Stockholm Syndrome
- Forza, Annabeth! Su quella spada! - gridò Reyna e la bionda parò il suo colpo, saltando all'indietro sulla trave di legno sottile per allontanarsi dalla ragazza.
Spostò la spada di Reyna sulla destra con la propria e poi le diede un calcio sulle costole, facendo perno sulla gamba sinistra. Quando rischiò di cadere fece una capriola in avanti, riassestandosi sul legno sottile, voltandosi velocemente verso Reyna e parando il colpo diretto al suo stomaco.
Prevedi le mosse.
E parò un affondo della mora, colpendola con un calcio allo stomaco che la spinse all'indietro, facendola barcollare pericolosamente verso il vuoto. Prima che potesse farla cadere, Reyna la colpì con un pugno alla mascella e Annabeth indietreggiò di colpo, mettendo il piede fuori dalla trave, cadendo. Urlò, ma si aggrappò al legno con una sola mano, stringendo la spada in quella libera e osservando Reyna dal basso che sorrise compiaciuta, avvicinandosi lentamente alle sue dita.
Annabeth dondolò su un solo braccio, sistemandosi tra due pioli e dandosi lo slancio necessario per passarci in mezzo. Si girò di lato mentre i capelli sciolti le frustavano il volto e si assestò in volo, barcollando con i piedi su entrambe le travi, alzando il legno davanti al viso e parando un colpo di Reyna.
Le braccia le tremarono per lo sforzo ma riuscì comunque a spingerla in avanti. Gli occhi scuri di Reyna si assottigliarono in due fessure e affondò verso di lei, troppo veloce perché Annabeth riuscisse a parare il colpo allo stomaco. Le diede una gomitata ma non fu abbastanza per allontanarla e la castana spinse il suo legno verso il basso, facendoglielo cadere a terra con un tonfo.
Gli occhi grigi di Annabeth scrutarono a fondo quelli della castana che si mosse velocemente in avanti. La bionda scartò all'indietro, allargando le braccia ed evitando il colpo giusto in tempo. Bloccò il legno di Reyna con la gamba destra e lo spinse via, aprofittando di quel momento per colpirla alle costole con la stessa gamba, facendola cadere giù dalla scala.
Reyna roteò su sé stessa e cadde elegantemente come al solito, raddrizzandosi e osservandola dal basso. Ed Annabeth in quelle due settimane era diventata abbastanza brava a leggere le persone da poter capire -con felicità- che l'austera Reyna stesse trattenendo un sorriso di soddisfazione.
Si lasciò cadere a terra, piegando le ginocchia per amortizzare la caduta, sollevandosi davanti a Reyna e mettendosi le mani sui fianchi nel tentativo di recuperare il fiato perso.
- Sono quasi fiera di te - scherzò la ragazza e Annabeth rise, passandosi una mano tra i capelli sudati e asciugandosi la fronte col palmo della mano.
- Ehi, bella portoricana - la chiamò Talia disarmando velocemente Chris Rodriguez con un coltello da caccia e voltandosi poi verso di loro. - Ti ha proprio fatto il culo.
E Reyna rise, gettando la testa all'indietro.
Adesso che avevano stretto amicizia, ad Annabeth sembrava una persona completamente diversa. Più solare, più felice, quasi come, prendendo confidenza con lei, avesse deciso di iniziare a dimostrare vent'anni e non più trenta. Sembrava avesse voluto scrollarsi di dosso il peso che si era caricata sulle spalle, e Annabeth non poteva essere più felice di così.
- Si, mi hai davvero fatto il culo, bionda.
E prima che la ragazza potesse ridere, il pugno che le arrivò alla mascella fu abbastanza forte da farle scattare la testa verso destra. Si voltò di scatto, massaggiandosi il volto e fulmimando Percy con lo sguardo mentre la rabbia le montava nel petto, facendo aumentare i battiti del cuore nella cassa toracica.
- Che diavolo di problemi hai?! - esclamò. Ma quando vide Reyna fare un passo indietro da loro, appurò che ci dovesse davvero essere qualcosa che non andava.
Gli occhi verdi di Percy la inchiodarono sul posto con odio e lei si prese qualche secondo per sistemarsi la canottiera nera che aveva aderito al petto sudato prima di abbassarsi di colpo, evitando il pugno del ragazzo diretto alla sua testa. Alzò la gamba per dargli un calcio alle costole ma Percy la respinse col braccio, aprofittando di quel vantaggio per avanzare verso di lei e darle un pugno allo zigomo.
Annabeth ringhiò, colpendolo allo stomaco con la suola della scarpa prima che lui potesse farle ancora del male. Lo allontanò da sé il necessario per colpirlo allo zigomo, abbassandosi in tempo per evitare un pugno e allungando una gamba verso le caviglie nel tentativo di farlo cadere.
Percy saltò, chinandosi su di lei per colpirla ancora ma Annabeth roteò all'indietro, assestandosi nuovamente sulle gambe. Alzò una gamba per colpirlo alle costole e quando Percy la fermò ancora una volta, avvicinò i pugni al petto, caricando il volto di Percy e colpendolo abbastanza volte perché potesse aprirgli lo zigomo e il sopracciglio.
Indirizzò la gamba sinistra per allontanarlo da sé, per evitare che la colpisse ancora al volto ma Percy le strinse la caviglia tra le mani, girandole la gamba e facendola gridare di dolore.
