11. Fuggitiva-parte 6

[Revisionato]

SPAZIO AUTRICE:

Oggi due capitoliiii! Ditemi che mi adorate!!! Okay, senza contare gli scherzi... sono veramente fantastica *ride a crepapelle* Vi auguro buona lettura e spero che questo secondo capitolo sia di vostro gradimento.

Ero in giardino, alla ricerca della mia camera. Facevo fatica a individuare la finestra. Gli alberi intorno erano scomparsi e la parete di pietroni era stata intonacata nel corso di qualche inevitabile restauro. L'unica cosa positiva che notai fu il tubo della grondaia, anche quella una novità. Sorrisi furba e cominciai a salire.

Non volevo usare le ali perché l'appartamento di mio padre era quello accanto e le ali erano molto grosse, poteva scorgerle tranquillamente.

Arrivai di fianco alla mia finestra tranquillamente e atterrai sui talloni sul davanzale di marmo scuro.

Quest'ultima era socchiusa. Sorrisi ricordando i vecchi tempi.

-La vecchia Emy è ancora qui...- sussurrai riferendomi alla mia ex cameriera.

Aprii lentamente la finestra e vi entrai inarcandomi come un serpente.

Anche quando ero piccola adoravo il nero, infatti la mia stanza era nera e azzurra. Le pareti erano completamente nere, il pavimento era di un legno a parché scuro, ricoperto da un tappeto con i peletti azzurri.

Il letto a baldacchino era di un legno nero, con le lenzuola nere, il piumino azzurro e i cuscini misti.

La scrivania era nera, come la sedia che però aveva un cuscino azzurro.

L'armadio era del tutto azzurro, con degli arabeschi dipinti a mano di nero.

Mi guardai intorno assaporando l'odore di passato. Sorrisi, poi mi ripresi dal mio stato di schok e spalancai l'armadio. Mi fiondai subito su una cassa vecchia e polverosa. L'aprii e presi due gambali e una cintura con buchi elastici per ogni tipo di arma.

Però mi mancavano le armi...

-E adesso si va in armeria...- borbottai. Feci per uscire dalla porta, ma mi parve molto imprudente.

Andai di nuovo alla finestra e senza pensarci saltai nel vuoto.

Fu un volo di tre piani, ma atterrai agilmente in ginocchio. Sorrisi alzando lo sguardo e ritrovandomi davanti al gazebo tanto amato dalla me bambina.

Era una cupola di cristallo, sembrava quella di una favola, attorcigliate a delle strutture in ferro battuto l'edera spiccava verde dando un tocco di colore.

Il gazebo era circondato da fiori di mille colori, disposti in modo ordinato. L'unico spazio non occupato da quelli era l'entrata. Un arco in ferro battuto dalla quale pendevano alcuni rami di edera troppo cresciuta. Si poteva notare che era da tanto che non lo curavano quel povero gazebo.

All'interno di quest'ultimo c'era un tavolino bianco di acciaio; aveva dei ghirigori indimenticabili. Delle rose sbocciate e non, rametti che si congiungevano al centro per far sbocciare una ninfea...

Ai lati del tavolino c'erano quattro sedie con la stessa fantasia.

Guardai il tutto con estrema nostalgia. Erano passati più di millecinquecento anni da quando passeggiavo sotto quel gazebo. Un tempo infinito che non sarei mai riuscita a recuperare.

Mi girai verso la finestra della mia camera, scorsi un movimento e andai a nascondermi in modo tale da vedere chi era.

Emy, la mia vecchia cameriera stava chiudendo la finestra sbuffando. La osservai. Non sembrava invecchiata di un giorno. Molto probabilmente il suo Stato di Crescita si era fermato sui cinquant'anni, mentre il mio sui quindici.

I suoi capelli bianchi e candidi erano raccolti in una morbida crocchia sulla testa fermata da una matita nera, indossava il solito grembiule grigio sopra la veste bianca e le scarpe con il tacchetto nere. Gli occhialetti a mezzaluna le ricadevano sul naso ingrandendo gli occhi porcini.

Sorrisi alla vecchia, anche sapendo che non mi avrebbe vista. Quando se ne andò potei concedermi un minuto di riflessione.

Mi stavo facendo mella mente la vecchia mappa del Palazzo, ma alcuni corridoi erano sfocati nella mia mente.

Sicuramente non potevo andare a liberare Alex senza sapere dove andare... dovevo rifarmi una mappa.

Sarei andata all'armeria e avrei rubato tutto il possibile, poi avrei trovato un modo per farmi una cartina del nuovo palazzo.

Il modo non ce l'avevo, ma l'avrei trovato sicuramente, come avevo detto a Damon quando doveva andare a prendere il Pugnale l'improvvisazione mi sarebbe stata d'aiuto.

Camminai percorrendo l'intero perimetro del Palazzo. Notai molte grate nelle quali entrare, ma non sempre quelle giuste.

L'armeria era nell'ala ovest del palazzo, sopra la palestra che di conseguenza era sopra alle segrete.

Sarebbe stato un posto perfetto... avrei preso le armi, poi trovato il modo per ispezionare il palazzo facendo la mappa, dopo avercela bene in chiaro avrei pensato ad un piano e per ultimo avrei preso Alex e saremo scappati. E quella volta non ci sarebbe stata alcuna perdita.

Sospirai nervosa. Dovevo fare tutto in pochissimo tempo, soprattutto per salvare la vita ad Alex.

Per prima cosa: l'armeria.

Corsi senza farmi vedere dal vecchio giardiniere verso una grata del palazzo ad ovest. Ero sicura mi avrebbe portato nella stanzetta delle armi.

