molto più allenamento per riuscire ad andare velocemente quanto i demoni.
«Riprendete le armi che stavate usando e iniziate a fare i precedenti esercizi, passerò dare un'occhiata.» quelli che probabilmente sono i genitori dei ragazzi iniziano a borbottare tra di loro.
Inizio dai ragazzi con la spada. Sono i più grandi e probabilmente quelli più forti.
« Ragazzi, siete prevedibili, usate sempre le stesse mosse, riesco a capire quello che avete in mente di fare solo da uno sguardo » dico mordendomi l'interno della guancia.
«Usate la fantasia, ragazzi!» ma non riescono a cogliere il messaggio. Usano mosse da quattro soldi.
«Okay, fermatevi ragazzi.» sono una trentina. Tutti mi fissano. «Chi è il più bravo tra di voi?» molti indicano un ragazzo alto, con un bel fisico possente. «Bene. Proviamo con te. Colpiscimi, cerca di ferirmi» tiro fuori la stella ninja che velocemente trasformo nella mia adorata spada. Molti si voltano verso di noi, ad occhi sgranati.
Il ragazzo si fa avanti, caricando la spada come se fosse una mazza ferrata. Quando il colpo sta per arrivare giù, mi sposto e con un colpo secco sull'elsa, l'arma stramazza a terra con un fragoroso rumore.
«Meno forza più cervello. Ragiona prima di colpirmi alla cieca.» il ragazzo raccoglie nuovamente la spada. «Ora attacco io, cerchiamo di avere un combattimento un po' più duraturo di quello precedente» il ragazzo annuisce, si vuole impegnare, lo capisco da come stringe convulsamente la spadae punta i piedo nel terreno. È concentrato e sento che potrebbe fare grandi cose con un giusto mentore
Attacco lentamente, e lui riesce a intercettare la lama, così continuo, cercando di confonderlo. Indietreggia senza sosta e se non la smette probabilmente finirà contro il muro.
«Sii testardo, punta i piedi, rafforza gli attacchi, non preoccuparti di colpirmi.» fortunatamente, questa volta mi ascolta. Inizia a dare colpi più forti e riesce a farmi indietreggiare.
«Bene, bravo, ora usa la testa. Trova una tecnica per uccidermi» quella parola lo mandò in confusione, probabilmente. Lo disarmo in due secondi.
E ora capisco.
«Ragazzi voi dovete abituarvi a fare questo. Uccidere diventerà il vostro pane quotidiano, non potete far finta che questo sia un periodo di completa pace.» sospiro pesantemente. «fuori da queste mura fatate si sta combattendo una guerra. Se i cattivi arriveranno qua, chi dovrà proteggere le vostre famiglie? Se dovranno contare su di voi, per il bene loro farebbero prima a suicidarsi! E anche io farei prima a suicidarmi se è questo ciò che sto cercando... Dovete avere un obbiettivo, ragazzi» ho i loro occhi sono fissi su di me, alcuni lucidi, sull'orlo del panto, altri, invece mi guardano ammirati. Pendono dalle mie labbra. «Dovete lottare per qualcuno. La vostra spada, il vostro arco e le vostre frecce, i vostri coltelli devono essere mossi dal sentimento più grande e contrastante che avete!» ormai anche gli altri ragazzini e i genitori mi stanno guardando col fiato sospeso. «Dovete lottare con il fuoco che scorre dentro le vostre vene! Quell'antico potere conferito agli Elfi non è svanito, è dentro il vostro cuore. E dovete aiutarmi a tirarlo fuori». Ho sentito di leggende, che parlano dell'immensità degli elfi, della loro maestria, della loro leggiadria. E ci credo fortemente.
«Continuate gli allenamenti, e non deludete me o la vostra Regina.» ritrasformo la mia spada in una stella ninja e la ripongo nella tasca della giacca.
Do qualche dritta ai ragazzi dell'altro gruppo, che però sembrano aver afferrato subito e... Il mio discorso ha avuto l'effetto sperato.
«All'inizio pensavo fossi una frana con i ragazzini, ma devo ricredermi!».
Dannazione: Cassius!
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