Annabeth saltellò sulla gamba destra prima di fare perno su quella che le stava reggendo Percy per roteare all'indietro, colpendolo al mento con la scarpa e assestandosi poi sulle gambe stanche.
Non aveva idea di dove Percy volesse arrivare. Non aveva idea del perché avesse iniziato a lottare, o del perché nessuno li avesse interrotti, ma lei doveva vincere.
Il ragazzo si abbassò sulle gambe e prima che Annabeth potesse dargli un calcio al volto, lui l'aveva già caricata, afferrandola per la vita. Le braccia muscole la strinsero dolorosamente mentre la sollevava. Una mano sulla sua schiena attutì la caduta sul pavimento ma Annabeth sbatté comunque la testa che girò paurosamente mentre la vista le si appannava.
Percy bloccò le gambe sulle sue, sorridendo mentre la guardava dall'alto. - Quinta lezione: Vinci. Sempre.
E prima che potesse bloccarle le mani, Annabeth lo colpì al naso, aprofittando di quell'istante per sgusciare da sotto di lui. Lo spinse dal petto con entrambe le gambe e si rialzò con un colpo di reni, ignorando la testa che le girava e mettendo a fuoco Percy che si rialzò così velocemente da sembrare quasi irreale.
Annabeth intercettò il pugno diretto verso il suo stomaco ma non fu abbastanza veloce per quello che le colpì la guancia, facendole scattare la testa da un lato.
I muscoli le bruciavano e sembrava quasi che la scarica di adrenalina che aveva avuto prima avesse deciso di abbandonarla, lasciandola sola a combattere col primo guerriero del Campo e un capogiro allucinante. Ma poi, Percy tentò di colpirla ancora una volta e lei si abbassò velocemente, dandogli un calcio alle ginocchia forte abbastanza da farlo cadere a terra. Gli saltò addosso prima che potesse avere il tempo di rialzarsi e gli puntò le ginocchia contro i fianchi colpendolo al viso continuamente, districando le braccia dalle mani forti che tentavano di fermarla.
Percy mise i polpacci sotto ai suoi e quello fu abbastanza per farla girare, facendole sbattere il fianco a terra e sistemandosi sopra di lei, colpendola al viso abbastanza forte da aumentare il capogiro e la vista appannata.
Annabeth spostò il busto verso destra e il pugno di Percy si diresse contro al pavimento, facendolo grugnire dal dolore. Lo colpì al volto con l'avambraccio tentando di spostarsi da sotto le gambe di Percy che la tenevano ben ferma a terra.
La prima cosa che le avevano insegnato era il riuscire a trovare sempre un modo per poter ribaltare l'incontro e lei, in quelle due settimane, oltre che a migliorare mira, equilibrio e intuizione, non aveva fatto altro che liberarsi da ogni tipo di presa, con o senza armi. Ma quella presa di Percy sembrava impossibile da cambiare: le gambe erano bloccate con le sue e lei era troppo debole per riuscire a fermare tutti i pugni che le colpivano il volto.
Ma poi, una gamba di Percy scivolò via dalle sue e Annabeth se ne accorse abbastanza in fretta per rotolare sopra di lui ancora una volta, bloccandogli le gambe e le braccia prima che potesse colpirla.
I loro petti ansanti si toccavano l'uno con l'altro, così come i respiri che si mischiavano: forti, arrabbiati, soddisfatti. E quando Annabeth si rese conto di essere abbastanza vicina al volto di Percy da poter descrivere con assoluta precisione ogni singola sfumatura di quelle iridi, non sentì neanche per un attimo il bisogno di allontanarsi. Gli teneva le mani sopra la testa, le ginocchia puntate contro i fianchi, le gambe bloccate contro le proprie e inclinò il volto quasi impercettibilmente mentre lo guardava negli occhi e recuperava il fiato.
- Perché mi hai lasciato vincere? - sussurrò quasi poggiandosi contro al suo petto mentre si passava la lingua sulle labbra secche.
E Percy, in tutta risposta, le sorrise, assottigliando lo sguardo verde e malandrino mentre la osservava dal basso. - Non illuderti. Sono ancora intenzionato a non affezionarmi a te.
Ed Annabeth rise, alzandosi e sistemandosi tra le sue gambe, allungando un braccio verso Percy che le afferrò la mano, sollevandosi facilmente.
Luke batté le mani andando verso di loro. I tratti quasi deformati dalla cicatrice e dal sorriso enorme che arrivava fino agli occhi azzurri. Batté una mano sulla spalla di Percy che rise piano, prima di fare lo stesso con Annabeth, facendola barcollare verso sinistra.
La bionda sentì gli occhi verdi del moro su di lei e sorrise, guardando Luke davanti a sé. - Che c'è? - domandò stranita passandosi la lingua sulle labbra secche ancora una volta. Si guardò intorno solo per trovare sorrisi soddisfatti sui volti dei suoi amici. - Perché nessuno ha fermato me e Percy? Perché mi guardate così? - chiese sempre più stanca e nervosa, cercando una risposta nello sguardo dei guerrieri vicino a sé.
- Era l'ultima parte del tuo addestramento, Annabeth - le spiegò Talia affiancando il suo ragazzo, sciogliendosi la treccia che le chiudeva i capelli mossi solo per legarseli in una crocchia sudata in cima alla testa. - E tu sei ufficialmente diventata una guerriera.
Le sorrise orgogliosa rendendo il volto magro e lentigginoso ancora più bello. Senza neanche provare a non far brillare gli occhi elettrici così tanto.
