3. L'Accademia-parte 1
[Revisionato]
Me li ritrovai subito alle spalle. Ero a Firenze da una settimana, solitamente tra un trasferimento e l'altro, restavo per due, ma quella volta mi trovarono prima. Ero solo uscita per fare una corsa, come tutte le mattine.
Ce n'erano cinque. Avevo con me solo un pugnale lungo, che avevo reso invisibile, attaccato alla cintura. L'unica soluzione era passare al corpo a corpo e ucciderli tutti, poi fare i bagagli e andarmene, per cui iniziai a correre più velocemente, dirigendomi verso il parcheggio di un cinema ormai chiuso da tempo.
Come previsto accelerarono anche loro, ma solo in un secondo momento mi accorsi che non tutti erano Demoni Neri. C'erano tre Demoni Neri, che mi stavano alle calcagna dall'inizio e due Demoni bianchi, pochi metri più dietro che stavano seguendo i Demoni Neri.
La faccenda si fa più interessante.
La situazione, negli ultimi anni era decisamente peggiorata. Mio padre non aveva più mosso guerra, aspettando il momento in cui sarei tornata, ma nel frattempo si era creata una grande tensione tra le due Nazioni. Tra uccisioni, furti, e frecciatine qua e là, con o senza di me sarebbe scoppiata la guerra.
Arrivati al parcheggio, i due schieramenti si fronteggiarono. I Demoni Neri erano in maggioranza, ma i due Demoni Bianchi avevano delle armi niente male. Io ero nel mezzo, con un pugnale ancora invisibile.
«Tu, vai via di qui» mi disse uno dei Demoni Bianchi.
«Mi sa che è proprio quello che farò» risposi. Tentai di andarmene e lasciarli alla loro lotta, ma sapevo bene anche io che non sarebbe andata come in un sogno.
«Bella Von Klemnitz, ti dichiaro in arresto per conto di vostro padre, il Re!».
Il tempo sembrò fermarsi. I due demoni bianchi mi guardarono sorpresi e riuscii a intuire dalle loro facce che erano anche schifati alla mia vista, cosa che non mi era mai successa.
«Non so di cosa stiate parlando!» esclamai fingendomi impaurita. Sapevo bene che anche questo stratagemma non avrebbe funzionato, ma tentare non fa mai male, giusto?
«Vieni qui ogni cinque anni, ti stavamo aspettando» disse il Demone Nero. Non c'era niente da fare. Beccata!
Arricciai le labbra, scocciata. La mia espressione cambiò totalmente. Mi voltai verso di loro con un sorrisetto scaltro.
«Ma bravi! Volete un applauso?» chiesi retoricamente. «Beh? Chi inizia? Ci muoviamo? Ho un trasferimento da preparare»
Detto fatto. I demoni neri si fanno avanti, mentre i Demoni bianchi, intelligentemente, si fanno da parte, aspettando che io finisca i tre imbecilli. Non ci volle molto, lanciai il pugnale in testa al primo, sciolsi la faccia del secondo e con la pistola di quest'ultimo, sparai in testa al terzo.
Detto fatto.
I Demoni Bianchi adesso erano indecisi se farsi avanti o meno, ma presi io la scelta per loro. Presi le armi dei tre Demoni defunti e camminai spedita verso di loro.
«Hey, no ti prego, non diremo niente!» esclamò uno, paralizzato dalla paura. Il secondo però, iniziò a spararmi. Fu facile deviare i colpi. Per un momento mi sfiorò l'idea di lasciarli andare, ma non avevo tempo per certe congetture, dovevo muovermi.
«Ho sempre pensato che voi Demoni Bianchi siate dei grandissimi pettegoli insopportabili.» dissi dura. Tagliai la gola a entrambi, così si sarebbe pensato fossero stati i demoni neri.
Pensai che finalmente fosse tutto finito, ma arrivarono altri demoni neri.
