23. Salvataggio-parte 1
I miei capelli scuri spiccavano notevolmente sul grembiule bianco che mi ricopriva il petto e le gambe.
Osservavo con il naso corrucciato la mia opera vistosa, per poi spostare il mio sguardo sulla mia valletta preferita: Halley.
Indossava un vestito blu notte puntellato da piccoli diamanti sul petto che andavano diradandosi verso il cinturino di seta che le circondava elegantemente la vita.
Le ali nere erano ripiegate dietro le sue spalle e si intravedevano a malapena sul dipinto.
Aveva la mano destra appoggiata su un tavolino in legno scuro su cui vi erano appoggiati una bottiglia di vino rosso e sparse in modo teatrale una ciotola e della frutta variopinta.
Il mio lavoro era eccellente (modestamente...). Ma mancava di qualcosa che nei miei numerosi quadri non ero mai riuscita a dare: la luce nello sguardo.
Chiamai mia sorella con una scrollata della mano continuando a fissare il mio lavoro. Lei arrivò subito impaziente di vedersi ritratta e sorrise non appena constatò che ci avevo messo molto più impegno di quando avevo le cameriere come vallette.
-È bellissimo!- mormorò veramenre stupefatta. Scossi la testa per poi indicarla nel ritratto. Lei annuì come avendo capito il mio piccolo problema che potrebbe sembrare insignifivante. Mi prese il pennello dalle mani lo intinse nel colore.
Mi alzai per lasciarle posto e intanto mi siatemai il vestito sotto il grembiule che aveva delle grosse pieghe.
Quando rialzai lo sguardo vidi che mia sorella era riuscita a dare quel tocco si luce che mancava al quadro.
Mio padre lo fece appendere sulle pareti della biblioteca come anche gli altri dipinti. Sia miei che di Halley.
In un quadro di quest'ultima venni rappresentata anche io. Avevo un vestito di lino bianco con dei ricami neri e una cinturina nera che mi stringeva la vita. I capelli ricadevano sulle mie spalle, sciolti e mossi. Ribelli. I miei occhi neri spiccavano sulla tela come richiamando, seppur scuri, tutta la luce della stanza in cui si trovava il quadro.
Ero posizionata teatralmente davanti ad un arazzo che rappresentava un lago circolare. Delle ninfee erano poggiate delicatamente sulla sua superficue e venivano illuminate da piccole lucciole, e degli alberi di palude accerchiavano il lago blu.
Di fianco all'arazzo c'era una botola...
Spalancai gli occhi. Una botola! Il disegno l'aveva fatto Halley! Lei sapeva cosa sarebbe successo!!! Mi girai di colpo verso l'arazzo in questione, ma la botola non c'era. Non mi diedi pervinta e, controllando che fossi sola in quell'immensa biblioteca, corsi verso l'arazzo, lo scostai leggermente e...
-Bingo!- sussurrai vittoriosa.
Adesso la biglia... Pensai.
Mi ricordai l'annotazione: 3; 14; 7; 22.
Ala tre.
Mi diressi verso quest'ultima sicura di me stessa, quando ci arrivai contai 14 scaffali, quando arrivai al quattordicesimo contai sette ripiani a partire dal basso avendo qualche dubbio, poi vidi che c'erano quattordici scaffali e sorrisi per la furbezza di mio padre.
Contai ventidue libri e quando arrivai al ventiduesimo lo presi e notai che il legno dietro di esso era tagliato sorrisi e cercai di aprire quella specie di scatoletta all'interno dello scaffale. Nulla da fare, non ci riuscivo. Guardai bene e vidi un pulsantino. Lo schiacciai e la scatoletta si aprì da sola facendo rotolare fuori la biglia.
Con un sacchettino presi al volo la biglia per non sprecare il suo potere subito, poi me la misi in tasca e misi a posto il ventiduesimo libro.
Iniziai a pulire l'immensa biblioteca. Mi ci vollero ore, ma alla fine ce la feci.
Ero madida di sudore. Non avevo mai sudato tanto in vita mia (forse).
E adesso... tutto normale fino a stanotte, poi si va da Alex. Mi dissi risoluta. Presi la scopa e le altre cose e le misi nello sgabuzzino più vicino.
Raggiunsi la cucina dove, severamente Yuki mi porse una bottiglia mezza piena di sangue la guardai con le vene che fuoriuscivano dagli occhi, ma cercai di non far scattare anche gli artigli.
Bevvi tutto in un sorso, ma non mi saziai affatto. Cercai di sistemarmi la faccia, ma comunque qualche traccia di vena nera rimase.
Chiusi gli occhi per calmarmi, dopo di chè buttai la bottiglia e iniziai a preparare la cena solo per noi serve.
