15) Shuǐ

Shuî = in acqua in cinese

Apro gli occhi sentendo un fastidioso rumore. Urla. Mi alzo di scatto, guardandomi intorno. Sila sta implorando le guardie di farli uscire e così fanno tutti gli altri, ma nessuno li ascolta. Mia sorella scende dalle scale in tutta fretta, raggiungendo la mia cella e quella di Bryan.

-Si va da papino, Bella- dice, aprendo la porta. Gli occhi rossi mi facevano quasi pensare che si fosse ubriacata, ma è semplicemente pazza. Con uno strattone spacco le catene, per poi togliermi i guanti e spalancare i palmi davanti a lei.

-Bella, la nave sta affondando, ti conviene venire con me- ringhia mia sorella. Stringo i denti e guardo Bryan, che mi fissa, poi guardo Sila. Loro sarebbero morti, sicuramente.

-Rifiuto l'offerta- sibilo, con un calcio bene assestato, mia sorella va a finire contro il muro e sviene. Esco dalla cella, dove già dei soldati stavano correndo per salvare la loro Regina. Alcuni pensarono anche di prendermi, ma ovviamente erano più preoccupati per loro stessi. La barca, intanto, si stava inclinando e l'acqua ormai bagnava le mie scarpe. Prendo una pistola da terra, forse caduta a qualche soldato. Mi dirigo verso la cella di Bryan chiusa da un grosso lucchetto. Lo spacco con forza, per poi dirigermi da Sila. L'uomo barbuto continua a sorridermi.

-Grazie- dice, poi, inizia ad aprire tutte le celle degli altri. L'acqua sale e ormai arriva alle ginocchia. Il barcone sta scendendo troppo velocemente.

-Sila, dobbiamo andare!- urlo, liberando un'altra cella. Non riusciremo mai a liberarli tutti. Il russo, però, sembra determinato. -Sila!- urlo ancora una volta, avvicinandomi. Ha le lacrime agli occhi. Libero qualcun altro, che come il resto delle volte mi ringrazia e se ne va. -Sila!- fermo il movimento della sua mano, poi lo guardo negli occhi e scuoto la testa.

-Ce la posiamo farre- disse lui, con il suo strano accento. Scuoto la testa, guardando tutte le celle che ancora ci mancano, poi poso di nuovo lo sguardo su Sila, che piange, singhiozzando.

-Non possiamo, Sila!- gli urlo, ma lui, con rabbia continua a spaccare lucchetti. Stringo i pugni e dopo essermi data della stupida, inizio a spaccare lucchetti e a salvare persone innocenti. Bryan ci aiuta, ma molto più vicino all'uscita, mi guarda disperato, poi guarda Sila.

-Bella, dobbiamo andare!- urla il ragazzo.

-Non lascio indietro nessuno!- urlo, facendo voltare Sila, con il volto grato. Non gli rispondo e continuo a salvare vite. Ormai l'acqua mi arriva alla vita e la barca si impenna, ma molto più lentamente di prima. I prigionieri nella barca continuano a piangere e vedo due bambini con la loro madre. Lei gli sta raccontando una piccola fiaba, poi l'acqua inizia ad inghiottirli. No... non moriranno così. Loro, non moriranno così. Non finiranno come Cole.

Allargo le braccia, urlando. Nessuno fa caso a me, finché tutti i lucchetti del barcone emettono un piccolo suono. Quello della libertà. Mi sento stanca, ma non è il momento di fermarsi. Sila si guarda intorno sconvolto, poi guarda me. Ormai l'acqua è al petto.

-Forza, aiutiamoli!- urlo, facendo un cenno agli anziani e ai bambini. Mi dirigo verso i due bambini e la loro madre. Lei piange. Non riesce a reggerli entrambi. Non posso prenderli. Li ucciderei. La madre inciampa nell'acqua e i bambini cadono, ma riescono sorprendentemente a galleggiare. Due bambini con il potere dell'acqua. questo è utile. Con coraggio, prendo uno dei due bimbi per il fianco, mentre l'altro lo recupera la madre. Ma ora non c'è nemmeno il tempo di pensare. Cerco di allontanare il bambino quanto mi tocca la faccia, poi mi concentro sulla massa di persone che si precipita verso le scale. La barca continua a impennarsi e l'acqua sale. Sarà difficile uscire. Corro verso le scale, accertandomi che la madre sia dietro di me. I due piccoli piangono e le piccole ali dietro di loro sono zuppe. Non possono nemmeno volare. Con rabbia salgo le scale. È ingiusto. Non possono fare questo. Non dovevano fare prigionieri questi poveri bambini. Sul ponte non c'è più nessuno. Vigliacchi.

Guardo l'acqua, non sicura di quello che sto per fare. Ma lo faccio lo stesso. Molte persone, dietro di me sono incerte, ma è l'unico modo. Mi butto in acqua, cercando di non fare bere al piccolo, poi lo mollo, vedendo che galleggia. Ci sono forti correnti. Metto i guanti con terrore, poi calo il cappuccio e afferro il bambino, che si appoggia su di me. La madre fa lo stesso, standomi vicina.

-Voz'mi yego ...- chiede la donna. "Prendilo..." ha detto, poi mi porge il bambino. Sembra affaticata e si tiene a galla con fatica.

-Pochemu? YA ne mogu ...- dico, terrorizzata, ma lei insiste, porgendomi il secondo bambino. Lo prendo, cercando di continuare a stare a galla.

-YA bolen i slab ... YA umru.- dice, con serietà e con le lacrime agli occhi. Sta male ed è debole... morirà sicuramente. Stringo forte i suoi bambini a me, poi, mi metto a piangere, vedendo la povera madre abbandonarsi sull'acqua e morire, a causa di mia sorella. Faccio lo stesso, tenendomi però, a galla grazie alla magia del ciondolo. Sono troppo debole per usarlo in questo momento, ma galleggiare, forse posso permettermelo. Mi guardo leggermente intorno e vedo tutti i prigionieri, buttarsi in acqua e ben presto mi circondano. Andiamo tutti nella stessa direzione e forse atterreremo sulla stessa isola.

...

Cerco di riscaldare i due bimbi a causa del freddo notturno. Ancora siamo in mare. Lo siamo da due o tre ore. Siamo immobili da tutto questo tempo e mi battono i denti. Spero non ci siano squali da queste parti. Vedo Sila di fianco a me, non appena mi nota, si trascina lentamente verso di me.

-Avere tu fatto un nuobile gesto per mea patrìa, tu esere con cuore oro- sussurra a denti stretti per il freddo. Guarda i due piccolini, poi torna a galleggiare sull'acqua, immobile, cercando di riscaldare sé stesso. Bryan lo scorgo alla mia sinistra, mano nella mano con una donna. Donna della quale sicuramente è stato attratto, forse dalla veneranda età o forse dall'enorme pancia. Lei deve avere caldo...

Guardo i due bambini. Loro hanno bisogno di caldo. Guardo quella donna e mi avvicino.

-Bryan...- sussurro, svegliandolo. -Ho bisogno di un posto caldo per i bambini...- sussurro ancora. La donna, svegliatasi lo stesso, senza contare i miei tentativi per non farlo, mi fa un sorriso caloroso.

-Idi syuda ...- "Vieni qui..." sussurra, prendendomi di lato e quasi abbracciandomi, per riscaldare i bambini. Ne do uno a Bryan e insieme formiamo una specie di catena. Sento subito i due piccolini riscaldarsi leggermente. Quanto basta per continuare a farli vivere. Sono salvi.

IMPORTANTE:
Se avete voglia passate a leggere la mia nuova storia Unsteady!

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