- Per cui, è ora di scegliere un'arma - continuò Luke mentre i ragazzi la osservavano come se fosse un premio vinto alla lotteria. - Anche se l'ho già fatto per te - le disse andando verso la parete delle armi e prendendo l'ultima cosa che Annabeth si aspettava di avere.
Luke le porse un coltello color bronzo, tenendolo delicatamente dalla lama ricurva. - Il coltello è l'arma per i guerrieri più abili e veloci. Ha tanti punti deboli ma altrettanti punti forti. Lo nascondi facilmente ed è più maneggevole di un arco o di una spada. Persino di una pistola. - Le sorrise ancora. - Era da tanto che volevo dartelo perché sono sempre stato certo che fosse l'arma giusta per te.
E Annabeth strinse il manico nella mano destra, soppesandolo. Lo girò tra le dita valutando quanto fosse più leggero rispetto alla spada di legno con la quale si era sempre allenata.
Passò tra Talia e Luke e andò nella zona bersagli che usava sempre la sua migliore amica, caricando il braccio destro all'indietro e lasciando andare il coltello contro una sagoma bianca, distante almeno cinque metri da lei. L'arma volteggiò in aria velocemente, conficcandosi dopo qualche attimo in pieno petto del bersaglio con un tonfo, facendolo cadere a terra.
Si voltò verso gli amici e sorrise, guardandoli mentre camminava per andare a prenderlo. - Penso che il coltello sia perfetto - decise, staccandolo dalla sagoma e osservandolo ancora mentre Luke e Talia ridevano e Percy non smetteva di osservarla.
Annabeth sollevò gli occhi grigi nei suoi, verdi e più profondi del solito e si domandò come potesse essere possibile sentirsi così belle, forti e uniche solo osservando un paio di iridi troppo luminose.
***
Annabeth si strinse nella felpa scura sbottonata mentre si portava una forchettata di pasta al sugo alle labbra. Si guardò attorno, respirando l'euforia che aleggiava nell'aria per la Caccia alla Bandiera di quella sera e sorrise, masticando i maccheroni.
- Ricordatemi con chi siamo alleati - intervenne osservando Percy, seduto capotavola, negli occhi, interrompendo il discorso che stava avendo con Luke, Beckendorf e Chris Rodriguez.
Luke si voltò verso di lei. - Arcieri, cacciatori e pistoleri. Per fortuna quest'anno siamo riusciti a non avere i wrestler - sussurrò guardandosi attorno, come se avesse paura di essere sentito.
Annabeth rise. - Perché? - domandò curiosa e Talia sbuffò divertita, passandosi una mano tra i ciuffi scuri sfuggiti dalla treccia.
- Per vincere Caccia la Bandiera ci vuole tecnica, silenzio e pazienza. I wrestler sbucavano dagli alberi e gridavano, atterrando chiunque passasse nei paraggi. - Percy si portò una mano sulla spalla destra, roteandola. - Se ci penso torno a sentire dolore - borbottò, sollevando lo sguardo in quello di Annabeth, abozzando un mezzo sorriso.
La bionda lo guardò sorpresa e le labbra stese di Percy tornarono dritte, chiudendosi in una linea sottile. Annabeth si morse il labbro inferiore, portando lo sguardo sul suo piatto: sembrava che facessero un passo avanti e dieci indietro.
- Ma siamo riusciti a vincere lo stesso. Avevamo gli accoltellatori e cecchini dalla nostra parte ed è stato facile - le spiegò Talia voltandosi verso di lei e Annabeth annuì un paio di volte, forzando un sorriso.
Silena sorrise, sporgendosi verso Beckendorf per rubargli una patatina dal piatto. - Quest'anno non potrete contare sul nostro aiuto - fece e Talia roteò gli occhi al cielo, fintamente scocciata.
- Abbiamo gli arcieri, Miss Mondo. E voi cecchini dovete riuscire a tenere sotto controllo quei gorilla dei wrestler - le ricordò, lanciando un'occhiata a un tavolo infondo dove stavano seduti sei ragazzi che ruttavano allegramente e parlavano ad alta voce.
Silena non riuscì a trattenere una smorfia e Annabeth rise, un secondo prima di portarsi il bicchiere d'acqua dalle labbra e prenderne una piccola sorsata. - Be', ce la faremo lo stesso! - esclamò sbattendo una mano sul tavolo di legno. - Sono anni che la squadra dei guerrieri vince e dobbiamo sfatare questo mito - disse decisa, smorfiando i ragazzi che risero, prendendola in giro.
- Quindi, come funziona? - esordì Annabeth nel tentativo di interrompere le risate di scherno degli amici. - Attacco e difesa. L'attacco va a prendere la bandiera avversaria e la difesa tiene sotto controllo la bandiera, giusto? - e Beckendorf annuì, masticando un pezzo di carne.
- Caccia alla Bandiera è più complesso di così. C'è un gioco di strategia e tattiche allucinanti e di solito, i migliori strateghi sono gli accoltellatori. - Le spiegò e Annabeth lo ascoltò più interessata. - Sono infidi, subdoli e non hanno scrupoli per nessuno.
- In pratica sono dei bastardi sociopatici che vogliono solo vincere e quest'anno li abbiamo contro - lo interruppe Luke accarezzando distrattamente Talia, avvicinandola poi a sé.
Silena gongolò felice, saltellando sul posto e battendo le mani e Annabeth rise, finendo di masticare la forchettata di pasta che si era portata alle labbra.