★★★
La notte mi era amica. Quel giorno avrei dovuto compiere una missione molto delicata. Sarei andata a vedere come stava Alex e per vedere se c'erano vie d'uscita che non erano quella botola nel terreno, perché l'uscita alla biblioteca mi allettava molto.
Per quel tipo di operazioni mi sarei dovuta trasformare si nuovo. Volli mantenere l'aspetto di Isabella Von Southeroff: la vera io. Se qualcuno mi avesse visto avrebbe pensato a un'allucinazione perché pensavano fossi morta, quindi non avrei corso alcun rischio.
Mi tolsi la vestaglia grigia che copriva la mia tuta di pelle nera attillata che metteva in risalto ogni curva del mio corpo. Mi misi al centro della stanza in piedi e chiusi gli occhi concentrandomi. I miei capelli divennero di poco più corti e castano scuro, i miei occhi tornarono i due pozzi scuri di una volta e i lineamenti del mio viso che avevo cambiato tornarono al mio posto.
Mi misi il cappuccio molto grosso della felpa addosso tanto per essere sicura che nessuno mi potesse vedere.
Uscii dalla stanza di fretta. E mi fiondai su per le scaline senza producere il minimo rumore. Mi guardai le ali bianche e sorrisi per poi iniziare una corsa silenziosa tra i corridoi intricati del palazzo, verso le prigioni.
Quando fui davanti all'angolo delle prigioni mi fermai. Ero sicura ci fossero delle guardie dopo l'angolo presi un breve respiro e mi affacciai leggermente. Ce ne erano due. Perfetto. Presi due fazzoletti e mi misi pronta. Mancavano pochi secondi a mezzanotte, l'ora in cui l'orologio avrebbe iniziato a far sentire il suo rumore assordante e soprattutto l'ora in cui avrei agito.
5...
4...
3...
2...
1...
...Via!
I rintocchi iniziarono e io mi fiondai come un fulmine verso le due pivere guardie che non ebbero nemmeno il tempo di dire una sillaba che si ritrobarono addormentati a terra grazie a un elisir di Fiore Blu che riesce a far addormentare chi lo annusa in pochi secondi.
Sorrisi soddisfatta e sistemai i due in modo tale che avrebbero potuto scambiarli per due guardie troppo stanche che si erano addormentate.
Presi il mazzo di chiavi di uno e aprii la prima porta. Entrai in un corto corridoio nero, chiusi la porta alle mie spalle restando completamente al buio. Accesi una sfera di luce nelleie mani per vedere meglio, ma niente. Andai avanti e iniziai a sentire le lamentele della gente. Corsi verso quella direzione e senza badare alle persone che cercavano di prendermi per una caviglia e robe simili. Andai all'ultima cella blindata e con un rinforzo impossibile da spaccare (quasi a tutti...).
Apro la porta ed entro per poi richiudermela dietro. Mi abituai quasi subito all'oscurità, ma troppo tardi per evitare che qualcuno mi afferrasse per il collo e mi sbattesse contro il muro.
Ansimai. Non era Alex! Guardai oltre al vecchio che mi stava per uccidere e vidi una persona, un ragazzo, appoggiato con non-chalance sul muro.
-A...Alex- dissi ansimando. Lui alzò la testa di scatto e corse verso di me.
-Lasciala- ordinò al vecchio che molló di scatto la presa facendomi accasciare a terra. Alex si inginocchiò di fianco a me e mi strinse tra le sue braccia. Assaporai il suo odore si vaniglia per poi dargli di afuggita un bacio sulla guancia.
-Sono qui solo per vedere se ci sono altre vie d'uscita oltre a quella che ho pensato. Dovremo fare presto, devo andare in camera mia entro l'alba- spiegai con un filo di voce.
Alex annuì sorridendo.
-Allora ti informo che non c'è nulla da controllare. Ogni botola è stata aigillata a parte... quella di decenni fa, ma non la voglio usare... sei daccordo?- chiese indicando un punto della cella. Annuii pensierosa.
-Quando arriverà il momento verrò da te e passeremo in un passaggio della biblioteca- dissi. Notai con un grande sollievo che aveva ancora le ali.
-Io credo... credo che devo andare- dissi dopo minuti di silenzio. Lui annuì, poi, peró, preso da uno slancio d'affetto, mi prese il viso e mi baciò con passione. Ricambiai dopo qualche istante di esitazione, poi mi staccai e lo guardai negli occhi.
-Alla prossima- sussurrai alzandomi. Gli sentii formulare un saluto mentre uscivo e mettevo tutto a posto. Quando uscii anche dalla porta principale le giardie si stavano svegliando. Misi a posto le chiavi e scappai in camera mia, pensando ancora al bacio di Alex.
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