Capitolo 7

Sequestro

Nobody's POV

Portando l'ultimo libro di testo all'interno dello zaino, Rosalyn finì di preparare tutto il necessario per il giorno scolastico seguente.
Fu nel momento in cui avvicinò il suo zaino accanto ai piedi della scrivania che notò una tazza di tè ancora tiepida poggiata su di essa. Aggrottando le sopracciglia, si prese qualche secondo per fissare il leggero strato di fumo che contrastava l'oscurità della notte proveniente da fuori.

Che mia madre avesse deciso di prepararmi una tazza di perché le avevo confessato di sentire un leggero dolore allo stomaco? Pensò la ragazza spostando tutto il peso sulla gamba destra mentre si decideva sul da farsi.

Controllando l'etichetta della bustina di tè si rese conto che la madre aveva deciso di prepararle il suo infuso preferito, così senza indugiare oltre, decise di berlo tutto d'un sorso.
Ingerito tutto il liquido, poggiò la tazza, ormai vuota, sulla scrivania e si diresse in bagno, pronta a lavarsi i denti.

Applicando il dentifricio sullo spazzolino iniziò  a strofinarsi i denti.

I suoi occhi si spostarono dal rubinetto del lavabo allo specchio, perfettamente pulito e che le permise di osservare il suo stesso riflesso, rimanendo quasi stupita di fronte a ciò che vide.
Le occhiaie, presenti solo qualche giorno fa, sotto i suoi occhi erano finalmente sparite, persino gli occhi sembravano brillare.

Dopo tutto forse, aver rotto il fidanzamento con Jason non era stato poi così tragico come avevo previsto.
Ero più libera; non avevo più bisogno di consultarmi con Jason riguardo dove potevo andare e, soprattutto, con chi.
Ma cosa più importante, ora non ci sarebbe stato nessuno che mi avrebbe divisa dal mio migliore amico.
O almeno così credeva.

Fuori dalla casa di Rosalyn un auto si stava avvicinando al cancello che permetteva di accedere all'ingresso del giardino.
Dentro l'auto vi era il suo peggior incubo, il volto minaccioso di Jason non era intravedibile a causa dei vetri oscurati. Il ragazzo aveva già speso qualche minuto osservando la ragazza del quale tanto si era invaghito.
L'ossessione che Jason stava iniziando a sviluppare per la sua Rose era ormai evidente persino da lui stesso.
Non era un idiota ed era a conoscenza del fatto che, rimuginare sulla sera in cui lei aveva deciso di lasciarlo, rendeva Jason ancora più aggressivo.
Tuttavia il suo tormento si sarebbe concluso da lì a poco, Rose sarebbe ritornata ad essere sua, l'avrebbe stretta tra le sue braccia ancora una volta, l'avrebbe baciata come sempre e, nonostante odiasse ammetterlo, l'avrebbe amata come se lei non lo avesse mai ferito. Perché lei lo rendeva così, vulnerabile ai sentimenti.

La osservò mentre si pettinava i capelli e lentamente, tra uno sbadiglio e un altro. Appena la luce si spense intuì che la ragazza era pronta ad entrare nel suo letto, sotto le coperte color crema.

Osservando l'orologio, il ragazzo aspettò che passasse mezz'ora di tempo, da quando la luce nella camera si Rosalyn si era spenta, per entrare in azione.
Jason uscì quindi dalla macchina e abilmente, scavalcò il cancello, atterrando sull'erba fresca.
Passando le mani lungo le sue braccia, cercò di eliminare ogni traccia di sporco che poteva essrre avvenuta quando aveva urtato il punto in questione contro la parte più alta del cancello.
Recandosi verso la porta d'ingresso, alzò il tappeto sulla quale la scritta Welcome ne occupava tutta la lunghezza. Entrato in possesso della chiave ne usufruì per entrare all'interno dell'abitazione; sommersa dal buio e soprattutto, dal più completo silenzio.