Con uno strattone tolsi la grata e guardai il tubo di conduttura dell'aria. Era abbastanza grande per farmi passare. Mi misi dentro e appoggiai la grata facendola sembrare messa come prima, poi guardai il percorso.

Dovevo salire fino al secondo piano, per poi cercare la stanza. Sarebbe stata dura.

Misi le mani ai lati della testa, forse più in alto, e puntellai i piedi, per poi osservare di nuovo i piani infiniti sopra di me.

"Ecco perchè ho preso questi stivali e i guanti..." pensai con una punta di ironia. Spinsi con i piedi e con le braccia contemporaneamente facendo stridere le pareti di metallo.

Cercai di andare più cauta. Non volevo certo farmi scoprire! Mi issai stavolta prima con i piedi e poi con le braccia, come... una rana, solo che stavo andando in verticale e soprattutto non ero in acqua.

Quando arrivai alla seconda biforcazione che segnava il secondo piano, ero completamente sfinita.

I muscoli urlavamo dal dolore e io ero sudata fradicia. Mi tirai i capelli sciolti dietro per non intralciarmi la vista.

Camminai a gattoni seguendo il corridoio per un tempo indefinito, finchè non vidi una grata.

C'era della luce. Mi sporsi sperando fosse l'armeria, ma questa volta la fortuna non fu dalla mia parte.

Mi trovavo sopra alla dispensa. Cibo da tutte le parti, un profumo inebriante e... sangue.

Sangue in abbondanza, buono e fresco. La mia gola divenne secca. Gli artigli alle mani spuntarono divenendo neri, come le vene sotto i miei occhi.

Guardai gli artigli. Erano le mie unghie, solo più lunghe, affilate e... nere. Erano una novità, ero passata... ad un grado più elevato se così si può chiamare.

Probabilmente mi sarebbero serviti. Il problema in quel momento era la fame implacabile. Avevo la bocca socchiusa e lo sguardo fisso sulle bottiglie di sangue.

Dovevo bere. Non sarei resistita. Mi guardai gli artigli e... tagliai le sbarre. Ero sorpresa e felice, non che la vista di quegli artigli fossero la cosa più bella del mondo, ma come avevo detto prima erano utili.

Sollevai la grata e feci sbucare la testa. Nessuno nei paraggi e nessuno rumore provenire dall'unica porta in quella stanza.

Agilmente mi lasciai cadere e senza il minimo rumore atterrai. Presi una bottiglia di sangue e la guardai desiderosa. Sono sicura che le vene erano uscite come mai avevano fatto prima di allora.

La stappai con un gesto degli artigli e bevvi avidamente.

Non riuscii a finire la bottiglia. Sentii dei rumori provenire dalla porta che si dirigevano verso di me. Mi guardai intorno spaventata cercando un nascondiglio, ma non lo trovai. Con un salto disperato cercai di raggiungere la grata.

Ci riuscii per un pelo, ma fui costretta a lasciare sul tavolo la bottiglia di sangue.

Richiusi la grondaia restando, però, lì a guardare.

Emy entrò insieme ad una ragazza all'incirca della mia età. La vecchia cameriera prese la bottiglia di sangue come se fosse normale averla trovata mezza vuota su un tavolo e la svuotò in un lavandino continuando ad ascoltare la nuova ragazza che si fermò dopo vari minuti.

-Bella si sarebbe meritata un funerale degno di una Dea, suo padre è stato avido ed egoista...- disse Emy dopo un po' tirando fuori l'argomento.

-Conoscevi bene la principessa...- commentò l'altra ragazza. Emy tirò su col naso annuendo.

-Era una ragazzina fantastica...- sussurrò. La ragazza nuova annuì sistemando delle nuove bottiglie di sangue in delle scatole.

-Oggi mi è parso di vederla...- disse ancora Emy prendendo un biecchiere d'acqua e sorseggiandolo.

La nuova ragazza la guardò con un sopracciglio alzato.

-Si forse hai ragione Yuki... sto diventando troppo vecchia...- commentò Emy rivolta alla ragazza.

Yuki alzò le spalle.

-Non capisco perchè il re ha voluto far andare avanti il tuo Stato di Crescita...- commentò.

Rimasero entrambe in silenzio a fissare il pavimento.

-Potrei chiedere al re una licenza, troverò una valida sostituta...- disse ad un tratto Emy.

Sorrisi furba sopra le loro teste. Avevano già trovato una sostituta... Dopo aver preso le armi mi sarei offerta come sostituta cambiando, ovviamente, parte del mio aspetto.

Continuai a camminare a gattoni nel tubo della conduttura dell'aria cercando di non fare rumore per non fare insospettire quelle due sotto di me.

I minuti passarono prima che riuscii a trovare una seconda grata. I affacciai e trattenni un urlo di felicità. L'armeria era sotto di me. Il buio regnava in quella stanza enorme, ma le condutture mi ci avevano fatto abituare. Con uno strattone tolsi la grata e mi lasciai cadere nella stanza atterrando con grazia. Mi alzai e mi guardai intorno.

All'interno della stanza c'erano delle pareti sulle quali vi erano attaccate armi di ogni tipo. Dai pugnali più antichi alle pistole più recenti. Mi gettai a capofitto su quel ben di Dio.

Presi un pugnale e lo infilai nella cintura, poi misi nei gambali due pistole con pallottole d'argento e due con laser, nella cintura misi anche dei tranquillanti e dei sonniferi già pronti in pistole. All'interno della giacca misi un marchingegno magico che serviva a sparare frecce e pallottole dalle braccia spingendo un pulsante. Attorcigliai al braccio anche una frusta elettrica, poi mi legai i capelli con uno stiletto e un elastico elettrico che faceva come una seconda frusta.

Alex non avrebbe dovuto aspettare molto. Ero pronta. E l'avrei salvato, una volta per tutte.

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