8. Fuggitiva-parte 1
[Revisionato]
Non mi sentivo più né le braccia né le gambe. Avevo la sensazione che qualcosa di freddo me le stringesse in una morsa stretta. Erano pesanti, non riuscivo a muovermi e i poteri non funzionavano. Ero debole.
-C'è qualcuno?!- urlai. La mia voce era roca, non la riconoscevo tanto era diversa. Ero rimasta svenuta per molto tempo...
Credevo di essere prigioniera di mio padre. Sicuramente non avrebbe avuto rimpianti a rinchiudermi nella gattabuia più deprimente del palazzo, non gli importava niente di me, tutto quello che contava per lui era il mio potere, per vincere una stupida guerra..
Cercai di alzarmi, ma le tenaglie che mi tenevano ferma erano troppo pesanti per la mia scarsa forza.
Il buio era totale. Tentai di ricostruire a tentoni la cella in cui mi trovavo. Anche se erano passati esattamente millecinquecentoquarant'anni dall'ultima volta in cui ero stata a palazzo, me le ricordavo tutte, o per lo meno la maggior parte. Tastai il pavimento mattonella per mattonella, ma finì presto.
Impossibile. Nessuna cella del palazzo era così piccola. Serviva spazio per le torture. Quella era lunga e stretta. Dedussi che non mi trovavo nel palazzo in cui avevo trascorso la mia infanzia. Ma se non ero a Palazzo, dove...
-Damon! Damon, so che sei lì fuori!- urlai. Adesso la mia voce suonava alterata dalla rabbia, perché avevo capito di essere in Accademia. Damon lo sapeva e non aveva fatto nulla perché mi liberassero. Oltretutto, con molta probabilità era stato proprio lui a tradirmi e a rivelare che ero la Principessa dei Demoni Neri. La testa ancora girava vorticosamente, ma pur di non sentirmi debole davanti a loro avrei finto di star bene.
-Damon!- urlai fuori di me. Mi ero messa in piedi di scatto, come se le gigantesche catene che avevo alle mani e alle caviglie fossero solo cuscini. Sentendo il nulla come risposta cercai di spezzare i ceppi, sembrando probabilmente una pazza scatenata. Erano indistruttibili.
Ad un tratto sentii un cigolio. Una porta che si apriva. Un tonfo. La porta si era richiusa. L'aria venne scossa da un grande polverone. Ma nessuno osò parlare e mi sembrò di nuovo di essere sola.
-Damon?- domandai con un filo di voce.
-No, ma ho comunque una sorpresa per te...- disse una voce maschile che non era né quella di Damon né quella di nessun altro che conoscevo. Feci qualche passo indietro. Intanto i miei occhi avevano iniziato ad abituarsi all'oscurità. Davanti a me c'era un Demone Bianco, come sospettavo, sentivo l'odore del suo sangue lontano chilometri. Allungò la mano dietro la schiena senza staccare gli occhi da me. Quando riportò la mano davanti a sé l'uomo teneva in mano un lungo corno bianco. Aveva sei fori frastagliati. Tre leggermente più a destra e tre a sinistra. Lo Stordimus Cantorum. Sembrava un faro di Morte. Indietreggiai. Avevo paura. Sapevo che quasi tutti i Demoni Neri morivano solo sentendo poche note.
Ma io non sono del tutto un Demone Nero... Mi ricordai, senza troppa convinzione. Ero faccia a faccia con la Morte in persona.
-Addio principessa...- sussurrò maligno il Demone Bianco. Prese quella specie di corno bianco e lo portò alla bocca. Ero in preda alla disperazione.
-Damon!- urlai. Proprio in quel momento il suono dello strumento iniziò. Cominciai ad urlare e a dibattermi per terra. Cercai di tapparmi le orecchie, ma non succedeva niente. Cominciai a sanguinare. Dalle orecchie e dal naso. Avrei tanto voluto morire, ma non lo stavo facendo. Non ero normale, come ho detto e ridetto. Per minuti il suonatore continuò a suonare con note sempre più acute. Non ce la facevo più.
-Damon, lo so che mi senti!- urlai piangendo. Il suonatore si fermò di botto. Sentii lo strumento cadere a terra e poi i suoi passi. All'improvviso mi sollevò da terra per il collo.
-Perchè non muori stupida ragazzina?!- urlò buttandomi contro una parete. Gemetti.
-Ho tanta fame... ti consiglio di andartene...- ringhiai sentendo le vene uscire dagli occhi e la sete di sangue farsi vicina. Il Suonatore ringhiò.