«Bene! Ce ne sono altri!» era la prima volta che si presentavano così tanti demoni. «Prima di iniziare» esordii «ho una domanda molto semplice alla quale anche voi teste vuote potete rispondere.» li guardai bene in faccia, mi assicurai che nessuno avesse intenzione di attaccare prima di avermi risposto. «Sto cercando la mia spada. L'ho persa circa duecento anni fa, ero in una situazione come questa solo vicino a un fiume e qualche deficiente che avevo lasciato con la spada nel petto, ha deciso di buttarsi, come se questo avesse potuto salvarlo... che stupido, vero?» non ebbi risposta. «Insomma, non l'ho più trovata e sono sicura che qualcuno l'ha presa quindi, ditemi chi e dov'è»
Decisero di attaccare senza rispondere. Sarebbero morti lo stesso. Non sto a descrivervi la scena, ma finì con me e l'ultimo dei demoni, io che gli puntavo un coltello alla gola e lui che sudava freddo.
«Rispondi alla domanda.»
«M-mi dispiace... Ce l'hanno i Demoni Bianchi! Ce l'hanno loro!» urlò disperato. Bene. Almeno sapevo dove cercare.
Gli tagliai la testa. E feci sparire i corpi con uno schiocco di dita.
Feci stranamente fatica, ma non ci fu più traccia di sangue neppure sul mio pugnale.
Lo riposi dietro la mia schiena e uscii dal parcheggio.
Fu un errore. Non controllai che ci fossero altre presenze demoniache e quello mi costò un grande spavento.
Mi presero alle spalle.
«Merda!» urlai tirando un calcio al primo demoni che vidi. Fortunatamente cadde e ostacolò l'attacco degli altri due. Iniziai a correre più veloce che potevo. La gente guardava ma nessuno reagiva. Non sapevano e non si intromettevano.
Quei dannati demoni mi stavano dietro, sentivo il loro schifoso fiato sul collo. Per un certo tratto riuscii a mettere un po' di distanza tra noi, ma loro non volevano mollare. Svoltai l'angolo e corsi per un paio di metri finché venni presa per i fianchi e costretta a nascondermi tra le pareti di due case. Una mano mi tappò la bocca, ma non sarei stata così stupida da urlare.
Quegli stupidi continuaroni avanti senza notare me e quello che mi aveva rapita o salvata.
Quando chiunque-mi-avesse-presa mi staccò le mani dalla bocca mi alzai e mi girai verso di lui. Mi bloccai senza fiato. Come se avessi appena ricevuto un pugno in pancia, o se mi avessero sparato ripetute volte al petto.
«Non può essere... tu sei morto... Damon è morto tu non...» continuai a balbettare senza ben capire nemmeno io quello che dicevo. Ero confusa, la mia testa stava andando in palle. Tutto troppo velocemente.
Cosa sta succedendo? Questa era la domanda che continuava a rimbombare nella mia mente. Mi dissi di ordinare i pensieri, ma i ricordi... i ricordi mi tolsero il fiato.
Il ragazzo davanti a me aveva gli occhi sgranati, probabilmente non capendo nulla.
«Come fai a sapere di mio fratello?» sussurrò. Era identico a Lui. Ogni singolo lineamento del volto era uguale a quello di Damon, del ragazzo morto a causa di mio padre.
«Come ti chiami?» chiesi sempre rimanendo a debita distanza.
«Io... Damon» rispose ancora un po' intontito. A quella risposta risi istericamente scuotendo la testa con sarcasmo.
«Sei identico a Damon e hai il suo stesso nome...» commentai. Non volevo guardarlo. Mi portava a pensare a brutti ricordi. Damon era stato molto per me anche se... insomma eravamo stati insieme per solo pochi giorni... anche se avevo sempre quel brivido che mi faceva pensare che non era così.