Una volta salite le scale Jason raggiunse la camera di Rose. Il respiro leggero della ragazza echeggiava in tutta la stanza, lentamente Jason si avvicinò al letto di Rose e finalmente riuscì a stringerla tra le sue braccia muscolose. Sapeva perfettamente che non si sarebbe svegliata dato che nel tè che aveva bevuto la ragazza, Jason si era assicurato che fosse presente una dose di sonnifero.

Il piano stava procedendo alla grande e i genitori di Rose non si svegliarono, permettendo così a Jason di uscire indisturbato dalla casa. Prima di uscire, il ragazzo premette il pulsante che apriva il cancello attraverso il citofono e con Rosalyn del tutto ignara di ciò che il suo ex fidanzato le stesse facendo, uscii definitivamente dalla proprietà dei Green.

Il viaggio in auto fu parecchio lungo soprattutto perché non poteva permettersi di portarla a casa sua. Avrebbero di certo controllato ovunque le autorità, così decise di portarla in una vecchia casetta che aveva comprato mesi fa.

Lì aveva già disposto un materasso con delle coperte e un cuscino.
Una lampadina a neon per la notte e un tavolino con due sedie dove avrebbero potuto mangiare assieme.

Non le andrà poi così male, io starò con lei fin quando i miei affari non necessitino della mia presenza.
Pensò Jason tra sé e sé.

Rosalyn's POV

Mi svegliai sentendo un rumore fastidioso, una zanzara mi stava dando il tormento, inizialmente avevo iniziato ad agitare le mani in aria cercando di colpirla o quantomeno di allontanarla. Quando l'insetto continuò a ronzare vicino al mio orecchio per la tredicesima volta, mi alzai di scatto più infastidita che mai, fu in quel momento che mi resi conto che la stanza in cui mi ritrovavo non era la mia camera, nonostante fosse molto buio riuscii ad identificare alcuni oggetti e di certo non appartenevano a me.
Mi alzai completamente osservando tutto ciò che mi circondava per cercare una via di fuga o per lo meno un interruttore che mi permettesse di accendere la luce.
Ovviamente non trovai niente tutto ciò ma al contrario trovai una finestra i cui vetri erano stati oscurati dalla serranda. Senza esitare iniziai a tirare il filo collegato alla serranda permettendo alla luce solare di entrare all'interno della stanza.
Mi guardai intorno e il mio stomaco si restrinse provocandomi dolore e un senso di ansia.

L'intonaco che si era staccato dalle pareti era caduto in gran parte sul pavimento lasciando visibili i mattoni rossi che entravano in contrasto con le pareti bianche, la pulizia lasciava molto a desiderare, i vetri delle finestre rendevano la vista del paesaggio difficile da decifrare a causa dei numerosi strati di sporco.
Queste erano anche sbarrate da assi di ferro, impedendomi così la fuga.
La cosa che più mi scioccò fu il fatto di non vedere nessuna porta. In quel momento non riuscivo a spiegarmi come potesse essere possibile una cosa del genere, poi riuscii a ragionare razionalmente e iniziai a cercare la botola che mi avrebbe permesso di raggiungere il piano inferiore. Appena spostai uno dei tappeti mi resi conto di averla trovata. Purtroppo essa era chiusa a chiave rendendomi impossibile aprirla.

Da chi ero stata portata in questa topaia?
Ma soprattutto; come non me ne ero potuta rendere conto? Volevano farmi del male? Che cosa avevo fatto per meritarmi un simile castigo?

Dopo lunghe ed estenuanti ore passate nello sconforto più totale, sentii dei rumori provenire da qualche parte della stanza, così mi buttati sul materasso comprendomi velocemente con le coperte e feci finta di dormire. La botola si aprì provocando un rumore sordo che mi fece quasi sobbalzare.
Il cuore batteva a mille per la paura e percepii dei passi avvicinarsi sempre di più alla mia figura fino a che non sentii il materasso abbassarsi accanto al mio corpo.
In pochi secondi potei sentire i denti di qualcuno mordere e tirare il mio labbro inferiore, all'altezza del mento invece, qualcosa di freddo era entrato in contatto con la mia pelle.
Improvvisamente spalancai gli occhi, inorridita da un simile comportamento, successivamente riconobbi che il ragazzo non era altri se non Jason McCann.