-Non prima che tu sia morta- sibilò. Prese lo strumento e ricominciò a suonarlo con quanto fiato aveva nei polmoni. Urlai ancora, ma stavolta mi parve meno forte di prima.
"Sta tranquilla... Mi avrai sempre con te..." La voce di Damon Alexander risuonò nella mente chiara come se l'avessi sentita in quel momento stesso. Invece erano passati secoli dalla sua morte, dall'ultima volta che avevo sentito la sua voce. Solo in quel momento mi accorsi che era molto diversa dal Damon che avevo incontrato dopo.
-Damon, non ce la faccio- mormoro facendo cessare le urla.
"Sì che ce la farai, io sono con te, non morirai" mi disse ancora la voce di Damon. Una lacrima scese calda sul mio viso. Stavo avendo un contatto con Damon! O forse era una semplice allucinazione. Cercavo di rallegrare la mia morte.
"Mio fratello ti aiuterà, adesso è lui il principe, sicuramente da morto non ti sarò d'aiuto" disse Damon nella mia mente. Sorrisi con uno sbuffo mentre la musica assordante continuava, ma io non l'ascoltavo. Il Demone Bianco si avvicinò a me, sempre più arrabbiato, iniziando a diventare bordeaux.
-Mi stai aiutando tantissimo... adesso per favore dimmi qualcos'altro, o muoio- sussurrai. Ero stanca. Il suonatore mi guardava arrabbiato, con la faccia rossa fuoco.
"Ah, si qualcosa te la devo dire! Per esempio che il mio secondo nome è Alex, se non te lo ricordi... sai, per non confonderti tra me mio fratello... insomma, chiamami così" disse. Risi.
-Come vuoi Alex...- commentai. -Non puoi fare niente per dire a questo cretino che non morirò?- chiesi alzando gli occhi al cielo. Il dolore era sparito, il sangue aveva cessato di colare, la stanchezza non c'era più. Sentii la risata di Alex rimbombarmi nella mente. Come un Dio per me. Non sapevo cosa pensare di quel ragazzo. Dell'effetto che mi faceva. Di tutto. Qualcosa di totalmente diverso da ciò che provavo per Damon.
"Se vuoi ti do il permesso di dargli un pugno... so che muori dalla voglia" disse cercando di non ridere ancora.
Sorrisi furba. Mi alzai sotto gli occhi sorpresi del Suonatore che fece qualche passo indietro. Ero abbastanza affaticata, ma le gambe non mi tradivano. Gli presi lo strumento dalle mani e lo ruppi, poi gli diedi un pugno sotto la mascella. Dopodiché mi risedetti al mio posto.
-Credo che sia svenuto...- sussurrai.
"Lo credo anche io..." disse Alex sorpreso. La porta si aprì di scatto accecandomi per la troppa luce. Quando riuscii ad abituarmi vidi una figura davanti a me.
-Damon- dissi sorpresa alzandomi.
-Chiudete la porta- disse invece lui facendo un segno alle due guardie che gli stavano dietro. Loro annuirono esitanti e uscirono chiudendosi dietro la porta, portandosi dietro il corno e il Demone delle torture. Non pensavo che in quel moneo di perfettini esistesse.
-Allora... a che cosa devo la visita del principe?- chiedo sedendomi comodamente. Lui si mise sui talloni davanti a me e mi guardò seriamente.
-Non hai finito ancora il racconto di tre giorno fa, Principessa Oscura- disse gelido. Mi era troppo vicino, ora che mi aveva detto che ero stata incosciente per tre giorni ero consapevole che se non si fosse allontanato l'avrei sbranato vivo.
-Damon, allontanati... ti avverto... non mangio da tre giorni...- dissi con il fiatone. Lui non accennò uno spostamento. Sentii le vene salire e pulsare sotto la pelle. Ero consapevole che erano diventate nere, ero consapevole che se lui non si fosse allontanato l'avrei tagliato a fettine e poi bevuto il sangue senza risparmiarne una goccia.
"Sta calma, è mio fratello nonché ultimo erede al trono, quindi per favore non ucciderlo" disse Alex nella mia mente facendomi riprendere il controllo.
-Alex è molto più simpatico di te- commentai ad alta voce rivolta a Damon. Lui sgranò gli occhi sorpreso.
-E sai anche il secondo nome di mio fratello?! Per quanto l'hai torturato?!- urlò lui dandomi uno schiaffo che mi ribaltò.
-Alex, io lo uccido...- sussurrai, come in un ringhio.