Annabeth non aveva mai visto gli Stoll allenarsi con lei. E si, erano l'immagine della simpatia ma non li aveva mai neanche visti combattere. Si era sempre immaginata due ragazzi ai quali importasse poco della lotta o della difesa ma quando, nella Sala Comune dei guerrieri, tutti attorno a un tavolo stavano cercando di attuare una strategia, cambiò totalmente opinione: aveva conosicuto due ragazzi che facevano scherzi a tutti e che, in quel momento, avevano gli occhi assottigliati e la fronte agrottata per la concentrazione.
- Sono certo che Bruce Bolton metterà gli accoltellatori vicino al fiume. - Ipotizzò Connor, qualche centimetro più basso del fratello Travis.
Il fiume è il confine. Se porti la bandiera oltre il confine hai vinto - le spiegò Talia e Annabeth annuì un paio di volte.
Travis parlò al posto del fratello, stendendo la mappa della foresta con le mani. - La nostra bandiera è situata al limitare del bosco, in cima al Pugno di Zeus - spiegò alludendo a un ammasso di pietre che Annabeth ancora si chiedeva perché avesse quel nome. - Per cui voglio tutti gli arcieri a proteggerla, chiaro? I cacciatori in attacco. Voglio che troviate la bandiera senza essere visti. - Disse rivolgendosi a un ragazzo con i capelli castani e le spalle larghe che Annabeth conosceva solo di vista. - Metà dei guerrieri starà a difesa della bandiera, l'altra metà andrà in avanscoperta assieme ai cacciatori. Voglio che i pistoleri pattuglino la zona e.. - puntò gli occhi scuri su Annabeth che smise di colpo di scuotere la testa, sbarrando un po' di più gli occhi grigi. - Vuoi dire qualcosa, Annabeth? - le domandò con un sorriso gentile e quando la ragazza stava pensando di scusarsi e non dire proprio nulla, fece un passo in avanti, mettendosi davanti alla mappa.
- State sbagliando completamente - disse spianando la mappa con le mani, sorridendo in direzione dei due Stoll che la guardavano confusi e seccati. - Questa disposizone è buona - fece, alludendo al piano dei gemelli. - Ma è quello che si aspettano. - Puntò lo sguardo su Beckendorf. - Silena è la sua ragazza e nostra amica per cui sa bene come pensiamo e come agiamo. Inoltre, tutte le case hanno giocato con i guerrieri che si, cercano di sfruttare al meglio le doti di ogni casa ma non sfruttano mai la sorpresa. - Sorrise, osservando tutti i ragazzi delle quattro case che la fissavano come se avesse un brufolo enorme sulla fronte. - Niente limitare della foresta, niente pugno di Zeus - esordì indicando sulla cartina i posti che aveva elencato. - Una bandiera vicino al fiume con due guerrieri a sorvegliarla. -
Prima che qualcuno potesse parlare, lei sollevò la voce, continuando a esporre il suo piano. - Pensaranno sicuramente che sia tutto troppo facile per questo, ci dovrebbero essere cinque arcieri sugli alberi. - Si passò una mano tra i capelli e osservò la mappa ancora una volta, prima di puntare nuovamente lo sguardo sui ragazzi davanti a lei. - Non voglio ragazzi a terra. Hanno i wrestler e gli accoltellatori e se ho capito bene, sono sicuramente più abili degli arcieri a combattere corpo a corpo. - Puntò le mani sul tavolo. - Voglio gli arcieri sparsi sugli alberi e un cacciatore per ogni arciere che sia in grado di esplorare e dare informazioni che arrivino fino alla bandiera. Pistoleri e guerrieri si devono muovere assieme. Voglio una parte due guerrieri vicino alla bandiera e l'altra pronta a muoversi a un segnale dei cacciatori. - Puntò gli occhi grigi in quelli castani di una ragazza che avrà avuto al massimo quindici anni e le sorrise. - Chi ha preso la bandiera l'anno scorso? - le domandò e lei deglutì un paio di volte.
Un guerriero, come sempre.
E Luke, in tutta risposta, si batté una mano sul petto, strappando una risata collettiva.
Annabeth sorrise nella sua direzione e si sporse poi verso la ragazzina. - Talia prenderà la bandiera. - Sollevò le sopracciglia, come sfidando tutti i ragazzi a dire qualcosa contro di lei mentre la mora sorrideva, incrociando le braccia sotto al seno. - Di solito sono Luke e Percy a prendere la bandiera, ed è ora che le cose cambino. Un gruppo di cinque cacciatori e cinque guerrieri mentre gli arcieri stanno sugli alberi e i pistoleri a controllare da terra. - Piegò la testa e sorrise ancora. - Ci state? - domandò sollevando un solo angolo dele labbra, cercando segni di titubanza negli occhi dei suoi compagni. Sfidò con lo sguardo persino le cinque arciere che avevano tentato di picchiarla il secondo giorno e quando abbassarono gli occhi, rilassò i muscoli.
E se qualcosa va' storto? - domandò la ragazzina di quindici anni.
E la bionda sorrise, passandosi una mano tra i capelli ricci. - Come ti chiami? - domandò curiosa.
E lei, in tutta risposta deglutì, leggermente nervosa. - Amanda, cacciatrice
Il sorriso di Annabeth si fece ancora più ampio. Puntò le mani sul piano del tavolo sporgendosi verso la ragazzina. Lo sguardo grigio si fece ancora più determinato mentre la fissava negli occhi scuri. - Annabeth ha sempre un piano.
