Capitolo 9
Il mio Inferno e il mio Paradiso
24 gennaio 2017
"Noi pensavamo fosse con te a causa di questa" Joan mi porse un pezzo di carta sul quale c'era scritto che Rose sarebbe rimasta qualche giorno con me.
Io li guardai alibito, iniziando a scuotere la testa. Una cosa era più che certa: non avevamo programmato nulla e se fosse stata da me non avrebbe lasciato una lettera per avvisare i genitori. Rose era troppo rispettosa nei confronti dei suoi genitori per lasciare una semplice lettere attaccata al frigorifero della cucina. A quel punto era evidente che c'era qualcosa di losco dietro questa strana vicenda. Comunque la presenza di una lettera poneva numerose domande spontanee all'attenzione del sottoscritto: chi l'ha scritta? E perché qualcuno avrebbe dovuto inscenare questa falsa?
Edward si alzò di scatto dal divano afferrando la lettera che pochi secondi prima era tra le mie mani.
"Lo sapevo che c'era qualcosa di strano. Non è da Rose fare una cosa del genere, andate via senza chiederci il permesso. Che stupidi siamo stati, ci siamo fidati ciecamente di questa stupida lettera!" Il padre di Rose era abbastanza su di giri. La lettera nella sua mano era ormai diventata una pallottola tutta spiegazzata.
Guardai un punto fisso sul muro torturando le mie mani con le unghie.
Se Rosalyn non era da me e quella lettera non era farina del suo sacco, ciò significava solo una cosa: Rose era stata rapita.
Joan formulò la mia stessa ipotesi, così impugnando il telefono, iniziò a digitare il numero della polizia.
Con in sottofondo la voce preoccupata della madre, mi alzai dal morbido ed accogliente divano per camminare verso il piano superiore, la mia meta era la stanza di pulce. I coniugi Green erano troppo impegnati a denunciare la scomparsa della loro unica figlia per badare ai movimenti di un ragazzino in preda allo sconforto.
Come vi entrai restai per qualche minuto a contemplare la piccola e luminosa camera da letto.
La stanza era come al solito impeccabile sul punto di vista dell'ordine.
Mi ritrovai a ridere come un idiota al pensiero di pochi anni prima, sicuramente la sua camera non sarebbe stata in quelle condizioni. Probabilmente l'avrei trovata nel caos più totale con i vestiti del giorno prima sul pavimento, proprio sotto lo zaino e vicino ai libri di scuola che aveva usato per studiare. Il letto pressoché fatto solo perché la mattina la madre si occupava di sistemarglielo ma il pomeriggio Rose scambiava il letto per la scrivania e la scrivania per un porta oggetti. Non vi erano bottiglie in plastica o barattoli che non avessero passato più di un mese in stallo su quel tavolo in attesa che la signora Joan desse una ripulita. La coperta in pail blu si trovava proprio sotto una pila di fotocopie scolastiche, aui margini della scrivania vi erano diverse piante che non erano riuscite a sopravvivere sotto le 'cure' di Rose. Sarei potuto andare avanti con la descrizione della stanza per ore ma i sensi di colpa mi stavano divorando vivo, riportandomi alla cruda realtà.
Iniziai a vagare per la stanza come un'anima in pena soffermandomi per un attimo a osservare i libri appoggiati sul comodino di Rose. Solitamente i libri riposti nella sua piccola libreria erano stati letti mentre quelli sul comodino erano quelli nuovi che ancora dovevano essere letti. Solitamente il primo fella pila era quello che stava iniziando e, in effetti, tra le prima pagine del libro era visibile un pezzo di carta malamente strappato dal fondo di qualche quaderno. Il libro in questione aveva la copertina di colore blu, in primo piano era rappresentata una ragazza con indosso un vestito nero, questa aveva i capelli lunghi e del medesimo colore del vestito, il viso era coperto dalle sue mani e sembrava quasi piangere. Facendo scorrere la mia mano sulla pagina blu mi avvicina alla cornice di una foto riposta su un secondo comodino. Solitamente la foto rappresentava lei da piccola su un altalena ma adesso, la foto era stata sostituita con l'immagine raffigurante tre bambini seduti al tavolo, con le mani sporche di panna e i visi ricolmi di gioia e cibo. Io, Rose e mio fratello Jason. Io e le due persone che ho amato più di me stesso, io e due persone che erano scomparse, ognuno in modo differente ma pur sempre lontani.