«Sono suo fratello... hanno voluto chiamarmi così quando hanno scoperto che era morto» disse. Mi stava fissando. Lo notai solo dopo dei minuti.
«Sei un Demone Bianco» dissi guardandolo male. Lui inclinò la testa, forse più confuso di me.
«Anche tu se non erro. Hai sangue di demone bianco e comunque eri rincorsa da dei Demoni Neri, quindi non credo tu possa essere una di loro... e comunque come fai a conoscerci?» disse tutto così velocemente che non riuscii a stargli bene dietro. Ma la cosa che capii meglio fu il fatto che loro non sapevano chi ero. Non sapevano che ero la principessa dell'Impero Oscuro, non sapevano che la guerra stava imperversando per colpa mia. Non sapevano nulla?
«Come fai a sapere tutto su di noi?» chiese ancora. Io mi ripresi dal mio stato di shock. Lo guardai a fondo. No. Non dovevo dirgli chi ero veramente. Avrei mischiato verità e bugia.
«Oh, sai... scappo tipo dal Medioevo ai Demoni Neri! Ho scoperto un po' di cose in questo periodo di tempo...» dissi sarcastica. Lo vidi sgranare gli occhi. Sorrisi.
«C-come... non è possibile! Io nel Medioevo non ero nato e... hai mille anni! Perché non hanno mai cercato di portarti in accademia?» chiese confuso. Se solo sapessi il perché... pensai sarcasticamente. Alzai le spalle come se non sapessi nulla.
«Be', ti ci porterò io oggi stesso.» dichiarò. Feci qualche passo indietro ritrovandomi contro la parete opposta a cui era appoggiato lui.
«No. Io non ci vengo.» dichiarai secca. Se mi avrebbero scoperta lì dentro sarei rimasta uccisa sul colpo.
«Vogliamo solo aiutarti. Scoprirai i tuoi poteri, ciò che sai fare... ti sentirai meglio.» disse avvicinandosi. Non dissi niente. Abbassai semplicemente lo sguardo. Strinsi gli occhi. Era così difficile... Voi non potete immaginare. Davanti a me c'era la copia di una persona che con un sorriso mi ha fatto esplodere! Era così difficile lasciarlo andare... Anche se non era lui.
E allora mi dissi: perché no? Ho un'occasione per riscattarmi, e in più, all'Accademia potrei ritrovare la mia spada!
«Va bene» dissi di slancio. Mi rendo conto solo adesso di aver fatto una pazzia. Avevo accettato, mi ero arresa davanti al nemico che non credeva io fossi il loro. Damon mi sorrise.
«Bene, allora seguimi» detto questo uscì dal piccolo vicolo e si incamminò verso una moto nera. Lo seguii titubante guardandomi intorno per accertarmi che non ci fosse alcuna trappola. Non c'era per fortuna.
«Dai, sali» mi disse il ragazzo indicando il sellino della moto dietro di lui. Mi ci sedetti con disinvoltura, poi lui partì a razzo e io dovetti stringergli la vita.
Non parlammo più fin quando arrivammo davanti ad un cimitero.
«È qui l'entrata?» chiesi curiosa. Lui annuì. Entrai nel cimitero e mi guardai intorno. Non notavo niente di strano. Niente di sovrannaturale. Guardai Damon con aria interrogativa. Lui mi sorrise e mi superò andando davanti alla lapide più grande e maestosa. Sopra c'era scritto "Valentin Lanstrenger Academy".
Osservai completamente tranquilla Damon pronunciare quel nome e una formula strana. Il terreno sotto la lapide prese fuoco e io feci un salto all'indietro, sorpresa.
«Allora ti sorprendi di qualcosa almeno!» esclamò Damon sarcastico. Alzai le spalle. Ancora non mi sembrava possibile che esistesse un sosia di Damon. Del vero Damon.