"No, per favore... sta calma... raccontagli tutto" mi rispose lui. Respirai profondamente e mi alzai, guardando Damon che era rigido davanti a me. Riuscivo a sentire il suo cuore battere all'impazzata. Sentivo il suo sangue scorrere nelle sue vene. Il suo buon sangue...
-Non ti ho ancora raccontato niente- dissi seria, e prima che lui potesse ribattere io riattaccai:-Ero la Principessa Oscura, sì, con un potere immenso eccetera eccetera. Quando compii quindici anni capii molte più cose. Nessuno mi amava per quello che ero, ma per quello che avevo. Cominciai ad odiare tutto e tutti, finché, un bel giorno non vidi un ragazzo, un prigioniero. Mio padre lo stava torturando. Riuscii a capire che cella fosse e ci andai. Quel ragazzo si chiamava Damon Alexander De Veillier, era il Principe dei Demoni Bianchi, così si presentò e poche settimane fa scoprii che era tuo fratello. O per lo meno, scoprii la tua esistenza- ridacchiai all'ultima affermazione, per poi cercare di reprimere il gusto di strappargli la gola per bere il suo sangue. Mi fermai per qualche frazione di secondo, per guardare la faccia che aveva assunto Damon. Nessun cambiamento. Niente, forse una punta di sorpresa. -Ci raccontammo un po' di noi e alla fine gli dissi che in verità non volevo essere la Regina Oscura... Decisi di scappare, insieme a lui. Quella notte stessa gli feci vedere una botola nella cella e scendemmo, ma i soldati di mio padre ci seguirono. Provammo a scappare ma...- i singhiozzi cominciarono a impadronirsi di me, insieme alle lacrime. -I soldati lanciarono una freccia che beccò Damon e...- mi fermai ancora un secondo per riprendere fiato -mi diede la sua ultima forza vitale per passare oltre la barriera... Ed è morto...- quella volta piansi disperata mettendo le mani tra i capelli.
-È morto per colpa mia e se vuoi punirmi puoi farlo, anzi sarebbe meglio ma...-
Le labbra di Damon toccarono le mie prima che potessi dire qualcos'altro. Fuochi d'artificio. Ma solo perché quello fu il mio primo bacio. Sgranai gli occhi dalla sorpresa per poi sciogliermi lentamente. Come un cubetto di ghiaccio sotto il sole invernale. Quando si staccò fu solo perché l'avevo solo un po' spinto via. Le vene erano uscite.
-Damon... ho fame...- dissi con un ringhio, girando la testa dal lato opposto, cercando di non sentire più quell'odore. Tanto insopportabile quanto delizioso.
-Puoi bere da me...- si offrì prontamente.
"Ah, ah la stessa cosa che avrei detto io... divertente" disse Alex nella mia mente. Alzai gli occhi al cielo.
-Credo abbiamo avuto un terzo spettatore...- commentai. "Oh, sì... è stato interessante il bacio..." disse Alex.
-Chi? Alex?- chiese Damon stranito. Annuii.
-Sai Alex... stai nella mia mente solo quando servi, direi che quello di prima era un momento...intimo- commentai guardando il vuoto.
"Già... scusa... ritorno a guardare dall'alto" disse secondo me con il sorriso sulle labbra. Sorrisi di rimando.
-Ci ha lasciato stare, ma comunque adesso... piano per sopravvivere!- sorridemmo entrambi, complici.
...
Avevo appena finito di bere due litri di sangue che Damon mi aveva portato direttamente dall'ospedale umano, dove mi disse di avere una specie di amico. E con questo riuscii a dedurre qualcosa.
-Ethan non è più tornato, vero?- dissi ad un tratto esalando un respiro rassegnato sapendo già la risposta.
-Già- rispose Damon, poi però, il suo sguardo mi fece capire che voleva sapere il perché. Annuii.
Quanto odiavo Ethan in una scala da 0 a 10? Risposta: 10. Quel demone mi faceva saltare i nervi in qualche secondo. Anzi, solo al suo pensiero, seppur i suoi ricordi stringono il mio cuore in una morsa assurda.
-È un Demone Nero, figlio del conte Kalan, un grande amico di mio padre, dovevamo sposarci per poi far iniziare lo sterminio dei Demoni Bianchi, ed è un po' per quello che me ne sono andata...- spiegai. Vidi Damon stringere leggermente i pugni, arrabbiato e sorpreso.
-Siamo collegati- buttai lì d'un tratto. Lui alzò la testa di scatto, senza capire. -Cosa?- chiese con le sopracciglia inarcate. Respirai profondamente.