Ancora oggi, a distanza di anni, la mancanza di mio fratello mi lasciava un ferita incolmabile. Ci sono giorni in cui riesco a percepire la sua presenza, spesso quando sono sul mio letto e i pensieri mi assalgono, immagino di vedere Jason sdraiato sulle lenzuola, con un braccio sotto la testa e lo sguardo rivolto verso il soffitto, intento a fumare una sigaretta.
In cuor mio sapevo il motivo per cui Jason non riuscisse a sopportare più di tanto Rose, lei era troppo dolce per poter contrastare il carattere di mio fratello e questo gli dava fastidio. Da parte mia invece mi sentivo attratto dalla naturale predisposizione di Rose nell'essere ottimista e gentile con chiunque, il suo carattere era ciò che più amavo di lei.
Quando si fermava a dormire da me e mi stringeva a lei il mio corpo era rilassato ma al contempo la mia mente era tormentata e io desideravo dirle così tante cose. Le sue braccia erano il mio inferno e il mio paradiso.
Appena udii le sirene della polizia distolsi lo sguardo dalla fotografia e mi diresti al piano inferiore affiancando la signora Green che, sospirando, appoggiò una mano sulla mia spalla cercando di infondermi un briciolo di forza.
I poliziotti presero posto in salotto mentre due uomini in divisa salivano gli scalini, che io avevo appena finito di scendere, dirigendosi verso la stanza di Rose,probabilmente in cerca di indizi.
La voce smorzata dal pianto di Joan raggiunse le mie orecchie e io non potei fare altro che serrare la mascella.
Edward le accarezzava una mano come per farle coraggio e lei deglutì pesantemente.
"Chi è questo Justin di cui mi sta parlando? È in buoni rapporti con sua figlia?" Chiese un poliziotto annoiando tutto ciò che veniva detto su un block notes.
"Sono io Justin" informai avanzando verso di lui.
Il suo sguardo scrutò ogni mio singolo movimento. Probabilmente in cerca di qualcosa che potesse etichettarmi come il cattivo della situazione.
Jason's POV
"Avvisami quando arrivano da te, domani mattina se il piano procede come deve, passeremo alla prossima fase" informai posando la lattina di birra sul tavolo.
"McCann, quando arriveranno ti invierò un messaggio" mi assicurò prima che chiudessi la chiamata.
"Qual'è la fase successiva del tuo piano?" mi chiese Rose portando le ginocchia contro il suo petto per poi circondare le gambe con le braccia.
"Lo saprai domani mattina piccola,abbi pazienza" la stuzzicai ridacchiando.
"Io comunque non capisco" bisbigliò tra sé e sé, probabilmente non avrebbe voluto che io ascoltassi ciò che sussurrò, dato che quando le chiesi spiegazioni si irrigidì come un pezzo di legno.
"Mi hai lasciata, ho sofferto come non hai idea e poi, quando l'ho quasi superata, torni e mi rapisci pretendendo che le cose ritornino come prima, non ti capisco Jay. Per quanto mi sforzi proprio non ci arrivo" mi spiegò facendo un lungo sospiro dopo aver finito di parlare.
"La spiegazione è una, ti amo Beth. So di essere troppo geloso ma il pensiero di perderti mi fa impazzire" Spiegai dirigendomi verso la sua figura tremolante.
"Tu non eri così prima. Non sei mai stato così affezionato a nessuno, cosa è successo?" Chiese allontanandosi un po da me così sa evitare il contatto fisico.
"Ho incontrato una ragazza che mi ha cambiato. Mi ha fatto credere in dei principi, mi hai reso debole" nel suo volto riuscì a vedere che faceva fatica a trattenere un sorriso.
"Ti piace essere un debole McCann?" Chiese squadrandomi il viso probabilmente per vedere se stavo mentendo.
"Amo essere un debole per te" bisbigliai vicino al suo orecchio sorridendo in seguito notando che tremò leggermente.
Accarezzai con una mano la sua schiena coperta da una felpa rosa facendola quasi rilassare.