***
- Le cose devono cambiare - beffeggiò Luke, sbuffando e stringendo la spada di legno nel pugno destro. - In difesa, ti rendi conto? Noi in difesa.
E il moro ringhiò, lanciando un'occhiata sprezzante alla bandiera blu dietro di lui, riportando poi lo sguardo sul posto. - Ci fa perdere tutto il divertimento. Capisci perché non la voglio vicino?
Luke sorrise, passandosi una mano tra i capelli biondo sabbia e rovistando, pochi attimi dopo, nelle tasche dei jeans. - Non ho neanche sigarette, tu?
Percy scosse la testa mesto e il biondo sbuffò ancora, battendo nervosamente un piede a terra.
Appena gli echi della battaglia arrivarono alle loro orecchie, drizzarono entrambi la schiena, stringendo i pugni per la rabbia crescente.
Erano anni che erano loro due a prendere la bandiera. Si facevano coprire le spalle, esploravano il bosco e poi sbaravagliavano qualsiasi difensore, accaparrandosi il premio e portandolo al ruscello senza mai smettere di aiutarsi mentre correvano via. E adesso arrivava Annabeth che li lasciava confinati in difesa togliendogli tutto il divertimento, togliendogli l'adrenalina della battaglia e l'euforia della vittoria.
- Muoviti, Luke. Stiamo andando in mezzo alla mischia - decise Percy dopo qualche secondo di silenzio, roteando la spada di legno nella mano e camminando verso il ruscello.
Luke rise, seguendolo. - Stavo solo aspettando che lo dicessi.
Corsero lungo il bosco, saltando radici ed evitando rami, senza preoccuparsi di non essere visti. Seguivano solo il clamore della battaglia, le urla, le armi che si scontravano tra loro e accelerarono mentre il cuore pompava forte nel petto e l'adrenalina scorreva bollente nelle vene.
Luke si fermò di colpo, mettendo un braccio sul petto di Percy per spingerlo a fare lo stesso. Si guardarono attorno, scrutando in mezzo agli alberi.
- Ci sono due scontri - stimò Luke ascoltando più attentamente. - Secondo te dov'è la bandiera?
Percy guardò ancora il bosco, come se, tra gli alberi, potesse essere in grado di trovare la risposta che cercavano. - A destra - decise, guidato da un sesto senso che non sapeva spiegarsi. E Luke si mosse dietro di lui senza neanche fare domande.
Non dovettero camminare a lungo per arrivare alla battaglia e si nascosero dietro un tronco abbastanza ampio, osservando i capelli biondi di Annabeth che sferzavano l'aria mentre combatteva con il coltello di Luke stretto in pugno. Talia stava di schiena contro di lei, respingendo i due ragazzi che aveva davanti, evitando di farsi toccare per evitare una presa di wrestling che le avrebbe solo fatto perdere tempo.
Vicino a loro c'erano altre tre ragazze, troppo impegnate a respingere gli attacchi degli avversari per poter essere in grado di sgusciare via e andare a prendere la bellissima bandiera rossa a una decina di metri di distanza da loro.
- Ti copro le spalle - disse Luke dando una pacca sul petto di Percy che annuì un paio di volte, scrutando oltre il tronco per scattare, seguito dal suo amico.
Avevano iniziato a correre un filare di alberi dietro la battaglia e stava andando tutto bene se una freccia non avesse sfiorato l'orecchio di Luke, facendolo esclamare per la sorpresa.
- Ma che diavolo! Gli arcieri non erano dalla nostra parte?
E si accorse troppo tardi dell'errore madornale che aveva fatto.
- Guerrieri! - urlò Clint, dei wrestler, agitando in aria il pugno e correndo verso loro due assieme ad altri sette ragazzi. - Fermate Jackson e Castellan! Non prenderanno mai la bandiera!
Percy e Luke si guardarono, sistemandosi fianco a fianco mentre camminavano lentamente verso gli energumeni che erano quasi arrivati a loro. Lasciarono la spada entrambi e Percy si gettò a testa bassa contro il primo wrestler, abbracciandogli la vita robusta e dirigendolo verso un albero. Gli fece sbattere la testa contro il tronco e tirò una gomitata dietro di sé, centrando in pieno naso, un altro ragazzo. Si voltò verso di lui, dandogli un calcio ben piazzato al centro del petto, raggiungendo Luke che stava combattendo da solo contro tre persone.
- Luke! - urlò e il biondo si abbassò di colpo, piegando le gambe e buttando la schiena in avanti, contraendo i muscoli quando Percy gli saltò addosso, dandosi lo slancio per poter saltare al collo di un wrestler. Gli annodò le gambe attorno al collo e poi si buttò all'indietro, piegando i gomiti e sbattendolo a terra, mentre si rialzava di colpo.
Due braccia forti lo bloccarono e lui fece perno sulla presa forte, scalciando il ragazzo che aveva davanti, spaccandogli il naso e osservandolo cadere a terra. Luke entrò nella sua visuale mentre stava facendo una capriola in avanti, colpendo alla testa con i talloni il ragazzo difronte a lui. Si rialzò da terra tanto velocemente quanto era caduto e colpì con un pugno un altro wrestler, evitando quello che gli stava per colpire lo zigomo.
Prima che il ragazzo che teneva Percy potesse bloccargli anche la testa, lui la fece scattare all'indietro, ascoltando il meraviglioso crack che ne seguì e riuscendo a sgusciare via dalla sua presa.