-Quella notte... quando sei venuto a salvarmi lui... mi ha fatto un rito e... adesso siamo collegati, uccidiamo lui e morirò anche io, uccidetemi e lui morirà- rispiegai. Damon aveva la bocca socchiusa.
-C'è un rimedio, vero?- chiese lui con un filo di voce. Abbassai lo sguardo senza sapere che rispondere. Alzai lentamente la testa. Non sapevo se quella fosse una buona scelta. Magari aveei messo in pericolo il professore... ma era l'unica.
-Chiamami Haitchmäc- dissi decisa. Lui mi diede un piccolo bacio sulla fronte, poi uscì.
Speravo vivamente che lo gnomo sapesse qualcosa. Lui era specializzato in riti, rune, maledizioni, sigilli e soprattutto botanica... doveva sapere pur qualcosa!
Aspettai lunghi minuti ad ascoltare le goccioline dell'acqua che cadevano dal tubo che avevo sopra la testa prima di riuscire a percepire che Damon era tornato accompagnato.
Entrarono nella mia cella silenziosi, richiudendola dietro di loro. Chiusi gli occhi per rilassarmi e intanto sentii un odore pungente.
Aprii gli occhi di scatto, preoccupata.
-Tranquilla, è naftalina bruciata, tanto per non far sentire niente a nessuno- disse una voce. Sorrisi nel buio e mi gettai contro il professore per abbracciarlo.
-Sei ancora vivo! Pensavo ti avessero scoperto...- dissi con le lacrime agli occhi. Lo gnomo alzò le spalle sbuffando.
-Per ora sospettano, ma dovrò fare i bagagli molto presto...- commentò sorridendo nel buio.
Damon tossì, facendoci ritornare in noi.
-Ah, giusto...- dissi alzandomi. Respirai profondamente. -Haitchmäc, devi dirmi se c'è qualcosa che può spezzare... il legame tra me e Ethan- dissi.
Lo gnomo rimase fermo immobile, cominciando a diventare bianco strato per strato.
-Non c'è, vero?- chiesi con un soffio mentre le lacrime mi rigavano il volto lente e salate. Damon mi abbracciò stringendo forte la mia faccia sul suo petto.
-Forse... forse c'è un modo...- disse ancora bianco Haitchmäc.
Mi girai di scatto verso di lui incitandolo a parlare. Lui trattenne il fiatto per una frazione di secondi, poi rilasciò guardando il terreno.
-Il Pugnale di Giada- disse tutto d'un fiato.
-Ma è uno strumento per...- trattenni il fiato anche io. "Per uccidere la famiglia reale" era la frase.
-Dove si trova- chiesi a denti stretti.Damon ci guardò come se fossimo stralunati, molto probabilmente non aveva ancora studiato gli strumenti per uccidere la famiglia reale...
Haitchmäc strinse le labbra, poi chiuse gli occhi rassegnato.
-È qui in Accademia, ma bisogna recuperarlo, ed è praticamente impossibile...-
-Non per me- disse Damon interrompendo lo gnomo che sembrò alquanto innervosito.
Lo guardai anche io innervosita.
-Va bene, lo prenderai tu, ma se ti scoprono?- chiesi. Lui si strinse le spalle indeciso.
-Dirò che sono sonnambulo...- disse dopo vari minuti. Mi misi a ridere scuotendo la testa.
-L'improvvisazione ti sarà di buono aiuto, ma intanto cerca di non farti scoprire- dissi tra una risata e l'altra. Damon alzò le spalle.
-Va bene... ci rivediamo questa notte, a mezzanotte in punto, molto probabilmente arriverò in ritardo, ma aspettatemi- disse Damon cercando di strapparmi un sorriso. Non ce la fece. Mi limitai ad annuire e fargli cenno si andare con Haitcmäc. Lui si avvicinò e mi diede un lungo ma lieve bacio.
-Cerca di non farti scoprire- sussurrai guardandolo con occhi lucidi. Lui annuì, poi se ne andò seguito dallo gnomo.
Rimasi sola, più o meno...
"Sei pazza! Lo sai cosa dovrai fare con il Pugnale di Giada!" sentii urlarmi nella mente. Sospirai chiudendo gli occhi.
-Senti, Alex, non c'è altro modo! Hai sentito Haitchmäc, no?!- strillai mettendomi in piedi e cominciando a camminare avanti e indietro.
-Invece di stare nella mia mente non potresti diventare visibile?- chiesi dopo vari minuti di silenzio spazientita.
"E va bene..." disse sbuffando il ragazzo nella mia mente. Tirai la testa indietro.
Ero spaventata. E chi non lo era quando sapeva che sarebbe morta tra meno di poche ore!