Dentro il buco c'erano delle scale di terra. Lui mi fece andare avanti e io avanzai titubante. Quando constatai che per l'ennesima volta non c'era nessuna trappola scesi velocemente le scale ritrovandomi in fine in una sala molto larga e poco alta.
Damon mi raggiunse pochi secondi dopo.
«Ehmmm...»
Lo guardai con aria interrogativa. Lui sorrise, poi corse verso la fine della sala e saltò.
Venne inghiottito da una specie di acqua condensata o gelatina. Mi misi le mani sulla bocca per non urlare, poi mi ricomposi.
Corsi e saltai come aveva fatto Damon, sentii come se il mio peso sparisse per pochi secondi, poi i miei piedi si appoggiarono al terreno.
Aprii gli occhi che come una stupida avevo chiuso. Vidi ciò che avrei voluto dimenticare. Damon con le ali nere e bianche. Non potevo guardarlo. Era il suo sosia... perché bianche e non rosse? Forse... forse il rosso delle ali del ragazzo era... sangue. Repressi le immagini sofferenti di Damon e cercai di sorridere.
«Benvenuta Isabella alla Demon's Academy!». Mi dissero dei ragazzini senza ali.
Mi tolsi l'anello e le mie apparvero. Damon mi guardò strano mentre gli altri iniziati mi fissarono sbalorditi.
«Sono nata mille anni fa. Secondo te le ali non mi sono spuntate?» dissi allargando le braccia. Lui rise e io mi osservai intorno pronta ad essere accolta nella mia nuova casa.
...
Ogni secondo in cui venni festeggiata pensai se fosse stata una buona idea quella di dire di sì a Damon.
Si fece mezzanotte, ma la festa non voleva finire. Io ero in un angolo ad annoiarmi. Tutti si stavano divertendo tranne la festeggiata.
«Non vorrai certo dirmi che rimmarrai seduta per tutta la durata della festa!» Damon mi apparve davanti agli occhi con tutta la sua magnifica bellezza.
Quando, in quel momento, lo guardai più intensamente riuscii a intravedere delle diversità tra i due fratelli.
Il Damon che avevo davanti aveva i capelli più scuri e gli occhi anche.
«In verità si» risposi urlando per sovrastare la musica. Lui scosse la testa e mi prese di scatto la mano facendomi alzare.
Mi portò in pista e mi fece eseguire dei balli stravaganti. Devo ammettere che mi divertii un mondo. Ancora rido se mi ricordo quei movimenti...
La festa finì all'una. Non ero nemmeno stanca! Mi sentivo nel pieno delle mie forze.
«Ti accompagno nella tua nuova stanza!» mi disse ad un certo punto Damon. Annuii e lo seguii.
La mia stanza era la 114. Quando entrai le due mie nuove compagne di stanza mi assalirono. Furono come dei tornadi.
Erano felicissime di avermi in camera con loro. E io ero... scettica. Sì, non ero abituata a quel tipo di affetto. Non più.
Cacciarono via Damon e mi invitarono a sedermi con loro su un tappeto cobalto per conoscerci.
«Io mi chiamo Helena e ho il potere della luce» disse la prima ragazza con i capelli biondi e boccolosi. Le sorrisi, poi guardai l'altra.
«Io sono Luna e ho il potere di vedere il futuro» disse l'altra che aveva i capelli biondi quasi bianchi e lisci.
«Io sono Isabella, ma potete chiamarmi Bella e...» mi bloccai. E cosa gli dicevo??? Non avevo poteri da Demone Bianco!!! Più o meno... avevo il potere di Damon!
Misi una mano in avanti e pensai:"Demon potestatem Albus!"
Dalla mia mano uscì una sfera di luce che andò a librarsi nella stanza. Quando chiusi il pugno quella svanì.
Ero consapevole di essere diventata bianca. Era impossibile che un Demone Nero con il potere dell'Ombra abbia anche il potere della Luce! Era completamente impossibile!