- Corri, Amanda!
Percy si voltò di scatto osservando Amanda che sfrecciava lungo il bosco mentre Talia e Annabeth la seguivano con le arme sguainate.
Furono veloci a sbaragliare un paio di ragazzi che tentarono di raggiungere Amanda.
Appena qualche ragazzo della squadra avversaria si faceva vivo tra gli alberi, una pioggia di freccie pioveva dal cielo e Percy si rese conto, solo in quel momento, di cosa aveva fatto Annabeth.
Quella consapevolezza lo distrasse abbastanza a lungo da fargli guadagnare un pugno sullo zigomo ma si riprese velocemente per schivare il secondo, saltando e colpendo al petto con entrambi i piedi, Clint, che cadde a terra.
- Non ve ne siete accorti? - urlò, respingendo l'attacco dell'ultimo wrestler. - Siamo le esche. Voi eravate così impegnati a fermare noi che non vi siete neanche accorti di Annabeth, Talia e Amanda che prendevano la bandiera.
La consapevolezza si fece largo negli occhi dei ragazzi e Luke ringhiò, dando un pugno a un wrestler davanti a lui, scoppiando a ridere l'attimo seguente. - Ci hanno preso per il culo!- Rise ancora, ascoltando le urla di vittoria che scoppiarono pochi istanti dopo verso il limitare della foresta.
Osservò Percy, furente di rabbia, e gli avvolse le spalle con un braccio, attirandolo a sé e sfregandogli le nocche contro i capelli, rafforzando la presa quando lui tentò di liberarsi.
- Andiamo, bello. Almeno abbiamo vinto la bandiera per un altro anno di seguito.
Percy ringhiò, liberandosi dalla stretta di Luke e aggiustandosi la felpa e la maglietta stropicciate. - Vaffanculo - borbottò e il biondo rise ancora.
Quando arrivarono al ruscello, Amanda, la cacciatrice di quindici anni al massimo, stava tenendo sollevata la bandiera rossa con un sorriso un po' imbarazzo mentre le case alleate festeggiavano attorno a lei.
Luke e Percy camminarono attraverso il ruscello ghiacciato e gli occhi del moro si ridussero in due fessure quando incontrò quelli grigi di Annabeth. La ragazza incrociò le braccia sotto al seno e gli sorrise beffarda, quasi sfidandolo a dire qualcosa che andasse contro di lei.
Talia, corse verso Luke che rise, stringendola tra le braccia a sollevandola in aria.
Come faceva lui a non essere arrabbiato?
Il boato della folla non riusciva a farlo smettere di pensare per quanto, comunque, le urla di gioia fossero alte. Percy era totalmente concentrato su Annabeth che, ancora, non aveva distolto lo sguardo da lui. Che ancora lo guardava come se stesse studiando il modo più veloce per mandarlo a tappeto.
Percy era sempre stato convinto che Annabeth fosse forte e bellissima ma in quel momentosi convinse che Annabeth non fosse solo forte e bellissima, ma anche estremamente astuta, abbastanza da aver previsto quello che avrebbero fatto lui e Luke.
Era stata Annabeth a guidare l'intero gioco di Caccia alla Bandiera a suo favore, e quella consapevolezza fece aumentare il passo di Percy verso di lei.
- Mi hai preso in giro - le disse a qualche centimetro dal suo volto, l'espressione ancora seria, i pugni ancora chiusi lungo i fianchi.
Annabeth sollevò un sopracciglio. - Non ti ho preso in giro, ho solo previsto cosa avresti fatto. Mi sono mossa in base a te.
Percy sbuffò. - Potevi chiedermi di fare da esca e non avrei protestato.
E Annabeth rise, buttando la testa all'indietro e lasciando che i capelli biondi le accarezzassero la schiena. - Davvero? - domandò scettica. - Avresti accettato di stare fermo, a distrarre gli altri e a perderti tutto il divertimento? Mettendoti in difesa alla bandiera sapevo che ti saresti mosso e sapevo anche che saresti andato dalla parte giusta, e sapevo che non ti saresti mai tirato indietro da una battaglia.
Percy si ritrovò a trattenere un sorriso e Annabeth gli diede una pacca sul braccio. - Avrai anche fatto da esca, ma abbiamo comunque vinto. Prova a sorridere - gli consigliò, facendogli l'occhiolino e andando in mezzo alla folla per acclamare un'imbarazzatissima Amanda che sembrava quasi incapace di credere alla gloria e alla fortuna che avevano deciso di abbracciarla.
Percy sorrise solo quando Annabeth smise di guardarlo, anche se lui non la perse di vista neanche un attimo. Continuò ad osservarla anche mentre rideva e saltava accanto a Reyna, festeggiando la vittoria che, alla fine, avevano guadagnato solo per merito suo. Si passò una mano tra i capelli scuri e ignorò il cuore che prese a battergli un po' più forte nel petto mentre continuava ad osservare Annabeth, domandandosi se fosse ancora possibile far finta di non provare niente per quella ragazza bionda che -forse- gli era entrata sotto la pelle.
***
Annabeth era stata così felice in vita sua solo poche volte. E tutte le volte si riducevano sempre a qualche premio vinto di matematica, all'ennesima A nei compiti in classe.
Ma quella volta, la vittoria era stata sicuramente la soddisfazione migliore di tutta la sua vita ed era troppo euforica perfino per riuscire a dormire. Continuava ad osservare il soffitto con un sorriso sul volto, stretta sotto delle coperte calde.