"Mi sono mancate queste labbra" sussurrò una volta che ritornò a sedersi in una posizione eretta.

Cosa voleva Jason da me? Era stato lui a lasciarmi, perché ora mi aveva sequestrata?
"Che ci faccio io qui?" Chiesi iniziando a balbettare appena portò una delle sue mani sulla mia gamba destra.
"Ti volevo con me e ti ho presa" mi spiegò mostrandomi successivamente il suo tipico sorriso sfottente.
"Sei stato tu a volermi lasciare" gli ricordai io mettendomi seduta sul materasso e portando i piedi sotto il mio sedere, facendo così cadere la mano di Jason tra le lenzuola scomposte.
"Mi sono reso conto di aver fatto una cazzata, ma ora voglio rimediare.
Ti voglio così tanto Rose, ora saremo solo tu ed io. Niente genitori rompi coglioni e niente Justin" sussurrò al mio orecchio lasciando poi alcuni baci sul mio collo.

No, non volevo restare sola con lui. Conoscevo Jason da un anno ma non si era mai comportato così prima d'ora. Semprava impazzito, parlava come uno psicopatico.
Mi guardava con avarizia e lussuria, con prepotenza e divertimento.

"Purtroppo non posso restare qui con te adesso, devo tornare a casa mia per depistare i poliziotti quando i tuoi genitori li chiameranno" mi informò, facendomi tremare sebbene non avessi freddo.

Appena si avvicinò al mio corpo, io indietreggiai fino a che le mie spalle non toccarono il muro. Il suo volto si avvicinò sempre di più al mio collo dove iniziò a lasciare dei baci umidi, fino a che non iniziò a scendere, raggiungendo il centro del mio petto. Qui iniziò a mordere e succhiare, formando un piccolo succhiotto.

"Tornerò presto e intanto ti terrà compagnia Cole" disse lasciando un bacio a stampo sulle mie labbra prima di aprire la botola, dal quale salì un ragazzo dai capelli castani.

"Cole, lei è Rose, la ragazza di cui ti ho parlato, mi raccomando, trattala bene e soprattutto non farla scappare, anche se non è così stupida." Gli spiegò Jason prima di scendere le scale e chiudere la porticina collocata nel pavimento.

Il ragazzo si sedette su una sedia e tirò fuori dalle sue tasche una sigaretta e un accendino iniziando a fumare, per mia fortuna non correvo il rischio di morire asfissiata così, sapendo che Jason non avrebbe permesso a Cole di toccarmi un solo capello, io aprii brutalmente la finestra provocando una serie di rumori che sembrò infastidire il giovane che, con aria annoiata, decise di spegnere la sigaretta.

Cole mi guardò per qualche secondo mostrandomi in seguito un pacchetto di sigarette come a chiedermi se ne volessi una. Calmando il mio spirito riuscii a sorridere forzatamente e disapprovai in risposta facendolo ridacchiare.

Stare qui equivaleva ad essere di Jason, essere un oggetto che doveva essere controllato a vista da un ragazzo che non avevo mai visto prima e di cui Jason si fidava quindi, gli avrebbe raccontato tutto quello che avrei fatto nell'arco di tempo che passavo senza di lui, senza Jason.

Per quanto sarei stata prigioniera di Jason? Mi avrebbe fatto nuovamente del male fisico? Cosa voleva da me?

Sospirai sdraiandomi sul materasso e rimanendo a guardare il soffitto basso.
Le travi in legno erano vecchie e potei osservare un lucernario davvero molto grazioso che mi permetteva di osservare il cielo leggermente nuvoloso.

Ero in trappola, non sarei potuta neanche scappare dato che c'era Cole che mi avrebbe impedito in ogni modo possibile la fuga.

-I never let go, I never say goodbye-
________

Chi si aspettava una cosa del genere? Come farà ora Rose a tornare dalla sua famiglia?

Preferite Team Jason o Team Justin?

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