«Sei anche tu un demone della luce!» mi disse Helena battendo le mani. Io le sorrisi distrattamente, persa nei miei pensieri.
«Be' è meglio andare a dormire...».
Non me lo feci ripetere due volte. Dovevo pensare a quello che sarebbe potuto succedere lì dentro. Le vie d'uscita erano poche e io ancora non le conoscevo. Se mai mi avessero scoperta, sarei stata messa male.
•••
«SVEGLIAAAAAAAAA!»
La vocina acuta di Helena mi fece balzare in aria.
Mi alzai di scatto e la guardai, ancora un po' assonnata. Lei mi fece le spallucce facendomi ridere.
«Cosa devo mettermi?» chiesi anvira scombussolata. Beh, non avevo nulla! Nessuno aveva avuto la decenza di chiedermi se avevo bisogno dei miei vestiti!
Ma ben presto ne capii il motivo. Helena andò nella cabina-armadio e prese tre divise tutte uguali. Gonna che arrivava poco sopra le ginocchia nera, maglietta a maniche corte bianca con il logo nero e delle calze bianche lunghe fino alle ginocchia, e per completare una giacca nera.
Insomma saremo dovute diventare tutte uguali. È questo che ho semore odiato di questa razza. Stupidi chiacchieroni sempre uguali. Solo stupidi automi pettegoli.
Beh, mi sarei dovuta adattare per non saltare all'occhio!
Mi vestii velocemente mettendo le mie solite vans nere (tanto per cambiare il colore eh...).
Fui la prima ad essere pronta. La borsa che mi avevano dato era stracolma dei libri delle materie a cui avremmo partecipato. Aprii la porta e aspettai le ragazze fuori.
«Ehi! Bella!»
Mi girai, ad inseguire la voce che mi aveva chiamato e vidi Damon, vestito come un normale studente di questa scuola per Demoni Bianchi.
«Qui devi essere conosciuto come principe immagino...» dissi appoggiandomi al muro con la spalla. Lui sbiancò completamente.
«No! Per favore, non dire niente a nessuno! Non so come lo sai o che rapporti avevi con mio fratello, ma per favore non dire che sono il principe!» disse tutto in fretta e a voce molto bassa, ma io ci sentii lo stesso. Annuii, anche se confusa. Forse mi ero sbagliata di quegli spocchiosi esseri.
Lui sospirò, sollevato. Gli sorrisi ancora, proprio quando Helena e Luna uscirono dalla camera.
«Damon! Che piacere vederti!» dissero in coro. Le guardai con un sopracciglio alzato, poi tornai a fissare Damon che sorrideva.
«Damon, hai le nostre stesse ore, per caso?» chiesi tanto per spezzare il silenzio imbarazzante che si era creato nel gruppo.
Lui mi osservò attentamente, poi scosse la testa.
«No, sono proprio venuto a darti le tue ore, saremo insieme alla terza ora, alla quarta e alla quinta per oggi.» disse. Annuii anche se triste. Era come se lui fosse l'ancora che mi ricordava perennemente Damon... Come se avessi avuto paura che non appena avrebbe girato l'angolo, lo avrei perso. Avrei perso di nuovo Damon.
E forse, sì, sono egoista. Perché la verità è che mi manca Damon. Il vero Damon.
«Noi tre invece abbiamo le stesse ore sempre» osservò Luna controllando tutti e tre i nostri orari. Non ne fui estasiata. Quelle due ragazze mi sapevano troppo di finto. Sembravano delle bamboline sotto il controllo di qualcuno. Non mi convincevano.
«Allora è... meglio che andiamo» dissi indicando il corridoio. Damon annuì e passò avanti continuando a fissarmi intensamente come a voler scrostare la vecchia armatura che continuava a reggere imperterrita da anni, per vedere ciò che c'era dietro. Non glielo avrei permesso, perché il mostro dietro la sottile parete di vetro doveva restare lì.