Aveva capito che erano sempre i guerrieri a far vincere la squadra ed era stanca che spiccassero sempre e solo loro, semplicemente perché venivano considerati migliori o un gradino sopra agli altri. Aveva fatto in modo che solo un arciere, Lyla, Talia e Amanda sapessero del piano e aveva messo Percy e Luke in difesa alla bandiera, consapevole che non sarebbero mai rimasti al loro posto e che sarebbero stati l'esca perfetta per allontanare le attenzioni da loro.
Annabeth ha sempre un piano.
E sorrise ancora, fino a che le guance non le fecero male. Quando provò a rilassare le labbra, quelle tornarono su, tentando di arrivare fino agli occhi e la bionda rise ancora, silenziosamente, avvolta nel buio della sua stanza, certa di aver nuovamente trovato il suo posto del mondo.
Si alzò dal letto, poggiando i piedi avvolti dalle calze anti-scivolo sul pavimento freddo e camminò verso la porta, aprendola silenziosamente per evitare di fare troppo rumore e svegliare qualcuno.
Quando girò a destra, trovandosi a pochi metri dalla Sala Comune, corrugò la fronte, notando le luci accese dalle porte in vetro scorrevoli che lanciavano un tenue bagliore sul pavimento del corridoio. Continuò a camminare evitando di fare il minimo rumore e poi scostò le porte silenziosamente, sorridendo a Talia che, seduta sul divano davanti al camino acceso e la televisione che faceva vedere una commedia romantica tedesca, si beveva un thé.
- Ciao bionda - la salutò in un sussurro
Annabeth le rispose solo quando si fu chiusa le porte alle spalle e andò verso la credenza, prendendo una tazza e versandosi l'acqua calda dalla teiera, aggiungendo la bustina, lo zucchero e un po' di limone. - Insonnia? - le domandò sedendosi accanto a lei, sorridendole quando allargò la coperta, sistemandola anche sulle sue gambe.
- Troppo euforica per dormire - rivelò, continuando a guardare i due attori che stavano parlando a pochi centimetri l'uno dall'altra, con toni e modi troppo melodrammatici.
- Anche io. Percy era l'immagine della rabbia.
E Talia rise, buttando la testa all'indietro e prendendo un sorso di thé. - Nessuno l'ha mai uaato come esca. - Si girò verso di lei, allungando il pugno chiuso che Annabeth colpì con le nocche. - Ottima mossa, comunque.
La bionda sollevò le sopracciglia chiare, avvolgendo le mani fredde attorno alla ceramica e stringendosi un po' di più sotto la coperta. - Annabeth ha sempre un piano.
Annabeth corrugò al fronte per un secondo, fissando il camino mentre pensava agli occhi verdi di Percy, al fisico contratto per il fastidio e si chiese come fosse possibile riuscire ad essere così terribilmente bello anche da arrabbiato.
- Bionda? - la chiamò Talia e Annabeth sussultò leggermente, voltandosi verso di lei e sbattendo le palpebre un paio di volte per poter eliminare l'immagine di Percy dalla sua mente. Riuscì a focalizzare il volto di Talia ma non a lasciar perdere quegli occhi verde mare. - Dio - rise la mora, bevendo un sorso di thé e dedicando la sua totale attenzione alla migliore amica accanto a lei. - Sei proprio cotta.
E a quella consapevolezza, Annabeth arrossì di colpo. Tentò di nascondere il volto dietro alla tazza di thé, bevendone un sorso e scottandosi le labbra l'attimo dopo, esclamando di frustrazione. Talia rise, senza smettere un attimo di guardala. - Centri un bersaglio a dieci metri di distanza ma quando si parla di ragazzi, arrossisci come una dodicenne - la prese in giro e Annabeth la colpì con un pugno alla spalla, facendola ridere ancora di più.
- ei antipatica - borbottò, soffiando sul thé caldo e bevendone un po'.
Talia sollevò le spalle. - Penso che riuscirò a sopravvivere - decise, lanciando uno sguardo alla tv. - Puoi sempre conquistarlo con un bel vestito alla festa di Natale. Un conto è vederti in tuta, un altro con un mini-dress aderente che mette in risalto culo e tette.
E Annabeth rise, rendendosi conto solo dopo di quello che aveva detto Talia. - Festa di Natale? - esclamò abbassando la voce di colpo quando si rese conto del tono troppo alto.
Talia annuì un paio di volte, stranita. - La facciamo ogni anno. Fingiamo che tutto sia normale e balliamo in una delle arene allestite a festa dalle cacciatrici.
- Io non ho un vestito! E il tuo regalo di Natale! - sussultò sconvolta, mentre Talia rideva. - E non dire che non ti importa perché non ci credo. Te l'ho fatto tutti gli anni e non vedo cosa debba cambiare adesso.
La mora sorrise. - Io adoro i tuoi regali ma non credo che tu possa uscire dal Campo. Sei la ricercata numero uno della Cronos, solo un idiota acconsentirebbe a farti uscire.
Annabeth sbuffò, portandosi la tazza alle labbra. - Non posso non farti il regalo, Talia!
La mora rise, tornando a guardare la televisione per qualche secondo. - Devi chiedere ad uno dei capigruppo.
Annabeth annuì un paio di volte, continuando ad osservare le fiamme che ardevano nel camino. - Proverò lo stesso. Percy non potrà dirmi di no.