Justin's POV
"Che relazione hai con la ragazza?" Mi venne chiesto dal poliziotto.
"Eravamo molto amici. Quasi fratelli" risposi sentendo un colpo al cuore...
"L'ultima volta che l'ha vista?" Da lì in poi capì che mi avrebbe riempito di domande così sedetti su una sedia e iniziai a rispondere ad ogni domanda fino a che non arrivò all'ultima che mi fece una po infastidire.
"Aveva un ragazzo?" Mi chiese l'uomo in divisa annotando qualcosa sul suo quadernino.
"Si. Jason McCann, si sono lasciati la settimana scorsa,se non sbaglio" informai l'agente che sembrava molto contento di aver ricevuto questa notizia.
Edward, il padre di Rose, fece una faccia sconvolta iniziando a disapprovare "si sono lasciati qualche mese fa" mi corresse cercando nel mio viso un emozione che non trovò.
"No, la settimana scorsa non venne alle lezioni e la raggiunsi qui,come mi vide si mise a piangere dicendo che l'aveva lasciata" raccontai io facendolo rimanere in uno stato di shock.
"Lei ci aveva raccontato un'altra cosa" affermò meravigliato dal comportamento che aveva avuto sua figlia.
"A noi quel ragazzo non piaceva e le avevamo chiesto di allentare i rapporti, lei ci aveva detto che lo aveva fatto" nessuno contrabbattè a quella affermazione.
Cosa hai combinato Rose?
"Giovane, sai perché l'ex-ragazzo di Rosalyn l'aveva lasciata?" Mi chiese nuovamente lo sbirro. Io disapprovai facendolo in seguito alzare dalla sedia.
"Dovremmo andare a trovare questo Jason McCann" Ci informò l'uomo chiamando gli altri poliziotti avvisandoli che saremmo dovuto uscire tutti dalla casa.
Ognuno uscendo dalla casa dei Green raggiunse le proprie macchine.
Per primi partirono i genitori di Rose per farci strada verso la casa del ragazzo che aveva spezzato il cuore alla mia piccola pulce.
I tragitto non fu lungo, solo un po' angosciante.
Ero agitato. Avrei voluto conoscere questo Jason solo per potergli tirare un pugno in pieno volto.
Quando parcheggiai l'auto, mi guardai intorno, io non avevo mai conosciuto il suo ragazzo ma il fatto che hai signori Green non andava a genio la diceva lunga.
Doveva proprio essere un vandalo per non essere tollerato né da Joan né da Edward.
I poliziotti bussarono alla porta della casa più e più volte aspettando che il ragazzo aprisse.
Incrociai le braccia al petto quando passati alcuni minuti nessuno aprì la porta.
Che stesse nascondendo le prove o proprio Rose?
Lo sbirro più anziano stava per bussare nuovamente con più intensità ma la porta fu aperta e davanti a noi comparve un ragazzo mezzo addormentato con i capelli tutti scompigliati e con addosso degli indumenti sportivi.
"Lei è Jason McCann?" Chiese lo sbirro che mi aveva fatto l'interrogatorio, il ragazzo annuì.
"Dobbiamo portarla in centrale per un interrogatorio" lo informò lo sbirro facendogli alzare una sopracciglia in confusione.
"E per quale motivo?" Chiese quasi ironico facendomi letteralmente infuriare.
"Per la scomparsa di Rosalyn Beth Green" al sentir pronunciare quel nome il mio cuore perse un battito.
Mi mancava così tanto.
Jason's POV
"Perché non hai mai voluto che la mia famiglia ti conoscesse?" Mi chiese avvicinandosi poco a me.
Le sorridi lievemente per la sua ingenuità.
"Loro non sanno cosa faccio" questo bastò cone risposta dato che mise a tacere tutte le sue domande su questo argomento alquanto scomodo per me.
"Vuoi uccidermi?" Mi chiese giocherellando con le sue dita.
"Può darsi ma non temere. Se fossi costretto a farlo ti ucciderei con dolcezza"
-"Kill em with kindness,go ahead, go ahead, go ahead now."-
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Ora fate tutte le domande se non avete capito qualcosa.
Obbiettivi
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