«Cosa abbiamo per prima ora?» chiese Helena, riscuotendo mi dai miei subdoli pensieri. Andai a guardare sul foglio, ancora stordita.
«Magia Nera e a seguire Magia Bianca...» dissi con un sopracciglio alzato.
«In che senso Magia Nera? Credevo che solo i Demoni Neri potessero praticarla.» dissi guardando le due ragazze mentre ci mettevamo in cammino.
«Si intende magie per riuscire ad uccidere un Demone Nero o contrastare le sue magie» spiegò Luna. Mi venne un groppo in gola. Se solo avessero scoperto che ero un Demone Nero mi avrebbero uccisa. Anche se il fatto che ero la principessa avrebbe avrebbe rallentato le cose.
Respirai profondamente dicendomi di non pensarci nemmeno. Era stupido preoccuparsi in questo modo.
Entrammo in classe. Era gremita di ragazzi in divisa che provavano magie semplici.
Quando mi videro cominciarono a fissarmi. Non fu una bella sensazione. I loro sguardi sembravano volermi trapassare e mi sentivo indebolita a causa di quella situazione.
«Buongiorno Bella! C'è un posto libero lì» il professore di Magia Nera mi stette subito abbastanza simpatico, ma dovevo contare la materia che insegnava, e sicuramente studiare come potevano uccidermi non era il massimo...
Il posto libero era quello di fianco ad un ragazzo vestito tutto in nero. Se solo non avessi avuto la minima voglia di parlare, forse saremmo potuti diventare amici.
«Inizieremo con una formula per immobolizzare i Demoni Neri. Funziona anche con i Demoni Bianchi, ma se studiato come lo facciamo noi dura di più quello per i Demoni Neri.» spiegò il professore guardando la classe. Tutti lo stavamo guardando, rapiti dalla discussione (anzi gli altri lo guardano rapiti...).
«La formula è: "Immobilitate, deficit nigrum dixit daemonium habes"» tese la mano verso una ragazza e quella si immobilizzò. Dopo qualche secondo poté muoversi.
Se lo farà con me sono morta... pensai cominciando a mordermi il labbro inferiore come facevo sempre quando ero nervosa. Iniziai a muovermi a disagio sulla sedia e il professore lo notò. Spera i quindi che non mi avrebbe chiamata per pietà, ma mi sbagliavo.
«Bella, prova tu»
Grazie prof...
Mi alzai dalla sedia facendomi vedere bene da tutti, tesi una mano verso la bambina che prima aveva immobilizzato il professore.
«No! Immobilizza questo prima di provare con Angela.» esclamò il professore poco prima che io potessi dire la formula.
Mi girai verso di lui e vidi che aveva in mano un esserino blu con le ali. Sembrava carino e innocente, aveva dei grandi occhioni completamente neri che mi osservavano, forse un po' impauriti.
Tesi la mano verso l'esserino e recitai la formula. Riuscii a immobolizzare l'animaletto, ma ci rimise la mia mano... si immobilizzò completamente e io potei solo cercare di nasconderla abbassando il braccio.
«Brava Bella,davvero un ottimo lavoro» si complimentò il professore sorridendo. Glielo volevo togliere a pugni quello stupido sorriso!
La lezione che seguì fu quella di prendere appunti continuamente e provare magie stupide. Dovetti scrivere con la mano sinistra perché l'altra restò ferma per mezz'ora...
Dopodiché tutto andò liscio, nessuna chiamata che avrebbe potuto mettere a rischio la mia copertura o cose del genere. Solo una leggera inquietudine, un formicolio lungo la spina dorsale.
C'era qualcosa che non andava, e lo capii meglio proprio quando la porta si aprì di scatto.
∞∞∞
SPAZIO AUTRICE:
Adesso inizia la parte interessanteeeee! Che ne dite dalla nuova apparizione? Una specie di secondo Damon!
Ciao e al prossimo capitolo!
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