Capitolo tre

Eren aprì lentamente gli occhi e ci mise poco a capire che si era addormentato e che era molto tardi , a giudicare dal fatto che la stanza era completamente avvolta nell'oscurità.
La canzone, uscita fuori tramite la riproduzione casuale , inondava le sue orecchie e staccò gli auricolari da esse.
Sbadigliò, stiracchiandosi e portando le braccia in alto , che produssero un leggero scricchiolio .
Schiuse leggermente gli occhi , dato che li aveva tenuto chiusi durante tutto l'atto , e si alzò dal letto .
Guardò fuori dalla finestra, mentre un leggero venticello filtrava da essa che era leggermente aperta , e rabbrividì, sia quel buio più tetro del solito sia per l'aria fresca che lo investì a pieni polmoni.
Parve scorgere un'ombra tra gli alberi , ma si ripeté che era solo un'allucinazione e scosse velocemente la testa .
Chiuse, quindi , la finestra e si riscaldò, strofinando le mani sulle braccia .
Raccolse il macello che si era creato, tra varie cose , un po' anche perché se fosse entrata sua madre una sgridata non se la sarebbe scampata .
Mise tutto nell'armadio, tanto per far vedere che al di fuori non c'era nulla , prese la borsa scolastica dall'angolo in cui l'aveva buttata e la poggiò ordinatamente sulla scrivania.
Prese dei vestiti puliti ed andò in bagno, decidendo di farsi una doccia per potersi svegliare .
Entró in bagno, chiudendo la porta a chiave , e si gettò direttamente sotto la doccia , accendendo poi il rubinetto di essa .
Si insaponò per bene , strofinandosi anche i capelli con lo shampoo, e , dopo essersi accurato di essere pulito, uscì dalla doccia , spegnendo il rubinetto.
Nel bagno regnava il bianco .
Tutto di un bianco candido come la luna e come le ali di un angelo.
Il lavandino , i muri, la tappezzeria della doccia ? Bianchi !
Sbuffó, quando si rese conto di non aver portato dietro di sé un paio di boxer, quindi gli toccò mettersi un asciugamano intorno la vita e andare in camera sua .
Ma , durante il tragitto, sentì qualcosa dalla cucina e , credendo che fossero i suoi genitori, si diresse velocemente verso la finestra per guardare fuori .
Di solito, i genitori parcheggiano l'auto proprio dietro casa , ma essa non c'era.
Quindi, prima di entrare nel panico credendo che quello al piano di sotto fosse un ladro o , peggio ancora , un assassino che voleva ucciderlo , controllò l'orario sul cellulare : le dieci e mezza di sera .
Anche questa volta era impossibile che ci fossero in casa.

Magari , quando mi ucciderà, mi vedrà nudo e mi ritroveranno nudo.

Pensò il ragazzo, sgranando leggermente gli occhi , e si piegò davanti al letto , per poter frugare sotto di esso .
Trovò, in totale : due bucce di banana , il criceto che credeva fosse scomparso ( ma , invece , pace all'anima sua.) , Quattro paia di calzini sporchi , un testimone di Geova e una padella , oltre a tante altre cose che credeva di aver perduto per sempre.
Afferrò la padella dal manico e si alzò in piedi, non prima di aver sbattuto la testa sotto al letto una decina di volte .

-Questa mi sarà più che utile .-
Pensò ad alta voce, massaggiandosi il bernoccolo che si era formato sulla sua fronte .
Uscì fuori dalla stanza , a passo lento e felpato, cercando di non provocare nessun minimo rumore .

Intanto, dalla cucina si sentivano rumori e , man mano che si avvicinava , il suo cuore batteva all'impazzata nel petto .
Per un attimo , aveva creduto che lo sconosciuto si sarebbe accorto della sua presenza solo ascoltando il battito accelerato del suo cuore .
Si fermò ad un passo dalla porta , mentre i rumori cessarono per qualche secondo .
Poggiò la mano sulla maniglia che , lentamente, tirò verso il basso .
Gli si era formato un groppo in gola e non voleva deglutirlo , per la paura che si sentisse troppo.

Oh... fanculo, si vive una volta sola .

Spalancò la porta , facendola sbattere rumorosamente contro il muro della cucina, e chiuse gli occhi , urlando e muovendo la padella alla cieca .

-Oi moccioso, che stai facendo ?-
Una voce cupa , ma soave , arrivò dritto all'orecchio di Eren come se fosse un coro angelico .
Era una voce meravigliosa ma la rovinava il fatto che Eren non conosceva affatto quel timbro così sconosciuto.
Riaprì lentamente gli occhi e , ciò che gli si parò davanti , lo fece arretrare di molti passi .

-Chi sei tu ?-
Chiese il ragazzo a l'uomo corvino , vicino alla cucina che aveva tra le mani un pezzo di formaggio.
L'uomo dagli occhi grigi come la tempesta inclinò la testa , riponendo il formaggio sul panino che si stava preparando.

-Rispondi .-
Il ragazzo scosse la padella , sibilando minaccioso .

-vorresti minacciarmi con una padella, Eren  ?-
Il tono dell'altro sembrava divertito, mentre chiudeva il panino con l'altra fetta e lo appiattì con le mani, per poi morderlo .
Come faceva a conoscere il suo nome ? Era per caso uno stalker ?
Un assassino?
Sì, ed era ora di prepararsi la tomba .
Eren si concesse un po' di tempo per ispezionarlo un po' più da vicino , quando l'altro mosse dei passi facendolo arretrare : aveva un grande cappotto di pelle che gli arrivava fino alle ginocchia , era aperto quindi lasciava scoperto l'addome scoperto molto scolpito , i pantaloni neri e delle scarpe eleganti del medesimo colore .

-A volte le armi che sembrano più innocue, sono le più pericolose .-
Sibilò Eren , con gli occhi socchiusi, e fece un passo all'indietro, allungando la presunta arma in direzione dello sconosciuto.
-Ora : dimmi chi sei e che ci fai in casa mia .-

L'altro nascose un ghigno quasi divertito :- Sono Levi Ackerman  e sono un angelo caduto.-

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