-Eccomi!- sentii esclamare. Mi girai di scatto e vidi... Damon con la maglietta sporca di sangue e senza ali. Mi salirono le lacrime agli occhi
Alex si guardò e divenne subito bianco come un cadavere (lasciando stare il fatto che lo era).
-Scusa, non avrei dovuto presentarmi così...- disse, poi chiuse gli occhi e disse qualche parola incomprensibile. Quando finì ci fu una luce abbagliante e poi il suo aspetto era cambiato.
Era identico a Damon, anche se è più corretto dire che Damon era identico ad Alex...
-Così direi che va meglio- dissi tirando su col naso. Alex mi sorrise.
Restammo a fissarci per un tempo che mi parve infinito, finché non abbassai lo sguardo.
-Perché vuoi farlo?- mi chiese Alex con sguardo triste. Sospirai scuotendo la testa.
-Quando vivi per troppi anni, poi non hai più voglia di vivere e trovi la prima occasione per morire...- dissi sempre a testa bassa.
-Lo sai che non è per questo motivo, Bella!- urlò il ragazzo stringendo i pugni.
Non alzai lo sguardo nemmeno quella volta.
-Damon, io...- dissi chiamandolo con il suo nome. Lui trattenne il respiro per una frazione di secondi.
-Non chiamarmi in quel modo, quel nome mi fa troppo male...- disse stavolta abbassando lui lo sguardo.
Rimanemmo ancora in silenzio per molto. Era strano. Era da decenni che volevamo parlarci e in quel momento che potevamo stavamo in silenzio!
-Mi dispiace Bella della scelta che stai facendo, perché secondo me è uno sbaglio- detto questo sparì. Rilasciai il fiato dopo dei minuti, accorgendomi che l'avevo trattenuto.
Le lacrime cominciarono a solcarmi il volto. Caddi a terra in ginocchio. Mi misi le mani sugli occhi e cominciai a singhiozzare. Sapevo che Alex era ancora presente, ma non mi importava.
Ad un certo punto guardai il vuoto e dissi:-Mi dispiace, Alex, ma è quello che ho deciso di fare ed è l'unica cosa per staccare me ed Ethan-
Mi appoggiai con la schiena alla parete e aspettai le ore, con le lacrime che scendevano lente e pian piano si fermavano, finché non ce ne furono più.
Alla fine mi addormentai.
◀▶ ◀▶ ◀▶
-Ehi, Bella, siamo arrivati- disse una voce. Aprii gli occhi impastati dal sonno e vidi Damon vicino a me.
Mi alzai con uno sbadiglio e lo guardai. Vidi che c'era anche Haitchmäc che non era per niente felice della mia scelta.
-Lo abbiamo trovato...- borbottò un po' scocciato. Sorrisi per finta guardando Damon. Lui ricambiò e prese da sotto la sua giacca di pelle nera un involucro in stoffa.
Lo aprii con cura.
Dentro c'era il pugnale. Era stupendo. L'impugnatura era rigonfia, dura come la roccia. Era verde e oro, con due serpenti con la testa da drago che si avvinghiavano tra di loro. Uno era oro e l'altro verde. Il pomolo era interamente d'oro, come la piccola striscia in oro battuto che faceva da guardia. Quest'ultima non c'era, ma invece partiva da subito una lama sottile e abbastanza lunga per un pugnale.
-E adesso?- chiese Damon. Sospirai.
"Bella, non farlo!" Mi urlò nella mente Alex.
-Mi dispiace, ma almeno ti raggiungerò... c'è un lato positivo...- mormorai in modo da non far sentire nulla né ad Haitchmäc né a Damon.
"Bella, lui ha più bisogno di te" mi disse ancora il ragazzo. Sospirai scuotendo la testa. Guardai Haitchmäc che stava trattenendo il fiato avendo paura della mia risposta.
-Tienilo fermo- ordinai allo gnomo. Questo si butto contro Damon e con una semplice magia lo immobilizzò. Solo in quel momento capì le mie intenzioni.
-Bella non puoi ucciderti!- urlò provando a liberarsi. Chiusi gli occhi facendo scendere una lacrima.
-Mi dispiace... è l'unico modo... ti amo- dissi. Strizzai gli occhi, poi mi pugnalai direttamente al cuore, sentendo in contemporanea l'urlo di Damon all'esterno e quello di Alex nella mia mente. Strabuzzai gli occhi e spalancai la bocca in un urlo muto.
Caddi a terra a pancia in su con le mani sul pugnale, come i cavalieri di un tempo, poi il buio più totale.
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