- Non se ne parla assolutamente - esclamò il ragazzo il giorno dopo in palestra, fermo davanti al tappetto bordeaux. Le braccia incrociate facevano guizzare i muscoli snelli del petto e dell'avambraccio e i capelli scuri, un po' sudati, lo rendevano ancora più bello agli occhi di Annabeth.
La bionda roteò gli occhi al cielo. - Sono quasi un mese chiusa qui! E in più, devo prendere il regalo a Talia e un vestito per la festa di Natale. Ci vorranno due ore al massimo.
Percy sbarrò gli occhi verdi così tanto che, per un attimo, Annabeth ebbe paura potessero sgusciare via dalle orbite. - Stai scherzando? Sei la ricercata numero uno della Cronos..
- Dimmi qualcosa che non so - borbottò la bionda e Percy la fulminò con lo sguardo.
- E due ore sono anche troppe. Vorresti uscire da sola, in pieno centro a New York, quando la Cronos sta solo aspettando che tu metta il muso fuori di qui? - esclamò furioso e Annabeth addolcì lo sguardo, facendo un passo verso di lui.
Era preoccupato, ma Annabeth aveva sempre un piano.
- Accompagnami tu! - esclamò felice, sorridendo, cercando l'approvazione nello sguardo di Percy.
La sua determinazione sembrò vacillare e Annabeth aprofittò di quel momento per dargli la stoccata finale. - Lo chiederò a Will, allora - disse mesta, lanciando uno sguardo alle spalle del ragazzo per osservare il biondo che incoccava velocemente la freccia, scagliandola pochi istanti dopo e prendendo il centro. - Lui mi dirà di si. - Decise, facendo un passo verso sinistra.
Percy le chiuse l'avambraccio nella mano grande un secondo dopo che lei aveva iniziato a camminare via, fermandola, senza guardarla negli occhi. - Ti accompagno io, domani - acconsentì e Annabeth fu contenta che non la stesse guardando, altrimenti avrebbe sicuramente capito, dal sorriso che le arrivava sino agli occhi, che sentire quelle parole era esattamente ciò che voleva. - Ma solo un paio d'ore e se qualcosa va storto, torniamo subito qui.
Annabeth si voltò completamente verso di lui, recuperando un cipiglio serio e annuendo un paio di volte mentre i suoi occhi grigi si fondevano con quelli verdi di Percy. - Grazie - disse e il ragazzo sbuffò, lasciandola andare e camminando verso il sacco. Non mise neanche le protezioni, iniziò ad attaccare la pelle rossa con rabbia e Annabeth lo osservò, domandandosi se, poggiandogli una mano sul braccio contratto, avrebbe potuto farlo calmare.
Si voltò solo dopo qualche secondo, andando verso Will che aveva già stretto nella mano sinistra il suo arco scuro. Si sistemò la feretra sulla schiena e poi prese l'arma, tendendo la corda con tre dita e sorridendo per la familiarità dall'oggetto che teneva tra le mani. Incoccò una freccia lasciandola andare pochi attimi dopo, solo quando ebbe espirato. E sorrise, quando colpì perfettamente il centro del bersaglio.
***
Era la seconda volta che si faceva incastrare da quella ragazza ed entrambe le volte aveva provato davvero a resisterle. Aveva osservato per meno tempo possibile quei bellissimi occhi grigi, quelle labbra tutte da baciare eppure c'era cascato come un idiota. Ancora.
Avrebbe dovuto capirlo da subito che Annabeth non era affatto come le altre. Era bella, bionda e una delle ragazze più astute ed intelligenti che avesse mai conosciuto e questo gli faceva un po' paura.
Sapeva di essere stato fregato dal primo istante che i suoi occhi verdi avevano incrociato quelle due pozze grigie e aspirò un po' più forte dalla sigaretta, tenendosi le ginocchia al petto e ascoltando il suono del mare.
Ma come faceva a concentrarsi sul mare se l'unico suono che voleva sentire era la risata di Annabeth?
Scosse la testa tentando di cancellare, almeno per un istante, il suo volto sorridente e aspirò ancora, sollevando il capo e lasciando che il fumo si potesse mischiare all'aria fredda della sera.
Guarda cosa mi hai fatto.
Era un rammolito, senza ombra di dubbio. Erano davvero bastati un sorriso e un paio di occhi profondi per ridurlo in quello stato? Per farlo diventare un protagonista dei libri di Nicholas Sparks? Strinse un po' più forte la Winston tra le dita e si passò la mano libera tra i capelli, chiudendo gli occhi per un istante mentre aspirava.
Voleva andarsene da Annabeth. Voleva farsi odiare e ci aveva provato, ci aveva provato davvero e con tutte le sue forze, ma non c'era comunque riuscito. Lei l'aveva stretto e lui era rimasto, come se fosse giusto, come se non ci fossero un altro milione di problemi da gestire ed affrontare oltre al suo cuore che batteva un po' più forte ogni volta che vedeva o pensava ad Annabeth.
Lui aveva tentato di allontanarla, aveva quasi tentato di farla star male pur di tenerla lontano ma lei era rimasta, come la più scontata Sindrome di Stoccolma. Lei era rimasta e l'aveva aspettato come se avesse previsto anche quella mossa, come se avesse saputo che si, lui non avrebbe potuto realmente fregarsene.
- Guarda che mi hai fatto - sussurrò, soffiando fuori fumo dalle labbra e osservando il mare scuro e le onde che si increspavano contro la riva.
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